Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbassino

Numero di risultati: 3 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Il tesoro

181966
Vanna Piccini 1 occorrenze
  • 1951
  • Cavallotti editori
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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È suo obbligo rispettare il nome dell'uomo che è padre dei suoi figli e rifuggirà dal gettare su di esso una macchia, un'ombra che lo abbassino o lo facciano apparire ridicolo. In caso di infermità, a lei spetta di curarlo, prodigandogli assistenza fisica e morale. Se per qualsiasi ragione vengano a mancare al marito mezzi e lavoro, e la moglie è in grado di provvedere al suo sostentamento, come vuole il codice e come vogliono le leggi dell'umana solidarietà, fortificata dall'amore, adempierà quest'obbligo come tutti gli altri che ha accettato di sua spontanea volontà.

Pagina 620

Galateo morale

197115
Giacinto Gallenga 1 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
  • paraletteratura-galateo
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Il medico non deve mai né per deferenza né per interesse avvilire l'arte sua con disonorevoli concessioni, con atti servili che lo abbassino in faccia a se stesso, faccia agli altri; e nel conflitto della coscienza col danaro la vittoria dee sempre restare alla prima. Il medico deve fare in modo da guadagnarsi la stima e la confidenza dell'infermo, senza per altro giammai immettersi negli affari della famiglia, forzarne i segreti e imporsi a consigliere in argomenti estranei alla professione. Egli non deve far la parte né d'uomo di affari, né di confessore. Né il medico deve intromettersi, né far intromettere altri onde procacciarsi delle clientele. La sua riputazione non deve far capo agli uffici di annunzi e di commissioni. Solo recapito pei medici è la farmacia. Non deve il medico cercare unicamente di far quattrini a detrimento della propria dignità e delicatezza. Non deve offrirsi a curare un infermo prima di esserne invitato; in nessun caso poi e a nessun prezzo deve cercare di soppiantare un collega; nei casi in cui sia chiamato a succedergli, s'informi, prima di recarsi dall'ammalato dei motivi per cui s'è allontanato il suo antecessore; e, fuori che nei casi urgentissimi, tutt'al più dopo una prima visita, esprima, quando abbia creduto di accettare la continuazione della cura, il proprio dispiacere al collega di essere stato scelto a sostituirlo; e mai e poi mai egli si renda complice dell'altrui indiscrezione e scortesia.

Pagina 276

Le buone maniere

202191
Caterina Pigorini-Beri 1 occorrenze
  • 1908
  • Torino
  • F. Casanova e C.ia, Editori Librai di S. M. il re d'Italia
  • paraletteratura-galateo
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Tuttavia, tolte anche le prammatiche tradizionali di pura forma di una certa parte di pubblico, a cui la nostra epoca fatalmente e implacabilmente livellatrice ha dato un crollo decisivo, la nostra vita moderna, che ha posto al contatto tutte le lassi della società, non ha punto dato per precetto, che le classi, diremo scelte, si abbassino fino alle inferiori; al contrario, ha assegnato a queste di alzarsi fino a quelle, imponendo alle une e alle altre un còmpito nuovo: la fusione, per dirla coi pittori, delle idee coi sentimenti, dei sentimenti colle buone maniere, chiamando tutti grandi e piccini a quella elevazione, che la scuola, se non vuol rinunziare ad essere educatrice, deve scolpire negli intelletti dei giovani, perchè sia sciolta la promessa immortale che l'uomo è perfettibile; che mira in alto; e che sente in sè il soffio potente e vivificatore d'un grande lignaggio. È un assioma indiscutibile che l'abitudine è una seconda natura. Il dare a sè stesso delle abitudini virtuose e gentili non è soltanto un dovere di coscienza, ma un vantaggio di una importanza imprevedibile per la vita dell'uomo. Se è vero che ogni idea diventa azione e che le azioni buone o cattive ripetute in noi e fuori di noi, diventano abitudini, importa sopratutto dare ai nostri fanciulli la suggestione delle buone idee e delle abitudini virtuose e gentili. Esse avranno per la maggior parte abbreviata all'educatore la via e diminuita la fatica per l'educazione dell'intelletto e del cuore: esse si saranno convertite in carne e sangue della vita morale: esse saranno state la ginnastica salutare della disciplina e del carattere e avranno stabilito il punto di partenza del metodo, senza di cui si potranno fare degli eroi, ma non dei saggi. - Ora è fuori di dubbio che la patria ha più bisogno di saggi che di eroi. Un eroe salva la patria in on giorno di pericolo, ma un saggio la fa forte contro di esso e sa allontanarlo. Egli è perciò che seguendo il metodo sperimentale di Monsignor della Casa, cosi amabile e spiritoso uomo, che nell'antichità de' suoi conciosiacosachè e de' suoi precetti di educazione adatti al tempo suo, ha pur conservato tanta grazia e freschezza d'immagini e di colorito, anch'io son venuta classificando, sebbene in modo tanto impari all'assunto, i modi più gentili e più in uso pel vivere onesto e civile. Nell'indagarne le origini e nel cercarne le applicazioni io ho dovuto molte volte invadere il campo riservato alle prammatiche, così dette ufficiali e in gran parte destinate alle classi sociali più elevate. Ciò spero non mi sarà ascritto a colpa. Non solamente per le ragioni dette prima sui frequenti e inevitabili contatti delle classi nella vita contemporanea, ma perchè questo libro è destinato più particolarmente alle giovinette le quali debbono consacrarsi al magistero, non mi era possibile evitare di far conoscere, sebbene fuggevolmente, le regole elementari della vita nelle grandi città, in cui dovranno forse vivere e insegnare. Molte di esse potrebbero anche entrare in famiglie signorili come istitutrici; molte altre far parte di queste stesse famiglie come ornamenti o pel loro ingegno o per la fortuna, intorno alla cui ruota si aggirano tanti possibili quanti sono i pensieri e i destini degli umani. Era dunque un dovere indicare almeno per sommi capi i dettami delle nuove convenzioni e convenienze sociali. Lasciando ai filosofi ed ai pedagogisti e a più convenevol luogo, la fatica della educazione morale, io incomincierò da quello che per avventura potrebbe a molti parer frivolo, cioè quello che io stimo si convenga di fare, per potere in comunicando ed in usando con le genti, essere costumato et piacevole et di belle maniere, il che nondimeno è virtù o cosa molto a virtù somigliante; et come che l'esser liberale o costante o magnanimo sia per sè senz'alcun fallo più laudabil cosa, tuttavia il poter mettere insieme la sostanza e l'apparenza di essa, parmi non ignobile fatica. Della quale se alcuno ricaverà se non vantaggio reale almeno un qualche diletto, pel richiamo ai costumi antichi nazionali in confronto dei moderni, io mi riterrò abbastanza lieta e soddisfatta.

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