Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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La sorte

248106
Federico De Roberto 1 occorrenze
  • 1887
  • Niccolò Giannotta editore
  • Catania
  • Verismo
  • UNICT
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Donna Mena abbassava la testa sul cucito, per non fargli attaccar lite, e si metteva a piangere silenziosamente, perchè tutte quelle storie di baronie e di ricchezze guastavano la testa alla ragazza, che non voleva più scendere in bottega. Gli affari, poi, non andavano così bene come dava a intender suo marito, e invece di una lavorante che costava un occhio del capo, la Nunziata avrebbe potuto dare una mano. Ma se ne parlava a don Antonino, pover'a lei! le toccavano male parole: che la ragazza non aveva bisogno di sciupare la sua salute, che lui c'era per questo! Frattanto egli se ne stava tutt'il santo giorno sdraiato sulla soglia della bottega, col forbicione in mano, a tagliuzzare modelli vecchi, o a ritagliare i figurini dell'altr'anno, disturbando le lavoranti con le sue chiacchiere, o facendo fermare i passanti di sua conoscenza, attaccando discorsi che non finivano più. Quando c'era bisogno di fare una commissione, o di pigliare le ordinazioni dalle pratiche, o di comperare i finimenti, restava fuori un'intera giornata, preferendo di spasseggiarsela sul corso, squadrando la gente, come un barone, e se incontrava Raffaele sul brecchi del barone vero, vi montava su volentieri: non era per niente fratello del padrone, almeno si faceva scarrozzare franco e i vicini crepavano d'invidia. Ma donna Michela, la vedova che stava a due passi, invidia non ne provava, per quella gente, e in carrozza a quel modo non ci sarebbe andata, neanche se l'avessero fatta regina. - Poveri, ma onorati! - diceva, assestando le dodici chicchere di porcellana sul canterano di noce lucido - e questa grazia di Dio nessuno può rinfacciarmela! Ripeteva spesso così per amore di suo figlio Concetto, il quale s'era messo a passeggiare sotto la finestra della Nunziata, la figliuola di don Antonino. Concetto da quell'orecchio non ci sentiva, e andava e veniva ogni momento per vedere la ragazza che ricamava con le dita più bianche della tela; tanto che il principale di lui cominciava a lagnarsi. - Badate: che vostro figlio non ha più la testa a posto come prima. Giusto, la cosa venne all'orecchio di don Antonino, che per miracolo di Dio non fece un massacro. - Come? quel pezzo di carnevale ha il viso di alzar gli occhi sopra mia figlia? Sangue di non so chi, se non finisce la commedia l'accompagno a pedate al suo paese pezzente! Poi se la pigliava con le lavoranti. - Già, la colpa è di voialtre ciabatte, che mi mangiate il pane a tradimento. Se un'altra volta non m'avvertite, vi piglio per un piede e vi butto fuori. Donna Mena, a quelle sfuriate, si metteva a piangere peggio di prima, perchè un partito come Concetto, che fra poco avrebbe messo su bottega da sè, sua figlia non lo avrebbe mai più trovato; e le lavoranti minacciavano di andarsene, che, Dio liberi! quello non era il modo di parlare a delle ragazze. Invece, quando non era in casa a gridare e a minacciare, don Antonino se ne andava col cocchiere o col cameriere del barone, a ragionare di ricchezze; e aveva la testa all'eredità, intanto che il negozio andava di male in peggio e la Nunziata passava il tempo alla finestra, a far gli occhi dolci ai passanti. - Almeno, diteglielo a vostra figlia di dare una mano nella sartoria, ora che due la voranti bisogna congedarle. La ragazza, come intese quel discorso, posò da un canto il ricamo di bianco che faceva per isvago, e rispose: - Se volete che vi dia una mano, compratemi un'altra macchina; che io scenda. a lavorare in bottega potete levarvelo dal capo. Nunziata aveva ragione, ci voleva una altra macchina; così lei avrebbe potuto lavorare su in camera, da signora, senza confondersi con le operaie, e la bisogna sarebbe stata spedita più presto. - Ma andiamo che io non ho da dove pigliar le vent'onze, e quella bestia del macchinista non mi vuol far credito! Donna Mena pensò allora di farsi prestare la somma occorrente dalla vicina donna Michela, che non avrebbe negato quel piccolo favore, per amor del figliuolo. Non ne disse però niente al marito se no, Dio ne scansi, poteva finir male, Donna Michela, come la vide spuntare, voleva chiuderle l'uscio in faccia; ma sentendo perchè veniva, si aggiustò le cocche del fazzoletto che portava in testa, e stirò con le mani il grembiale, dalla sodisfazione di vedersi dinanzi, così umiliata, la vicina. Ma vent'onze, com'è vero Dio, non le metteva fuori; per quella gente, poi! - Cara vicina, i tempi sono scarsi, credetelo, ed io non ho potuto neanche rifare i materassi di mio figlio Concetto, che è un figliuolo d'oro. E poi vent'onze son denari, e non si trovano spazzando per terra. - Mi bisognerebbero per comprare la macchina alla Nunziata, che ha le mani fatate, e lavora da sera a mattina. I denari, non dubitate, li riavreste per Ognissanti... - Credetemi, vicina, se avessi potuto, oh, con tutto il cuore!.. Donna Mena se ne andò via afflitta e sconsolata, con le mani vuote com'era venuta. Ma quando tornò a casa Concetto, e seppe della domanda dei vicini e della negativa di sua madre, si fece bianco e rosso in viso, perchè lui avrebbe voluto che si fossero date le vent'onze. - Oggi a te, domani a me; se non ci aiutiamo l'uno con l'altro... - Ho i miei guai! - A Ognissanti le avrebbero restituite. Voi che paura avete? È gente onorata... A queste parole, donna Michela non stette più alle mosse. - Gente onorata, quel bastardo che conta i giorni di suo fratello?.. Gente onorata, quel don Antonino, che alleva la figliuola per farne una... - Mamma, non parlate così! - disse lui con la voce grossa, facendosi brutto e dando un pugno tanto forte sul canterano che le chicchere si misero a ballare. Poi le tenne il broncio: non voleva più mangiare, e le parole bisognava strappargliele di bocca, l'una dopo l'altra. Donna Michela, che gli voleva bene più della pupilla degli occhi, non poteva rassegnarsi a vederselo dinanzi a quel modo. - Almeno ce ne restassero riconoscenti! Ma sono più superbi di Lucifero... - Voi che ne sapete? Sono venuti a chiedervi un favore e li avete mandati via come dei cani. - Allora sia fatta la tua volontà! Ma io non voglio veder nessuno, qui in casa; e cotesti cristiani non mi piace di averli neanche per compagni di processione. - Andrò io da loro - s'affrettò a rispondere Concetto, a cui non pareva vero di veder la Nunziata da vicino; e per questo si mise l'abito delle feste. - Almeno, aggiusta bene gl'interessi! - gli raccomandò donna Michela, quand'egli era già nella via. Come donna Mena vide comparire Concetto dietro lo sporto, non seppe più a che santo raccomandarsi, perchè se scendeva suo marito voleva succedere un guaio. Ma lui non le dette il tempo. - Mi manda la mamma - disse subito - con le vent'onze; che se non ci aiutiamo l'uno coll'altro... - Oh che brava persona voi siete!... L'avevo detto io, che la comare Michela era una buona vicina! Accomodatevi; io chiamo subito mio marito - Ma egli aveva soggezione delle lavoranti, che non gli levavano gli occhi d'addosso. Don Antonino stava buttato sul letto, rosicchiando due fave arrosto; e appena intese che giù c'era Concetto, si rizzò, sbraitando che gli voleva rompere le mascelle; ma quando sua moglie gli ebbe spiegato che quello portava i denari, si chetò, borbottando: - Vent'onze! Valeva la pena, per una simile miseria!.. Nondimeno scese giù, in maniche di camicia come si trovava, e tendendo a Concetto un pugno di fave, gli disse: - Ne volete, amico? Concetto ne prese una, per mostrar di gradire, ma la mise in tasca, che non avrebbe voluto farsi trovar mangiando, se scendeva la Nunziata. Don Antonino aggiunse: - Ho inteso l'affare del prestito; ora vi faccio la ricevuta, in piena regola. - Ma non occorre, signor don Antonino... Fra galantuomini!.. No, no; patti chiari e amicizia lunga: questo è il mio costume. - La chiamo, la Nunziata? - gli domandò sottovoce donna Mena, mentre egli scriveva sopra una fattura della sartoria, al tavolone da stirare. - Se non vai via, ti piglio a calci - rispose ad alta voce don Antonino. Così Concetto se ne andò con la ricevuta in tasca, come un cane bastonato; che non gli avevano neanche detto grazie e della ragazza non ne aveva saputa nè nuova nè vecchia.

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