Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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IL RACCONTAFIABE - Seguito al "C'era una volta …"

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Capuana, Luigi 1 occorrenze

Quel giorno, il Reuccio, passando, alzò secondo il solito, gli occhi alle finestre, come se cercasse qualche persona che non c'era, e, abbassatili scontento, spronò il cavallo e tirò via. Quel giorno ella fu così cattiva con la Zoppina, che la poveretta piangendo si mise a gridare: - Ah nonnina, nonnina, vi siete scordata di me! E la sorella, inviperita: - Te la do io la nonnina! E picchia. .... - Te la do io la nonnina! E picchia. Le lasciò le lividure. La notte, la Zoppina: - Nonnina mia, nonnina mia, pensateci voi per me. - Ci penserò io! Ci penserò io! Svegliatasi, cerca tastoni la veste, e al tatto si accorge che la stoffa era un'altra. Apre gli scuretti della finestra, e che vede? Su la seggiola, a piè del letto, vede steso un terzo vestito nuovo tutto ricamato d'oro, tempestato di pietre preziose: neppur la Regina doveva averne uno pari. Questa volta era inutile frugare nel cassettone; ella sapeva benissimo che non aveva altri abiti smessi. - Come fare, per via della sorella? Non sapeva risolversi ad indossare uno di quelli: intanto la sorella, di là, gridava: - Zoppina! Zoppinaccia! Non senti dunque, Zoppina del diavolo! E le si rovesciò in camera, furibonda. Visto quell'abito da Regina, rimase di sasso. - Di chi è? - Non lo so. - Chi te l'ha dato? - Non lo so. - E tu perché in sottana? - Non ho più vestiti da indossare: me l'han portati via. - Zoppaccia, non me la dài ad intendere. Per acchetare la sorella, la poverina, mezzo sbalordita, le raccontò tutto: del Fiorellino, della voce udita di notte, degli altri vestiti trovati su la seggiola: e glieli fece vedere. Colei non voleva crederle. - Zoppaccia, non me la dài ad intendere. Prese i vestiti e il vasetto col Fiore e li portò in camera sua. La Zoppina dovette indossare un abito vecchio della sorella. Ci nuotava dentro e pareva più buffa che non era. - Vo' provar io! - disse la sorella maggiore. E la notte appresso, spento il lume, cominciò a dire: - Nonnina mia, nonnina mia, pensateci voi per me! - Ci penserò io! Ci penserò io! Rimase stupita. - Dunque la Zoppina non aveva mentito! E la mattina, svegliatasi, cercò tastoni la veste; al tasto s'accorse che la stoffa non era quella. Aperse gli scuretti della finestra, e che vide? Su una seggiola, a piè del letto, vide steso un vestito vecchio, di canavaccio, tutto sbrendoli e frittelle. E nell'armadio, dov'ella aveva riposti i tre bei vestiti, ne mancava uno, il migliore. - Ah, Zoppaccia del diavolo! Sei stata tu! E picchia e ripicchia! Le lasciò le lividure. Però volle ritentare: - Nonnina mia, nonnina mia, pensateci voi per me! - Ci penserò io! Ci penserò io! Smaniava che si facesse giorno, per vedere se le accadeva come la mattina avanti. Le accadde peggio. Su la seggiola a piè del letto trovò steso un vestito fatto di scorze di albero imputridite. E dall'armadio ne mancava un altro di quelli ripostivi, il migliore. - Ah, Zoppaccia del diavolo! Sei stata tu! Sei stata tu! E picchia e ripicchia! Le lasciò le lividure, Caparbia, volle ritentare; ma la mattina seguente, non solo non trovò nulla né sulla seggiola né nell'armadio, ma fin il Fiorellino rosso era sparito dal vasetto, lasciando nella camera un puzzo che ammorbava. - Ah, Zoppaccia del diavolo! Sei stata tu! E picchia e ripicchia! Le lasciò le lividure. Il giorno dopo si sparse la notizia ch'era stato scoperto un furto nella guardaroba della Regina: mancavano tre abiti di gala, abiti di un valore inestimabile; tutta la corte era sossopra; il Re e la Regina su le furie; i Ministri spaventati della collera reale perdevano la testa. Il Re li aveva radunati a consiglio. - Se fra tre giorni non mi trovate il ladro, vi faccio impiccare tutti in fila! Eran passati due giorni, e i poveri Ministri si tastavano il collo. Del ladro, nessuna notizia. E il Re: - Domani all'alba, vi farò impiccare tutti in fila! I Ministri pensarono di mettere una sentinella a ogni porta e far perquisire tutte le case. Le guardie rovistavano da per tutto, ma non trovavano niente. Andate in casa delle due sorelle, cerca, ricerca, fruga, rifruga non trovarono niente neppur lì. La sorella maggiore intanto, di nascosto dalle guardie, borbottava nell'orecchio della Zoppina: - Zoppaccia ladra! Zoppaccia ladra! Che tradimento volevi farmi! La povera Zoppina, atterrita di veder tanti brutti ceffi, non rispondeva nulla. E pregava dentro di sé: - Nonnina mia, aiutateci voi! Aiutateci voi! Pregava anche per quell'altra. Una guardia, più sospettosa dei compagni, tastata la materassa del letto della sorella maggiore, disse: - Scucite qui. Scuciono e fra la lana eccoti gli abiti regali di gala, proprio quelli trovati dalla Zoppina su la seggiola in camera sua. - La ladra è lei! La ladra è lei! - urlava la sorella maggiore. Ma le guardie le acciuffarono tutte e due, e le condussero in carcere, La Zoppina neppure piangeva; guardava attorno, stupefatta. L'altra pareva impazzita: - La ladra è lei! La ladra è lei! Nella prigione, le chiusero in due stanze separate. La Zoppina, al buio, pregava a mani giunte: - Ah nonnina, nonnina, pensateci voi per me! - Ci penserò io! Ci penserò io! Si volse dalla parte d'onde la voce veniva e, nel buio, vide il Fiorellino rosso che luccicava come un pezzettino di carbone acceso. A poco a poco quel luccichio crebbe, crebbe, illuminò tutta la stanza, e fra lo splendore comparve una bellissima donna che non toccava terra coi piedi, e pareva fatta tutta di luce, carni e vestiti. - Sono Fata Fiore; mi chiamano così perché un mese son creatura vivente e un mese Fiore: è il mio destino. Tu mi hai raccolto, mi hai ripulito, mi hai rimutata l'acqua due volte al giorno, mi hai salvato dal penare. Ora son qua io per te! E detto questo, scomparve. La mattina il Reuccio, nel punto di montar a cavallo, vide per terra un Fiorellino rosso; uno degli scudieri stava per metterci il piede sopra. - Bada! Bada! Se lo fece raccogliere, e rimase incantato del gratissimo odore che il Fiore mandava; un odore di paradiso. Subito gli venne in mente la Zoppina, a cui aveva molto pensato dal giorno che la raccattò da terra come quel Fiore: gli era parsa tanto buona, tanto gentile, quantunque non bella. Non l'aveva più riveduta; e non s'era mai saputo spiegare perché pensasse così spesso a lei avendola vista una sola volta. Si mise il Fiore all'occhiello, e quando tornò a palazzo, lo ripose in un vasetto con l'acqua, in camera sua; lo chiamò il Fiore della Zoppina. La notte, sul punto di addormentarsi, a un tratto ode: - Psi! Psi! Psi! Psi! Accese subito il lume, guardò attorno stupito; non c'era nessuno. Poco dopo, di nuovo: - Psi! Psi! Psi! Psi! - Chi sei? Che cosa vuoi? - Sono Fata Fiore! Ascolta bene quel che ti dirò: ma non accendere il lume. E Fata Fiore gli raccontò la dolorosa storia della Zoppina. Verso la fine il Reuccio piangeva. Non attese che fosse giorno, e corse dal Re suo padre. Rifece il racconto della Fata e poi si gettò al piedi del Re: - Maestà, Fatemi sposare questa Zoppina! La Reginotta dev'esser lei. Il Re non disse di sì né di no. Ma quando gli parve l'ora, diede ordine: - Conducete qui le due ladre. Le guardie andarono prima alla prigione della sorella maggiore. Tutta arruffata e sconvolta non sembrava più lei; pareva una Strega. L'ammanettarono e la introdussero al cospetto del Re. Aperto l'uscio della prigione dov'era rinchiusa la Zoppina, le guardie si arrestarono meravigliate su la soglia. La nera stanzaccia s'era trasformata in un magnifico giardino fiorito, e la Zoppina, così bella da non riconoscersi, con indosso un abito sfarzosissimo, coglieva fiori e ne faceva tanti bei mazzi. - Questo pel Re, questo per la Regina, e questo pel Reuccio che sospira. Subito il Re e la corte andarono alla prigione per condur via la Zoppina con tutti gli onori di Reginotta. La sorella maggiore, appena la vide, diede in ismanie e furori: - Ah! Zoppina ladra! Mi hai rubato anche il Reuccio! Possa tu morire di mala morte, Zoppaccia ladra! Invece morì lei di mala morte; perché il Re non volle farle grazia, vedendola così cattiva fino all'ultimo contro la sua buona sorella, che implorava per essa il perdono reale. Diventata Reginotta, la Zoppina che per virtù di Fata Fiore non era più Zoppina, a ricordo del suo passato, volle esser chiamata sempre a quel modo; anzi, quando compariva in pubblico, affettava con grazia di zoppicare un tantino.

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