Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIFI

Risultati per: abbassati

Numero di risultati: 1 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

PROFUMO

662639
Capuana, Luigi 1 occorrenze

I rulli dei tamburi, abbassati di tono, ora si sentivano più distinti, a inter- valli, simili a quelli d'un convoglio funebre. A ondate, arrivavano e le lamentose note della marcia funebre della Jone, suonata dalla banda musicale dietro il corteo, e il salmodiare dei preti che non si vedevano ancora, perché la via faceva gomito presso la chiesa del Rosario. All'inoltrarsi dei tamburini, un gran solco si apriva tra la folla. Nino il macellaio, Beppe l'orbo, facchino di piazza, e maestro Mario Patruzza, infagottati con le belle toghe di seta bigia, il cappello schiacciato, della stessa stoffa, pendente dietro le spalle, la cigna di cuoio con piastre di rame a traverso il petto e i tamburini su l'anca sinistra, proce- devano alteri, rullando assieme, con lunghe pause, tristamente; e la gente rideva, quando qualcuno li apostrofava al pas- saggio. "Ecco la confraternita del Santissimo Sacramento" diceva a Eugenia la signora Bisicchia. "L'altra che segue è del Santissimo Rosario; si distingue per la mantelletta verde. È la più ricca; ha tanti beni! Se li gode il cassiere." "Incappucciati a quel modo, con quei due buchi neri sul viso, i confrati mi hanno fatto sempre paura" interruppe Giulia. "Come sono brutti!" "Ecco la confraternita dei nobili" indicava la signora Bisicchia. "Tutti in bianco." "Dei nobili spiantati, bisogna dire" soggiunse Giulia ridendo. "La famiglia del barone Ciocia ha il privilegio di por- tare il gran lanternone d'argento dietro il Santissimo. Il vecchio barone, che si regge appena su le gambe, si farebbe ammazzare prima di cederlo a un altro. Reggono il lanternone da padre in figlio. Lo impegnerebbe volentieri, per desi- nar meglio un paio di giorni!" E la processione continuava a sfilare, lenta, interminabile; stendardi e confraternite, e poi stendardi e confraternite, e stendardi e confraternite ancora; un riverente silenzio si spandeva tra la folla. Ora venivano avanti le Congregazioni del- l'Immacolata e di San Rocco, precedute dai loro pennoni; le Società dei grossi massai, dei contadini, degli operai di ogni mestiere, tutti in abito scuro, gravi di portamento, con corone di spine in testa e in mano torce con lanternini di carta, su cui trasparivano rozzamente istoriati i vari attrezzi della Passione: tre chiodi, il martello, la scala, la spugna dell'aceto e del fiele, o il velo della Veronica, o la croce soltanto. "E i flagellanti?" domandò Giulia alla signora Di Maggio. "Seguono il Santo Sepolcro. Ecco le bandiere!" Una fitta d'ampie bandiere a due colori, bianco e rosso, bianco e cilestrino, rosso e giallo, s'inoltrava, ondeggiando all'aria in fondo alla via; pareva che i varii colori si azzuffassero, quando il venticello le agitava. "Questo è niente!" rimpiangeva la zia Vita. "Che concludono le sole bandiere? Una volta c'erano anche i giudei con gli elmi e le corazze, montanti su cavalli riccamente bardati. Allora, sì, era uno spettacolo degno d'essere veduto! Parlo di avanti il quarantotto; me ne ricordo appena." "Ruggero sbadiglia dalla noia" disse Giulia a Eugenia. "Avrebbe voluto andarsene con gli amici, a divertirsi tra la folla. Papà gli ha ordinato di rimanere in casa con noi." Eugenia si voltò dalla parte indicata. Ruggero e Patrizio si erano rincattucciati nel balcone della camera appresso, dove sedevano la signora Geltrude, Benedetta e il dottor Mola. Il giovanotto sorpassava Patrizio con l'intiera altezza della testa folta di capelli tagliati a spazzola. Accortosi della mossa di Eugenia, e supponendo ch'ella volesse dire qual- che cosa a Patrizio, gli accennò col gomito. "Mi vuoi costì?" domandò l'Agente. Eugenia rispose di no con un segno del capo, sorridendo; e si voltò subito a continuare a guardare la processione. Però quella florida figura di giovanotto, forte, dalle spalle larghe, dalla bruna tinta del volto, dai baffetti neri che s'in- curvavano appena, quantunque continuamente tormentati dalle dita ora dell'una ora dell'altra mano; quella figura, al cui confronto la persona di Patrizio si rimpicciniva e invecchiava, le rimase per alcuni istanti dinanzi agli occhi, quasi a ve- larle lo spettacolo della via. Un po' disordinatamente, già sfilavano là sotto le bandiere di seta a due colori, portate da ragazzi che ne reggevano le aste: una cinquantina. Appresso, in lunghe file, chierici e preti, in cotta e cappa nera, con la torcia in una mano, il pol- lice dell'altra agganciato alla borchia d'argento della cappa. Le loro lamentazioni a canto fermo si confondevano con lo strosciar della stoffa di seta delle bandiere sbattute dal vento. La folla, che s'era inginocchiata scoprendosi il capo al passaggio del baldacchino di broccato, sotto cui il parroco portava solennemente la reliquia della croce, si levava subito in piedi, agitata dalla curiosità, con vasto mormorio. E su quella marea di teste umane sorgevano qua e là braccia accennanti con la mano, e bambini levati in alto dai parenti per- ché vedessero anch'essi il Cristo morto e i flagellanti. Per alcuni minuti la processione fu interrotta. Al rumore secco della traccola scossa dal sindaco laggiù, laggiù, la barella dorata del Cristo morto, a foggia di tumu- lo, barcollava con i lanternini che la circondavano, quasi sornuotante su quel fiume di teste; e non riusciva ad aprirsi un passaggio. Gran rumore, misto di voci urlanti e di scrosci, come di catene sbattute insieme, sboccava dalla cantonata dove la via faceva gomito ... "I flagellanti! I flagellanti! Eccoli! Eccoli!" Pareva che la processione si fosse cangiata in tumulto. "Papà è là. Guardi!" disse Giulia a Eugenia. "I carabinieri tentano di far largo ..." "Che confusione!" esclamava la zia Vita. "Non c'è più rispetto per le cose sante." Il rumore della traccolina s'udiva di nuovo, prolungatamente. Eugenia vedeva il braccio del cavaliere levato in alto, con la mano guantata che agitava la traccolina per dare il segnale. Ma i confrati, che portavano a spalla il Santo Sepol- cro, reggendosi a le forcine su cui poggiavano le aste della barella nelle frequenti fermate, dovevano arrestarsi a ogni due passi, impediti dalla folla. Intanto la processione si riannodava; la gente, sospinta dai carabinieri, lasciava libero il passaggio. Il Santo Sepol- cro, con l'armatura di legno dorato, guarnita di grandi cristalli, veniva innanzi preceduto dai mazzieri del comune, dal segretario, dal sindaco che straccolava a ogni ventina di passi e si voltava a guardare verso i terrazzini di casa sua. Il tumulto aumentava. "I flagellanti! I flagellanti! Eccoli! Eccoli!" A due a due, ignudi, ricinti i fianchi da larga fascia bianca di tela, essi s'avanzavano, battendosi le spalle con le di- scipline laceranti, urlando: "Pietà, Signore, pietà! Misericordia, Signore!" Su per le braccia abbronzite e le vellose spalle, larghe righe di sangue scorrevano; piaghe, già nere pei grumi forma- tisi lungo la via, si riaprivano sotto i colpi. "Misericordia, Signore! Pietà, Signore, pietà!" E le discipline agitate per aria, incessantemente colpivano quasi con rabbia, aprendo nuove ferite, facendo sprizzare altre righe di sangue su quei corpi che già mettevano orrore. Coi capelli in disordine, con la faccia sanguinolenta per le lacerazioni prodotte alla testa e alla fronte dalla corona di pungentissime spine conficcata nella pelle e scossa dall'agitarsi di tutta la persona ricurva, essi non sembravano più cre- ature umane, civili, ma selvaggi sbucati improvvisamente da terre ignote, ebbri di sacro furore pei loro riti nefandi, co- me diceva in quel punto a Patrizio Ruggero indignato. "Poveracci! Non si reggono in piedi!" esclamò Eugenia. Non avrebbe voluto guardarli; ma quell'orrore l'attirava, facendole scorrere un gran brivido per le ossa. Giulia aveva le lacrime agli occhi. La zia Vita piangeva a dirotto, ripetendo sommessamente: "Pietà, Signore, pietà! Misericordia, Signore!" Così faceva ad alta voce, sul passaggio, parte della folla commossa; mentre parte, urtandosi, sospingendosi, insul- tandosi, si rovesciava dietro la banda, che in coda alla processione continuava a suonare la marcia funebre della Jone; ma la musica si sentiva appena, sopraffatta dal tumulto delle varie voci e dal sordo rumore delle discipline di ferro, sbattute dai flagellanti su le loro spalle sanguinose. "Che cosa è accaduto? Donna Geltrude si sente male?" disse Giulia, vedendo Patrizio, Ruggero e il dottore agitarsi premurosamente sul balcone. Eugenia accorse seguita da Giulia e dalle signore Vita e Di Maggio. "Si sente male?" domandò a Patrizio. "Un po' di intorpidimento alle gambe. Lo star seduta così a lungo, forse ..." "È malaticcia, povera signora!" diceva Giulia alla zia. "Ha un viso che non mi piace. Non vi sembra, dottore?" domandò la signora Di Maggio. "Zitta!" rispose il dottor Mola, mentre tirava in disparte Ruggero: "La portantina! Manda qualcuno dai Gennaro che la prestano volentieri. Si tratta di paralisi! ... Non dir nulla ..." E tornava subito presso la signora Geltrude. Due volte Patrizio aveva tentato di farla camminare, sorreggendola, ma invano. Ella lo guardava senza poter parlare; e pareva che tutta la potenza vitale del corpo le si fosse raccolta negli occhi. Anche le braccia cascavano inerti, appena Patrizio le rilasciava. "Dottore! Dottore che è mai?" "Niente di grave, forse ..." balbettò il dottore. "Non può rimanere qui ..." disse Patrizio. "Ed era venuta così volentieri!" Eugenia tremava come una foglia, quantunque non avesse ben capito di che cosa si trattasse; e indistintamente mor- morava: "Oh, Madonna santa! Oh, Signore!"

Cerca

Modifica ricerca