Io convengo coll'onorevole Bianchi che vi sia da fare qualche cosa sopra l'argomento, sul quale egli ha chiamato l'attenzione della Camera, e devo dire che il Ministero attuale se ne è preoccupato fin dai primi tempi ed ha delegato per parte del Ministero della guerra un distinto generale, l'onorevole Petitti, acciò facesse appunto un riconoscimento in rapporto a cotesti locali, e credo di essere in grado di asserire che la missione affidata al generale Petitti porterà risultati abbastanza importanti.
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Le condizioni di Mongiana, signori, sono abbastanza gravi. Non vorrei spiacere all'onorevole D'Ayala, ma io debbo pur dirgli che è lecito il quesito, se le miniere di Mongiana possano vivere ancora, se possano ancora pagare le spese di coltivazione.
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Credo che su ciò vi sia un pregiudizio, e che tutte le operazioni, le costruzioni e fusioni che si sono fatte in questi alti forni abbiano abbastanza dimostrato che il minerale d'Agnana è perfettissime.
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Io ho veduta ripetuta ogni anno, da tutte le Commissioni del bilancio, la domanda al Ministero della presentazione di un inventario delle Spese di manutenzione e riparamenti alle proprietà demaniali, minute spese le quali ogni anno si fanno ascendere a circa lire 700,000, cifra che a tutte le Commissioni è sembrata enorme e non abbastanza giustificata. Noi anzi siamo stati tentati di proporre un'economia; ma proporla senza avere dati sicuri, che la fretta con cui vennero presentati i bilanci non ci concesse ottenere, ci ha indotto a limitarci ad esporre il voto che questo schiarimento fosse dato alla Camera, e che pel bilancio del 1871 si presentasse un inventario esatto delle spese di questo capitolo.
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Non dirò che il Governo non si sia grandemente interessato di questa calamità, anzi debbo confessare sinceramente che forse ha fatto più di quello che si faceva dai passati Governi; ha dato delle sovvenzioni abbastanza generose negli anni scorsi, e so che tutta la sollecitudine, e tutta la premura possibile si è adoperata per parte del Ministero di agricoltura e commercio per far sì che venisse studiato il modo più efficace per distruggere le cavallette. Mi sembra anzi aver letto che era stato promesso un premio a chi avesse presentato la migliore memoria su questo argomento.
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Quindi non basta che si faccia la caccia in un punto solo, bisogna che si faccia in molti punti e che le autorità le quali soprintendono a questo servizio abbiano una certa superiorità, una certa sfera abbastanza lata per poter dare le loro disposizioni. Ora, che cosa succede? Succede che un sindaco non si crede arbitrato come non lo è, che un prefetto non si creda facoltato, come non lo è, a poter dare delle disposizioni in un comune o in una provincia limitrofa; succede che in un comune vicino, o per indolenza di qualche amministratore, o per cagione forse d'interessi differenti, non si prende alcuna misura. Diffatti, o signori, in un comune dove prevalesse la influenza di proprietari che sieno possessori di terreni a pascolo, non trovate tanto interesse a far raccogliere le cavallette quanto ne può avere il comune in cui prevale la influenza di possessori di campi semenzabili, e ciò va detto pure per le provincie. È quindi necessario che il Governo prenda l'iniziativa per dare esso quelle disposizioni generali le quali possano abbracciare i diversi comuni, le diverse provincie, ed avere quella unità d'azione che è tanto necessaria in cosa di tanta importanza. Io sono certo che, se i
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Giacchè io credo che la cosa sia abbastanza importante, richiamo su di essa l'attenzione dell'onorevole ministro, pregandolo di voler esporre le sue idee su questo proposito. Ed io mi auguro che la sua opinione sia tale da non avversare questa proposta, la quale porterebbe tanto vantaggio a quelle popolazioni ed a tutto lo Stato.
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Io debbo confessare che siamo presi completamente all'impensata in una strada la quale è abbastanza malagevole. Io non disconosco la gravità delle considerazioni che muovono coloro che hanno fatto queste mozioni. Non intendo dir nulla contro le proposte stesse, come concetto, perchè veramente le osservazioni che hanno fatto coloro che hanno svolto queste questioni meritano davvero tutta quanta la considerazione; ma io li prego di ponderare un momento la difficoltà d'improvvisare in una materia cosi ardua e rilevante.
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Anzi sovente io lamento che qui si fanno delle leggi, non studiandole abbastanza, o piuttosto improvvisandole. E ieri si fece la proposta di convertire i beni de' capitoli parrocchiali, materia quella molto grave; pure al ministro sembrò semplicissima, perchè era a favore del demanio, e perciò la volle assolutamente approvata, e fu approvata.
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Dalla questione che è nata sopra questo emendamento ho dovuto convincermi che la materia è abbastanza complicata e che è necessario che si lasci un tempo congruo al Governo per allestire un apposito progetto di legge, il quale provvegga equabilmente a tutti coloro cui vuolsi provvedere, senza poi lasciar luogo nè a lacune nè a pentimenti. E poichè l'onorevole ministro ne ha preso l'impegno formale, io mi permetterei di proporre alla votazione della Camera un ordine del giorno così concepito:,
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Domando all'onorevole ministro che cosa guadagna l'erario da una cattiva amministrazione, da una amministrazione ch'egli ha biasimato, che non ha avuto nemmeno il coraggio di sostenere, dopo quanto ho detto di essa, e mi pare averne detto abbastanza. Poichè dunque l'onorevole ministro conviene precisamente nelle mie idee, per quale ragione vuole egli affidare a quest'amministrazione il patrimonio di cui si tratta?
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Io certamente non lo sono abbastanza da emettere un'opinione coscienziosa.
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E se un dubbio qualunque fosse possibile, non avrei difficoltà di proporre che nell'articolo 4, quantunque a mio giudizio già abbastanza chiaro, dove si prescrive la conversione dei beni immobili degli Economati ecclesiastici, si adoperi la locuzione:
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Accademia della crusca
