Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbassare

Numero di risultati: 20 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Come devo comportarmi?

172068
Anna Vertua Gentile 2 occorrenze
  • 1901
  • Ulrico Hoepli
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Cosi pure durante i viaggi, in ferrovia, devono, se appena possono, procurare ch'essi abbiano il posto d'angolo; e abbassare e rialzare per essi i vetri quando ne mostrano desiderio. Son piccoli atti di cortesia che non costano nulla o ben poco e spesso procurano la compiacenza di un sorriso o di un ringraziamento, che sono una lode e una benedizione insieme. Le signore giovani e le signorine poi, hanno l'obbligo di usare con le persone attempate, gli stessi riguardi che gli uomini educati usano ad esse medesime. «Uno dei piaceri della vecchiaia - mi diceva un gentiluomo al di là degli ottant'anni - è di vedersi fatti segni di attenzioni e circondati da premure gentili dalle persone di garbo. Quando poi una donna giovine e Bella usa delle cortesie è una vera orgogliosa tenerezza!»

Pagina 113

Non si rivolga, senza necessità, al terzo o al quarto, per farsi alzare o abbassare i vetri, tirare le cortine, levare borse o valigiette dalla reticella. Un servigio richiede un ringraziamento, e il ringraziamento può essere invito a discorsi, a domande importune, qualche volta a complimenti arditi e noiosi. La signora se ne stia tranquilla al suo posto, e se si tratta di un viaggio lungo, vada in uno scompartimento per le signore. Se ha con sè dei bambini, faccia del suo meglio perchè non disturbino gli altri. Li intrattenga, li diverta, tanto che non rechino noia con la vivacità e ardire infantile. La signora si guardi bene dal mangiare, in viaggio, cibi solidi e grassi, che potrebbero far nausea ai cornpagni. Io ricordo ancora il disgusto e la sofferenza vera provata lungo un viaggio di ventiquattro ore, a cagione dei lauti pasti fatti da due signore che erano nel mio stesso carrozzone. Sento ancora l'odore neuseabondo di stracotto freddo, di polli lessati, di salsiccia all'aglio, di stracchino e altro ancora. Rivedo quella mensa imbandita su le ginocchia, il grassume, gli avanzi sparsi su la carta; le mania le labbra lucide di untume; qualche cosa di urtante, che levava appetito, e obbligava ad aprire i vetri in pieno inverno.

Pagina 366

Le belle maniere

179995
Francesca Fiorentina 1 occorrenze
  • 1918
  • Libreria editrice internazionale
  • Torino
  • paraletteratura-galateo
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Fate sempre in modo di non dover abbassare gli occhi o scappare improvvisamente, sorprese da persona che vi metta un po'soggezione. Anche la villeggiatura cercate di godervela completa, lasciandovi prendere dall'abbraccio delle cose semplici e buone, in mezzo a cui vi siete rifugiate per fuggire la polvere, il caldo e, sì, anche le noie della città; perchè volete procurarvene dell'altre, sorvegliando in modo esagerato la vostra toeletta, o dandovi dell'inutili pose? Un vestitino di percalle chiaro o una camicetta con una gonnellina di lanetta un po'corta, o un bel grembiulone che non impacci il respiro e i movimenti e vi dia l'aria di giovinette linde e ammodino; i capelli ben annodati sulla nuca, perchè viso e collo restino liberi; le scarpe comode con tacco basso per non privarvi della gioia di correre e, qualche volta, anche di saltare; e poi basta! Nelle passeggiate non fate come Coletta:se sentite di non poter resistere, state a casa; ma, se andate, siate agguerrite alla fatica e proponetevi di non dare agli altri le seccature che non vorreste voi. Il troppo amore di noi, mie care figliole, e l'eccessivo desiderio d'essere ammirati conducono spesso all'effetto contrario a quello voluto:dimentichiamoci noi, e saremo ricordati.

Pagina 125

Si fa non si fa. Le regole del galateo 2.0

180625
Barbara Ronchi della Rocca 2 occorrenze
  • 2013
  • Vallardi
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Poi, educazione vorrebbe che chiedesse al passeggero seduto dietro se può abbassare lo schienale; e educazione vorrebbe che lui desse il permesso. Da non chiedere, comunque, a chi ha un bimbo in braccio. -in caso di bambini che scorrazzano nel corridoio o si arrampicano con i piedi sui sedili, evita occhiate malevole e le battute sibilate e chiede all'hostess o allo steward di intervenire presso i genitori dei piccoli vandali... -non applaude all'atterraggio; il pilota è un professionista, non è eccezionale che abbia saputo fare atterrare l'aereo! Ma i più gravi sono gli errori di stile che contravvengono a regole di sicurezza, oltre che di educazione. Chi passeggia nel corridoio mentre vengono serviti i pasti e i rinfreschi, non si allaccia le cinture quando richiesto, si alza in piedi e si carica del bagaglio a mano non appena l'aereo tocca terra, ignorando i segnali luminosi che indicano di restare seduti fino allo spegnimento dei motori, o disobbedisce a una qualunque delle prescrizioni impartite dal personale di cabina, è maleducato; ma chi fuma nelle toilette o si precipita ad accendere il telefono cellulare quando le porte sono ancora chiuse è anche stupido, perché mette in pericolo la sicurezza di tutti, e merita senz'altro le peggiori occhiatacce.

Pagina 153

La gentilezza verso i compagni di crociera ci spingerà ad abbassare la suoneria del telefono cellulare e a limitarci a telefonate brevi e «neutre», come sempre quando si è in uno spazio ristretto. E, come sempre, il telefono è off limits a tavola. Se l'esperienza si rivela meno gradevole del previsto, invece di lamentarci, inventiamoci una scusa per un rientro a casa anticipato: salveremo così la nostra immagine, e soprattutto l'amicizia con i nostri compagni di barca. L'«aimatore» che invita deve essere molto chiaro sul tipo di imbarcazione e il tipo di ospitalità offerta; per esempio, se si aspetta qualche collaborazione alla vita di bordo, deve farlo presente. Non esageri inoltre in understatement, descrivendo come «gozzo» un cabinato da crociera di quaranta metri, perché gli invitati potrebbero trovarsi a disagio per un bagaglio troppo spartano... Sempre in tema di bagaglio, è bene informare in anticipo su eventuali party, cene, escursioni turistiche a terra, e su tutte le attività che richiedono un abbigliamento particolare. Il nudismo è concesso solo tra persone consenzienti e che si conoscono bene; se pensiamo possa offendere o mettere a disagio qualcuno, rinunciamo di buon grado a questo spazio di libertà - senza tacciare di provincialismo chi non se la sente di smutandarsi.

Pagina 161

Il Galateo

181539
Brunella Gasperini 1 occorrenze
  • 1912
  • Baldini e Castoldi s.r.l.
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Quel che potete fare, questo sì, è chiedere, con gentilezza, di abbassare il volume. Doccia. Se non potete evitare di fare la doccia nelle ore di punta, fate la fila con calma e buonumore, non accampate precedenze di sorta, e quando è il vostro turno sbrigatevi: non fate della doccia in spiaggia una complicata e meticolosa operazione di pulizia, né una compiaciuta esibizione di atteggiamenti plastici. Nessuno vi ammirerà. Ombrelloni. Non sempre l'affollamento della spiaggia consente di avere l'ombrellone nel posto preferito: pazienza. Non chiedete ogni giorno al bagnino di cambiarvi posto. Non occupate ombrelloni e sdraio d'altri, neanche quando questi sono assenti. Coi vicini di ombrellone il saluto è d'obbligo, qualche scambio di frase è normale, l'invadenza è proibita. Se i vicini d'ombrellone vi chiedono un favore (i fiammiferi, l'olio solare, il giornale in prestito) acconsentite cortesemente ma senza troppo entusiasmo: i postulanti non vanno incoraggiati. Voi, comunque, non chiedete niente in prestito a nessuno: se avete dimenticato qualcosa fatene a meno, oppure tornate indietro a prenderla. Bagni e bagnasciuga. Non correte in acqua come kamikaze, senza badare dove mettete i piedi e il resto. Non tuffatevi con enormi splash, travolgendo salvagenti e materassini, innaffiando i bagnanti freddolosi che sostano indecisi sul bagnasciuga. Anche se nuotate un crawl spettacoloso, finché la rotta non è libera nuotate adagio e con la testa fuori. Il traffico davanti al bagnasciuga non permette esibizioni natatorie. Ma nemmeno fate l'esibizione contraria, come quelle irritanti creature che indugiano interminabilmente sul bagnasciuga, tra civettuoli passettini avanti e indietro, lanciando gridolini di finto terrore ogni volta che un'onda sfiora loro la punta dell'alluce, e facendo drammi se un bambino sguazzante spruzza loro due gocce sul ginocchio. Se non volete essere spruzzati, state alla larga dal bagnasciuga. In quanto alla classica passeggiata lungo la battigia, non fatene una specie di sfilata in passerella, e neanche una travolgente maratona: camminate sensatamente, badando a non rovesciare i secchielli e i castelli di sabbia dei bambini, e non calpestate occhiali e importanti parti del corpo delle signore che stanno «scientificamente» abbronzandosi sulla riva. Non sedetevi in crocchio (l'unione fa la forza) a osservare criticamente la passeggiata, dandovi di gomito, ridacchiando e facendo sapidi commenti sulla forma, la dimensione, l'aspetto delle persone che passano. Spiaggia libera. Oltre che gratuita, può essere meno rumorosa, più «nature» della spiaggia organizzata: ma non pensate di poterci fare tutto quel che vi salta in mente. Neanche sulla spiaggia libera è permesso praticare il nudismo: quindi, o rinunciate a cambiarvi il costume, o adottate come riparo un accappatoio, un poncho, un copricostume, un lenzuolino che, opportunamente drappeggiato intorno al corpo, vi permetta di cambiarvi con qualche contorsione ma senza offesa al pudore. Dato che i servizi mancano, portate con voi tutto quel che occorre, compresi i sacchetti in cui riporre carta e rifiuti. Ricordatevi comunque che nei giorni festivi la spiaggia libera è spesso invasa dai cosiddetti cannibali, che arrivano per un giorno dal vicino entroterra con le automobili cariche di familiari, materassini, radioline, vettovaglie e umori esuberanti. È troppo pretendere che i bagnanti della domenica siano silenziosi, riservati, compiti: perciò, se non ve la sentite di sopportarli come sono, dedicate le feste comandate alle gite in bicicletta, a piedi, in barca, in collina, in pineta, lasciando il volgo accaldato e vociante a pigiarsi testardamente in quei pochi metri di spiaggia. Motoscafi. Anche se siete piloti superlativi, non partite mai dalla riva a motore acceso. Sappiamo che per molti padroni di motoscafi metter mano ai remi è cosa disonorevole, ma così vogliono regolamento, buon senso e buona educazione. Non portate mai il motoscafo in mezzo ai bagnanti; neanche ad andatura ridotta. Neanche se è «solo» un gommone: è il motore che conta. A proposito di gommone: questo simpatico natante, che non dà problemi di trasporto e di parcheggio, ha però l'inconveniente del motore che va portato avanti e indietro ogni volta. Ecco perché quando un proprietario di gommone dice: «Be', adesso farò un giretto», si vedono molti signori, anche amici suoi, fingersi immersi nel giornale o assopiti al sole, per non venir coinvolti nell'operazione trasporto-motore. Altri, più sportivi e servizievoli (e privi di natanti loro) si prestano invece volontariamente e con grande entusiasmo: ma una volta che vi hanno aiutato a portare il motore fino al gommone, potete esimervi dal portarli a fare un giretto con voi? No, non potete. Purtroppo questi signori servizievoli sono quasi sempre quelli maggiormente forniti di parenti, mogli, bambini, sorelle, zii, che arrivano giubilanti in massa ad affollare il gommone. Che ci volete fare? Se la cosa diventa eccessivamente fastidiosa, basterà qualche repentina accelerata, qualche brusca virata ogni tanto: gli ospiti si aggrappano, si fanno silenziosi, e dopo un po' vi chiedono, per piacere, di tornare a riva. È un sistema un po' brutale, che consigliamo solo in caso di ospiti veramente numerosi, irrequieti e invadenti. In quanto agli ospiti, sappiamo che sui gommoni si va sempre e solo a piedi nudi (lasciate a terra sandali e zoccoli); e che non ci si va mai unti di crema; non solo la crema unge e macchia, ma scivola contro la gomma, e come niente uno si trova in acqua: donde, sempre per la scivolosità della crema, sarà complicato issarlo a bordo, specie se si tratta di una formosa signora.

Pagina 193

Il saper vivere

185617
Donna Letizia 1 occorrenze
  • 1960
  • Arnoldo Mondadori Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Del resto, la persona di servizio funge da messaggero: riferisce se tutto va bene, se le pizzette sono state gradite, se il grape fruit è sufficiente e se la signorina ha rispettato l'ordine di non abbassare le luci: un salotto non è un night-club e per ballare non è indispensabile che l'abat-jour accanto al divano sia velato con un foulard. E ora, ecco come si comporta Sandrina nel ricevere gli amici. Li aspetta in salotto, va incontro a ognuno, non accoglie Giovanna con ululati di gioia e Clotilde con un gelido « ciao », anche se la prima è simpaticissima e la seconda no; nessuno dovrà accorgersi, in casa sua, delle sue preferenze. Se un'amica ha condotto una cugina timida e sconosciuta, Sandrina provvede a presentarla cordialmente: « Adriana Banti ». Appena arriva il "suo" ragazzo non dimentica di colpo i propri doveri di padrona di casa: non si precipita nelle sue braccia per un ballo di tre quarti d'ora. Non si vendica dell'amica che fa la civetta con lui, facendo a meno di offrirle il gelato. E' invece gentilissima e fa in modo, da vera signora, che a festa terminata persino lei debba convenire con gli amici che la Sandrina, quando riceve, è proprio formidabile. Lo svolgimento "tecnico" della festa è il seguente: a mano a mano che arrivano gli invitati si offre loro da bere: coca-cola e spremute di frutta, accompagnate da salatini leggeri. Per i ragazzi più "grandi": aperitivi a scelta, (o addiritura whisky che, si spera, verrà sorseggiato con discrezione). Grammofono, giochi di società fino alle otto e mezzo. Quindi, un buffet in piedi, probabilmente in sala da pranzo, composto di supplì, sandwiches, insalate e, volendo, anche di un piatto-forte caldo, per esempio risotto o pizza. Per finire, una crostata di frutta o una macedonia, o un gelato ecc. Da bere: "cup", vino semplice o birra. Alle dieci e mezzo in punto gli invitati si congedano. Le ragazze non rincasano sole né tanto meno accompagnate da un ragazzo. Il padre o la madre oppure l'autista con la macchina vengono a rilevarle.

Pagina 41

Galateo per tutte le occasioni

187981
Sabrina Carollo 3 occorrenze
  • 2012
  • Giunti Editore
  • Firenze-Milano
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Dunque domandate prima di abbassare il finestrino se la cosa dà noia e regolate il volume di radio e riscaldamento secondo le preferenze comuni. Se portate una donna è cortesia gradita e mai desueta aprirle la portiera, almeno dall'interno, per farla salire. ✓ Se state ricevendo un passaggio, ricordate di allacciare le cinture di sicurezza (i punti li tolgono al guidatore), di portare avanti il sedile se qualcuno si accomoda dietro di voi in modo da fargli maggiore spazio e di non parlare al conducente per avvertirlo di ogni pericolo incombente. 0 vi fidate oppure no: nel secondo caso, o evitate di salire in macchina o, se proprio non potete farne a meno, affidatevi a un santo protettore. Ma fate in modo di non tormentare tutti con urla improvvise. Allo stesso modo, prima di indicare la strada, accertatevi della vostra rapacità di discernere la destra dalla sinistra. ✓ Se state per sedervi sul sedile posteriore, non scorrete per far posto ad altri, che saliranno dal lato opposto. ✓ In qualunque compagnia siate - anche dello zio centenario un po' duro d'orecchi - evitate di sfruttare al massimo le potenzialità dei subwufer facendo vibrare non solo la vettura ma l'intero quartiere che attraversate. È un'esibizione meno che adolescenziale davvero penosa. ✓ Se siete da soli, infine, non approfittatene per abbandonarvi a pratiche di scavo nasale-pettinatura e trucco-pulizia orale. I finestrini sono trasparenti e voi siete disgustosi.

Pagina 185

È considerato un gesto di grande maleducazione dimenticarsi di abbassare il coperchio del water. Al pub si paga un giro per ciascuno, adeguatevi e pagate il vostro. Gli aborigeni hanno abitudini particolari, che comprendono una certa facilità al contatto fisico ma grande riservatezza nel guardarsi negli occhi, inteso come massima confidenza. ✓ Nuova Zelanda. Attenzione se si desidera fotografare cerimonie o riti religiosi maori: meglio chiedere il permesso prima. ✓ Papuasia-Nuova Guinea. La ricchezza e la varietà di dialetti ed etnie richiedono una grande delicatezza nei rapporti interpersonali. ✓ Samoa Occidentali. Mai mangiare davanti a un locale stando in piedi. Vietato entrare in una casa quando i proprietari stanno pregando. La domenica sono vietate le attività produttive. ✓ Tonga. Assieme a Fiji, l'unica isola in cui le mance non ono considerate offensive. Anche qui la domenica è sacra, attenzione a non svolgere nessun tipo di attività, siete a rischio di multe. L'ombrello serve per ripararsi dal sole, non dalla pioggia.

Pagina 209

All inclusive; ✓ non esiste uno standard di tempo per fare la doccia; ✓ ognuno disfa da sé la sua borsa da sport; ✓ il calcio è solo uno degli appuntamenti che la serata propone; ✓ volendo, c'è campo anche sopra il circolo polare artico; ✓ la mamma viene dopo; ✓ abbassare la tavoletta del water non è una cortesia che concedete magnanimamente e occasionalmente all'altro sesso, bensì un obbligo. Secondo voi il coperchio che segue immediatamente dopo per cosa è stato messo? Le donne invece tengano a mente: ✓ la partita non è una sfilata di moda. Commentare il taglio di capelli dei giocatori o gli accostamenti di colore della seconda maglia non viene apprezzato, soprattutto durante momenti di alta tensione come in occasione di un rigore; ✓ le serate tra maschi non sono necessariamente un ritrovo per cacciare; ✓ è possibile che lui non la pensi come voi; ✓ è possibile che non gli piacciano le vostre migliori amiche; ✓ è possibile che detesti il sushi; ✓ trovarvi in seduta fiume al telefono quando torna dal lavoro non è gentile. Ricordate che in fondo a ogni uomo c'è un piccolo cacciatore che pensa di essere tornato alla caverna e di trovare ad attenderlo la sua compagna adorante. Fate almeno finta; ✓ ogni tanto può capitare effettivamente che si ammali per davvero; ✓ nessun giudice avallerebbe mai la vostra interpretazione del contratto matrimoniale secondo cui scaldare i piedi ghiacciati la sera nel letto è un dovere coniugale; ✓ esistono altri momenti, oltre a quello in cui lui sta beatamente pisolando sul divano, per passare l'aspirapolvere; ✓ nessuno, nemmeno voi, si alza la mattina con un alito da dentifricio "brezza di montagna"; ✓ o lavora, o passa il tempo a lambiccarsi per scovare una nuova idea per sorprendervi con un regalo di eccezionale bellezza e originalità ogni santo giorno. Ma nel secondo caso, non avrebbe il contante necessario per acquistarvelo. Dunque regolatevi; ✓ esistono uomini cortesi e affettuosi. E non necessariamente perché devono nascondere una doppia vita; ✓ se lo volevate massaggiatore, dovevate cercare in un centro estetico. La parità dei diritti, o almeno questo suo goffo tentativo che ci ritroviamo a vivere, ha apparentemente assolto i signori da alcune piccole, gradevolissime cortesie che sono sparite molto più rapidamente di quanto non siano apparsi benefici rivoluzionari femministi a ripareggiare il conto. Ricordiamo cordiamo a tutti gli uomini che quella che viene sbrigativamente liquidata come "cavalleria" ha ancora un suo valore, può fare la differenza e comunque ha un appeal notevole, tale da poter garantire un consistente ritorno di punteggio nella scala dei valori con cui una donna giudica l'altro sesso. Gesti che poco costano ma tanto rendono all'immagine del principe azzurro che - ahinoi - ancora popola le fantasie recondite di legioni di fanciulle. Scherzi a parte, pur senza secondi fini è sempre un piacere assistere a tali gentilezze da parte del sesso forte. Ecco quali: ✓ cedere il passo alle gentili donzelle di fronte a una porta (tranne che nei casi previsti, vedi al prossimo capitolo); ✓ reggere loro il cappotto per aiutarle a infilarlo; ✓ aprire la portiera dell'auto; ✓ portare i pacchi più pesanti; ✓ cedere il posto a signore in dolce attesa, con bimbi piccoli o anziane; ✓ scostare la sedia dal tavolo per farle accomodare; ✓ non chiedere l'età. Infine, una piccola nota sul cognome nella vita di coppia. È stabilito dal diritto che generalmente il cognome dei figli sia quello del padre. Secondo lo stesso principio, è previsto per le signore di usare il cognome del marito. Ultimamente si è diffusa sempre più l'abitudine di mantenere il nome della famiglia d'origine anche tra le donne sposate. In caso di convivenza poi, questa dovrebbe essere una regola, anche se il nome del compagno gode di un certo rilievo sociale.

Pagina 55

Dei doveri di civiltà ad uso delle fanciulle

188263
Pietro Touhar 1 occorrenze
  • 1880
  • Felice Paggi Libraio-Editore
  • Firenze
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Nelle vie sgombre ed ampie, è naturale usare maggiore attenzione di non urtarsi coi passeggieri, poichè se questo avvenisse potreste esser tenute in conto di male educate o almeno di storditelle; quando piove è necessario saper tenere con destrezza e sveltezza l'ombrello per non incrociarlo nè percuoterlo con quello degli altri, e conviene all'occorrenza saperlo alzare o abbassare prontamente. Potreste per avventura incontrarvi in una donna di vostra conoscenza, che senza avere ombrello, si trovasse colta da un rovescio d'acqua; ed allora la garbatezza vuole che le offriate posto sotto il vostro, e che anche la conduciate fino al luogo al quale s'incammina; ma se qualche faccenda di premura v'impedisse di compiere questo dovere, bisognerebbe almeno che procuraste di metterla al coperto, dimostrandole il vostro dispiacere di non poterla accompagnare più oltre. Non vi sarà al certo bisogno di far noto quanto stia male squadrare le persone che ci passano d'accanto, ed è chiaro che sarebbero esposte a severo giudizio quelle fanciulle che si voltassero l'una verso dell'altra con atti che facessero credere in esse l'intenzione d'occuparsi di esse sottoponendole a favorevole o sfavorevole esame. Quando incontrerete per via una donna di vostra conoscenza, basterà che la salutiate con dimostrazione di quell' affetto o di quel rispetto che si merita: ma se per cortesia vi è duopo fermarvi con lei, non intavolate lungo discorso benchè d'altronde non tocchi a voi ad esser la prima a prender commiato. Ad una donna, e più ad una giovanetta è vietato fermarsi a discorrere con un uomo, a meno che non sia di stretta conoscenza e d'età avanzata. I giovani bene educati non salutano le fanciulle, o se pur lo facciano, esse usar debbono la maggior possibile ritenutezza nel restituire il saluto. Il non restituire il saluto a chiunque cel faccia è scortesia; e quando siete con altre persone, avete obbligo di far cenno di saluto anche voi a coloro che la vostra compagnia riverisce. La politezza e la garbatezza sono il più comune indizio di buona educazione. Se vi occorresse di dover richiedere qualche servigio, come l'indicazione d'una strada o altro simile, fatelo più garbatamente che potete con chi si sia, e non trascurate di ringraziare dopo averlo ottenuto; chè in ogni caso i modi altieri e sprezzanti, in simili congiunture, vi farebbero credere imbevuta di quei pregiudizi che sono affatto contrari a civiltà. Nel capitolo intorno al Contegno troverete parecchie altre osservazioni importanti sul modo di diportarvi per istrada. Dobbiamo: Cedere il miglior posto alle persone autorevoli che incontriamo per via; scansare d'essere d'impaccio con ombrelli, ombrellini od altro a chi passa vicino a noi; offrire ricovero sotto il nostro ombrello in tempo di pioggia a una donna di nostra conoscenza che non lo avesse; restituire il saluto; ringraziare chi fa qualche servigio ancorchè di poco rilievo. Non dobbiamo : Camminare sbadatamente a rischio d'alzar polvere o di infangarci; dare spinte a chi passa; nè guardar fisse le persone, nè far mostra di parlare o di beffarci di chi si sia.

Pagina 48

Il pollo non si mangia con le mani. Galateo moderno

188701
Pitigrilli (Dino Segre) 2 occorrenze
  • 1957
  • Milano
  • Casa Editrice Sonzogno
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Nei lunghi percorsi si può essere tentati di abbassare un vetro; ma è cortesia domandare che ne pensano i signori che sono seduti dietro. Far entrare l'aria perchè noi abbiamo caldo è egoismo; chiuderlo è un diritto. Però anche in questo caso è bene consultare i compagni. Alle donne piccole di statura suggerisco di rimanere in piedi, perchè il ciondolìo delle gambe che non arrivano a terra è ridicolo. Anche agli uomini, comunque essi siano; consiglio di stare in piedi. E' molto più chic. Ho conosciuto a Losanna un re in esilio, che alloggiava in un hotel in un paese vicino. Un disturbo che gli impediva di stare seduto, e del quale soffersero anche Luigi XI e il Re Sole, gli fecero lanciare la moda dello stare in piedi in autobus. Tutti gli uomini di Losanna si misero a viaggiare in piedi. La moda sorge spesse volte così. Nei primi anni di questo secolo si vide, alla corte d'Inghilterra, i lords e le ladies praticare lo shake-hands, cioè la stretta di mano, sollevando il gomito fino all'altezza della spalla. Si seguiva l'esempio dato dalla Regina Alexandra. Ciò che non si sapeva, è che Sua Maestà soffriva di foruncoli tenaci sotto il braccio destro. Quando l'ascella della graziosissima Maestà guarì, il suo saluto tornò alla normalità. Il Re in esilio in Svizzera non guarì, e il giorno che tornerà a sedersi sul trono dei suoi avi rimpiangerà i tempi in cui a Losanna lanciò la moda di stare in piedi in autobus.

Pagina 189

Il medico che ti guarda la lingua e ti ordina un cucchiaio di magnesia, fa meno fatica del caricaturista che «butta giù», come dici tu per abbassare la quota della tua riconoscenza, uno schizzo: ma per giungere a dirti che hai un semplice imbarazzo gastrico ha fatto sette anni d'Università e ha respirato l'aria delle sale anatomiche e i miasmi caldi delle corsie d'ospedale. Ti fa piacere che Renzo Ricci o Elena Zareschi accettino l'invito a un tuo ricevimento e recitino «Davanti a San Guido» o una scena dei « Sei personaggi? » Domanda loro quanto è il loro cachet, o metti qualche biglietto di banca in una busta di cuoio di Russia o di coccodrillo, o offri un gioiello. Non dire loro «per voi recitare quattro cosucce...» Trattali con rispetto, anche se si degnano di concederti la loro amicizia. Non aver l'aria di elevarli fino a te e al tuo clan. Non fare come quella ricca macellaia di Boston, che aveva combinato con un'illustre attrice una recita du- rante un suo ricevimento, e s'era messa d'accordo sul prezzo: mille dollari. Però aggiunse: - Debbo avvertirla che finito il suo numero, lei si ritirerà senza salutare, cioè non si mescolerà ai miei invitati, che sono il re del salame allo zafferano, il re dell'anguilla marinata, la proprietaria della famosa crema per scarpe... - Oh, in questo caso, se non debbo mescolarmi a tutta quella gente, invece di mille dollari basteranno cinquecento - rispose l'attrice rimettendo in mano alla signora la metà. Quando tu, notaio o pizzicagnolo, colonnello o pretore, piazzista in coniugazioni o esercente in teoremi, parli a un'attrice o a un attore, non assumere l'aria di scendere fino a lui o a lei. E' sempre l'artista quello che si curva verso di te.

Pagina 90

IL nuovo bon ton a tavola e l'arte di conoscere gli altri

190953
Schira Roberta 2 occorrenze
  • 2013
  • Salani
  • Milano
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. - Abbassare il tono di voce. Come i maschi di tutte le specie animali, l'uomo di fronte a una potenziale partner si pavoneggia con una serie di gesti. È stabilito che, nei primi incontri, chiacchiera di più, anche con l'obiettivo di mettere a proprio agio e far parlare la donna; proseguendo nella relazione racconta sempre meno di sé e sempre più il dialogo esprime informazioni. Peccato che all'inizio vi parli dei propri sogni e dopo un anno del mutuo. Gli studiosi hanno ormai dimostrato che tutta la strategia di corteggiamento nel maschio umano si focalizza, inconsciamente, sulla zona inguinale. E non servirà a nulla anche al più evoluto intellettuale negarlo: è così. Pensate alle foto che ritraggono muscolosi giovanotti con le mani in tasca tranne i pollici, un chiaro messaggio a focalizzare lo sguardo da quelle parti. Il maschio, persino il più insospettabile, tende inconsciamente a mettere in evidenza l'inguine. Il che può avvenire anche indossando pantaloni aderenti o portando un voluminoso mazzo di chiavi appeso alla vita, lasciando un lembo della cintura penzolare fuori dai passanti. Insomma ogni espediente è utile per darsi quella che gli studiosi di linguaggio del corpo chiamano «sistematina». Noi donne non faremmo mai una cosa simile. E non mancano i signori che si esercitano sotto la tovaglia: l'istinto è troppo forte. A proposito di simboli fallici, se volete misurare l'interesse di una donna (ma non solo), invitatela fuori e spostate appositamente la cravatta di lato: se lei si metterà a raddrizzarla il messaggio sottinteso è «Così sei più in ordine e mi piaci di più». È vero, oggi la cravatta si porta meno, lo stesso esperimento lo potete fare con la «prova pelucco», e questo vale per entrambi i sessi. Appoggiate un pelucco o un granello di polvere su un braccio e state a vedere cosa succede.

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In casa, una musica di sottofondo è piacevole mentre si aspettano gli ospiti, ma durante la cena dovrete abbassare il volume. Nella scelta, sbizzarritevi: oggi ci sono cd di accompagnamento per ogni esigenza, chiedete in un negozio specializzato. Personalmente adoro, dal tramonto in poi, il vecchio Frank. Per un cocktail in piedi o un garden party, la musica è sempre fondamentale. Una domanda: vi siete mai chiesti dove vanno a prendere quei terribili cd nelle hall di certi alberghi paludati? Naso. Ovviamente ogni operazione di pulizia è vivamente sconsigliata. Nel linguaggio del corpo ogni volta che si toccano le zone periferiche intorno al naso il nostro commensale potrebbe mentire. Attenzione, potrebbe. È il retaggio di un comportamento infantile che porta a mentire coprendosi la bocca con le mani; visto che l'amministratore delegato di una multinazionale non può coprire con entrambe le mani la bocca spalancando gli occhi, ecco che l'inconscio si accomoda sfregando il naso o con movimenti simili. Noccioli. I noccioli della frutta o le parti di scarto, inavvertitamente messe in bocca, non si lasciano cadere direttamente nel piatto. Se sono stati portati alla bocca con una posata si fanno scivolare su di essa e poi sul piatto, ma forse è più facile deporli nella mano chiusa a pugno e riportarli sul piatto. Noia. Sarebbe bello divertirsi follemente a ogni occasione conviviale: ma non è così. Se vi annoiate a morte perché il vostro vicino di destra parla solo di insetti in via di estinzione e l'altro è un distinto ottantenne ma con problemi di udito, tenete duro. Non si guarda l'orologio, né le vie di fuga come la porta d'uscita, né si parla con un tizio nell'altro tavolo escludendo i commensali vicini a voi. Odore. Gli odori di cucina se si invita a casa vanno eliminati azionando le ventole o ancora meglio aprendo le finestre prima che arrivino gli ospiti. Al ristorante sarebbe obbligatorio non narcotizzare i clienti con odori molesti, d'altra parte una stanza completamente asettica non fa buona impressione. Signore, non profumatevi troppo. Olive. Si portano alla bocca con gli stuzzicadenti (unico utilizzo ammesso degli odiosi aggeggi), ma se vengono servite come aperitivo sono consentite anche le mani. Il nocciolo si pone nella mano e poi si lascia in un apposito piattino. In realtà spero sempre di trovare cibo più originale come aperitivo, sia in casa che nei bar, o almeno se volete offrirmi delle olive devono essere buonissime. Ossi. Si lasciano nel piatto e non si toccano con le mani. Evitate, nel tentativo di staccare un pezzo di carne rimasto attaccato all'osso, di farlo schizzare in testa a qualche malcapitato. Lo Sgalateo prevede il contatto con gli ossi da scarnificare e succhiare a piacere come per rivivere un rituale primitivo. Ostriche. Se le offrite voi dovete essere sicuri della qualità superiore, fatele aprire e non gettate via, per carità, la loro acqua di vegetazione. Esistono delle speciali forchettine a tre denti per molluschi che potete usare per estrarre la polpa, in caso contrario potete usare la mano destra evitando il più possibile ogni risucchio. I puristi le degustano assolutamente nature. Nello Sgalateo, ca va sans dire, se ne fa grande uso, sarà per l'alto valore simbolico del mollusco considerato afrodisiaco. Padroni di casa. Dovrebbero essere sorridenti e freschi, anche se in realtà sono stravolti dalla stanchezza. Mai iniziare a mangiare prima della padrona di casa, ma attendere un suo cenno per cominciare. Pane. Una delle poche cose che si possono toccare con le mani, ma non si spezza con i denti. Si fa a pezzi con le mani e poi si porta alla bocca a piccoli bocconi. Evitate di tagliarlo a tavola a meno che non si tratti di un rarissimo pane toscano che desiderate far vedere in tutto il suo splendore, in tutti gli altri casi si taglia in cucina e si porta a tavola in un cestino oppure in un vassoio d'argento. Il piattino del pane, gradito nelle cene formali, si mette in alto a sinistra di ogni commensale. Pasticcini. Si prendono dal vassoio con le mani, insieme alla carta pieghettata che li avvolge. Vietato indugiare nella scelta e soprattutto toccarli tutti prima di sceglierne uno. Pâté. Si mangia con la forchetta e, se accompagnato dai crostini, non viene spalmato ma mangiato separatamente. Pausa. Quando si smette di mangiare per fare una pausa, si mettono le posate con le punte del coltello e della forchetta che si incrociano, con i rebbi della forchetta all'ingiù e la lama del coltello verso il centro del piatto. Come già detto, in questo modo il cameriere o chi per esso dovrebbe, dico «dovrebbe», capire che non deve portar via il piatto. Per piacere e grazie. Ricordiamoci di pronunciarli sempre, ogni volta che chiediamo di passarci qualcosa, quando veniamo serviti a casa o al ristorante, quando chiediamo qualcosa al cameriere. Pesce. Prima il pesce e poi la carne, questa è la regola. Qualsiasi portata di pesce si serve con le posate apposite, se non avete le posate adatte usate solo la forchetta. Pesche. Mangiare frutta intera (purtroppo) con le posate non si fa quasi più, perché difficilmente i ristoranti metropolitani la propongono. È considerata ancora una portata in certe pensioni familiari sull'Adriatico o sulle coste ioniche. Se a una cena formale decidete di mangiare una pesca che vi viene servita intera consideratela una faccenda seria. Si puntano (non infilzano!) i rebbi della forchetta sul frutto e si incide la polpa col coltello per tagliare uno spicchio alla volta, quindi si ferma con la forchetta lo spicchio e lo si sbuccia con il coltello. Si tiene lo spicchio sbucciato sulla punta della forchetta, si taglia un boccone (massimo 2 centimetri) e lo si porta alla bocca senza cambiar di mano alla forchetta, che quindi rimane nella sinistra. Piatti. Quando il cameriere si avvicina per portarci i piatti, e soprattutto per toglierli, non va aiutato. Allo stesso modo, non si impilano i piatti sporchi: perché volete intralciare il lavoro del personale di servizio? Rilassatevi, se pagate il conto avete il diritto di farvi servire. Si può aiutare il personale perché distante, solo se ce lo chiede, anche se non dovrebbe mai farlo. Picnic. Che bello vedere un po' di galateo anche sull'erba, basta poco: piatti di cartone, fazzolettini e tante torte salate. Unica eccezione, mai i bicchieri di carta, mettete dentro un bel cesto di vimini tante flûte di vetro, di certo qualche partecipante al picnic sarà felice di aiutarvi. Il bon ton si rilassa sotto il cielo e diventa più elastico, ma ritorna rigidissimo al momento del dopo picnic. Vietato lasciare mozziconi, plastica e rifiuti abbandonati sull'erba, e vi assicuro che questo è ben peggio che dire «Buon appetito». Piedi. In teoria dovrebbero stare sotto la sedia del proprietario, e questo vuol dire non allungarli incivilmente sotto il tavolo intralciando le estremità altrui e tanto meno lateralmente provocando involontari effetti «piedino». Lo Sgalateo permette di sbirciare sotto il tavolo per, studiare la posizione dei piedi: incrociati, ci sono ancora un po' di riserve. Con le punte all'interno? È rimasto un pizzico di infanzia. Accavallate? C'è ancora qualche resistenza nel vostro commensale. Piedino. Sono due le regole fondamentali da rispettare per il seduttore (uso il maschile, ma vi sono signore grandi esperte nel campo) che usa il piedino come arma di seduzione. 1. Si fa solo se si è certi di non ricevere un rifiuto. 2. Si fa solo se si è certi di non essere scoperti dal resto dei commensali. Pinzimonio. Uno dei pochissimi casi nei quali è permesso usare le dita per mangiare. Le verdure vengono servite già tagliate e ogni commensale ha una scodellina dove intingere carote e sedani. Piselli. È esilarante vedere, come è capitato a me, schizzare i piselli dal piatto come proiettili. Se accade significa che il cuoco era pessimo: dovrebbero essere morbidi. Di norma, basterebbe raccoglierli con la forchetta. Pollo. Anche se un commensale vi ricorda il detto popolare secondo cui pure la regina Margherita mangiava il pollo con le dita, lasciate perdere e continuate a usare forchetta e coltello. Il pollo è difficile da tagliare in tavola anche con il trinciapollo, fatelo in cucina dopo averlo mostrato, se volete, ai commensali. Polpette. Per qualche inspiegabile motivo servire polpette a una cena formale è considerato scorretto, probabilmente perché si può sospettare che siano preparate con gli avanzi. Quindi evitatele, anche se sono un piatto straordinario, in primis quelle di bollito. Sono vivamente consigliate dallo Sgalateo, che incoraggia il consumo di polpettine, cibo da mangiare con le mani e soprattutto da imboccare. Pompelmo. Si serve tagliato a metà e si consuma prelevando la polpa con un cucchiaino. Posacenere. Non si mette in tavola, mai, se non a fine pasto e dopo aver chiesto il permesso di fumare agli altri commensali. Al ristorante non si può più fare, ma non lamentatevi. È così bello ritrovarsi fuori sul marciapiede: si fanno molte conoscenze interessanti. Vietato però abbandonare il proprio ospite o accompagnatrice per interminabili pause. Posate. Oggi si tende a snellire il più possibile il numero delle posate. L'ideale è il tris: una forchetta, un coltello e un cucchiaio, se serve; man mano che si susseguono le portate si cambiano le posate. Posti. L'uomo siede alla destra della donna, le riserva il posto lungo la parete o che comunque le permetta di vedere la sala. Ogni uomo siede a fianco di una signora che non sia sua moglie (o compagna). Nel caso di due coppie, ogni signora siederà alla destra dell'uomo che non è suo marito. Se invece l'uomo e la donna siedono da soli, ai due lati consecutivi di un tavolo quadrato, lui siederà alla sua destra per poter utilizzare il braccio destro e quindi versarle da bere con più agio. I signori siedono un attimo dopo le signore. Lo so, non lo fa quasi più nessuno tranne che in certi adorabili ambienti. Durante il pasto se una signora si allontana dal tavolo, per qualunque motivo, gli uomini si alzano contemporaneamente a lei, si risiedono appena si allontana e si rialzano appena riappare. A una cena in casa privata, ricordate, l'ospite d'onore uomo si siede alla destra della padrona di casa, mentre l'ospite d'onore donna si siede alla destra del padrone di casa. Prenotazioni. Se avete prenotato in un ristorante e poi per qualsiasi motivo cambiate idea, soprattutto se il locale possiede coperti limitati, telefonate sempre per disdire. All'estero nei ristoranti stellati si lascia il numero di carta di credito perché in caso di mancato avviso viene addebitata una mora. Presentazioni. Prima di imparare qualsiasi altra regola, la buona educazione ci impone di presentarci ogni volta che ci troviamo a dividere una tavola. In teoria dovrebbero pensarci i padroni di casa, ma se chi ospita è assente lo faremo noi dicendo il nostro nome con un sorriso accompagnato da un buongiorno o da un buonasera. Prezzemolo. Che dilemma, dire o non dire della fogliolina di prezzemolo tra i denti del nostro commensale. Sì, meglio dirlo. Basta sussurrarlo discretamente in un orecchio. Ribes e frutti di bosco. Si servono in coppette con il cucchiaio da frutta. Reclami. Nel caso di un cibo malcucinato, di un vino che sa di tappo o di una posata o un piatto non pulitissimi, ci si limita, senza recriminazioni, a chiedere che vengano sostituiti spiegando il problema con gentilezza. Con educazione e garbo è giusto sottolineare gli errori da parte della cucina o del servizio, nei locali pubblici. È peraltro di cattivo gusto mostrarsi incontentabili, critici, polemici, commentare la scelta dei piatti al cameriere o parlare dei propri disturbi intestinali agli altri ospiti. Ricci di mare. Solo se volete male ai vostri ospiti li servirete a una cena formale. Meglio lasciare questo ingrediente sensuale per uno spaghetto a due, magari cucinato insieme e consumato su una terrazza al tramonto. Riso e risotto. Si mangia con la forchetta, non si soffia sul risotto e non si allarga nel piatto come si vede fare. Ritardo. Mai arrivare in ritardo a un appuntamento galante, anche se alla signora è permesso un indugio di dieci minuti. Se arriviamo in ritardo in una casa privata o al ristorante è d'obbligo telefonare per avvisare. Sale e pepe. Non si chiede al ristorante di classe se non strettamente necessario, è come sottolineare che il piatto non era perfetto. In casa, durante i pasti quotidiani si mette in tavola, ma è meglio non farne uso. Salame. In una cena formale non si serve. Con gli amici e in famiglia ben venga qualche fetta di salame. Si può prendere con le mani e mangiarlo accompagnato dal pane; si eviti il classico panino, a meno che non ci si trovi a un bel picnic. Salmone. Si consuma con le posate da pesce, se accompagnato da crostini non va messo sul pane ma consumato a parte. Salse. Le salse non si raccolgono se non con il salsacoltello, una posata a forma di cucchiaio, ma con un lato tagliente creata apposta per tagliare e tirar su ciò che rimane nel fondo del piatto. Scampi. Serviteli già sgusciati quando è possibile. Consigliati per le cene private a due. Scarpetta. Mi dispiace, ma il galateo non ammette scarpette di sorta e soprattutto non tollera surrogati, e cioè tutte quelle pratiche che i commensali ingegnosi si inventano per raccogliere un buon sugo dal fondo del piatto. Non esistono deroghe. Via libera alla scarpetta, invece, nelle riunioni familiari e per lo Sgalateo. Segnaposti. È un bel gesto predisporre i segnaposti quando si hanno tanti ospiti e soprattutto se vogliamo mantenere la regia a tavola. Potete sbizzarrirvi con oggetti di ogni genere, che servano da supporto al cartoncino sul quale sarà scritto il nome. Soffiare. È molto maleducato soffiare sul cucchiaio o sul piatto per raffreddare il cibo. Sottopiatti. Sono utili e doverosi nelle cene formali, belli quelli in argento, ma sono ammessi tutti i materiali. Spaghetti. Si mangiano arrotolandoli alla forchetta, che non va puntata sul piatto, ma tenuta leggermente inclinata, quasi orizzontale. Si raccolgono pochi fili di pasta per volta, in modo da portare alle labbra un boccone piccolo. Evitate accuratamente risucchi di ogni tipo e rimasugli di sugo sul mento. Orribile l'utilizzo del cucchiaio o, peggio ancora, del coltello per tagliarli! Spumante. Quello secco non si serve mai a fine pasto insieme ai dolci. Se volete mostrarvi esperto di vino, dite «metodo classico», oggi lo spumante si chiama così. «Bollicine» pare sia superato, ma rende l'idea. Quando si stappa tenete la mano destra sopra l'imboccatura della bottiglia per evitare che il tappo colpisca qualcuno nella stanza e soprattutto cercate di essere silenziosi. Starnuto. L'ideale sarebbe reprimerlo, soffocarlo, ucciderlo, specialmente durante cerimonie e pranzi formali. Quando vi accorgete che lo starnuto sta arrivando, conviene alzarsi e procurarsi un fazzoletto pulito. Se proprio dovete restare seduti, voltate il viso all'esterno del tavolo e starnutite dentro il fazzoletto, badando di fare meno rumore possibile. In Giappone è considerato ripugnante starnutire a tavola. Stuzzicadenti. Come tutte le operazioni riguardanti il proprio corpo, stuzzicarsi i denti a tavola non è ammesso. In realtà i ristoratori dovrebbero mettere il contenitore degli stuzzicadenti in bagno. Se il fastidio è insopportabile, alzatevi dal tavolo. Sushi. Se non sapete usare le bacchette, non pasticciate inutilmente. Usate le mani, che è consentito, oppure chiedete una forchetta. Ogni pezzo di sushi va intinto nella soia dalla parte del pesce, mai dal riso. Le bacchette si appoggiano all'apposito utensile che assomiglia a un poggiaposate, e quando avete finito si mettono allineate sulla ciotola che contiene la salsa di soia. Al sushi bar, se sedete al bancone, non date soldi al maestro sushi presi dall'entusiasmo: non può toccarli. Tavola. Sulla tavola non si appoggia nessun oggetto, niente chiavi, occhiali, portafogli o telefoni. Tè. Si beve sorseggiando dalla tazza senza sollevare il mignolo, per carità. Non vi si inzuppano dolci o tartine, ma si alternano piccoli bocconi e sorsi di bevanda. La padrona di casa che invita per il tè predispone zucchero, latte e fettine di limone, qualche biscotto ed esorta gli ospiti a servirsi da soli dopo aver versato il tè nelle tazze. Toilette. Non c'è bisogno di annunciarlo rumorosamente, se si vuole andare in bagno ci si alza con un semplice «Scusate». Alle signore consiglio di non abbandonare per ore il proprio cavaliere ad aspettare al tavolo. Torta. Si mangia con l'apposita forchetta a tre punte. Tovaglia. La tovaglia, di qualsiasi colore sia, dovrà essere stirata alla perfezione e questo va fatto una volta che viene stesa sulla tavola, sopra un «mollettone», così si chiama il telo morbido di protezione alla superficie del tavolo. Scegliete tessuti naturali in colori contrastanti con i piatti la cui base, sarò tradizionalista, deve essere rigorosamente bianca. Tovagliolo. Solitamente piegato e posato sopra il piatto o il sottopiatto va a destra, ma si può semplicemente piegare a triangolo e adagiare sul piatto. Evitate piegature fantasiose e laboriose. All'inizio del pasto va steso sulle ginocchia, sempre dopo la padrona di casa o, al ristorante, dopo la persona che ha invitato. Non va mai legato al collo. Si usa prima di bere, sempre, e dopo aver appoggiato il bicchiere. Alla fine del pasto si lascia alla sinistra del piatto. In alcuni ristoranti di alto livello, prima del servizio del dolce, il tovagliolo viene cambiato con uno più piccolo. È un atto di grande cortesia. Signore, cercate di non lasciare vistose impronte di rossetto, signori non usatelo per detergervi il sudore dalla fronte. Ubriachezza. Può succedere che un ospite esageri con l'alcol: che fare? Un bravo anfitrione cerca di arginare come può la serata, ma di certo non lo abbandona fuori dalla porta a fine cena. Si preoccupa di accompagnarlo a casa e di assicurarsi che stia bene. Uomo. Uomini, ricordate! Basterà un gesto come aprirle la portiera o alzarsi nel momento in cui lei lascia il tavolo per farsi ricordare a lungo. Insomma, vi verrà perdonato anche qualche sbaglio, se saprete usare qualche galanteria al momento giusto. L'uomo entra per primo in un locale, comunica con i camerieri, versa da bere, si dimostra più interessato alla compagnia che al cibo, conversa e dovrebbe pagare il conto. Uova. Non si usa mai il coltello, in qualsiasi modo siano cucinate. Lo si può usare solo per tagliare il prosciutto o la pancetta che le accompagna. Uva. Va tenuta con la mano sinistra, mentre con la destra si staccano gli acini che andranno alla bocca. Verdure. Non si tagliano mai con il coltello. Vino. Non si versa mai sino al collo del bicchiere. Si stappa sempre davanti agli ospiti, e così pretendete al ristorante. Si fa scegliere alla signora e se questa si rifiuta si prende l'iniziativa chiedendo almeno «bianco o rosso». Chi invita, sia a casa sia al ristorante, propone i vini e chiede se gli invitati sono d'accordo. Il vino non si mescola con l'acqua e non deve essere raffreddato con il ghiaccio. Si lascia in un secchiello di qualsiasi materiale, possibilmente su un tavolino a parte. Zotico. È l'epiteto che si merita chi a tavola pecca di prepotenza e maleducazione. Per neutralizzare lo zotico recidivo è necessaria più fermezza che ironia, la seconda non la coglierebbe. Un seccato richiamo ha più probabilità di venire accolto. Zuppa, zuppiera. Non si soffia sulla minestra o la zuppa. In Inghilterra, il cucchiaio non viene introdotto in bocca di punta, ma appoggiato lateralmente alle labbra. In Italia il cucchiaio viene introdotto in bocca di punta. Ma ciò non vuol dire, beninteso, che lo si debba inghiottire fino al manico. È tollerato che, arrivati agli ultimi cucchiai di minestra, si sollevi appena il piatto inclinandolo verso il centro della tavola. Zuzzurellone. Avete presente quei soggetti che pur essendo adulti si comportano come ragazzini e si divertono a fare i giocherelloni? È il buontempone, il burlone che a tavola gioca con il cibo, estenua i commensali con storielle imbarazzanti, indovinelli, racconti di vita privata e via discorrendo. Basterà ignorarlo senza ridere delle sue battute pesanti per neutralizzarlo.

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Saper vivere. Norme di buona creanza

193339
Matilde Serao 1 occorrenze
  • 2012
  • Mursis
  • Milano
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L'uomo perfettamente bene educato deve prestare il suo giornale, il suo orario, il romanzo che legge, alla prima richiesta di un compagno o di una compagna di viaggio: deve sempre sapere il nome della stazione, in cui si arriva: deve sempre aprire o chiudere lo sportello, sollevare o abbassare le tendine, chiamare il conduttore, il facchino, parlamentare col capostazione. L'uomo perfettamente bene educato, in barca, in omnibus, in carrozza, in ascensore, in automobile, in cima a una torre, in fondo a una cripta, deve sempre eclissarsi innanzi alle signore, lasciando loro il miglior posto, o guidandole, scortandole, proteggendole. Egli, in albergo, non fa chiasso, non canta, non ride, non urta nei mobili, non batte alle porte, non suona a distesa: in ascensore, sta sempre col cappello in mano, se vi è qualche signora; a table d'hôte viene in frack o in smoking, sempre a tempo; si serve modestamente, non mangia molto, non si ciba, ma gusta il pranzo; non si mette a fumare, prima di arrivare al fumoir; non sequestra i giornali nel salon de lecture; non legge quello che scrive la sua vicina nella salle d'écriture. L'uomo perfettamente bene educato, nei teatri, nei café - chantant, nei musei, nelle gallerie, non toglie la visuale a nessuno e se la lascia togliere, senza mormorare. L'uomo perfettamente bene educato, in viaggio, è una vittima: ma ha qualche consolazione. Talvolta, egli incontra una compagna di viaggio che, stupita di trovarsi con un uomo bene educato, dopo aver incontrato tutti uomini male educati, s'innamora perdutamente di lui.

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Nuovo galateo. Tomo II

195306
Melchiorre Gioia 1 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
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Le gride lombarde del XVII secolo dicono: E perché da alcun tempo in qua è stato introdotto un abuso di portar certe montère in cambio di cappello, fatte in maniera che si allargano per coprir la faccia e servono di maschera, potendosi al punto alzare ed abbassare, con che li male intenzionati se ne vogliono per non esser conosciuti, nè poter esser posti chiaro et castigati, perciò si proibisce sotto pena di 100 scudi che si fabbrichi, si venda, si porti questa specie di cappello. Vedi le Gride 18 luglio 1633, 6 dicembre 1633, se luglio 1634, 10 maggio 1638, 9 aprile 1648, 6 febbraio 1649. Nelle forme de' cappelli attuali non si vede il perfido scopo di nascondere il volto de' delinquenti e sottrarli al guardo della Polizia giudiziaria. Di quella vecchia usanza onesta si varrebbero oggidì gli aggressori, i quali, per non essere conosciuti, si pongono una maschera sul volto. Quando poi alle ridicolosaggini della moda, io non ricorderò nè l'uso di portare l'una calza alla gamba d'un colore, e l'altra d'un altro, né i ventri finti che s'applicavano gli uomini, per cui sembravano tutti pantaloni, nè le finte natiche delle donne; ma dirò che nel XV secolo la torre che sorgeva sulle teste femminili, sostenuta da due corni laterali che s'incurvavano all'estremità superiore, questa torre, dissi, ergevasi in alto e si estendeva in largo in modo che quando Elisabetta di Baviera, sposa di Carlo VI re di Francia, tenne corte a Vincennes nel 1416, fu necessario alzare ed allargare le porte, acciò potessero passar la regina e le sue dame. Si può concepire un'idea della bizzarria dei nostri maggiori dall'uso seguente: « Quando l'abate » di Figeag (piccola città nel Querci), diceva » Saint Foix nello scorso secolo, fa il primo ingresso » in questa città, il signore di Meutbrun » de la Roque, vestito da arlecchino ed una gamba » nuda, è obbligato di condurlo sino alla porta » della sua abbadia, tenendo la briglia della sua » cavalla; poscia pranzano insieme l'abbate e » l'arlecchino ». (OEuvres, t. V, p. 376). III. Ne' secoli XV e XVI si davano in Francia alla minuta pasticceria da mensa le forme più oscene e i nomi più infami. Champier che fioriva verso la prima metà del XVI secolo, dopo d'avere descritto le diverse pasticcerie accreditate al suo tempo, dice; « Quædam pudenda muliebria, aliae » virilia (si diis placet) repraesentant. Sunt quos » C... saccharatos appellitent. Adeo degeneravere » boni mores, ut etiam christianis obscæna » et pudenda in cibi placeant». Negli stessi secoli ed anche nel XVII si vedevano sulle mense francesi fontane zampillanti, che somministravano il vino, l'ipocrasso (liquor fatto con vino, zucchero e cannella), ed altri liquori. Ordinariamente scorreva nel tempo stesso acqua di rosa od altre ugualmente odorose, onde profumare le sale; fin qui noi facciamo applauso ai nostri maggiori. Le loro idee di decenza però erano diverse dalle nostre; infatti quelle fontane modellate a forme diverse rappresentavano talora: Una donna, dalle poppe della quale scorreva l'ipograsso; Un fanciullo, >« Le quel, dice le Grand d'Aussi, pissoit de l'eau de rose; « Il quale pisciava acqua di rosa». Una fanciulla, e il vino scorreva da tutt'altra parte che da' suoi bagli occhi neri. (Hist, de la vie privée des François, t. III, p. 198-199). Al tempo di Luigi XIV e XV (fine del XVII e principio del XVIII secolo) i Francesi, oltre di cantare a mensa e bere insieme, si permettevano anco di abbracciare le donne; la quale indecenza cessata ha indotto un poeta a dire:

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Le buone usanze

195647
Gina Sobrero 1 occorrenze
  • 1912
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
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Solo scrivendo ad un sovrano, ad un alto prelato si firma umilissima; una donna non deve mai abbassare sè stessa, anche se per modestia, si sente inferiore ad altri. Una signora giovane non scrive nè riceve lettere da un giovanotto, a se per circostanze speciali è costretta a farlo, sia molto cauta nelle espressioni; non è quistione di moralità, ma di prudenza; l'uomo migliore può, per mille ragioni interpretare male le sue frasi più semplici, e farsene un'arma contro di lei. Se è vedova non aggiunge al proprio nome questo appellativo, salvo che negli atti pubblici. Scrivendo ad un inferiore sono da osservarsi le stesse regole; per di più, tanto l'uomo che la donna aggiungono al proprio nome il titolo, se lo hanno. Un uomo scrivendo ad una signora non si firma per esempio: ingegnere tale, dottore tal altro, a meno che sia sconosciuto dalla destinataria e le scriva per un incarico avuto o per chiedere un favore. Egli può dichiararsi nella chiusura della sua missiva; devotissimo, umilissimo, ecc., può terminarla con una frase cortese, per esempio: signora mi comandi sempre; pronto ai suoi ordini, ecc.; può dire, se c'è un certo grado di intimità, signora, le bacio la mano, ecc. Con tutto questo egli non perde affatto di dignità. Sull'indirizzo si mette il titolo, la professione e il nome senza farli precedere da nessun aggettivo; chiarissimi, nobilissimi, ecc., sono diventati patrimonio della gente volgare. Le formole che adesso si usano sono le seguenti: Contessa X. di L., Ingegnere I. R. , poi il nome della via, la città, la provincia, la nazione, tutto scritto chiaro, distinto, per evitare imbrogli e fatica inutile all'impiegato postale. Ad una persona di famiglia titolata, ma non tale per matrimonio, si fa precedere al nome aggettivo nobile; così Nobil donna Rosa...; Nobile tale dei tali. Anzi per un uso gentile oggi si fa precedere l'aggettivo nobile a qualunque nome di donna che non vanti nè per eredità, nè per le nozze contratte, un titolo qualunque. È giusto; poichè è un omaggio reso alle nostre donne, tante volte così nobili, anche se l'almanacco di Gotha non se ne immischia. Ora s'usa molto dire semplicemente, per esempio: donna Maria O. Ad un fornitore si mette sulla busta: Sig. X., e poi la professione; se si scrive per caso ad un domestico, a una cameriera a servizio altrui, si ha cura di aggiungere: nella casa del Sig. X., della contessa Z., ecc. Una lettera va affrancata secondo il suo peso; è vera ineducazione imporre una tassa a chi ci legge. Si può mandare il francobollo per la risposta solo ad un inferiore per non aggravarlo di questa spesa, oppure ad una casa di commercio a cui si è chiesta qualche informazione: è scortesia in tutti gli altri casi. Una lettera di presentazione, di raccomandazione, va consegnata aperta alla persona di cui è quistione; è quindi sconveniente di trattarvi affari di ordine privato. Invece si può benissimo chiudere una lettera che altri si incarica di far recapitare per noi, e in cui non si tratti della persona che ci fa il favore. Pregando alcuno di impostare una lettera, bisogna prima affrancarla, chè sarebbe scortesia dargli il carico della spesa o consegnargli in mano il prezzo del francobollo. Nella nostra vita rapida, febbrile, abbiamo trovato il mezzo di abbreviare la lettera, riducendola ad una cartolina postale; brutto mezzo che toglie tutto quanto ha di intimo e di caro la corrispondenza coi lontani. Non si scrive mai una cartolina ad un superiore, nè ad una persona colla quale si abbiano semplici relazioni di società; un uomo non lo scrive mai ad una signora. La cartolina deve contenere in breve l'oggetto, che interessa, non vi si mettono frasi d'affetto, non vi si trattano questioni che possano compromettere chi la riceve; siffatte missive passano per cento mani prima di giungere a destinazione, in ogni frase che scriviamo è un lembo della nostra anima, ed a chiunque sente finemente, non può far piacere il sapersi in balìa degli indifferenti. Si può scrivere una cartolina ad un negoziante per dargli una ordinazione, ad un servo per annunziare il nostro arrivo: ma in complesso essa è un mezzo troppo economico, ed occupa tra i vari generi di lettere il posto che occupa la tranvia tra i veicoli: mezzo di locomozione che tutti abbiamo adottato per economia e comodità, ma di cui non si servirà mai una gran dama che ha la fortuna di possedere una vettura propria. Il telegramma è una lettera nervosa che dobbiamo usare il meno possibile per non far sentire agli altri le conseguenze dei nostri nervi. I telegrammi devono essere scritti con chiarezza quando si consegnano all'impiegato telegrafico e debbono rappresentare esattamente il nostro pensiero, per non costringere chi li riceve a torturarsi il cervello nell'interpretazione. I baci, le carezze, le espressioni troppo affettuose non debbono trovar luogo in un telegramma per la ragione che ho detto prima. Bisogna aver riguardo di spedirli in ore tali da non suscitare inutilmente in chi li riceve spavento od emozioni. Questo naturalmente quando non si tratta di casi urgenti.

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Galateo morale

196704
Giacinto Gallenga 2 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
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M'è avviso che non si potrà giammai nutrire solida speranza sul rapido progresso della civiltà in un popolo che si lascia predominare dalla vile passione del lotto, talmente da incoraggiare il Governo ad accrescere, in mezzo alle generali miserie, le così dette ricevitorie e ad abbassare le poste in modo da rendere accessibile questo giuoco alle più minute fortune, fomentando così il vizio nelle popolazioni, e deprimendone a viva forza le condizioni morali sotto il povero pretesto di rialzarne le condizioni economiche! No! un paese non potrà dire giammai di trovarsi sul cammino del suo progresso finanziario (degli altri non occorre parlarne, perché nessuno oserebbe dire che potessero marciar di conserva colla libidine del guadagno, coll'ozio, coll'avvilimento che accompagnano questa perversa abitudine), finché il prodotto di quell'immoralissimo giuoco nel quadro delle entrate indirette sarà quello che darà maggiore e ognor crescente risultato di somme, che non quelle prodotte da tutti gli altri balzelli. La prosperità materiale di un popolo non può sposarsi a ciò che tende a vituperarlo e a rovinarlo; e il guadagno apparente del tesoro pubblico, guadagno deturpato dalla vergogna e dalla miseria di chi si lasciò indurre a fornirglielo, si deve poi scontare con più enormi deficienze derivanti dall'infingardaggine e dal pervertimento delle classi che sono vittima di quella sconcia passione.

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