Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Ultime tendenze nell'arte d'oggi. Dall'informale al neo-oggettuale

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Dorfles, Gillo 7 occorrenze
  • 1999
  • Feltrinelli
  • Milano
  • critica d'arte
  • UNIFI
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Ma l’affinità tra le due correnti è solo apparente; e infatti il termine di "new dadà” usato abbastanza frequentemente agli inizi per designare il pop, venne ben presto a scadere. Come pure venne a scadere l'assimilazione di pop art con l'uso iniziale di questa espressione quale fu coniata per la prima volta da Leslie Fiedler per indicare derogatoriamente le espressioni della cultura di massa del “mid-cult” (già a partire dal 1955): fumetti, cartoons, e altri prodotti dei mass-media.

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Salvo a rifar tutto da capo allo scadere di pochissimi anni, non appena ci si sia accorti che quelle "verità” che credevamo abbastanza durature, son già scadute e superate. E questo vale naturalmente soprattutto per chi, come me, si accinga a discorrere dell’arte dei nostri giorni, e non di ieri o ier l’altro. Buona parte dei manuali e dei trattati che vanno per la maggiore non mancano, come ho già osservato, di rifarsi ai grandi movimenti della fine del secolo scorso e a quelli che iniziarono il nostro secolo; mentre la mia intenzione è di esaminare non storicamente, non programmaticamente, solo alcune tendenze, alcune personalità singole, alcuni movimenti che mi sembrano più caratteristici e pregnanti e attorno ai quali più frequenti e comuni sono gli equivoci, così da poter offrire al lettore una modesta "chiave” che gli permetta di aggiornarsi sugli ultimi sviluppi delle arti visuali, e di accettare o respingere certe forme artistiche — o pseudoartistiche — oggi divenute dominanti. Naturalmente per far ciò bisogna premettere per lo meno alcune precisazioni attorno alla "validità di codeste forme — e intendo riferirmi soprattutto all’informale, alle pitture segniche e gestuali, alle indagini strutturalistiche e materiche, alle risorte correnti concretiste e di “arte programmata,” e soprattutto all’ultima stagione concettuale e a certa figuralità della pop art.

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Se il sistema delle videocassette, come è facile prevedere, è destinato ad avere un massiccio sviluppo, è abbastanza probabile che nei prossimi anni si assista alla messa in commercio di numerosi video-nastri, e videodischi a livelli assai diversi che andranno dal nastro pornografico e fumettistico creato per soddisfare il grosso pubblico a quello supersofisticato ed ermetico destinato alla consueta fruizione "privilegiata" di pochi adepti. Il che in definitiva non sposterà di molto l’attuale incompatibilità dei diversi generi artistici e continuerà a mantenere le opere elitarie rigidamente avulse da ogni possibilità di accesso al grande pubblico.

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Come gli informali avevano scardinato le “regole” del geometrismo caro ai costruttivisti e a certo strutturalismo svizzero-olandese, “regredendo” verso un genere di pittura magmatica, dal colore corposo e materico che ricordava talvolta quello di certi fauves e postimpressionisti, cosi alcuni degli attuali transavanguardisti sono “regrediti” verso un genere di figurazione abbastanza prossimo a quella dell’espressionismo ma sconvolgendo le regole prospettiche, tonali, chiaroscurali, di allora, alle volte “capovolgendo” la stessa immagine (come nel caso di Baselitz), o giungendo persino alla paesaggistica, come l’ex iperrealista Gerhard Richter.

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Erede, bensì, della grande tradizione di Klee e al tempo stesso saturo di impressioni e di umori parigini (e quindi abbastanza consanguineo di Bryen, Mathieu, Michaux che gli furono amici), Wols, tuttavia, ebbe il triste privilegio di raggiungere, solo negli ultimissimi anni della sua vita, quel successo che invece arrise precocemente a molti altri artisti della sua generazione; e questo fatto valse a conservare alla sua opera ultima — quella che qui c’interessa — la freschezza e l’autenticità dei capolavori genuini, non ancora sciupati dal favore dei mercanti e dei critici, non ancora divenuti ricetta facilmente vendibile e commerciabile.

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Ma siccome, d’altro canto, ci sono alcune figure abbastanza significative che non possono venir incluse nelle altre categorie, ritengo abbastanza lecito parlare di informale (o di tachisme), a proposito di artisti come Soulages, Schneider, Beynon, Riopelle, Ruth Franken, Hosiasson, Noël, Jenkins, Oscar Gauthier, Ossorio, degli italiani Vedova, Moreni, Chighine, Carena, Parisot, Bionda, Bendini, Corpora, Santomaso (e in certo senso dello stesso "naturalista" Morlotti), dei giapponesi Imai, Yoshigahara, Motonaga, Kanayama, dei tedeschi Bernard Schultze, Otto Goetz, Heinz Trokes, Peter Briining, Hans Platschek, K. H. Wiener, Rolf Cavael e, in parte, della massima pittrice portoghese Vieira da Silva, che, tuttavia, rimase sempre legata a precedenti memorie postcubiste.

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Certo, su alcuni di questi pittori (Gottlieb, Pollock, Stili e Rothko, di cui abbiamo trattato altrove) ebbe una certa influenza l’opera di artisti della precedente generazione americana come Marin e Dove, poco noti in Europa ma abbastanza importanti oltre oceano.

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