Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il romanzo della bambola

245599
Contessa Lara 3 occorrenze
  • 1896
  • Ulrico Hoepli editore libraio
  • Milano
  • Verismo
  • UNICT
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Il cuore tiene luogo di molta ricchezza; Camilla non avea che il suo povero cuore di bimba diseredata da offrirle; ma la Giulia aveva sofferto abbastanza, trascinata da un mobile all'altro, rinchiusa dentro l'armadio come uno straccio in disuso, perchè non le importasse più nulla, nè di balli, nè di cene, nè di gite in carrozza, nè di case signorili. Capiva che il carattere di quella bambina era serio, che il suo cuore era buono, costante; e un benessere nuovo, un sentimento di sicurezza de' più dolci la riempivano di gioia, di serenità. Povera e felice! non si curava di tutto quanto lasciava dietro a sè di frivolo. Avrebbe fatto vita nuova... pelle nuova - almeno nel piedino straziato. Sicchè disse addio, malinconica ma senza rimpianti, alla elegante casa de' Rivani, dove aveva conosciuto la vita di chi si diverte, non quella di chi è amato davvero. La Marietta la vide andarsene senza farle una carezza, senza darle un addio, senza nè anche prenderla in braccio un'ultima volta: ormai, agli occhi suoi, la Giulia era un balocco guasto e null'altro. Nel cortile, dappiede alle scale, il Moro insellato per la passeggiata a Villa Borghese, aspettava, tenuto per la cavezza, la padroncina, sbuffando e raspando, co' segni della più viva impazienza. Girò la testa quando la signora Amalia e Camilla scesero le scale. La bambola avrebbe voluto stringersi ancòra più alla sua nuova amica; fissò gli occhi sul cavallo capriccioso come la Marietta... e se le lacrime del cuore potessero filtrare attraverso il vetro, due lacrime, forse, avrebbero rigato quel visetto di porcellana rosea, nell'ultimo distacco dalla prima persona amata.

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Non era, c'è da figurarselo, un capolavoro d'arte, quel piedino, di forma piuttosto chinese che greca; ma, intanto, la bambola vi si reggeva sopra abbastanza bene, senza zoppicare; e coperto, come doveva stare, dalla calzetta, nè pure si vedeva che fosse d'una pelle più chiara di tutto il resto del corpo. Terminato che l'ebbe d'attaccare, la fanciulla rizzò su la tavola la Giulia, che pareva un'altra volta sana. Fu proprio in quel punto, che, tutta commossa e felice per quel che le era riuscito di fare, l'aveva baciata in faccia, come una sorella che si vede uscire salva da un grande malore. La Giulia, un po' barcollante fra le mani di Camilla, avrebbe voluto rispondere anch'ella co' suoi baci a quell'atto d'amore; e le sarebbe parso d'essere la bambola più felice del mondo se avesse potuto, come un tempo, esclamare: - Mamma! - proprio quando Camilla le premeva la bocca su la guancia; perchè sentiva che la sua vera mamma, quella destinata da Dio, come tutte le buone mamme, era proprio Camilla; ma, ahimè, il congegno che la faceva pronunziare il benedetto nome era spezzato, spezzato per sempre; e per quanti sforzi facesse per far uscire dal suo petto un po' di suono e mettere insieme quelle due sillabe, a nulla riusciva, e rimaneva muta, sotto l'impressione violenta e soave di quel bacio, come incantata. Ah, scellerato congegno che, non avendo nulla che fare col suo sentimento, le avea fatto cento volte chiamar mamma la Marietta! Si fosse almeno rotto prima, nel viaggio da Milano a Roma, o glie lo avessero riadattato adesso, adesso che provava veramente l'affetto filiale in tutta l'intensità di cui era capace! Quante parole tenere si sprecano, a volte, per chi non se le merita, mentre si resta muti quando poi viene il momento dell'amor vero! Tutto questo la bambola lo sentiva confusamente, ma soffrendone. Quando il piedino fu accomodato, la bimba pensò a farle un po' di corredo, sempre con degli avanzi di roba che la signora Amalia le accordava perchè non servivano più in casa. Avrebbe potuto, forse, procurarsi qualcosa di meglio: non foss'altro de' pezzetti di nastro e di trina da qualche sua compagna di scuola; ma aveva troppo amor proprio per chiedere un'elemosina per la sua cara; meno poi che a chiunque altri alla Marietta, che, secondo lei, era stata tanto cattiva con la povera Giulia. Messa insieme un po' di robicciola, c'era poco tempo per cucirla; e quel poco Camilla se lo levava dal sonno. Bisognava vederla alzarsi senza far rumore, prima dell'alba, e mettersi lì avanti al suo canestro a tagliare e agucchiare, ingegnandosi di far meglio che poteva. Sur una seggiola a fianco si teneva la Giulia, che la fissava co' limpidi occhi turchini, grata di tutta quella fatica fatta per lei. Non le importava, no, più delle gonnelle guarnite di merletto vero, de' vestiti di velluto e damasco, de' cappelli con le penne di struzzo, de' manicotti di pelliccia rara. Un abitino di cotone, e dei baci; uno sciallino ch'era stato un fazzoletto di colore, e dei baci; nulla in testa, tranne i suoi bei capelli biondi, che Camilla pettinava più accuratamente de' capelli propri, e dei baci. Vita nuova per lei, come per la sua piccola amica. Avevano messo insieme le loro due solitudini; avevan fatto di due cuori, destinati al silenzio, un cuore solo; e così si consolavano l'una con l'altra. Una volta - questo era uno dei ricordi più gentili della bambola - la zia de' Rivani avea regalato uno scudo d'argento a Camilla, perchè potesse comprarsi dei dolci; ma la signora Amalia, appena uscita la sorella, s'era impossessata, manco a dirlo, del denaro, lasciando alla bambina soltanto un soldo, che, diceva lei, bastava per pigliare una pasta.

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- Una volta che la Giulia avea passato parte della giornata presso una bimba sordo-muta, figlia di un orefice abbastanza agiato che vendeva oro e gemme con pagamento a un tanto il mese, esercitando così una specie d'usura senza che i clienti troppo se n'avvedessero, ella fu riportata a casa prima che rincasasse la Rachele, andata a visitare certi parenti, su a Roma Nuova. Fu Attilio che ricevette la bambola dalle mani della piccola sordo-muta. - Questo è il momento! - pensò il ragazzo, aggranfiando la Giulia e portandola in fondo al retrobottega, all'ombra d'un armadio. Un istante, esitò. O non era meglio dare il giocattolo a Sarina perch'ella ci si divertisse a suo piacere? No; era troppo buona Sarina; non avrebbe, certo, tenuto una cosa a dispetto della persona cui apparteneva, tanto più non potendola pagare. Bisognava, dunque, dare un dispiacere alla Rachele, null'altro. Che fare? Tagliuzzar l'abito, magari il corpo della pupattola? Ma la Rachele l'avrebbe coperta d'un'altra veste, facendo, per di più, frustar lui, Attilio, dal padre. Qualcosa di peggio, allora. E andò a frugare in un cassetto di cianfrusaglie per cercarvi un vecchio temperino irrugginito, ridotto quasi una seghetta, tanto avea la lama intaccata. Poi, presa la Giulia, la distese lunga sur una panca dov'egli saltò a cavalcioni, e si curvò tutto sul viso di lei, che teneva fermo. La bambola, spaventata, avrebbe voluto far un balzo indietro e gridare aiuto, misericordia, perchè l'assassinavano. Ma dovette sopportar, come sempre, (così facciamo anche noi!) il proprio destino, e abbandonarglisi in silenzio, immobile. Attilio cominciò a passarle il temperino su le guance, facendo in lutto e in largo de' fregacci a uso croci. La lama rozza e guasta raschiava la fine porcellana, portandosene via il bel color di rosa e solcandola tutta di rughe. Per la Giulia, ognuno di quegli sfregi in faccia era peggio d'una coltellata in cuore; non che a lei, ormai, importasse più della sua bellezza, triste e finita come si sentiva; ma l'addolorava quella viltà commessa sur una povera cosa che non aveva alcuna colpa dei rancori sciocchi e perversi tra' due fratelli. Il temperino continuava a deturparla: l'aveva ferita in torno agli occhi, sul mento, su la fronte, da per tutto, stridendo sinistramente: come un malvagio che rida mentre fa una cattiva azione. Quando ella non fu più che un mostro, cessò il supplizio, e Attilio, con un riso diabolico, guardandosi bene attorno per paura di esser visto, andò a buttar il giocattolo rovinato sul letto della Rachele. Costì la Giulia ricordava e rifletteva: - Ah, Signore, è proprio vero che non bisogna mai lagnarsi d'un male, perchè può capitarne uno peggiore. Un giorno, bella, ricca, vanitosa, era diventata brutta, e povera, avvilita; amava una creatura al punto di sentire antipatia per tutte le altre, e quella era morta; le pareva d'essere l'ultima delle infelici in quella casaccia, e adesso... adesso, per di più metteva paura a chi la vedeva! Nella sua desolazione un pensiero la consolò: s'ella era ridotta a quel modo, nessuna bambina l'avrebbe più voluta pagare nè anche la miserabile moneta di un soldo; e non le sarebbe più stata inflitta l'umiliazione di esser ceduta a ore, cambiando ogni momento di padrone e d'abitazione. Quando la Rachele, tornata tutta allegra da casa de' parenti, trovò la sua pupattola ridotta in quello stato, il pallore giallognolo del viso le si fece addirittura terreo. Indovinò che il tradimento era stato di Attilio: da quell'invidioso tutto amore per Sarina si aspettava qualunque brutta cosa. Lo avesse almeno avuto fra le mani come aveva la bambola! Ma a punirlo ci avrebbe pensato di sicuro, il babbo; non dubitasse il signor Attilio! Della Giulia, non ebbe alcuna pietà; il suo solo rincrescimento era di non potersene più servire per darla a nolo. E di nuovo il pensiero le corse a suo padre, che le avrebbe in qualche modo procurato qualche altro giocattolo, ora ch'ella si era avvezzata a quella piccola speculazione. È impossibile descrivere la scena ch'ebbe luogo tra il rigattiere e il figlio, quando la Rachele mostrò al padre la pupazza sciupata. Attilio si buscò almeno una mezza dozzina di scapaccioni, che, del resto, s'era ben meritati; ma dietro le spalle del vecchio diede alla sorella un tale spintone da mandarla a sbattere contro il muro. Nel parapiglia ci andò di mezzo anche la povera Giulia, che cadde bocconi sotto la tavola, e lì rimase tutta la notte, sul pavimento umido, fino che il giorno di poi il vecchio la raccattò per portarla in una soffitta che gli serviva per la roba da sbratto; certa roba così impolverata e ammuffita da obbligare un cristiano, vedendola, a farsi il segno della croce. Ah, se Camilla, la sua Camilla fosse tornata al mondo, chi sa che pianto!

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