Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbastanza

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Come devo comportarmi?

172919
Anna Vertua Gentile 10 occorrenze
  • 1901
  • Ulrico Hoepli
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Non sorgerà mai, mai, una società abbastanza ricca e devota al dovere, che permetta al vecchio povero di morire dove ha vissuto, fra la gente che ama, seguendo le abitudini incontrate, circondato dalì' affetto de' suoi ?... Perchè la società non è costituita in modo da lasciare il povero vecchio nel posto che Dio gli ha assegnato, là ove l'uomo forte e giovine dovrebbe confortarlo, la donna averne cura, i fanciulli sorridergli ?... È pietoso vedere la debolezza sorretta, dalla forza, la infermità alleviata dalla salute fiorente, il capo canuto chino su i riccioli Biondi!.. È invece triste l'ospizio ove sono raccolte tante vecchiaie, ove sono sepolti i ricordi, i desideri, le languide speranze, non di rado il rammarico, qualche volta la sorda, impotente ribellione contro l'ingiustizia! E pure... che sia mille volte benedetto l'ospizio che apre un asilo ai vecchi poveri, che li toglie al freddo alla fame e, pur troppo, all' ingratitudine! Ma che si possa sperare in un tempo in cui cesserà di essere necessaria questa pietosissima e grandiosa opera di beneficenza, in un tempo in cui l'amore e la gratitudine si uniranno insieme per preparare un posto d' affetto e di riconoscenza ai vecchi affraliti e impotenti al lavoro!

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La signorina indosserà un costume più decente che può, con il collo montante, le braccia e le gambe abbastanza coperte. Il costume dev'essere di lana, per la ragione, che molle, non si appiccichi alle carni. In testa porterà una cuffietta impermeabile, oppure nulla, raccogliendo i capelli in nodo a sommo del capo. Come in qualunque altro luogo, e anzi piu che in qualunque altro luogo, la signorina deve avere un contegno riservatissimo alla spiaggia ed al bagno. Nuoti pure se è capace di farlo, ma in compagnia di amiche o di signore e non si allontani troppo da riva. Non salti dal trampolino, non faccia il morto, non nuoti sott'acqua, non cacci strilli e urli per ogni ondata un po' forte. Non esca dal camerino se non è compiutamente abbigliata. Non fanno bella figura le fanciulle che se ne stanno avvolte nell'accappatoio, con i capelli sciolti, a passeggiare per la spiaggia o sdraiate su la sabbia in molli atteggiamenti. Hanno l'aria di voler chiamare l'attenzione; attirano piu critiche che ammiratori. E negli ozi della spiaggia, non si dia aria di sentimentale passeggiando sola sotto le piante, o sedendo in disparte con un libro in mano o affettando atteggiamenti da persona seria o troppo spigliata. Sia naturale, e semplice. Non disdegni le attenzioni dei giovinotti, ma non mostri nè pure di esserne lusingata. Se qualcuno Ie offre dei fiori, li accetti con bel garbo, ma senza dare importanza al dono.

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Il giovine gentiluomo conosce abbastanza la società per non offendere mai nessuno e non offendersi facilmente. Egli sa che l'uomo è da per tutto il medesimo; che l'albagia e impertinenza sono un annesso dell'umanità, che là dove gli uomini sono riuniti, si vede chi si dà aria maestosa e protettrice, come chi si aggira indifferente o ossequioso; s'incontrano difetti e virtù, simpatie, antipatie. La superbia, lo scetticismo, la servilità, sono cose che interessano a pena a pena la sua mente; non gli toccano il cuore mai; compatisce ai difetti, ammira la virtù; non è soggetto ad inesplicabili antipatie che non hanno ragione; non è trascinato mai da quelle simpatie quasi fulminee che compromettono spesso il buon senso ed hanno, quasi sempre, per conseguenza, la delusione ed il rammarico. Ci sono alcuni che simpatizzano a prima vista. Si avvicinano, si salutano con piacere; si direbbero vecchie conoscenze e si vedono per la prima volta. A vederli si è tentati di ammettere, secondo la dottrina buddistica della metempsicosi, che costoro fossero già legati in amicizia in vita anteriore.

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Una giacca di forma ordinaria con un numero conveniente di tasche ed una fila di bottoni; calzoni corti, abbastanza larghi, con un raddoppio nella parte che sta su la sella; calze lunghe di maglia di lana, scarpe basse fatte in modo da non stringere il piede nè impedirlo nei movimenti, cappello di feltro molle di color chiaro o berretto all'inglese con visiera. Per le corse, invece della giacca, si consiglia la maglia di lana, molto aderente, calzoncini che lascino il ginocchio libero, calze finissime fino al polpaccio, scarpe apposite, senza tacco. E questo un costume che fa spiccare l'eleganza robusta della persona, che lascia perfettamente liberi i muscoli e che sta benissimo. Lungo le strade, il ciclista deve sempre tenere la destra; per sorpassare un veicolo che gli sia davanti, terrà la sinistra. Nel percorrere i cigli stradali avrà molto riguardo ai pedoni, evitando di disturbarli. In città si servirà del campanello badando molto di non seccare il pubblico verso il quale deve serbare sempre un cortese contegno. Non correrà troppo velocemente nelle vie frequentate, non si metterà davanti alle carrozze ad ai trams a rischio di spaurire i cavalli o tenere chi guida in apprensione; accenderà il lanternino la sera. Dovrà poi sempre portare i guanti di filo, d'estate; foderati di flanella col palmo e il di sotto delle dita di pelle come si usano adesso, d'inverno. La posizione da tenersi in bicicletta, deve essere corretta e disinvolta. Si deve evitare di restringersi nelle spalle e incurvare la spina dorsale. Nella corsa, il corridore inarca la schiena, piega ed abbassa il capo per vincere la resistenza dell'aria ed agevolare la respirazione. Ma la posizione di corsa non deve essere la normale, in cui è da evitarsi ogni deformazione del corpo. Non è punto igienica la posizione che si tiene generalmente in bicicletta, con il corpo piegato in avanti e il tronco flesso, in modo da esercitare una soverchia pressione sui visceri addominali. Incontrando una signora, il ciclista staccherà un momento la mano dalla maniglia per portarla al berretto. Che se la signora fosse un'amica di casa e si fermasse mostrando desiderio di parlare, il ciclista si arresterà di botto, balzerà con un salto aggiustato dalla sua macchina, e le si inchinerà davanti reggendo la bicicletta con la sinistra e levandosi il cappello con la destra. Se la signora stendesse la mano il ciclista prima di stringerla si leverà prestamente il guanto, che nel suo caso servendo solo per riparare dalla polvere, non è certo pulitissimo ne elegante. Se con lui è una signora pure in bicicletta, il gentiluomo, misura la velocità della corsa a quella della compagna e si guarda bene dal sopravanzarla. Sta attento agli ostacoli per farli schivare; e quando la signora scende, si incarica lui della sua bicicletta.

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Dunque si abbia ogni riguardo della salute; è raccomandazione non mai abbastanza ripetuta.

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Il tono laudativo è salito tanto acuto che ormai bisogna dir troppo per poter dire abbastanza. Il superlativo è in fiore; e il cimitero è non raramente il campo ove frondeggia la nuova eloquenza. La memoria delle anime buone non chiede altro elogio fuorchè la testimonianza del vero. Chi ha rettamente pensato, chi ha rettamente operato, non vuole, non consente, disdegna che a dire di lui la parola si studii di essere ambiziosamente ornata. Ci sono persone che si direbbero necrologi di professione. Hanno una vera smania di sfoggiare la loro eloquenza funebre; non lasciano passare occasione, e pur troppo le occasioni sono frequenti, che loro offra maniera di disfogare il gusto di parlare, con opportune inflessioni di voce, con gesti artisticamente trinciati e un'eloquenza stillata dalla maniera antica e dalla moderna, dalla sacra e dalla profana. Sono persone nate, fatte per accompagnare all'altro mondo con tutti gli onori e la pompa della rettorica.

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La camera dell'ospite deve essere abbastanza segregata per essere libera e tranquilla; e deve contenere non solo il necessario, ma anche le mille superfluità che per una persona raffinata diventano altrettante cose necessarie. Se in una casa non c' è una camera abbastanza segregata e con tutti gli accessori indispensabili a fornire quanto è necessario per qualche ora di intima, assoluta libertà di riposo e di toeletta, la signora non dovrebbe mai osare d'invitare qualcuno. La camera dell'ospite deve essere largamente fornita di tutto; elegante il servizio della toeletta, accurato quello delle bevande, dei liquori, di quanto può occorrere di notte e di giorno a uno stomaco delicato, a un temperamento nervoso, che pur troppo al giorno d'oggi non è difficile riscontrarsi. La signora deve usare ogni sottile attenzione al suo ospite, senza però soffocalo di cortesie, che è una maniera gentile di scemare la libertà. Se è una signora, l'accompagnerà quando ne fosse pregata, nelle visite e nelle compere; e non insisterà di seguirla e offrirle i suoi servigi quando ella mostrasse desiderio di uscire sola. Se è un uomo, basterà gli dica l'ora dei pasti e si guarderà bene dal chiedergli dove abbia passato le ore del giorno e della sera. Se l'uomo è persona eminente, darà in suo onore un pranzo di gala, una serata musicale o un ballo secondo i casi. Se l'ospite è una signorina, la tratterà come persona di casa; e se ella stessa ha delle figliole, l'abbandonerà, totalmente alle loro cure, persuasa che le fanciulle stanno bene fra di loro e quando sono gentilmente educate, se la intendono a meraviglia. Qualunque sia l'ospite, la signora provvederà a ciò, che durante la sua dimora in casa, tutto progredisca regolarmente e serenamente e non vi siano preoccupazioni per cambiamento di persone di servizio, per la condotta di figliuoli, per sopraccapi di qualunque altro genere. La signora a modo, starà attenta a ciò che i fanciulli di casa non rechino disturbo di sorta agli ospiti. Quindi nella sua cecità materna, non pretenderà che questi siano in continua ammirazione davanti a quelli. Con il contegno e il modo di parlare, mostrerà che è abitudine di famiglia di lasciare i fanciulli nel loro soave ambiente infantile; e oltre ai saluti rispettosi d'obbligo, da essi non si chiederà nulla. Nè saggi di lettura, nè recitazioni, nè suonatine sul pianoforte e tanto meno una mostra di balocchi e di libri illustrati, che sono un obbligo scortese di occupazione non sempre gradevole dopo il caffè. Per l'amore della felice digestione, si risparmi all'ospite, l'importuno, insulso complimento dei fanciulli che, dopo desinare, vanno uno ad uno a chiedere a ciascun convitato se abbia « pranzato bene! » È un complimento che si usava a' miei tempi; una tortura per i fanciulli, una seccatura per gli invitati. Lo credeva morto e sepolto nel vecchiume delle antiche usanze. L'ho visto tuttora in vigore presso alcune famiglie e me ne sono stupita sgradevolmente come d'una stonatura in piena orchestra del nostro progresso.

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I poveri occhi, della nostra povera generazione, non sono abbastanza logorati e indeboliti dalla luce artificiale troppo viva; bisogna anche abbagliarli. Ma poichè la moda vuole così !... Ho sentito dire d'un pranzo in una casa di ricchi borghesi, ove per mezzo di uno speciale apparecchio elettrico, a un certo punto si accesero e sfavillarono con effetto sorprendente di novità e di gaiezza, le lampadine artistiche messe davanti a ciascun commensale. Le portate non devono mai essere meno di quattro nè più di cinque oltre la zuppa e il dessert. II pranzo non deve durare più d'un'ora e mezzo. Il caffè, che si prende in salotto, deve essere un vero aroma e servito in tazze piccolissime; alla turca. Per il caffè, ora è quasi necessario il vassoio d'argento antico, chicchere pure in argento, cucchiaino d'argento ossidato, anche con qualche smalto; e sul tavolino da caffè deve trovarsi una scatola d'argento ermeticamente chiusa per le sigarette d'oriente. Nella borghesia i fanciulli al di là dei dieci anni, assistono al pranzo di gala, occupando gli ultimi posti e essendo gli ultimi serviti. Gli invitati devono arrivare dieci minuti prima dell'ora indicata. Adesso l'uso vuole, che la padrona di casa attenda gli invitati in una sala e il padrone in un'altra. Gli invitati passano prima nella sala della signora, poi in quella del padrone. Le invitate restano colla signora. Un poco prima del pranzo, il maggiordomo o il servitore, si presenta, sulla soglia della sala ove sono radunati gli uomini, e con un inchino avverte che la signora attende. Gli uomini allora entrano nella sala delle signore; il padrone saluta e complimenta le invitate, e si passano conversando i pochi minuti che precedono la ricomparsa del servo su la soglia, comparsa muta, che vuol dire « la signora è servita. » Così finisce il prologo della commedia. Al muto invito del servitore, la signora prega gli ospiti a seguirla, appoggiandosi al braccio dell'invitato che a tavola dovrà sederle a destra. Il padrone di casa offrirà il braccio alla signora di maggior riguardo. Che se fra le convitate ci fosse una signora superiore per condizione, o per meriti o ingegno (se pure meriti e ingegno danno diritto a superiorità) il padrone passerà prima della padrona. Se fra gli invitati vi fosse un sacerdote, la signora lascerà passare tutti gli altri e si intratterrà con lui cercando di interessarlo di qualche cosa, finchè chiacchierando, passeranno per gli ultimi, uno vicino all'altra. Arrivati tutti in sala, se il posto non ha il cartellino col nome di chi lo deve occupare, gli invitati aspetteranno che loro venga designato. Il cavaliere che accompagna la sua dama a tavola, giunto al posto, le fa un inchino cui la signora risponde con un cenno del capo. Seduto a mensa il cavaliere si deve occupare della signora che gli sta alla sinistra. Il servizio sarà fatto in silenzio, con la massima celerità e tranquillità. Finito il pranzo, la signora di casa si alza; ogni cavaliere offre il braccio alla propria dama e passano in un'altra sala ove viene servito il caffè, che la padrona stessa, mescerà e che i servi recheranno agli invitati, secondo il grado sociale e l'eta. Dopo il caffè, ordinariamente, gli uomini passano nel gabinetto da fumare e le signore rimangono in sala. Ma i veri gentiluomini rinunciano alla fumata per il piacere di stare con le signore, di intrattenersi con esse, gustare la loro conversazione, il loro spirito. E qui finisce la commedia.

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Lasci scoccare i trenta, e saranno a pena abbastanza se la signorina è bella e aggraziata nella persona. E allora, se le circostanze vollero o ella medesima volle, che non sia maritata, rinunci coraggiosamente alle pretese della donna giovine e si metta nel numero di quelle che agiscono per proprio impulso, sentendosi responsabili delle proprie azioni. Si comporti in società, come una donna maritata o meglio, come una vedova. Se ha la fortuna di avere ancora la sua famiglia, ne goda come di un bene inestimabile, ma sia indipendente e faccia di liberarsi d'ogni tutela, d'ogni sorveglianza, che potrebbe tornare ridicola. Uscirà sola, farà le sue visite, le sue compere, riceverà amiche ed amici. Se ne avrà i mezzi, viaggerà sola. Sarà libera di scrivere a chi le pare e piace e nessuno avrà il diritto di leggere, senza il suo consenso, la sua corrispondenza. Avrà le sue carte da visita e farà in modo che tutti intendano ch'ella vive indipendente nella sua famiglia alla quale è legata da affetto vero e vivo, ma dove è considerata come donna, non già come fanciulia, che sarebbe cosa buffa. Se la famiglia ha l'abitudine di ricevere, ella sarà l'anima delle riunioni senza però togliere alla madre il prestigio nè l'autorità della padrona di casa. Giuocherà alle carte, al dominio, agli scacchi se sarà necessario per la partita. Suonerà il piano se sarà invitata a farlo e se ha voce potrà anche cantare, astenendosi però dalle canzonette e dalle romanze d'amore. Alle feste di ballo non interverrà che per accompagnare qualche giovinetta sorella o parente; ma non ballerà. Se la donna nubile ha casa propria e vive sola, si comporterà come una vedova. Non farà toelette eccentriche nè di colori chiassosi: si ornerà di gioielli di famiglia senza esagerazione: porterà pelliccie di valore, prenderà parte a qualsiasi conversazione, senza ridicole sorprese nè rossori da bimba ingenua. Si interesserà de' suoi affari; e nelle riunioni serali, potrà offrire il thè anche agli uomini e ai giovinotti. In mancanza di affetti di famiglia, farà si che la cortesia, la benevolenza, la beneficenza, la simpatia e la coltura letteraria ed artistica, le attirino intorno amici e amiche capaci di comprenderla, stimarla, e goderne la compagnia. Più e meglio delle altre signore, ella avrà cura di arricchire la sua biblioteca di libri antichi e moderni; specialmente dei moderni, che danno argomento al suo conversare, e la tengono in giornata del progresso letterario e scientifico. I buoni libri sono buoni amici; e la signora nubile ha, più delle altre, bisogno di amici buoni, onesti e sinceri, che dicano il vero senza fronzoli e senza poco generosi riguardi. Non dimentichi la Bibbia fra i suoi libri; la Bibbia che Newton leggeva, Cromwel portava all'arcione e Voltaire teneva su lo scrittoio. Per non sentirsi il vuoto intorno, ha principalmente bisogno dello studio serio e meditato delle opere serie e meditate, che tolgono di correre ansiosi in cerca di letture leggiere e vane. La donna nubile, più che di eccitamento alla fantasia, ha bisogno di dare un pascolo al sentimento, si che non si abbandoni a se stessa, non ecceda, e nell'eccesso degeneri a debolezze. Agli eccessi del sentimento, ella deve imparare a dare il correttivo della chiara e ferma ragione. La vita della donna nubile, è certamente meno facile di quella della maritata, che ha il conforto degli affetti. È quindi necessario, che per affrontare la solitudine dell'anima, ella rinvigorisca la sua educazione e si rafforzi nella sicura rettitudine, nella piena coscienza di se, nell'armonia fra il pensiero e l'azione. Io credo che l'ordinata e severa istruzione storica e letteraria, possa dare fermezza e gagliardia alla fibra intellettuale e morale. Più una persona sa, e più basta a se stessa; e quando sa davvero e profondamente, non è mai saccente nè pedante. La saccenteria viene dalla presunzione non dal sapere; e il pedante è pretenzioso, non assennato.

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La sua casa deve servizio essere un nido artistico; morbido, caldo, elegante; la sua biancheria, non e mai abbastanza fine nè abbastanza adorna; i suoi vestiti sono modelli di buon gusto per stoffa e fattura; gingilli preziosi i suoi cappellini; oggetti di valore i mantelli e le pelliccie: capilavori i gioielli. I fornitori non riescono mai a servirla secondo il suo desiderio; le persone di servizio non possono rispondere alle sue esigenze. È una raffinata !... e lo dice e ripete con una certa compiacenza, con l'intima soddisfazione di chi crede di esser fatta d'una pasta diversa dagli altri; di chi presume che Dio si sia piaciuto di plasmare il suo corpo con arte speciale, per la ragione che quel corpo doveva essere il suo, della signora tale. Ora, le donne, che si regaiano la qualità di raffinate e che come tali, trattano da grossolane e rozze le persone dalle abitudini semplici, dalla vita modesta, non sono altro, in fin de' conti, nonostante le loro arie di pretensione, le loro smorfie da schifiltose, e i sorrisetti e le paroline di compatimento per chi è di loro più indipendente e anche più generoso, non sono altro che povere schiave del loro corpo; il quale, a forza di essere trattato con riguardi d'ogni maniera, in tutto accontentato, accarezzato, lusingato, ha finito per diventare miseramente delicato, esigente, incapace di sopportare fatiche e dolori; ha finito per opprimere l'anima. E il bello è, che la gente, così detta delicata, vede, in questo assoggettarsi alla materia, nientemeno che un raffinamento della civiltà!

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