Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIFI

Risultati per: abbassi

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Vizio di forma

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Levi, Primo 2 occorrenze

Ho visto che spesso Renato ti parla, e tu abbassi gli occhi. Forse ti umilia? o ti racconta delle fandonie? Ma saranno scherzi, sai pure, cose da ragazzi, senza importanza: non devi darci peso, facci su una risata e tutto torna come prima. Se la prendi così sul tragico, non fai che incoraggiarli a continuare. Aveva sparato alla cieca, eppure aveva centrato il bersaglio: se ne accorse immediatamente. Mario era impallidito, ed aveva sollevato lo sguardo incontro al suo, col riconforto e la stanchezza di chi desiste da una lotta. Scollò le labbra con fatica e disse: _ Non sono fandonie. È vero. Io non sono come gli altri: è un pezzo che me ne sono accorto. _ Rise timido: _ Renato ha ragione. _ Non sei come gli altri perché? In cosa ti senti diverso? Se mai, sarai diverso in meglio: non vedo perché ti dovresti affliggere di questo. Se tu fossi l' ultimo della classe .... _ Non è questo. Io sono diverso perché sono nato diverso. Nessuno ci può più fare nulla. _ Sei nato ... come? _ Sono sintetico. Rimaneva il preside, per quello che un preside può soccorrere. Quello, nella fattispecie, era un galantuomo e un amico, ma un preside, anche il migliore, ha varcato una certa soglia e capisce solo certe cose. Le consigliò di aspettare e di stare a vedere: gran bel consiglio. E intanto Mario era lì fuori, nel corridoio, e a lei pareva di sentirne il cervello ronzare perduto, come un motorino in stallo: ronzare e battere e domandarsi e rispondere a vuoto. Chiese al preside il permesso di farlo entrare: il preside acconsentì con riluttanza, Mario entrò e si sedette come davanti al plotone d' esecuzione. Il preside si sentiva simile ad un attore di quart' ordine: _ Salute, Mario. Allora? Che cos' hai da raccontarci? _ Niente, _ disse Mario. _ Niente ... è troppo poco. Sul niente non si costruisce che il niente. Mi hanno riferito, vedi, di certe tue idee ... di certe strane storie che ti devono avere raccontato ... e mi stupisce, veramente mi stupisce che un ragazzo come te, un logico, un ragionatore, abbia potuto prestarvi orecchio. Che cosa mi sai dire, tu, su questo argomento? _ Niente, _ disse Mario. _ Vedi, figliolo, io penso che tu (non solo tu, certo) ti sia riempita la testa. Che tu soffra per sovraccarico, insomma, come ... una linea del telefono. Hai assorbito troppo dall' ambiente che ti circonda: dai libri, dai giornali, dalla televisione, dal cinema ... e anche dalla scuola, sicuro. Sei d' accordo con me? Mario taceva e guardava nel vuoto, come se neppure cercasse le parole di una risposta. Il preside continuò: _ Ma se non parli ... se non mi aiuti ad aiutarti ... non verremo a capo di nulla: ti avrò fatta un' altra lezione _ rise nervoso _ oltre a tutte le altre che già ti devi sorbire .... Diverso: così ti senti diverso. Ma siamo tutti diversi, perbacco, e guai se non lo fossimo: c' è chi è nato per diventare uno scienziato, come te, vero? e chi invece sarà un buon commerciante, e chi è meglio si limiti a ... a qualche lavoro più modesto. Ognuno di noi può e deve fare qualcosa per migliorarsi, per coltivarsi, ma il terreno, la sostanza umana, è diversa per ognuno: sarà ingiusto ma è così, l' abbiamo ereditata dai nostri genitori e progenitori all' atto della nascita, e .... Mario interruppe con voce contenuta: _ Va bene. È vero. Io però adesso dovrei andare. Nel cortile, due squadre improvvisate giocavano a pallacanestro, con scarsa correttezza e molte grida e richiami; un altro gruppo, quasi fra i loro piedi, si arrangiava a condurre avanti una gara di salto in lungo, benché la fossa di sabbia fosse quasi vuota. In un angolo, Mario stava parlando, di fronte ad un manipolo di ascoltatori occasionali, non della sua classe, e più sbalorditi che attenti. Mario diceva: _ ... adesso siamo pochi, ma poi saremo molti e comanderemo noi, e allora non ci saranno più guerre. Sì, perché non combatteremo fra noi come capita adesso, e nessuno potrà assalirci perché saremo i più forti. E non ci saranno differenze: noi non faremo più differenze, bianchi, negri, cinesi, saranno tutti uguali, anche i Pellerossa, quelli che restano. Distruggeremo tutte le bombe atomiche e i missili, tanto non serviranno più a niente, e con l' uranio che ne ricaveremo ci sarà energia gratis per tutti, in tutto il mondo: e anche da mangiare, gratis per tutti, anche in India, così nessuno morrà più di fame. Faremo nascere meno bambini, in modo che ci sia posto per tutti: e tutti quelli che nasceranno nasceranno come noi. _ Nasceranno come? _ chiese una voce timida. _ Come me. O anche per telefono, o per radio: un uomo telefona a una donna, e poi nasce un bambino, ma non così a caso come succede adesso, nasce pianificato .... Beh? avete poco da guardarmi così: io sono uno dei primi, e forse per me i conti non li hanno fatti tanto bene; ma adesso stanno provando un sistema nuovo, e i bambini li calcolano come si fa coi ponti, cellula per cellula, e si possono fare su misura, alti e forti e intelligenti quanto uno vuole, e anche buoni, coraggiosi e giusti. Si possono anche fare che respirino sott' acqua come i pesci, oppure capaci di volare. Così nel mondo ci sarà ordine e giustizia e tutti saranno felici. Ma non credete: non sono mica solo. Senza andare tanto lontano di qui ... la Scotti Masera. Prima lo sospettavo soltanto, ma adesso ne sono sicuro. Mi sembrava, così dalla pronuncia e dal modo di muoversi, e poi anche perché non si arrabbia mai e non alza la voce. Non arrabbiarsi è importante, vuol dire che si è raggiunto il controllo, o lo si sta raggiungendo. Quando il controllo è completo uno può anche stare senza respirare, non sentire il dolore, può ordinare al suo cuore di fermarsi ... bene, mi sono accorto che è una dei nostri l' altro giorno, quando mi ha chiamato da parte. _ Così vecchia? _ chiese Giorgio, facendosi largo fra l' uditorio che si era molto ingrossato. _ Non è poi tanto vecchia: e cosa c' entra, vecchio o non vecchio? _ C' entra sì, _ spiegò Giorgio con pazienza: _ non hai detto che è solo poco tempo che si sanno fare queste cose? Mario lo guardò come se si fosse appena svegliato, ma si riprese subito: _ Non so, forse è meno vecchia di quanto sembra: ma può anche darsi che sia nata così. _ Come! Nata vecchia ... voglio dire, anziana? _ Ho detto "nata" così per dire, voi mi capite: è stata costruita così, perché abbiamo fretta, non si può più aspettare. Non c' è più tempo da perdere: nel 2000 saremo dieci miliardi, capite, dieci: e se non si provvede finirà che ci mangeremo gli uni con gli altri. Ma anche se non si arrivasse a questo punto, ci saranno l' acqua e l' aria contaminate, in tutto il mondo: l' aria sarà diventata smog, anche in cima all' Everest, e l' acqua sarà preziosa perché le sorgenti si seccheranno. Tutto questo non è un' invenzione, ma sta già succedendo: per questo è indispensabile far nascere subito degli uomini anziani, degli ingegneri e dei biologi: non si può aspettare che siano cresciuti i bambini che nascono oggi, e che abbiano finito l' università. Ci vorrebbero trent' anni prima che potessero mettersi al lavoro. Ecco: è per questo che bisogna ... che abbiamo bisogno subito di anziani. Gli si parò davanti Renato, con le braccia levate, come se volesse arrestare un toro che carica. Infatti voleva farlo tacere, ed era pieno d' ira, e insieme di un oscuro tumore: _ Smettila, buffone! Non raccontare storie, la Scotti non è né un ingegnere né un biologo, è soltanto una vecchia strega! Mario rispose con voce tanto alta che in tutto il cortile i ragazzi si fermarono e si volsero verso di lui: _ Non è una strega. È una di noi: l' ho incontrata in corridoio, proprio ieri, e mi ha fatto il segno. _ Quale segno? _ chiese Renato. Mario non rispose subito: guardò Renato, e parve che qualcosa in lui si spegnesse. Lasciò penzolare le braccia, abbassò il capo; poi, con voce mutata, appena udibile, disse: _ Vai via, Renato: non ti posso vedere. Ecco, mi hai fatto parlare, e io ho parlato, e adesso sono tornato come tutti: come te, come uno di voi. Andate via, andate via tutti, lasciatemi solo _. Indietreggiò fino al muro, e scivolò via lungo il muro fino alla porta: Giorgio lo trovò poco dopo in un angolo della palestra, seduto in terra, col capo fra le mani, che piangeva con grossi singhiozzi.

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Era poi diventato comunissimo trovare per strada bambini che portavano in fronte, scarabocchiati con una penna a sfera, viva e abbassi, ingiurie e parole sporche. Enrico e Laura si sentivano dunque meno soli, ed anzi, incominciavano a provare fierezza, perché si sentivano in certa misura dei pionieri e dei capostipiti: erano anche venuti a sapere che le offerte delle agenzie erano addirittura precipitate. Nell' ambiente dei vecchi segnati correva voce che, per una scritta normale, su di una sola riga e per tre anni, ormai non si offrissero più di 300000 lire, e il doppio per un testo fino a trenta parole con un marchio d' impresa. A febbraio ricevettero in omaggio il primo numero della "Gazzetta dei Frontali". Non si capiva bene chi la pubblicasse: per i tre quarti, naturalmente, era zeppa di pubblicità, e anche il quarto residuo era sospetto. Un ristorante, un campeggio e vari negozi offrivano ai Frontali modesti sconti sui prezzi; si rivelava l' esistenza di un club, in una viuzza di periferia; si invitavano i Frontali a frequentare la loro cappella, dedicata a san Sebastiano. Enrico e Laura ci andarono una domenica mattina, per curiosità: dietro l' altare era un grande crocifisso di plastica, e il Cristo portava scritto JNRI sulla fronte anziché sul cartiglio. Press' a poco allo scadere del terzo anno del contratto, Laura si accorse di aspettare un bambino, e ne fu lieta, benché, con i recenti aumenti del costo della vita, la loro situazione finanziaria non fosse brillante. Andarono dal Rovati a proporre un rinnovo, ma lo trovarono assai meno gioviale di un tempo: offerse loro una cifra irrisoria per un testo lungo ed ambiguo in cui si vantavano certe filmine danesi. Rifiutarono, di comune accordo, e scesero al centro grafico per la cancellatura; tuttavia, a dispetto delle assicurazioni della ragazza in camice bianco, la fronte di Laura rimase ruvida e granulosa come per una scottatura, e poi, guardando bene, il giglio stilizzato si distingueva ancora, come le scritte del Fascio sui muri di campagna. Il bambino nacque a termine, regolarmente: era robusto e bello, ma, inesplicabilmente, portava scritto sulla fronte "OMOGENEIZZATI CAVICCHIOLI". Lo portarono all' agenzia, ed il Rovati, fatte le opportune ricerche, dichiarò loro che quella ragione sociale non esisteva in alcun annuario, ed era sconosciuta alla Camera di Commercio: perciò non poteva offrire loro proprio niente, neppure a titolo di indennizzo. Gli fece ugualmente un buono per il centro grafico, affinché la fronte del piccolo fosse cancellata gratuitamente.

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