Intanto era notte e non abbastanza scura per me che invocavo tanta luce. II cielo s'incupiva, ma le stelle s'avvicinavano alla terra, e laggiù, in fondo alla strada, una pareva sorgere dal mare. La drogheria era deserta, con le sue scatole rosse, i cestini vuoti, i sacchi che parevano addormentati pesantemente: io ero calmo, o almeno mi pareva: tanto calmo che vedevo e notavo ogni cosa; così vidi che anche la porticina del corridoio era aperta; e nel quadrato di luce, in fondo, si movevano delle ombre. Forse i Tobia non erano ancora a tavola: bisognava aspettare qualche momento. E io ebbi il coraggio, la calma di aspettare, lì davanti alla loro porta, finchè il movimento delle ombre cessò. Dopo tutto non andavo a fare nessun male: perchè aver paura? Eppure perchè desideravo che la persiana fosse stata chiusa? All'ultimo momento mi tornavano in mente tutte le difficoltà a cui andavo incontro con l'incaricarmi della bambina: avevo anche paura di farle del male, avevo impressione che ella dovesse pesarmi.... Ero stanco per la corsa già fatta: nulla avevo mangiato da tante ore; ero attirato laggiù verso il mare dalla frescura notturna, dall'occhio smeraldino della stella.... Andar laggiù.... Buttarmi sulla rena; dormire, lasciar dormire.... Tutte cose superficiali, pensieri inutili, ombre vane; qualche cosa di più forte mi tiene, in fondo: il proposito di riuscire nel mio intento. E faccio alcuni passi: rasento ii muro: tocco la persiana: la persiana cede, viene a me; ho l'impressione che abbia tenuto il segreto, che voglia aiutarmi: spingo l'imposta, l'imposta cede, va in là, come scostandosi per farmi largo: e i vetri hanno un vago bagliore misterioso: riflettono la mia ombra, hanno qualche cosa di vivo, come occhi che vedono ma capiscono il perchè delle cose e compatiscono; il diavolo mi aiuta e mi spinge: la stanza è chiusa, illuminata solo dal chiarore della strada, dal biancore della culla. Io ho un'ultima esitazione; mi chino, sento l'odore tiepido del latte, delle piume calde; mi viene da piangere, ho paura di rompere la bambina col solo toccarla.... Poi la presi quasi con violenza, strappando con lei la coperta e avvolgendola rapidamente perchè non sentissero se si metteva a piangere. E fuggii.
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Qui la luce era meno chiara perchè i vetri erano chiusi: ma abbastanza per lasciarmi scorgere distintamente il viso della bambina. E quel viso era scuro, come coperto di un velo violaceo: dalla piccola bocca continuava ad uscire del latte; gli occhi socchiusi erano duri; bianchicci, come anch'essi annegati nel latte. Mi sembrò che il cuore mi si sciogliesse in sangue e quel sangue mi riempisse la gola e volesse sgorgarmi dalla bocca come il latte dalla bocca della bambina; e un grido infatti mi uscì: un grido che mi parve la voce di Dio e mi fece fuggire.
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