Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

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Come devo comportarmi. Le buone usanze

184919
Lydia (Diana di Santafiora) 5 occorrenze
  • 1923
  • Tip. Adriano Salani
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Inconvenienti come questo si evitano, mettendosi in viaggio dopo essersi fatti un'idea chiara dei luoghi che si ha intenzione di visitare, e non lasciandosi poi tentare a prolungare un soggiorno in un dato luogo, quando si è visto abbastanza. Se avete intenzione di recarvi in una grande città, assumete informazioni sugli alberghi, sui ristoranti più adatti da amici e conoscenti che l'abbiano in pratica: vi sarà facile di trovarne. Eviterete così l'inconveniente d'arrivare a caso, stanchi dopo lunghe ore di ferrovia, e di capitare in alberghi non adatti per voi, per esser troppo di lusso o d'una categoria troppo bassa. Per una piccola città, ricorrete ad una guida o alle informazioni di qualche viaggiatore cortese. Se vi recate in montagna o al mare, in stazioni climatiche ove non siano che alberghi, è inutile dire che occorrerà scrivere avanti e far patti chiari e precisi. Se scrivete o telegrafate fissando una camera, ricordatevi che essa sta per voi e che siete obbligati a pagarla anche se non arrivate il giorno stabilito. Non fate dunque riserve o atti di maraviglia: sareste dalla parte del torto. Viaggiando lontano dalla propria città o dal proprio paese, ognuno si sente più libero, più indipendente. È questo un sentimento naturale, al quale non è possibile sottrarsi. Nel luogo dove abitiamo, anche se è una grande città, si finisce sempre col procurarci una quantità di legature, di rispetti umani che c'impediscono di compiere certi atti, innocenti di per sè, ma che potrebbero essere interpretati, dal mondo pettegolo, a nostro danno. Lontani da casa, la situazione è diversa: nessuno ci conosce, nessuno si occupa di noi; e possiamo anche permetterci il lusso di fare il nostro comodo. E sia pure; ma ricordiamoci anche che l'educazione non è una vana parola e che il vero gentiluomo è educato dappertutto. Dunque, maggior libertà, sì; licenza o sguaiataggine, no.

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Il più delle volte il difetto è nel biberon non abbastanza pulito e più specialmente nella parte di esso ch'egli mette in bocca. La boccetta di vetro e il poppatoio di gomma vanno sempre lavati accuratamente con acqua bollente e tenuti lontani da contatti che possano inquinarli. Abbiamo detto che la madre deve seguire scrupolosamente i consigli del medico. Insistiamo su tale particolare importantissimo; e aggiungiamo che, in questo, essa farà bene a non dar retta alle esortazioni delle così dette persone pratiche, siano pure la suocera o la madre. L'igiene è una scienza moderna, che ha pochi anni di vita e che progredisce di giorno in giorno; di più, solo da qualche decennio l'allevamento del bambino è stato studiato razionalmente e scientificamente, sottraendolo all'empirismo d'un tempo. Ne è venuto fuori un complesso di norme e di disposizioni, che le persone della passata generazione guardano con sospetto e spesso anche con palese ostilità; per esse i vecchi espedienti, i vecchi rimedi, sono sempre i migliori. Bisogna che la mammina moderna, con dolce fermezza e senza suscitar risentimenti, faccia a modo suo o meglio a modo del medico; ciò che non le sarà poi troppo difficile, se si appoggia sull'autorità di colui a cui tutti devono riconoscere, in un certo campo, il diritto di comandare e d'essere obbedito. La madre e la suocera, alla lor volta, lascino alla figliuola e alla nuora la più ampia libertà; e si ricordino che l'istinto materno ha, in ogni occasione, vedute e risorse meravigliose.

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È un'abitudine che non si può mai raccomandare abbastanza. Non basta lavarsi la mattina, alzandosi da letto: il viso e le mani sono esposti tutto il giorno all'aria, alla polvere, al fumo, e non possono non insudiciarsi a questi contatti. Del resto, una buona rinfrescata ogni tanto è tutt'altro che spiacevole; e chi una volta ci si abitui, non può più farne a meno. Oggi la moda femminile scuopre molto volentieri il collo e le braccia. Sia dunque cura delle signore che queste parti del corpo così delicate, che esse espongono agli sguardi altrui, siano sempre d'una scrupolosa nettezza, senza neanche la più lieve ombreggiatura. L'uso dei cosmetici, dei belletti, della cipria, del carminio sulle labbra, è assolutamente da condannare. Nel vecchio passato, e fino alla Rivoluzione Francese, di tutta questa roba si faceva un uso smodato; dopo, e fino ai nostri giorni, parve che la metà, più gentile dell'umanità avesse ormai rinunziato, e per sempre, a quegli sciocchi ornamenti; ma proprio in questi ultimi anni la moda di tingersi il viso e le labbra è risorta all' improvviso, e ha dilagato con impressionante rapidità. Sembra quasi che le donne si vergognino di comparire in pubblico coi loro colori naturali! Una signora per bene non adopra cosmetici. Se è giovane e sana, si contenti dei colori che le danno la gioventù e la salute; se ha ormai una certa età, non cerchi di celare, con astuzie che non ingannano nessuno, quei segni che gli anni portano seco, e che non sono nè colpevoli nè indecorosi: è una questione di dignità e di buon gusto. Rifletta anche - ed è una riflessione importantissima - che ogni colorazione artificiale della pelle è gravemente dannosa e non fa che accelerare i danni e le stimmate dell'età. Un giorno, quando, ormai vecchia, rinunzierà per forza a tutti questi pietosi inganni, si troverà ad aver la pelle floscia, avvizzita, piena di rughe; mentre avrebbe potuto, con una cura semplice ed igienica, mantenere, fin negli anni più tardi, una certa floridezza senile.

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È un'ottima abitudine, che non possiamo mai raccomandare abbastanza; e su di essa ci fermeremo ancora a lungo. La casa è il regno della donna; ed essa deve esserne gelosa come di cosa che appartiene tutta a lei. Una casa ben tenuta non solo fa onore alla padrona di casa, ma è fonte d'armonia fra i coniugi e di felicità familiare. Il marito che torna stanco dal lavoro, entra contento nel suo nido tutto lindo, dove ogni più piccolo oggetto rivela le cure amorose d'una persona gentile; da una casa sporca e mal tenuta egli si stacca invece volentieri, e cerca altrove, nelle sale del circolo o nei caffè, una distrazione alle fatiche della giornata. Pensateci, lettrici cortesi.

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La camera deve essere abbastanza ampia, specialmente se deve ospitare due persone; deve esser luminosa e, possibilmente, esposta a levante. Non c'è cosa più gaia che alzarsi, d'inverno, col sole in casa; d'estate, l'esposizione a levante preserverà la vostra camera dai calori del pomeriggio e vi concederà notti più fresche. Se dovrete imbiancare le pareti, preferite i colori chiari: purtroppo, si può esser costretti a stare in camera per qualche malattia, e una tinta scura è sempre fonte più o meno latente di malinconia. Il letto sia sempre disposto in modo che la vostra testa non sia vicina a una parete esterna. Se avete l'abitudine di dormire a finestra aperta o socchiusa - ottima abitudine,- disponetelo più che sia possibile lontano dalla finestra, affinchè l'aria esterna non vi colpisca direttamente mentre dormite. Se dormite a finestra chiusa, tenete almeno l'uscio aperto, in modo che l'aria possa rinnovarsi. Avete mai provato ad entrare la mattina nella camera di una persona che dorma a finestra e uscio chiuso? Avete sentito che aria grave e mefitica s'era rinchiusa là dentro? Quell' aria è tutta veleno per i polmoni del dormente, il quale si alza con la testa grave e con le membra indolenzite. Un buon letto non dev'essere nè troppo duro, nè troppo morbido: nel caso, dicono gli igienisti, meglio troppo duro che troppo morbido. Una volta, coi sacconi di foglia e con quelli a molla, si andava da un eccesso all'altro; oggi, con l'uso delle reti metalliche, si è trovato il giusto mezzo. Una buona materassa di lana, delle lenzuola pulite, qualche coperta e un guanciale, ecco quanto è necessario per un sonno piacevole e riparatore. Le coperte non devono esser nè troppe, nè troppo poche. La sensazione di freddo impedisce il sonno, come la sensazione di caldo. Ma sulla misura del coprirsi non si possono dar norme generali: c'è chi ha sempre caldo, e chi ha sempre freddo. Ognuno dunque si regoli secondo i suoi gusti. Chi può concedersi il lusso d'uno stanzino da toelette separato dalla camera da letto è una persona fortunata; ma questa, nelle nostre case di piccoli borghesi, è un'eccezione. Rassegnamoci dunque ad avere, in un angolo della nostra camera, un piccolo lavabo di marmo o un semplice lavamano di ferro, purchè provvisto d'acqua in abbondanza, nel quale si possano fare con comodo le nostre abluzioni giornaliere. Tutti quegli oggetti, così cari alle signore, come spazzole, spazzolini, pettini, lime, ecc., dovranno esser disposti in buon ordine sulla vera e propria toelette, davanti allo specchio mobile. Un armadio a specchio, un cassettone, una poltrona, qualche seggiola, completeranno l'arredamento della camera, la quale dovrà esser semplice nella sua eleganza, senza fronzoli, senza mobili inutili.

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Saper vivere. Norme di buona creanza

248590
Matilde Serao 8 occorrenze
  • 1923
  • Fratelli Treves Editore
  • Milano
  • Verismo
  • UNICT
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Antico costume abbastanza cafonesco e che, man mano, si è venuto illanguidendo: antico costume che dovrebbe completamente sparire, nelle grandi città. Si comprende, questo costume, fra gli abitanti dello stesso villaggio - o Ventaroli, di Sessa Aurunca, o terra della mia stirpe, di voi parlo! - che hanno bisogno di stringersi insieme, di prestarsi amicizia, assistenza, soccorso, in qualunque circostanza; si capisce, fra gli abitanti della stessa piccola città di provincia, per le medesime ragioni: si capisce, in estate, ai bagni, in villeggiatura, in albergo, per farsi compagnia, per formare una côterie: si capisce, dovunque la gente è poca, dove molte cose mancano, dove la solidarietà umana è più necessaria. Ma in una grande città, dove tutto vi è, a portata di mano, di voce, di passo: in una grande città, dove basta escire dal portone per trovare anche la pietra filosofale, che, si dice, non fu mai trovata; in una grande città, a che può servire di conoscere i propri vicini? A che aumentare le proprie relazioni, inutilmente, quando quelle che si hanno, d'ordinario, sono soverchianti? A che mettersi in rapporto con gente nuova, ignota, forse estranea a ogni proprio gusto, forse antipatica, forse equivoca? Perchè conoscere, proprio i vicini, quando il più savio consiglio di restringere alle persone più tenere, più simpatiche e più utili, le proprie relazioni? E, veramente, esiste una vicinanza, in una grande città, in una grande strada in un grande palazzo, o non si è, veramente, anche gli inquilini di questo medesimo palazzo, completamente estranei, l'uno all'altro ? E in tanto lavoro, in tanti pensieri, in tanti svaghi, in tanti affanni, chi mai s'incarica del proprio vicino? Il vicino non esiste, in un ambiente di metropoli. E non dovrebbe esistere, quindi, la profferta di servigi, barocca e inutile; non dovrebbe esistere l'offerta della visita, che, quasi sempre, è inopportuna e mal gradita; a rigore, non dovrebbe esistere neanche lo scambio dei biglietti da visita. Per questi, passi. Ma non oltre! Non parlo, poi, qui, dei danni delle nuove conoscenze, quasi sempre pericolose, fra nuovi e vecchi inquilini: pensateci voi, o genitori, voi, o mariti, voi, o fidanzati, a questi danni, calcolateli, essi possono essere irreparabili!

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Quei leggeri edifizii o quei pesanti edifizi ricciuti, e adesso già abbastanza complicati, non reggono in estate: qualunque leggiadra pettinatura, opera di mani pazienti, dopo due ore, è un ammasso informe. Il calore disfà i ricci, e le ondulazioni non naturali, ed esercita la sua azione demolitrice, anche su i ricci naturali. Vorreste voi, in estate, portare i capelli molto bassi sulle orecchie, molto bassi sulla nuca, e molto bassi sulla fronte? E non vi darebbero un fastidio enorme? Ed ecco, che l'estate consiglia la pettinatura bassa a radici diritte, libera la fronte, libere le tempie, libera la nuca, e rialzati, questi capelli, sul sommo della testa. Prendete, per esempio, i guanti: vorreste voi, in estate, portare l'elegantissimo guanto glacé dell'inverno, che modella la perfetta mano, e non preferite voi il guanto largo, la pelle di Svezia, che si leva e si mette ogni minuto, di cui si può gittarne un paio anche ogni due giorni? Prendete, per esempio, le calze: vorreste voi portare, in estate, la indispensabile, ineluttabile calza nera dell'inverno, quella calza nera, che è la civetteria egualmente delle gambe troppo sottili e delle gambe troppo grosse! Quella calza nera, che è la più profonda delle illusioni umane? Voi sapete bene che l'estate discaccia la calza nera, e permette ai piedini femminili di adornarsi dei colori più delicati e più estetici, che si intravvedono dalla scarpa di bulgaro, alla scarpa bianca, che bene si vedono dalla scarpetta nera. E voi sapete, sopra tutto, che l'estate rende immortale la fine, morbida, sottile calzetta di filo, la calza da viaggio o da escursioni, la calza da spiaggia e da montagna. Vorreste voi, come nell'inverno, adornarvi di molti, di moltissimi gioielli? Essi vanno d'accordo con le stoffe pesanti, coi drappi serici, con le pellicce esotiche, e sono troppo grevi, troppo ricchi, troppo di lusso, per le trasparenti vesti dell'estate. Qua e là, un fermaglio, una barrette. un sottile filo d'oro, da cui pendono gli oggettini delle escursioni estive, ecco quello che l'estate vi consiglia: cioè, un completamento di toilette più semplice, più disinvolto, che quasi sempre ringiovanisce e rende più gaie le fisonomie.

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Quando si deve esser cortesi, non si è mai abbastanza cortesi!

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Ma rimane un piccolo gruppo, tre a quattro persone, molto interessanti, molto simpatiche, abbastanza importanti, con cui si ha desiderio e necessità sociale di restare in rapporti, in città. E ci si resta! Ci si resta! Talvolta, care donne, cari uomini, queste persone, è una sola. Su questo, nulla debbo soggiungere. Quando si è ritornati in città, bisogua dividere in due categorie parenti e amici che si debbono rivedere: parenti e amici a cui si tiene molto, di riguardo e a cui si va a far visita: parenti e amici che tengono, essi, molto, a voi e voi, molto meno a loro e, allora, sono essi che vi debbono venire a salutare al vostro ritorno della villeggiatura. Vi è gente di riguardo, a cui avete dimenticato di mandare anche una sola cartolina con finezza, con grazia, bisogna riparare quest'oblio. Vi è gente che vi ha dimenticato: bisogna aspettarne le scuse e accettarle con disinvoltura. Dopo di che badare molto a non commettere la indelicatezza di esaltare la villeggiatura a tutti coloro che non si son potuti muovere dalla città.

Pagina 173

Infine, deve prepararsi a essere signorina, imparando a esser cortese, piacevole, giustamente colta, con qualche arte coltivata particolarmente, imparando ciò, ma non facendone sfoggio, se non più tardi, abbastanza più tardi.

Pagina 232

La signora limita la conversazione; quando ne ha abbastanza, saluta, l'uomo s'inchina ed ella passa avanti. Il giorno seguente, o, al più, dopo due o tre giorni, bisogna portarle due carte, piegate per metà, portarle personalmente e lasciarle al portinaio. Non si va a fare una visita, in casa, se non si invitati. Per Io più, scorretto farsi presentare a signorine, senza conoscere i genitori, o i parenti; ma, in un ritrovo, in un ballo, può accadere. Senza por tempo in mezzo, bisogna, immediatamente, farsi presentare dallo stesso amico, dalla padrona di casa, ai genitori o ai parenti della signorina: mai è permesso ballare con lei, senza essere stato presentato ai suoi. Alle signorine non si lasciano carte: ma ai loro genitori o parenti sì, come al solito. Mai presentarsi in casa, senza esservi chiamato. Appena si è conosciuta una signora, per correttezza, bisogna cercare di conoscerne il marito: egli non deve trovare le carte di un ignoto, dal portiere, nè deve ricambiare le sue carte ad un ignoto. Se la signora vedova, non restituisce carte al presentato: per le maritate, sempre il marito le deve ricambiare, negli otto giorni. I genitori di una signorina, o i suoi parenti, a colui che fu loro presentato e che ha portato le carte, debbono restituirle, anche negli otto giorni. Ho io detto, che non si dà mai la mano, nè prima, nè dopo, nelle presentazioni? Un gentiluomo non dà mai la mano a una signora, se non dopo averla vista otto o dieci volte: con le signorine, poi, questo termine è anche più lungo. Il parlare in terza persona, è del più assoluto rigore. Chi dà del voi, per la prima volta, a una signora o a una signorina, fa la figura di un ignorante e di un malcreato.

Pagina 48

Bella figura, per una signorina che si è portata dietro il fidanzato, dapertutto, e che, a un tratto, deve apparire senza costui, abbastanza compromessa, in fondo, da tutta quella troppo prolungata ed esagerata convivenza! E se anche il matrimonio si fa, non è desiderabile che tutta la poesia della intimità, della convivenza, delle uscite insieme, di tutta la vita comune, venga dopo, e non prima? Non desiderabile che tutte queste piccole gioie - poesia del matrimonio - dello andare dapertutto insieme, dello stare insieme lunghe ore, del comunicarsi ogni impressione, vengano dopo, dopo le nozze, e non prima? Il riserbo, la correttezza, una certa fierezza, l'amore represso dalla educazione, la passione dominata dal rispetto a sè stessa, non sono, forse, le qualità più belle di una fidanzata e di una futura moglie? Non è una migliore speculazione - chiamiamola così - far molto desiderare la presenza di una fidanzata, e tutte le piccole grazie dell'amore, e tutto ciò che è l' incanto tenero dell'amore, anzi che sciuparlo, ogni giorno, prima delle nozze? Non è meglio.... ma questa è una predica che seccherà moltissimo i fidanzati, abituati, oramai, a spadroneggiare in casa della fidanzata. O genitori, pensateci e pensateci voi, ragazze, perchè io ho ragione!

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Piccola o grande che sia, essa costa più o meno denaro, ma ne costa sempre molto, troppo; essa costa molte cure, molte fatiche, molti fastidi e molte noie; essa vi può procurare molti invidiosi e molti nemici: e bisogna vedere bene, se valga la pena di affrontare tutto ciò, se la ragione di convenienza, di obbligo morale, di decoro, d'interesse, che v'induce a dare questa festa, piccola o grande, sia abbastanza possente, da compensare tutto questo. Io so di un principe, mio grande amico, uomo d'intelligenza, di spirito, pieno di chic, che dette una splendida e simpaticissima festa da ballo: cinque giorni dopo, uno dei suoi più importanti coloni, gli scrisse una lettera, dichiarandogli di non poter pagare l'affitto, e domandando una dilazione, tanto più - diceva il colono - che Vostra Eccellenza ha dato una ricca festa, e non ha bisogno di denaro!Or dunque, pensarci un poco. Un altro inconveniente delle grandi feste o piccole, è che esse vi espongono alle critiche più amare; più aspre, più crudeli dei vostri invitati. Per uno strano fenomeno psicologico, i vostri invitati, coloro che voi avete chiamati a divertirsi, in casa vostra, a cui avete offerto un appartamento sfarzosamente adorno di piante e di fiori, illuminato a meraviglia, una raccolta di persone elette, di belle donne, di gaie signorine, dei rinfreschi squisiti, una cena sontuosa, tutti costoro vi diventano acerrimi nemici. Tutto è pessimo, per essi, da voi; i fiori odorano troppo; le piante, ve le siete fatte prestare; i gelati puzzano di petrolio; la luce elettrica, è volgarissima; il the sa di paglia; la cena è meschina e scarsa; e le donne, poi, le donne, tutte brutte, tutte mal vestite, che orrore! Una sera, in un ballo, poco prima di andare a cena, io ho udito, inavvertita, due perfetti gentiluomini, correttissimi, sorridenti, profferire, a voce sommessa, tali infamie sul conto del padrone e della padrona di casa, da far arrossire qualunque ingenuo: e, dopo, avviarsi placidamente a mangiare la squisita cena. È scoraggiante! Ma, naturalmente, vi è chi, per onorare il proprio nome e il proprio censo, per celebrare un anniversario, un compleanno, un onomastico, una promessa di nozze, deve dare una festa; vi è chi ama tanto poco sè stesso e tanto il proprio prossimo, da voler, assolutamente, esercitare la ospitalità; vi è chi, infine, ha bisogno, per suoi interessi, per suoi fini, di farsi vedere ricco e ospitale.

Pagina 88

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