Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Galateo ad uso dei giovietti

183906
Matteo Gatta 3 occorrenze
  • 1877
  • Paolo Carrara
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Similmente dobbiamo guardarci da quanto può recare molestia all'odorato: quindi impedire con ogni diligenza che dal nostro corpo non emani alcun odore cattivo, come interviene, specialmente nella stagione estiva, a coloro che, non si curando abbastanza della nettezza dei piedi sudati, mandano fuori un tal puzzo da ammorbare una casa. Anche il profumo troppo acuto d' un fiore o d' una essenza odorosa torna di grave incomodo, specialmente in un piccolo stanzino o in un salotto molto affollato; e non è raro il caso che qualche signora di delicati nervi sia côlta da svenimento o deliquio. Meglio adunque, come dicemmo altrove, nessun odore. Cavarsi le scarpe a fine di riscaldare i piedi intirizziti o bagnati è unicamente permesso in casa propria. Sciorinare il moccicchino dinanzi al fuoco od alla stufa per asciugarlo è sporcizia indegna d'ogni persona educata. Così pure non è dicevol costume, quando ad alcuno vien veduta per via qualche cosa stomachevole il rivolgersi ai compagni e loro mostrarla. E molto meno il porgere a fiutare alcuna cosa puzzolente, come alcuni sogliono fare con grandissima istanza, pure accostandola al naso e dicendo: « Sentite come questo pute; » anzi dovrebbero dire: « Non lo fiutate perchè pute. » Atti di questa natura offendono insieme due sensi, la vista e l'olfato. Siccome poi anche l'alito delle persone che non l' hanno abitualmente corrotto può per qualche peculiare circostanza riescire spiacente all'odorato, non hassi mai da accostare di troppo il volto a quelli coi quali parliamo. Rispetto all'usanza del fumare, tanto e troppo generalmente diffusa, avremo occasione di toccare in altro luogo. Intanto abbiate per fermo essere grave inciviltà l'accendere pipa o sigaro in una vettura, in un vagone, in una sala comune, senza prima domandarne il permesso almeno alle signore. All' udito, invece, riesce molesto e fastidioso il dirugginare i denti, lo zufolare, lo stropicciare pietre aspre, il fregar ferro, il graffiar vetri, cose queste ultime che destano il ribrezzo d' una lima stridente. Nessuno ha l' obbligo d'essere un canarino: ma chi sgraziatamente ha voce discorde e stonata e non ombra di abilità musicale senta compassione degli altri e non si faccia «Lacerator di ben costrutti orecchi.» Valga l'osservazione anche per quelli che nei caffè, nei convegni gridano a squarciagola con gran disturbo di chi ragiona tranquillamente e di chi è intento alla lettura dei giornali. Vi sono taluni che, tossendo o sternutando o purgandosi il naso, fanno uno strepito che assorda ; e altri che, non usando in ciò alcuna diligenza, spruzzano il viso ai circostanti. Non è mestieri che io raccomandi ai miei ascoltatori e alle mie ascoltatrici di guardarsi da questi atti in urbani. Al senso del gusto o al palato si può recar molestia, tanto per allegar qualche esempio, col goffo e grossolano scherzo di mettere alcun che di sgradevole, poniamo, in una bevanda, per poi sghignazzare sguaiatamente a spese di colui che resta colla bocca attossicata; e, in altro modo col voler costringere una persona, sia pur amico, ad assaggiare vino ammuffato, inacetito e peggio, o vivanda immangiabile per ostico sapore o nauseante condimento. Moltissimi sono gli atti inurbani che offendono il tatto. Lasciando stare gli usi plebei dei facchini e dei monelli da piazza di fare materia di scherzo e di giuoco le ceffate, i pugni, i calci, l'afferrarsi pei capegli, il pigliarsi a sassate, con gran consolazione dei presenti e dei passanti, vi hanno anche nelle classi più educate certuni che per riuscire seccanti e incivili valgono tant'oro. Ti picchiano sulle spalle per ricordarti una cosa; ti prendono pei bottoni dell'abito onde tu non abbia a sfuggire dalle loro ugne; passeggiando s' appoggiano di peso al tuo braccio e gli danno strappate da lasciartelo indolenzito; in compagnia credono porgere bel saggio di spirito con un buffetto sul naso a questo, col dare il gambetto a quello, coll'accostare alla mano del vicino la estremità del sigaro acceso..... Non dirò nulla di que' scioperati (e non basta qualificarli con tale epiteto) che d' improvviso levano di sotto via lo scranno a chi sta per sedere, con manifesto pericolo di vederlo stramazzare supino al suolo. Codeste non sono burle, sono attentati alla salute e alla vita delle persone, e i loro autori vorrebbero essere esclusi da ogni onesta brigata. Nelle occasioni di grande concorso poi, quando, in mezzo alla folla costretta all' immobilità, tra migliaia di persone stivate non cadrebbe un granellino di miglio, fa propriamente dispetto la villania di coloro che, armeggiando di mani, di gomiti, di petto, di gambe, vogliono a forza cacciarsi innanzi agli altri per veder meglio e smentire l'antico proverbio. « Chi tardi arriva male alloggia,» credendo rimediare agli urti violenti, alle ammaccature delle vostre spalle, de' vostri piedi, di tutto il corpo, con una scusa biasciata in italiano od in francese. E trovasi anche tale che, sbadigliando, urla o ragghia come un asino; e tale che con la bocca aperta vuol pur dire e seguitare il suo ragionamento, e manda fuori quella voce o piuttosto quel rumore che fa il muto quando si sforza di favellare: le quali sconcie maniere si voglion fuggire come sgradevoli alla vista e all' udito. E dato pure che lo sbadiglio non venga accompagnato nè dal raglio asinesco nè dal mugolo di cui sopra, il giovinetto costumato farà molto bene ad astenersene per varii motivi. Anzitutto perchè non sembri gli venga a noia la brigata e gli rincrescano i discorsi e i modi delle persone che la compongono; poi perchè, quando uno sbadiglia, quasi tutti gli altri, come vi sarà occorso di notare più volte, sentono il bisogno di fare lo stesso e quindi il primo è come la causa indiretta di questo sonnacchioso e generale contagio dello sbadiglio. Il suggerimento vale pei maschi, come per le femmine: ma con voi, buone fanciulle, mi corre anche qui, come in molti punti, l'obbligo di rincarar sulla dose per la ragione che certe cose spiacenti e meritevoli di censura nell'uomo, lo sono in grado superlativo nella donna. Non è egli vero che il vostro sesso è qualificato coll'epiteto di gentile? Ebbene, dee mostrarsene degno. Mi mancherebbe forse prima il tempo che la materia se io volessi enumerarvi ad uno ad uno gli atti che offendono i sensi; ma, dopo il saggio che vi ho posto sotto gli occhi, dopo i varii e speciali esempi che ho recato, sono persuaso che avrete una norma bastante per discernere quanto la civiltà permette da quanto riprova e condanna su questo proposito. Quindi io non vi toccherò nè di rutti nè di altre peggiori indecenze che, solo a intenderle accennare, destano un senso di schifo e di ribrezzo; mi arresterò invece su certe abitudini più comuni, su certe azioni che peccano d' inciviltà e qualche volta anche di egoismo, e che vediamo commesse con troppa frequenza più per sbadataggine che per maligna intenzione. Noi le porremo sotto una sola rubrica denominandole

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Mancano adunque insieme ai più elementari principii di urbanità e di carità quegli impiegati che tengono per ore ed ore, il povero operaio, l' inesperto popolano in aspettazione d'una risposta ; che mostrano fastidio delle loro domande non abbastanza chiare e precise; che ne respingono con brutale impazienza le petizioni per il difetto di qualche breve formalità che quei rozzi agenti dello stato o del comune o di istituti di beneficenza non si curano tampoco di suggerire. Se poi taluno di costoro, i quali dimenticano di essere pagati allo scopo di servire il pubblico e con ispeciale premura la classe meno istruita e più bisognevole d'indirizzo e d' aiuto, smarrisse le carte o le lasciasse dormire polverose negli scaffali, allora la negligenza tramuterebbesi in colpa, e colui violerebbe non più le leggi del galateo, ma le ragioni della giustizia e dell'umanità. Potrei seguitare Dio sa quanto, e mi si offrirebbero sempre nuovi esempi di mala creanza e d'inciviltà. Però il fin qui detto intorno agli atti inurbani e molesti ai sensi, alla memoria, agli altrui desiderii, può essere sufficente. Anzi, a voi, giovinetti, non occorrerà di mettere così tosto in pratica tutti gli insegnamenti che scaturiscono dalla lunga serie degli esempi recati. Voi li terrete in serbo per l' avvenire, e non dubitate che la mia lezione saldamente impressa nella memoria, vi tornerà un giorno utile e fruttuosa. È finito il mio còmpito ? No davvero. Voi stessi vi sarete avveduti che io vi ho testè fatta una estesa enumerazione di atti riprovevoli da cui deve astenersi ogni persona educata. Ma ciò non basta, ciò non costituisce che la parte negativa del galateo ; dobbiamo adunque accennare la parte sua positiva, consistente in quegli atti, in quelle gentili costumanze che tra le nazioni incivilite hanno ormai forza di legge. Noi ne faremo soggetto di discorso e di studio quando l'argomento ci condurrà a toccare delle singole circostanze in cui l' uomo e la donna ponno trovarsi in società. Per ora accontentiamoci di un brevissimo saggio. L'uomo pulito è il primo a scendere di cocchio e l'ultimo a salirvi, per agevolare agli altri la salita e la discesa. Esso ha cura sopratutto di aiutare le signore sorreggendole colla mano; e più ancora quando montano in una barca o ne smontano, stantechè il barellare del navicello rende il piede mal fermo, e la persona può facilmente perdere l'equilibrio. In una gita di piacere per monte o collina vuolsi offrir loro il braccio, sollevarle dall'incomodo dello sciallo, del cappellino, ripararle dal sole, sostenerle dove occorra un passo angusto e difficile, e compiacere al loro desiderio di calare giù per un dirupo a cogliere fiori o frutti silvestri, a bevere nel cavo della mano l'acqua limpida e fresca di una sorgente. Viaggiando in una di quelle vetture che, forse per celia e per ironia, si chiamano velociferi e, dopo l'invenzione delle ferrovie, servono quasi esclusivamente alle comunicazioni tra la città e il contado, ciascuno ha il diritto di occupare quel posto che gli è assegnato secondo l'ordine dell'iscrizione ; ma la civiltà domanda anche qui delicati riguardi, e il giovinetto prima di ogni altro dee mostrarsi gentile e cedere il posto alla signora cui ne fosse toccato uno meno cocomodo. Siccome poi vi hanno taluni che, seduti col dorso rivolto ai cavalli, non ponno reggere al moto della carrozza e soffrono di capogiro, di nausea o d'altro malore, sarebbe non solo mancanza di cortesia, ma crudeltà il non toglierli da questo travaglio. Mentre io rivolgeva a' miei giovinetti gli opportuni suggerimenti sul modo di comportarsi col sesso gentile, ho notato che la schiera delle fanciulle sorrideva di compiacenza. Certo alla donna sono dovuti speciali riguardi, ma essa pure deve meritarli e corrispondere con garbatezza, con una schietta parola di ringraziamento, con quell' ingenuo sorriso che è più eloquente della parola ; il tutto però senza affettazioni nè leziosaggini, chè di queste non vogliamo saperne. L'uomo pulito, passeggiando con più persone, lascia ad altri il posto di mezzo, come quello in cui è più facile udire e farsi udire, e non dimentica mai che la destra, per vecchia consuetudine, è posto d'onore e quindi vuolsi riserbare o cedere alle signore ed ai superiori. Giunto all'estremità del passeggio, si volge in modo da presentare non le spalle ma il viso alla persona con cui si favella. Chiesto da un forestiero di una via, di una piazza, di una locanda, non gli è grave indugiarsi un poco e con bella creanza fornirgli le indicazioni di cui abbisogna, accompagnandolo anche un breve tratto onde indirizzarlo, senza pericolo di errare, alla sua meta. Il commerciante che, oltre alla buona merce, avrà belle maniere, vedrà di giorno in giorno crescere le sue pratiche e fiorire sempre più gli interessi del suo negozio: l'avvocato, l'ingegnere e chiunque eserciti una professione liberale, colla pulitezza dei modi si acquisterà una numerosa clientela; e, a questo proposito, mi ricordo di aver inteso da parecchie signore come preferissero pagare un po' di più la stessa mercanzia in una bottega dove padroni e fattorini vi accolgono con gentile premura, che in un'altra da cui vi respingono, al solo vederle, facce burbere e modi ruvidi e bruschi. Insomma, vuoi nella fanciullezza o nella gioventù, nella virilità o nella vecchiaia, l'uomo, qual che ne sia la condizione, non deve mai somigliare nè all'istrice nè al pugnitopo.

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Lo stesso ragionamento fate per tutte le professioni, per tutte le arti, per tutti i mestieri; giacchè ciascuno si crede e pretende d'essere creduto abbastanza esperto nell'arte o nella professione che esercita. Anche l'età entra in codesto soggetto. Il vecchio a cui si fa accusa di non aver pratica nè degli uomini nè della vita, che si vede arrogantemente redarguito e contradetto da un giovine imberbe in cose che egli dee conoscere e realmente conosce meglio di lui, grazie all'esperienza che è il frutto degli anni, sentesi giustamente ferito nell'amor proprio ed ha la ragione di rimbeccare e di ridurre al silenzio il presuntuoso e malcapitato saputello. Tra le più gravi offese all'amor proprio notiamo quella di volgere la faccia altrove per non corrispondere al saluto di una persona male in arnese, e l'altra di propalare il segreto di un sussidio ricevuto da quell'indigenza che ha bisogno di nascondere i suoi cenci sotto le apparenze d' una miglior condizione. Vi sono atti inurbani che insieme coll'amor proprio offendono anche l'onore, cioè quanto l'uomo ha di più prezioso; ma questi appartengono a un ordine di idee e di fatti che non sono del nostro libro. Ve n'ha altri la cui convenevolezza o sconvenevolezza dipende dalla diversa qualità delle persone. Un uomo maturo potrà dare il ganascino al giovinetto che conosce fin dall'infanzia, ma questi non dovrà mai permettersi altrettanto coi più vecchi di lui. Non parrà disdicevole che un principe, in segno di benevolenza, ponga la mano sulla spalla d'un veterano, e che questi alla sua volta usi lo stesso atto confidente col giovine coscritto. Il figliuolo mancherebbe al rispetto che deve a' suoi genitori, pigliandosi con essi la libertà di uno scherzo che è lecitissimo coi fratelli e cogli uguali. Per la ragione adunque enunciata in principio e spiegata dagli esempi, questi atti si dicono relativamente inurbani, stantechè assumono diverso carattere dalle diverse circostanze che gli accompagnano. Dicemmo altrove che il galateo è maestro di bella creanza per tutti i momenti della giornata, per tutte le occasioni in cui l'uomo si può trovare. Vediamo adunque partitamente come ilgiovinetto debba contenersi a mensa, in conversazione, a teatro e così via. Cominciamo dalla prima.

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