Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Dei doveri di civiltà ad uso delle fanciulle

188324
Pietro Touhar 1 occorrenze
  • 1880
  • Felice Paggi Libraio-Editore
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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È assai malagevole riparare agli effetti di un'indiscretezza; pensate sempre a questa difficoltà, al allora il vostro buon cuore vi premunirà abbastanza da tali errori. Nel conversare con questo e quello udiamo una quantità di cose per le quali non viene imposto segreto; e nondimeno se fossero ricordate, ridette, potrebbero cagionare pregiudizio alle persone a cui spettano; e per questo giova assuefarci a tacere ogni volta che la prudenza, la discretezza e la carità lo comandano; giova premunirci dal vergognoso difetto di addivenire l'eco di tutti; e una volta che avremo acquistato così utile riservatezza, saremo sicuri di poterla vantaggiosamente e facilmente osservare finchè vivremo. Non sarà fuor di proposito rammentar qui alle fanciulline alcuni di quei casi nei quali la loro inesperienza potrebbe farle peccare d'indiscretezza. Primieramente gioverà studiarsi di conoscere le abitudini delle persone con le quali avete maggiore o minore dimestichezza, a fine di non le molestare nelle loro faccende. Se loro sopraggiungesse in vostra presenza il bisogno di accudire a qualche affare, siate sollecite a ritirarvi; e qualora vi fosse fatta preghiera di rimanere, chiedendovi il permesso di sbrigare qualche cosa di premura, non ve ne date pensiero, se non richieste; volgete ad altro la vostra attenzione, e riprendete il colloquio sol quando vi venisse rivolta la parola; ed anche allora contentatevi di cortesi e brevi risposte. Quando siete in procinto d'entrare in una stanza, e udite esservi più persone a colloquio, fatevi sentire, battete all'uscio, e in tal modo avvisatele che siete lì, qualora non vi fosse un servo per avvisarle della vostra venuta. Se in una comitiva, più persone paressero occupate da qualche particolare negozio, non istarà bene unirvi a loro senza esserne invitata, imperocchè non solo vi addimostrereste indiscreta, ma potrebbe anco venirvene una tacita mortificazione se tosto ciascuno interrompesse il dialogo, e momentaneamente si discostassero tra di loro per poi riunirsi alquanto dopo. Se, di mezzo al crocchio di cui fate parte, due persone si allontanano e vanno a discorrere tra di loro, non dovete seguirle, ed aspetterete che abbiano finito il loro colloquio prima di rivolgere nuovamente ad esse le vostre parole. Quando la persona con cui passeggiate ne incontra un'altra a voi sconosciuta, e si forma a parlare con quella, tiratevi alquanto in disparte, fino a che non vi sia fatto cortese invito di assistere liberamente al loro colloquio. A volte anche sopra il tavolino d'un salotto da conversazione trovansi libri, fogli, stampe, e simili altre cose; non siate avide di frugare, di guardar tutto, a meno che la padrona di casa non vi dica o non vi faccia cenno che appunto quelle cose son lì schierate per chi volesse dilettarsi di esaminarle. Talune, forse per vanità, vi tengono in mostra i biglietti di visita ornati di titoli e di armi gentilizie; altre li lasciano impensatamente o sol quanto convenga per mostrare di farne quel conto che si meritano; comunque siasi non istà bene mettersi a leggerli ad uno ad uno, poichè o non importa che lusinghiate una vanità alquanto ridicola, o non dovete mostrarvi curiosa di sapere quali siano le conoscenze della padrona di casa. Ove nella stanza di conversazione fosse qualche uscio aperto, sarebbe grossolana indiscretezza lo spingere uno sguardo curioso per vedere che cosa vi sia al di là di quell'uscio. Finalmente, in qualsivoglia congiuntura, tenetevi dentro i limiti di savia riservatezza, a fine di non riuscire moleste agli altri, e di non esporvi a qualche mortificazione, a qualche spiacevole incontro, a recar alcun danno involontario a chiunque siasi. Abbiamo forse detto abbastanza per far capire quanto importi rammentarsi di questi consigli; e porremo fine a questo capitolo ripetendo, che se la curiosità può talvolta essere scusabile, l'indiscretezza è imperdonabile sempre. Dobbiamo: Scrupolosamente rispettare il segreto delle lettere, considerandole qual deposito inviolabile ancorchè siano dissigillate; usar discretezza quando ci venga dato a leggere e ad esaminare qualche cosa, ritenendolo sol quanto basti all'uopo; non essere d'impedimento a chi si sia, rispetto alle sue abitudini; ritirarci o assentarci al sopraggiungere di improvvise faccende. Non dobbiamo: Tentar di conoscere un segreto; svelarlo a chi si sia quando ci è stato confidato; Non sarà necessario avvertire che questo precetto non ha luogo ove si tratti dei doveri de' figliuoli verso i genitori, imperocchè nè ai fanciulli sogliono confidarsi segreti, e nulla aver possono i figliuoli da tener celato ai genitori. soddisfare la propria curiosità in faccia a persona estranee, aprendo una lettera od un involto senza chiederne loro licenza; toccare alcun che senza il permesso della padrona di casa; intromettersi fra le persone che fanno crocchio da sè; ove non siamo chiamate da una di esse, ec.

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Il giovinetto campagnuolo II - Agricoltura

206084
Garelli, Felice 3 occorrenze
  • 1880
  • F. Casanova
  • Torino
  • Paraletteratura - Ragazzi
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La concimaia sia abbastanza ampia, perchè si possano separare, occorrendo, i letami delle diverse specie di animali, e per non essere costretti a fare il mucchio troppo alto. Abbia il fondo, se non lastricato, almeno in terra argillosa, ben battuta, e resa impermeabile, affinchè il sugo del letame non si perda, per infiltrazione, nel terreno. Questo fondo sia leggermente inclinato da una parte; e nel punto più basso si costruisca una cisterna, o, se il terreno è impermeabile, si scavi una fossa, la quale raccolga il sugo nero, condottovi da un canaletto che gira intorno la concimaia. Si circondi di un arginello di terra che impedisca la dispersione del sugo, e la invasione delle acque esterne. DOMANDE: 1. Che cosa occorre fare per la buona conservazione del letame? 2. Qual è il miglior posto della concimaia? - Come si ripara dal sole, e dalla pioggia? - Quale ampiezza le si dà? - Come dev'esserne il fondo, per impedire la dispersione del sugo, e l'invasione delle acque esterne?

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Infine, quando vorrai trasportare il letame sulle terre, non lo prenderai dagli strati superiori, perchè sarebbe ancora troppo fresco, e non abbastanza fermentato; taglierai invece il mucchio d'alto in basso, e così n'avrai un letame migliore. DOMANDE: 1.Qual è il buon letame? - Quali difetti ha il letame troppo fresco, o troppo vecchio? - 2. Con quali cure devi regolarne la fermentazione? - Perchè si raccomanda di comprimerlo? - Di bagnarlo? - Di coprirlo con terra? - Di tagliarlo d'alto in basso?

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Ma la rugiada, se fa ancora un passo, divien brina; non ha che a provare un freddo abbastanza vivo per gelare. E le brine, specialmente tardive, fan gravissimo danno a tutte le piante, particolarmente a quelle di vegetazione precoce. La neve nei paesi freddissimi ripara il terreno, e i seminati. Le piante, coperte da questo mantello, sono assicurate dal freddo. «Sotto neve, pane». Ma il troppo nuoce; se fonde, e poi il freddo rincrudisce e l'agghiaccia, allora fa danno. Quanto alla gragnuola, tu sai la strage che mena sui raccolti: è una desolazione. Dio ne scampi le tue terre! DOMANDE: 1. Quando l'acqua si dice viva? - Morta? - Quando fa bene? - E quando fa male? 2. L'acqua dell'aria fa sempre bene alle piante? - A quali piante giovano, e a quali fan danno le nebbie? - Le pioggie primaverili? - Le estive? - Le autunnali? - Come giova la rugiada? - A quali piante fa più danno la brina? - La grandine? La neve fa bene? - Sempre?

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La giovinetta campagnuola

208035
Garelli, Felice 3 occorrenze
  • 1880
  • F. Casanova
  • Torino
  • Paraletteratura - Ragazzi
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Prima di tutto preparerai l'ingrasso che ti occorre; perchè di letame non ce n'è abbastanza nemanco per le grandi coltivazioni del podere. Perciò raccoglierai, in mucchio separato dal letamaio, la spazzatura della casa e dell'aia, lo sterco delle galline, le ceneri livisciate, la fuligine del camino, e il tutto bagnerai con le acque del bucato, e di lavatura dei piatti. Così, senza uscire dall'aia, e quasi senza fatica, avrai più ingrasso per l'orto, che non ne abbia il letamaio pei campi, e con esso otterrai legumi più che ne abbisognino alla famiglia.

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E a farle più malsane, quasi non lo fossero già abbastanza, si aggiunge il letamaio. Questo lo si mette proprio sull'uscio di casa; e non si bada a raccoglierne il sugo, che in neri rigagnoli solca l'aia, e qua e là si spande in laghetti. Bisogna proprio essere senza naso, per non sentire la puzza ammorbante che ne esala! Per quanto si abbia una tempra robusta, come si può vivere sani in luoghi sì fatti? A dormire in camere umide, scure, c'è, pei ragazzi specialmente, da perdere la salute per sempre. Quasi tutte le malattie dei contadini, le febbri, le infiammazioni, i dolori nelle articolazioni, sono cagionate dalle abitazioni malsane. Nella casa di Gian Pietro si ammalarono tutti, un dopo l'altro, dello stesso male; e due ragazzi ne morirono. Il medico dichiarò la malattia essere un tifo, e ne diede la causa all'acqua del pozzo, guasta dalle infiltrazioni del vicino letamaio: e infatti l'acqua di quel pozzo, lasciata per un giorno in un bicchiere, puzzava di marcio. Oh che! Ci vuol tanto a fare il letamaio lontano dal pozzo, e dietro casa?

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Con sola polenta, solo riso, o sole patate, non si è nutriti abbastanza: questi cibi rimpinzano lo stomaco, ma un'ora dopo il pasto si è vuoti, e sfiniti come prima. Bisogna dunque mangiare un po' meno di tali cibi, e aggiungervi latticini, o una minestra di legumi, castagne, o pane, e, una o due volte la settimana, un po' di carne. Non è quel che si mangia che fa bene, ma quel che si digerisce. Per digerire facilmente i cibi, bisogna prima di tutto masticarli bene. Dunque non mangiare in fretta e in furia; non è buona creanza, e ti fa male. Mangia con moderazione d'ogni sorta di frutta. Bada, se vuoi schivar le coliche, e le indigestioni, di non mangiare pane ammuffito, carne che puzza, frutta acerba o mezza, legumi mal cotti, patate o rape colpite dal gelo, o in via di germinazione, castagne crude, o infortite, vino torbido o guasto, funghi sospetti. Bevi poco. Un po' di vino fa bene, specialmente agli adulti, e ai vecchi; dà vigore al corpo, rallegra il cuore, e lo spirito. Ma alla tua età se ne deve bere poco, annacquato, e ben di rado puro. Crescendo negli anni, e fino alla più tarda età, devi ancora berne poco, ma buono.

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Il giovinetto campagnuolo I - Morale e igiene

215373
Garelli, Felice 3 occorrenze
  • 1880
  • F. Casanova
  • Torino
  • paraletteratura-ragazzi
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Io sono già forte abbastanza per applicarmi ai lavori della campagna, e prenderò il vostro posto... Per le grosse fatiche del maneggiare l'aratro, del falciare e del mietere, fino a che non potrò da me, ci daranno una mano i vicini che sono buona gente, e ci vogliono bene: il resto lo sbrigherò io, e mi basteranno i vostri consigli, e l'aiuto della mamma...» Questo disse, e più altre cose, tutte degne del suo bel cuore, tanto che il babbo si acquietò. Il bravo Giorgino tenne la promessa: tutto quel che disse, l'ha fatto, e lo fa. Egli non aveva allora che quattordici anni: ma l'amor filiale gli dette una forza, un senno, e una costanza da uomo; ed ora che ne ha sedici, già lavora il campo, falcia l'erba, miete il frumento, pota le viti come un vecchio del mestiere. E bisogna vederlo con che animo sta sul lavoro dal mattino alla sera: non c'è caso che si fermi a guardar le mosche in aria. Egli pensa che le sue fatiche fanno vivere senza privazioni il povero babbo, e lavora con coraggio, con gioia. Infatti nulla manca al benessere di quella famiglia: il babbo ha quasi dimenticata la sua disgrazia e i suoi dolori; la mamma non teme più per l'avvenire. E Giorgino? Giorgino si sente felice: e lo è davvero, perchè la sua pietà filiale è benedetta da Dio.

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E a farle più malsane, quasi non lo fossero già abbastanza, si aggiunge il letamaio. Questo lo si mette proprio sull'uscio di casa; e non si bada a raccoglierne il sugo, che in neri rigagnoli solca l'aia, e qua e là si spande in laghetti. Bisogna proprio essere senza naso, per non sentire la puzza ammorbante che ne esala! Per quanto si abbia una tempra robusta, come si può vivere sani in luoghi sì fatti? A dormire in camere umide, scure, c'è, pei ragazzi specialmente, da perdere la salute per sempre. Quasi tutte le malattie dei contadini, le febbri, le infiammazioni, i dolori nelle articolazioni, sono cagionate dalle abitazioni malsane. Nella casa di Gian Pietro si ammalarono tutti, un dopo l'altro, dello stesso male; e due ragazzi ne morirono. Il medico dichiarò la malattia essere un tifo, e ne diede la causa all'acqua del pozzo, guasta dalle infiltrazioni del vicino letamaio: e infatti l'acqua di quel pozzo, lasciata per un giorno in un bicchiere, puzzava di marcio. Oh che! Ci vuol tanto a fare il letamaio lontano dal pozzo, e dietro casa?

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Con sola polenta, solo riso, o sole patate un lavoratore non è nutrito abbastanza: questi cibi rimpinzano lo stomaco, ma un'ora dopo il pasto ti senti vuoto, e sfinito come prima. Mangia dunque un po' meno di tali cibi, e aggiùngivi latticini, o una minestra di legumi, castagne, o pane, e, una o due volte la settimana, un po' di carne. Non è quel che si mangia che fa bene, ma quel che si digerisce. Per digerire facilmente i cibi, bisogna prima di tutto masticarli bene. Dunque prendi i tuoi pasti ad ore determinate. Non mangiare in fretta e in furia; non è buona creanza, e ti fa male. Mangia con moderazione d'ogni sorta di frutta. Bada, se vuoi schivar le coliche, e le indigestioni, di non mangiare pane ammuffito, carne che puzza, frutta acerba o mèzza, legumi mal cotti, patate o rape colpite dal gelo, o in via di germinazione, castagne crude o infortite, vino torbido o guasto, funghi sospetti.

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