Io stesso, quando segnavo una rete, tornando a centrocampo abbassavo subito istintivamente la lesta perché temevo, alzandola verso il pubblico, di provocare gli applausi. Altri tempi. Lei si ricorderà - mi dice ancora infervorandosi - che nel '47 dieci giocatori del Torino incontrarono la nazionale d'Ungheria battendola per 3 a 2. L'unico escluso fu il nostro portiere Bacigalupo che non valeva sicuramente meno di Sentimenti IV. Bene: lei pensa che il povero «Baci» abbia protestato, minacciato, tuonato, inveito come fanno oggi? Non disse, una sola parola, né a noi né a Pozzo, il commissario tecnico. Lei mi aveva chiesto, per prima cosa, quale era il segreto del Torino-squadra: eccoglielo spiegato. Un pugno di uomini veri e di amici sinceri che andavamo in campo per giocare sul serio». Quegli «uomini veri» erano: Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola, Ferraris II, Martelli, Tormà.
Accademia della crusca
