Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbassavano

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Il drago. Novelle, raccontini ed altri scritti per fanciulli

246577
Luigi Capuana 1 occorrenze
  • 1895
  • Enrico Voghera editore
  • Roma
  • Verismo
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I quattro monelli poi non stavano fermi; si abbassavano per prendere i sassi da lanciare, si accapigliavano per raccorre le albicocchine cascate, giravano di qua e di là attorno all'albero per colpire — si capiva bene dai gesti — i rami più carichi; insomma pareva sguizzassero a posta per non farsi riconoscere. Il pecoraio aveva assistito cinque buoni minuti allo strazio del povero albicocco dai cui rami veniva giù un nugolo di foglie e di fronde per la grandinata di sassi che lo colpiva; poi non ne aveva potuto più e aveva gridato: — Oohh! Oohh! — in tono di minaccia. I monelli si erano fermati, avevano guardato in direzione della voce e, riconosciutolo, avevano risposto con un urlo di gioia: — Pecoraio! Pecoraio ! E gli si erano slanciati incontro di corsa. Allora li aveva riconosciuti anche lui, e subito gli era sfuggita quell'esclamazione: — Madonna mia !... I padroncini ! — che non significava certamente un bell'elogio a quei monelli. Infatti, ogni volta che i quattro figliuoli minori del padrone arrivavano alla fattoria, si poteva dire che arrivavano quattro diavoli scatenati. E ogni anno, nel mese di maggio, il caso si dava tutti i sabati dopo pranzo. Venivano a piedi dal paesetto vicino, affidati alla custodia di un contadino che, non avendo voglia di correre come loro, spesso li perdeva di vista a metà di strada; e per quella mezza giornata e l'intera giornata della domenica, la fattoria era proprio messa sossopra, senza un minuto di tregua. Galline e tacchini sbandati, inseguiti pei campi di frumento; asini fatti imbestialire da mazzi di spine introdotti sotto la coda; vitellini perseguitati a colpi di canna o di bastone, e che il ragazzo del bovaro stentava a rimenare in istalla; aratri trascinati attorno; carrettelle rovesciate pei burroncelli; zappe, tridenti seminati da per tutto, secondo il capriccio del momento. E non dico niente del saccheggio all'uva agresta, alle mele, alle susine immature, agli alberi di albicocco e di ciliegio; niente delle scalate ai tetti del casamento in cerca di nidi di passerotti. Come mai quei diavoletti non si facessero male, non ricevessero qualche calcio dalle bestie, anzi non si rompessero l'osso del collo, pareva proprio un miracolo. Ma i contadini avevano ordine di lasciarli fare; e li lasciavano fare, brontolando però sotto voce, perchè poi toccava a loro rimenare al posto gli oggetti dispersi, rassettare e far sparire ogni traccia di quella specie di saccheggio. Per ciò, al riconoscerli, il pecoraio aveva esclamato : — Madonna mia!... I padroncini ! Egli era arrivato soltanto da una settimana alla fattoria, con le pecore che dovevano pascolare su per le colline e per la vallata dello Sgombo, e ricordava con spavento quel che gli era toccato di tollerare il maggio dell'anno passato. Dopo pochi minuti, li vide scoppiare in mezzo alle pecore che pascolavano tranquille e che si sbandarono, impaurite anche dagli urli di gioia dei quattro ragazzi datisi ad afferrarle pei velli, per le corna, per le code, a rincorrerle chi di qua, chi di là. — Ecco la ricotta! — gridò il pecoraio, per impedire che continuassero. E alzando il braccio, mostrò il cestino che la conteneva. — Bravo, pecoraio! La ricotta! la ricotta! Gli saltarono addosso; ognuno voleva essere il primo a levargli di mano il cestino, e dava spinte e urtoni all'altro, urlando, ridendo; tanto che il pecoraio si senti intenerito di quella allegra gazzarra fanciullesca, sorrise, abbassò il braccio e consegnò il cestino con la ricotta al maggiore, dicendo : — Portatela alla fattoria; qui non c'é piatti. E sospirò, come sollevato da un peso, quando li vide andar via di corsa, il maggiore avanti, col cestino in alto quasi fosse stato una spoglia di vittoria, e gli altri dietro, acclamanti, facendo sollevare un nugolo di polvere, peggio che se passasse per la via una mandra di capre. ***

La sorte

247867
Federico De Roberto 1 occorrenze
  • 1887
  • Niccolò Giannotta editore
  • Catania
  • Verismo
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E quelli abbassavano ancora la voce, e Alfio spalancava ancor più gli occhi. A un tratto, al chiassuolo di San Rocco, s'intese un rumor di passi. - Chi è che viene? - Tò - s'interruppe Vacirca - quella lì non è Anna Laferra? - Con Vincenzo Sutro, guarda! - disse Manfuso - E quel povero Salvatore che abbiamo lasciato a Napoli disperato per lei! Alfio Balsamo non disse niente; ma come se la vide passare dinanzi, dritta e superba, con la faccia pallida e i capelli scomposti, esclamò, in una risata: - Va', puttana!

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