entrare. Supina, col petto che si sollevava e si abbassava pel respiro affannato, con gli occhi intorbidati, spalancati e fissi nel vuoto, il viso
gioia nel vedersi osservato dal padrino, e guardato con affetto dalla signora Carboni. «Che cosa diventerai, diavoletto?» Egli abbassava e sollevava gli
cortile, nei granai, in cantina, compiacendosi quando egli esclamava col fare di Bustianeddu: «eh, diavolo, quanta roba avete!», ma non si abbassava mai a
coi più dolci nomi; ma non poteva, non poteva, sebbene s'accorgesse che anche lei sollevava e abbassava gli occhi con delizioso terrore, in attesa del