Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il marito dell'amica

245220
Neera 1 occorrenze
  • 1885
  • Giuseppe Galli, Libraio-Editore
  • Milano
  • Verismo
  • UNICT
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La Guidobelli, enigmatica, teneva le palpebre abbassate, umettandosi delicatamente, colla lingua, le labbra; chiusa in sè stessa, come se volesse assorbire fino all'ultimo la voluttà che svaniva. Ognuna di quelle signore che, nel ballo, si era stretta ad un uomo, aveva concesso qualche cosa; ognuno di quegli uomini, eccitato dal contatto, si trovava più che mai disposto a vedere una donna in ogni signora. Sedendo, curavano meno di allontanare le sedie; erano già stati così vicini! Parlavano più liberi, accostando i volti e i ginocchi come persone che ebbero già un precedente di intimità; dai seni delle signore cadevano i fiori mezzo avvizziti; gli uomini li raccoglievano, senza renderli, giuocherellando con essi, mordendoli leggermente. Un fumo sottile d'ebbrezza serpeggiava da coppia a coppia, in quella festicciuola alla buona, dove nessun cerimoniale e nessuna etichetta frenavano gli istinti del piacere. Dopo si combinò la quadriglia. C'era un gran movimento; la preoccupazione delle signore era quella di assicurarsi un cavaliere. - Lei non balla più? - le chiese la Guidobelli, scrutandola co' suoi occhietti impertinenti. Maria, rispose di no, e per evitarla, diede di capo nella Bonamore la quale, premurosamente, le fece osservare che aveva l'abito gualcito. Maria si scusò dicendo che s'era sentita poco bene; e andò a rifugiarsi dietro un paravento, nell'angolo del camino. In quel momento di calma, tornò a passarle nel cervello la visione della casetta solitaria dove avrebbe potuto nascondere agli occhi di tutti il suo amore, dove rotto ogni legame col mondo ella si sarebbe creata un Eden di felicità. Le risuonava all'orecchio la voce pregante di Ema- nuele: domani a quest'ora lontani di qui.... E guardando diritto innanzi a sè vedeva le coppie che si preparavano per la quadriglia, cinguettanti, allegre; Sofia più allegra di tutte. Pensava che ad onta dei suoi rapidi pentimenti, Sofia finirebbe col cedere al dottore od a qualche altro. Questa sicurezza le faceva salire alle labbra un sogghigno di amara ironia. per sè stessa, per i suoi inutili martiri, per il suo sacrificio incompreso. E profonda, pungente in fondo al cuore un'altra riflessione la torturava: Emanuele l'avrebbe disprezzata, l'avrebbe maledetta. Da quell'ultimo crollo delle sue illusioni, ella lo sentiva, doveva scaturire inflessibile per Emanuele il più cinico scetticismo. Maria rabbrividì tutta - esitò ancora un momento, l'ultimo. Poi sicura si mosse, facendo il giro della sala per non disturbare la quadriglia. Emanuele era in piedi presso il direttore; ella, nel passargli a tergo, ne fu urtata. - Perdono - fece egli voltandosi, guardandola lungamente. Maria sorrise, pallida sotto il rossetto. Sofia, che aspettava la sua volta per la dama seule, abbandonò il suo cavaliere per venire a chiederle come stava. - Meglio - rispose Maria, e sorrise anche a lei, attirandola con una pressione dolce. Si trovavano alle spalle dei ballerini, quasi nel cantuccio della porta. Maria avanzando la bocca la baciò lieve sui capelli, tremando. - Quanto sei buona! - esclamò Sofia, commossa da quel bacio inaspettato. - Ricordalo - mormorò Maria a fior di labbra, - e tornò a baciarla. Poco dopo il direttore della quadriglia ordinava: grande chaîne: e nel medesimo istante una carrozza ruzzolava sul deserto selciato di via Monforte, trasportando Maria. Allo svolto del bastione ella mise la testa allo sportello, fissando intensamente i lumi che brillavano nell' appartamento di Emanuele, con uno sguardo ardente; poi i lumi sparvero - ed ella ricadde sui guanciali, mordendo il fazzoletto, colla disperata sicurezza che questa volta lo perdeva per sempre. FINE.

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