Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il drago. Novelle, raccontini ed altri scritti per fanciulli

246540
Luigi Capuana 1 occorrenze
  • 1895
  • Enrico Voghera editore
  • Roma
  • Verismo
  • UNICT
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Non poteva vederselo davanti, ritto in piedi, con quella tuba in testa che toccava la volta della camera, e il collo incastrato nell'alto colletto che non gli permetteva di abbassare il capo. — Sedete, dottore ! Temeva che la sua voce di malato non riuscisse ad arrivare fino a lassù, sotto la tuba, e penetrargli dentro gli orecchi sempre turati con la bambagia. — Voialtre, andate di là, — soggiunse per allontanare le bambine. E appena esse furono uscite di camera, si mise a singhiozzare. — Dottore, ditemi la verità! Per quelle creature, che non voglio lasciare in mezzo a una via, ditemi la verità ! — Certe cose, caro don Paolo, — rispose il dottore, tirandosi le punte del colletto, — non bisogna mai rimandarle proprio agli estremi momenti, quando la testa non ci regge più! Così anche per le cose della santa Chiesa. — Dunque sono spacciato ? — Non esageriamo caro don Paolo !... Ecco qui un calmante per la tosse; una cucchiaiata all'ora; poi penseremo alla febbre... Niente di grave. — La mia sentenza di morte! — pensava don Paolo, seguendo con gli occhi la mano che scriveva la ricetta sul ginocchio della gamba accavalcata all'altra. E prima che il dottore andasse via, egli lo pregò di mandargli il notaio Miani, pel testamento; erano a uscio e bottega, non sarebbe stato troppo incomodo per lui. Il dottor Cipolla, che s'interessava molto anche della salute dell'anima dei suoi clienti, dopo il notaio, s'affrettò a mandargli pure suo compare, il canonico. Ma don Paolo, che aveva dovuto fare un bello sforzo per vincere l'idea di malaugurio del testamento, quando vide entrare il canonico, non potè frenarsi : — Venite a portarmi la jettatura anche voi ? Lasciatemi in pace! — Sono venuto per una visita, si scusava il canonico. Don Paolo però seguitava a strillare: — No, compare; se mi confesso muoio ! — Siete cristiano, si o no ? — Cristianissimo; ma se mi confesso e prendo il viatico, muoio! — Le cose sante sono la miglior medicina, compare. — Ma se non debbo morire... E non voleva morire, almeno questa volta. E ragionava, a modo suo, parlando a stento, fra un colpo di tosse e l'altro, per convincere il canonico, che si frenava a stento per non ridere. Come? Sono andato alla messa di Natale per devozione, ci ho condotto anche le bambine, e il Signore, in ricompensa, mi farebbe morire? Non è possibile. Dio è giusto. Non può mandarmi all'inferno; non ho rubato, non ha ammazzato, non ho calunniato; ho fatto anzi un' opera di carità da meritarmi il paradiso... — Questo non dovreste dirlo voi, — lo interruppe il canonico. — Se il Signore si avvede che mi son confessato e comunicato, dice: — Quel povero don Paolo portiamolo in paradiso, è meglio, giacchè ora si trova in grazia nostra !... — No, Signore benedetto ! lasciatemi star qui... Non vedete che queste orfanelle hanno soltanto me, e che se muoio io, le spogliano, le riducono alla miseria con tutto il bel testamento che ho fatto? Lasciatemi quaggiù un altro pochino! — Il signore sa bene quel che deve fare, non ha bisogno dei vostri consigli !... — Non lo consiglio, lo prego! E dovreste pregarlo anche voi nella santa messa ! Io dico : Il Signore, non vuol farmi dannare. Ebbene, se muoio non confessato, mi danno... Dunque mi dia la salute del corpo, non per me, per le orfanelle... E per ciò non mi confesso, no, no, no ! Potete andarvene, compare canonico ! Il canonico, dalle risa, era passato alla commozione per tanta ingenuità, che infine significava profondissima fede in Dio ; e non insistette, anche per non turbare il malato, che non gli sembrava così grave come il dottor Cipolla gli aveva detto. — Riposatevi; avete chiacchierato troppo ! Infatti, calmatasi l'eccitazione, Don Paolo era ricaduto, ansimante, con la testa sui guanciali, la bocca aperta e gli occhi chiusi. Le orfanelle lo guardavano atterrite, senza osare di accostarsi al letto, interrogandosi con cenni: — Che dobbiamo fare? Non dovettero far altro che preparare qualche scottatura di tiglio, di cammomilla, e poi ottimi brodi di pollo durante la convalescenza. La quale, contro ogni previsione del dottore, fu così rapida, che una mattina in cui egli credeva di trovare il malato ancora a letto in attesa del permesso di alzarsi per qualche ora, lo trovò invece in cucina davanti a un fornello, mentre Giovanna grattava il cado, e Lisa sbatteva in un piatto le uova per una magnifica frittata, e lui minuzzava un po' di prezzemolo e di cipolla da servire pel condimento. Il dottore, che appunto tornava dalla casa di un cliente morto pochi minuti prima senza permesso di lui, ed era rimasto male davanti ai parenti in lagrime e che quasi l'accusavano di aver ammazzato il malato, visto don Paolo in atto di fare il cuoco, s'era messo a ridere e s'era sentito venire l'acquolina in bocca all'odore. — Ah, voi fate venir in casa il medico per invitarlo a colazione ! — Se volete favorire, — aveva risposto don Paolo, sorridendo. Ma per levarselo di torno subito, gli aveva messo in mano una carta da dieci lire, pagamento delle visite. Non voleva conti in sospeso con nessuno, col medico soprattutti : certa gente è meglio tenerla lontana quanto più si può. — Staremo un bel pezzo prima di rivederci, caro dottore ! — gli disse su l'uscio, allegro, quasi avesse in tasca il contratto con Domineddio, di dover campare un secolo o poco meno. E fu proprio così. ***

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