Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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IL nuovo bon ton a tavola e l'arte di conoscere gli altri

190556
Schira Roberta 1 occorrenze
  • 2013
  • Salani
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Altre frasi che potrebbe pronunciare: in questa stanza fa troppo caldo/freddo; abbasso/alzo il riscaldamento/l'aria condizionata; apro la finestra. Vuole essere rassicurato, sempre e comunque, quindi fatelo spesso prima, durante e dopo i pasti. Anche l'invitato, se appartiene a questa categoria, arriva trafelato, oppure entra timidamente e non osa consegnarvi la bottiglia o il libro che vi ha portato in regalo. «Ma sicuramente lo hai già letto, se vuoi si può cambiare». Poi si fa prendere dall'ansia perché dice di non conoscere nessuno, ma volendo fare conversazione entra continuamente in cucina a chiedervi consigli e ragguagli sugli altri ospiti ingarbugliando i tempi di cottura del vostro soufflé. L'anfitrione negativo con tendenze paranoiche. Riesce a fare fiasco in ogni iniziativa o meglio, vittima del «pensiero negativo», fa inconsciamente in modo di fallire. A volte è convinto di avere poteri speciali, come intuire gli eventi prima che avvengano, o di leggere i pensieri degli altri. Crede di poter esercitare un controllo magico sugli esseri umani. Fondamentalmente è negativo e disorganizzato. Non è come l'ansioso, il quale teme che la serata vada storta: l'anfitrione negativo la fa andare storta davvero. È superstizioso, salta sul tavolo se cade il sale e inizia a recitare mantra contro la sventura. Non è escluso che a metà del polpettone inizi a raccontarvi dettagli angoscianti della propria vita sentimental-sessuale- bancaria. Attenzione: potrebbe essere tutto falso, è troppo diffidente per aprirsi veramente agli altri. Alterna intervalli di completo mutismo a momenti di logorrea, in genere dopo un bicchiere di Brunello. Può cambiare completamente umore, anche più volte in una serata. L'invitato con leggera tendenza paranoica sospetta che gli altri invitati, se si appartano o abbassano la voce, parlino di lui ed è circospetto anche nei confronti del cibo. La coppia scoppiata. Non c'è nulla di peggio che capitare a cena una sera in cui i padroni di casa hanno litigato o sono in crisi o stanno per separarsi e, nonostante questo, si ostinano a organizzare cene e inviti. Oppure decidono di uscire lo stesso in coppia. Lo fanno o come estremo tentativo per salvare il matrimonio, o perché hanno bisogno di un pubblico. Davvero imbarazzante. Ciascuno dei due ha un solo obiettivo per tutta la cena: ricoprire di frecciatine malefiche il partner approfittando della presenza di estranei per rinfacciare tutto il rinfacciabile. Una volta, alla fine della serata, l'uscita del marito «Potresti alzare quel sederone cellulitico e andare a prendere una bottiglia di vino, per cortesia, visto che non hai fatto un cavolo per tutta la sera?» ha fatto capire a noi ospiti che forse era meglio togliere il disturbo. La maggior parte delle volte i rimproveri lasciano completamente indifferente il diretto interessato, ma mettono in seria difficoltà gli ospiti. I peggiori sono quelli che vi obbligano a prendere posizione. Davanti a un «Diglielo tu, se non ho ragione?» oppure un «Secondo te? Avanti, di' quello che pensi!» è meglio svignarsela. In questi casi l'unica cosa saggia è rispondere con un diplomatico: «Scusate, ma si è fatto tardi» e battere in ritirata. La coppia pomiciona. A pensarci bene, non so se sia più intollerabile la coppia scoppiata o la coppia pomiciona. Li riconoscete quasi subito, perché arrivano tenendosi per mano. Badate, descrivendovi questa tipologia di coppia non sto affatto pensando a due studenti, o a una coppia fresca di luna di miele, no, i fidanzatini in questione possono essere anche due settantenni che si sono appena conosciuti, anzi è proprio a loro che mi sono ispirata, avendone incontrato recentemente un paio di esemplari. Sembrano isolati dal mondo, a tavola vi passano il sale continuando a fissarsi negli occhi, si estraniano dalle conversazioni, si tengono per mano sotto il tavolo, ma senza particolare passione. Si chiamano tra di loro con nomignoli nauseabondi e, se intervengono attivamente alla serata, parlano continuamente di come si sono innamorati, della loro canzone preferita e dei loro progetti futuri. Una variante della coppia pomiciona è la coppia in attesa; in questo caso, l'argomento principale sarà ovviamente il nascituro e il corso di preparazione al parto, l'ultima ecografia oppure le sopraggiunte intolleranze alimentari di lei. La coppia in odore di santità. Sia in veste di ospite sia di anfitrione la coppia in odore di santità, appena seduta a tavola, dedica qualche minuto di preghiera a ringraziare il Signore, poi la cena prenderà l'avvio sul tono pacato, tranquillo e fintamente pacifico dei padroni di casa. Gli argomenti di conversazione saranno opportunamente selezionati, nulla che possa turbare le coscienze. Ecco, la persona più vicina a questa tipologia, anzi il personaggio perfetto per farvi capire a chi sto pensando, è Ned Flanders, il vicino devoto di Homer Simpson, quello che lui definisce «più santo di Gesù». Ovviamente non si fanno inviti il venerdì e, se capita, niente carne per rispettare il giorno di magro mentre, la domenica, l'invito a pranzo potrebbe comprendere anche la partecipazione alla Santa Messa. I figli della coppia in questione si alzano a sparecchiare, poi vanno a letto da soli: dei veri mostri. L'anfitrione ipermaterno. Il padrone di casa ipermaterno o iperpaterno inizia ad accudirvi non appena entrate in casa assillandovi di domande e ha un unico scopo per tutta la sera: occuparsi di voi rimpinzandovi di cibo. «Non ti piace la carne di agnello? Oh, ma non ti preoccupare, ho in freezer una bistecca di manzo, oppure un branzino o preferisci un pezzo di gallina?» Dopo cena vi fa sedere sul divano, vi mette addosso una copertina e vi toglie le scarpe, e guai a voi se osate protestare. La sua preoccupazione principale è che ve ne andiate da casa sua senza sentirvi sazi e così vi ingozza di cibo, di oggetti, di parole e possibilmente anche di qualche «schiscetta» per il viaggio, nel caso abbiate ancora un languorino. Si preoccupa per la vostra salute fisica e morale e in genere utilizza, in pieno stile materno, il ricatto come modalità relazionale: «Se non torni entro una settimana, potrebbe venirmi quell'eritema di origine psicosomatica», «Se non finisci le lasagne le getterò tutte nella spazzatura: è davvero un peccato». E, prima di congedarvi, un «Trovati un/una fidanzato/a, è ora che tu metta la testa a posto» non ve lo toglie nessuno. L'ospite oculato, ossia taccagno. Se siete riusciti a farvi invitare da un autentico taccagno siete bravissimi. Lui non ha mai con sé il portafogli, come un mio amico di Torino, gira sempre con una banconota da cento euro in tasca evitando così le piccole spese come offrire aperitivi, caffè o pagare il taxi. Al ristorante vuole sempre fare alla romana, segnandosi le sue portate. Se viene invitato difficilmente porta qualcosa, ma se lo fa probabilmente è un regalo riciclato: occhio alla scadenza. Però dopo il vostro ennesimo invito decide di ricambiare: state pronti. Non c'è nulla che non va, se non nelle porzioni e nella qualità degli ingredienti: porzioni ridotte e ingredienti scadenti. Ma quello che denuncia irrevocabilmente l'anfitrione tirchio è la scelta del vino: se volete bere decentemente conviene che ve lo portiate da casa.

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