Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il giovinetto campagnuolo I - Morale e igiene

215373
Garelli, Felice 3 occorrenze
  • 1880
  • F. Casanova
  • Torino
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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Io sono già forte abbastanza per applicarmi ai lavori della campagna, e prenderò il vostro posto... Per le grosse fatiche del maneggiare l'aratro, del falciare e del mietere, fino a che non potrò da me, ci daranno una mano i vicini che sono buona gente, e ci vogliono bene: il resto lo sbrigherò io, e mi basteranno i vostri consigli, e l'aiuto della mamma...» Questo disse, e più altre cose, tutte degne del suo bel cuore, tanto che il babbo si acquietò. Il bravo Giorgino tenne la promessa: tutto quel che disse, l'ha fatto, e lo fa. Egli non aveva allora che quattordici anni: ma l'amor filiale gli dette una forza, un senno, e una costanza da uomo; ed ora che ne ha sedici, già lavora il campo, falcia l'erba, miete il frumento, pota le viti come un vecchio del mestiere. E bisogna vederlo con che animo sta sul lavoro dal mattino alla sera: non c'è caso che si fermi a guardar le mosche in aria. Egli pensa che le sue fatiche fanno vivere senza privazioni il povero babbo, e lavora con coraggio, con gioia. Infatti nulla manca al benessere di quella famiglia: il babbo ha quasi dimenticata la sua disgrazia e i suoi dolori; la mamma non teme più per l'avvenire. E Giorgino? Giorgino si sente felice: e lo è davvero, perchè la sua pietà filiale è benedetta da Dio.

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E a farle più malsane, quasi non lo fossero già abbastanza, si aggiunge il letamaio. Questo lo si mette proprio sull'uscio di casa; e non si bada a raccoglierne il sugo, che in neri rigagnoli solca l'aia, e qua e là si spande in laghetti. Bisogna proprio essere senza naso, per non sentire la puzza ammorbante che ne esala! Per quanto si abbia una tempra robusta, come si può vivere sani in luoghi sì fatti? A dormire in camere umide, scure, c'è, pei ragazzi specialmente, da perdere la salute per sempre. Quasi tutte le malattie dei contadini, le febbri, le infiammazioni, i dolori nelle articolazioni, sono cagionate dalle abitazioni malsane. Nella casa di Gian Pietro si ammalarono tutti, un dopo l'altro, dello stesso male; e due ragazzi ne morirono. Il medico dichiarò la malattia essere un tifo, e ne diede la causa all'acqua del pozzo, guasta dalle infiltrazioni del vicino letamaio: e infatti l'acqua di quel pozzo, lasciata per un giorno in un bicchiere, puzzava di marcio. Oh che! Ci vuol tanto a fare il letamaio lontano dal pozzo, e dietro casa?

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Con sola polenta, solo riso, o sole patate un lavoratore non è nutrito abbastanza: questi cibi rimpinzano lo stomaco, ma un'ora dopo il pasto ti senti vuoto, e sfinito come prima. Mangia dunque un po' meno di tali cibi, e aggiùngivi latticini, o una minestra di legumi, castagne, o pane, e, una o due volte la settimana, un po' di carne. Non è quel che si mangia che fa bene, ma quel che si digerisce. Per digerire facilmente i cibi, bisogna prima di tutto masticarli bene. Dunque prendi i tuoi pasti ad ore determinate. Non mangiare in fretta e in furia; non è buona creanza, e ti fa male. Mangia con moderazione d'ogni sorta di frutta. Bada, se vuoi schivar le coliche, e le indigestioni, di non mangiare pane ammuffito, carne che puzza, frutta acerba o mèzza, legumi mal cotti, patate o rape colpite dal gelo, o in via di germinazione, castagne crude o infortite, vino torbido o guasto, funghi sospetti.

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