Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Dei doveri di civiltà ad uso delle fanciulle

188255
Pietro Touhar 1 occorrenze
  • 1880
  • Felice Paggi Libraio-Editore
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Non offendete l'amor proprio di chi è o di chi si tiene da più di voi, e non vi abbassate con nessuno al di sotto del vostro stato. Con gli eguali, al contrario, potete spiegare tutta la franchezza del vostro naturale; con essi v'è dato godere di quella soave familiarità che tanto diletto aggiunge ad ogni minima azione della civil convivenza; con essi il cuore si apre, i sentimenti sono uniformi, i gusti si riscontrano, il pensiero è libero d'ogni soggezione. La vera intimità è durevole soltanto tra gli eguali di condizione e di stato; essendochè tanto verso i superiori che verso gl'inferiori, è soggetta a molti inconvenienti, e prima o poi svanisce per cagioni spiacevoli ad ambe le parti. Ma sebbene trovar possiate gradita libertà in mezzo ai pari vostri, anche qui sono da osservare certi doveri che la civil convivenza prescrive a tutti. Sia lungi da voi ogni burbanza, ogni alterigia; non vi investite d'autorità che potesse venirvi da qualche dote singolare o da maggiore ingegno, e non vi studiate di farlo spiccare a scapito loro; devono pure giudicarvi essi stessi; e, purchè siate modeste e discrete, sapranno riconoscere il vostro merito e dar giusto valore alla rettitudine delle vostre intenzioni; non vi fate lecito di dir cose che possano recar loro qualche dispiacere; sfuggite, conversando, qualunque riflessione maligna di cui potessero a ragione rammaricarsi; e non vogliate mai fare sfoggio di spirito a loro spese. Credete voi di poter fare loro all'occorrenza qualche rimprovero? fatelo da solo a solo, usando sempre quei riguardi che le persone educate non devono mai dimenticare. Se vi accade colpirli con qualche detto pungente, sopportate in pace la risposta; la prima colpa è vostra, subito che voi avete mosso guerra. La dimestichezza, comecchè intima, coi pari nostri, non deve mai addivenire importuna; dobbiamo saperne rispettare le consuetudini, le occupazioni, i gusti, semprechè non sieno contrari all'onesto; e non possiamo tenere in non cale certi doveri istintivi ai quali dobbiamo sottometterci a pro di noi medesimi. Sta bene prendere a cuore il loro stato e adempiere gli uffici della dimestichezza; devesi volere, come per forza, conoscerne i segreti, quando, nella disgrazia, sapete di non aver modo che valga a soccorrerli? In certi casi le sollecitudini insistenti potrebbero riuscire moleste quando non si riducano ad altro che a sterili condoglianze. Tutto ciò appartiene, come ben vedesi, alle comuni attinenze della vita; entreremo ora in alcune particolari considerazioni relative al diverso stato delle persone. Se v'imbattete in letterati o in artisti, ricordatevi che l'ingegno ambisce d'essere conosciuto; non isfuggite di tener discorso delle loro opere, qualora ne abbiate avuta sufficiente contezza; lodate francamente ciò che vi è parso meritevole di lode, e serbate il silenzio sui difetti che vi è sembrato di riscontrare; chè se si tratta di persone ormai reputatissime, non hanno d'uopo del vostro giudizio, e sarebbe lo stesso che offenderle senza pro di usare in critica per attenuarne l'elogio. Ma in ogni caso astenetevi piuttosto dal parlarne ove non siate sicure della retta estimazione delle cose; imperocchè uno scrittore e un artista male sopporterebbero di sentirsi lodati, per ignoranza, dal lato debole delle loro opere; e l'elogio che ne venisse dopo, ancorchè fosse fatto più a proposito, pure scaderebbe di pregio. Se pei vostri studii avete fatto acquisto di qualche sapere nelle lettere e nelle arti, siate pur nonostante caute e discrete nel conversare coi letterati o con gli artisti; e le vostre osservazioni sulle loro opere siano sempre esposte a modo di dubbio; chè cosi piegherete a favor vostro l'animo loro, ed essi accoglieranno od almeno non sdegneranno la vostra critica; e fors'anco vi paleseranno quei segreti dell'arte che altrimenti operando avreste sempre ignorato. I sentenziosi Sentenziosi, coloro che nel parlare usano continuamente sentenze o che giudicano di tutto, anche non richiesti. tanta sapienza addimostrano, che niuno si cura di porger loro qualche utile notizia. Infine badate bene di non apparire mai sprezzanti verso coloro che non hanno potuto ancora conseguire coi loro sforzi qualche splendida palma; incoraggite il genio nascente; e proteggetelo, se la fortuna vi ha dato modo di farlo degnamente; poichè quanto maggiore sarà il vostro sapere, tanto più conoscerete che cosa costi l'acquistarlo. Sonovi certe professioni che più delle altre devono far capitale della gentilezza d'animo che usar dobbiamo verso chi le esercita, studiandoci di non ci lasciar vincere nè dal dolore nè dalla scontentezza. Tra esse dobbiamo annoverare quelle di medico e d'avvocato. Quanto al primo non potrà mai essere bastante la vostra riconoscenza per le cure che avrà usato a pro vostro o delle persone che più, vi son care; od ove tali cure non avessero raggiunto l'effetto desiderato, sarebbe ingiustizia assoggettarlo anco al sospetto di qualche rimprovero. Conviene supporre che abbia usato ogni maggiore sforzo per vincere la malattia; e il vostro rammarico su di ciò varrebbe quanto lo imputarlo d'ignoranza. L'avvocato abile e onesto ha da affrontare non meno gravi ostacoli: postosi nell'obbligo di difendere clienti persuasi tutti della bontà dello loro cause, deve spesso trovarsi angustiato dalla costernazione che la perdita di una lite produce. Che se ciò a voi avvenisse, non vi lasciate indurre ad operare contro civiltà; non vi abbandonate a inutili lagnanze ed ingiusti rimproveri. Anzitutto convien sapere esporre con chiarezza e con precisione il fatto vostro; poi non lo dovete impacciare con inutili perditempi; e saria indizio di goffaggine incolparlo della cattiva riuscita della causa, subito che avendolo scelto a vostro difensore l'avete giudicato meritevole della vostra fiducia. V'è da osservare qualche cosa anche intorno alle persone che stanno alla mercatura, professione onorata al pari d'ogni altra. Talchè sarebbe atto di biasimevole orgoglio il non fare buon viso alle garbatezze che vi dimostrano. Quanto più sono costrette a soddisfare alle richieste spesso indiscrete dei compratori, tanto più dovete con urbanità corrispondere alle loro premure, mostrando che fate conto della pazienza da esse usata. Non dovete pagar loro il tempo e la fatica necessari alla scelta che far volete con ogni ponderazione, ed è giusto che ringraziate chiunque s'è mostrato cortese nel dar pascolo alla vostra curiosità. Questo capitolo potrebbe certamente comprendere molte altre avvertenze, ed estendersi a più minute ricerche; ma il già detto deve bastare per far conoscere la necessità della buona creanza in ogni parte del civile consorzio. Dobbiamo: usare moderazione nei rimproveri ancorchè siano giusti e spetti a noi il farli al nostro simile; discretezza nelle amichevoli corrispondenze; cortesia verso chiunque, in particolare molta gentilezza d'animo verso chi ci dà l'opera sua, il suo ingegno, il suo tempo. Non dobbiamo: Mostrare troppa dimestichezza coi superiori, nè tampoco servilità; non albagia con gli eguali o con gl'inferiori; nè fare sfoggio d'ingegno o di sapere studiandoci d'offuscare o di umiliare gli altri; nè fare onta alla fiducia da noi riposta in chi la merita.

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La giovinetta campagnuola

207922
Garelli, Felice 1 occorrenze
  • 1880
  • F. Casanova
  • Torino
  • Paraletteratura - Ragazzi
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Intanto si cerca di ristabilire la respirazione, premendo fortemente sul petto, e sulla bocca dello stomaco colle due mani distese orizzontalmente, ed innalzate ed abbassate alternativamente al fine di stringere e dilatare la cavità del petto. A questo fine si allontanano più volte di seguito le braccia dal corpo, e si rialzano fino a congiungere le mani al disopra della testa. Se queste operazioni non valgono a ridestare la respirazione, si ricorre all'inspirazione artificiale di aria, e agli eccitanti, come ti dissi per gli asfissiati. Morte apparente per freddo. Guai a scaldare improvvisamente una persona assiderata dal freddo, e a trasportarla in letti riscaldati, o nel letame caldo, come talvolta fanno i contadini! È farla morire. Al contrario bisogna stropicciarne tutto il corpo con neve, o con pezzuole bagnate d'acqua fredda. Solo dopo mezz'ora almeno di frizioni fredde, si può por mano alle calde. Si procura il ritorno della respirazione coi mezzi che già ti ho indicati; e più tardi si ristora l'ammalato con qualche sorso di vino generoso, ecc.DE PETRI, Manuale di igiene. In questi diversi accidenti, di cui ti ho parlato, non c'è da perder tempo per salvare la vita agli infelici, che ne sono colpiti. Quindi mentre applichi i primi rimedi, manda tosto pel medico.

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