Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Scultura e pittura d'oggi. Ricerche

266564
Boito, Camillo 1 occorrenze
  • 1877
  • Fratelli Bocca
  • Roma-Torino- Firenze
  • critica d'arte
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Ma se c’è ramo dell’arte, in cui si cominci a stare di faccia agli stranieri senza dovere abbassare gli occhi, è il paesaggio. Non abbiamo per esso nessuna attraente tradizione italiana, nessuna influente Scuola accademica, e dall’altro canto sentiamo il bisogno di consultare a ogni tratto la natura, di seguirla con docilità. La campagna romana, con i suoi bufali selvatici, con le rovine de’ suoi monumenti, severe e grandiose come le linee del terreno e de’ colli; la spiaggia d’Astura, col mare che si insena, e le barche dei pescatori, ed i ragazzi che nuotano; un paese d’un verde chiaro nell’erba, d’un verde cupo negli alberi, e gli altri quadri del Vertunni, possono schierarsi, non ostante al colore qua e là crostoso e pesante, accanto ai migliori paesaggi stranieri. Peccato che alcuni degli ottimi nostri paesisti abbiano esposto un lavoro per uno e neanche dei più notevoli; peccato che altri non abbiano esposto nulla! L’Italia avrebbe avuto a Vienna, in grazia del paesaggio, quella lode dagli uomini colti, della quale per le figure dipinte non è stata creduta degna.

Pagina 380

Racconti 1

662668
Capuana, Luigi 1 occorrenze
  • 1877
  • Salerno Editrice
  • prosa letteraria
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. - Rispondeva tranquilla, senza abbassare gli occhi sotto quegli sguardi che la scrutavano, anzi interrogava alla sua volta: - Tu però mi sembri pensieroso. Che hai? - La partenza di Carlo ... - È partito? ... Per dove? - Come? Tu non sai? ... Carlo è partito per l'America, improvvisamente. Non disse niente neppure a te? Lo sforzo di fingere la rendeva quasi sincera. A quel nome, un leggiero brivido le era passato per la schiena; ma, subito rimessasi, ella mostrava di ascoltare con curiosità e meraviglia il marito che le raccontava l'improvvisa partenza del fratello. - Risoluzione inesplicabile ... Temo che qualche grosso affare non gli sia andato male ... M'informerò, senza destar sospetti ... Ne sono molto impressionato. - Tornerà presto. - Dice che non tornerà piú! ... Ella ebbe un senso di sollievo, e deviò il discorso. - I tuoi affari vanno bene? - Benissimo -. La bambina, presa in quel punto una mano alla mamma e mettendola in quella del babbo, gli diceva ridendo: - Non vedi? ... La mamma vuol essere baciata anche lei! Ogni apparenza era salva, ogni ragione di timore sparita; ella avrebbe potuto viver tranquilla, seppellendo nel piú profondo del petto quel terribile segreto, ed ecco che la sua tortura ricominciava piú atroce. Con la irritazione contro l'incestuosa creatura che le palpitava in seno e non le dava nessuna delle sofferenze provate nella prima gravidanza, Teresa era divenuta cosí nervosa, cosí eccitabile, che ogni insignificante contrarietà le produceva strani scoppi di stizza, seguiti spesso spesso da sfoghi di singhiozzi e di pianto. - Ma che ti senti insomma? Sei malata - le ripeteva suo marito. - Non dire cosí; è peggio! - rispondeva, piena di rabbia e di vergogna. Una mattina che Giulio, turbato e tenendola per le mani, aveva insistito piú del solito perché parlasse, Teresa gli si era buttata al collo piangente, stringendolo forte, premendo con la faccia sulla spalla di lui. - Non lo capisci? Tu sei malata ... - No! no! E quasi gli aveva morso il collo, spaurita, sentendosi salire alle labbra la terribile rivelazione che la strozzava. - No ... No ... È per la bambina ... Ho il cuore grosso ... Che so io? ... E gli era cascata quasi in convulsione tra le braccia. Giulio, spaventato, aveva mandato subito pel dottore. Il dottore, dopo poche interrogazioni e osservazioni, s'era messo a sorridere; e nell'andar via gli avea raccomandato: - Bisogna che la signora stia molto calma. Le conseguenze d'un aborto potrebbero essere gravi -. Ella era rimasta sdraiata sulla poltrona, con tale abbattimento di forze da non poter tenere nemmeno semiaperti gli occhi; e mentre il marito la confortava, lieto del male passeggero, pregandola di riguardarsi, giusta le raccomandazioni del dottore, lagrime silenziose le scorrevano sul bianco volto, e le mani ghiaccie le tremavano stringendo la mano di lui. - Mi hai fatto paura! - egli le diceva, asciugandole la faccia, accarezzandola, dandole lievi baci sulla fronte ... - Mi hai fatto paura, sai? - Ma Teresa non rispondeva, immobile, sfinita; e pensava fisso a quell'aborto che sarebbe stato la sua salvezza, se fosse davvero avvenuto. E ruminando cattivi propositi contrariamente alle raccomandazioni del dottore, vedeva passare, quasi in sogno, una minuscola cassetta funebre portata via di nascosto da un uomo vestito di nero, come ben si addiceva alla trista cosa lí racchiusa ... E le pareva che quell'uomo vestito di nero, con quella funebre cassetta sotto braccio, andasse, andasse, andasse ... e si perdesse lontano, in una nebbia fitta, mentre le viscere dilaniate le doloravano ancora. Non avveniva cosí. Il suo fragile corpo diveniva piú resistente e piú forte, il tormento dell'animo prendeva maggior vigore. E intanto non solo ella non si riguardava, ma commetteva imprudenze; s'affaticava, si stancava, si esponeva a serii pericoli, e senza approdare nulla! Cosí, di giorno in giorno, mentre il seno le si arrotondava con la piú benigna e piú sana gestazione che mai donna potesse desiderare, un odio sordo la invadeva contro quell'ostinato germe che voleva vivere per forza e crescere e venire alla luce ... E picchiando sul proprio seno, intendeva schiacciare il capo dell'invisibile nemico lí dentro nascosto, finché inorridita di quel soffio di pazzia che le aveva attraversato il cervello, non s'arrestava e non cadeva in ginocchio invocando il perdono di Dio, e dell'innocente creaturina. - Era ingiusta. Non doveva risentire solo colei il peso dell'infamia altrui, né scontarne la pena! - Poco dopo la bambina s'era ammalata gravemente. Teresa avea voluto restare notte e giorno al capezzale della inferma. Preghiere non erano valse, né minacce del marito per indurla a rimuoversi di là. Il rimorso le lacerava il cuore. Ella rammentava con spavento la vile menzogna: - È per la bambina ... Ho il cuore grosso ... Che so io? ... E il ricordo di queste parole le si mutava in terribile rimprovero, quasi avesse buttata cosí una cattiva sorte addosso alla creaturina che ora smaniava nel letto riarsa dalla febbre, tra la vita e la morte ... - Oh, lei stessa la uccideva! La bambina avrebbe espiato, vittima pura, l'infame delitto di quell'uomo! ... - E credendo d'assistere all'agonia della creatura che era stata la sua gioia, la sua superbia di madre immacolata e felice, si sentiva intanto sussultar nel seno quell'altra con festoso anelare alla luce, con vivo senso d'allegrezza pel vicino sprigionamento. E presso il capezzale dove le pareva che l'alito freddo della morte gelasse il sudore sul viso sfigurito della sofferente, ecco il fantasma di colui - dello scomparso - che le si ripresentava dinanzi con umile aria di preghiera: "Ti amavo, da due anni. Per questo m'ero allontanato da casa tua!" Perché se lo sentiva cosí pertinace nell'orecchio? Perché il di lei pensiero vi si fissava dispettosamente, con una specie di sdegnosa compiacenza? E quando, Signore!, quando? Ora che la sua figliuolina era all'estremo, ora che ella avrebbe dato volentieri in olocausto la propria inutile e triste vita, pur di sviare il pericolo da quel capo diletto! Il Signore era stato misericordioso; non le aveva preso la bambina! Teresa riviveva con lei. E al rifiorire del roseo colore sulle guancine dimagrite, le fioriva in cuore una nuova dolcezza di maternità, un senso di pace che neppure quei rapidi sussulti del seno riuscivano a turbare. - La sua bambina era salva! - Si sentiva felice; non odiava piú, con l'istessa intensità di prima, l'altra creatura che già si faceva sentire maggiormente col grave pondo e coi vaganti dolorini, preludi di un'altra fase di tortura ... Sí, di un'altra fase di tortura. La infelice non poteva pensare, senza raccapriccio, alla continua presenza di quell'insultante testimone della ignominia di lei, di quella menzogna, di quell'inganno vivente che sarebbe stato di continuo sotto i suoi occhi, e ch'ella non avrebbe mai potuto, mai!, tenere come sangue e carne sua! ... E allorché il marito la rimproverava dolcemente, non vedendole preparar nulla pel prossimo arrivo del figliolino tanto desiderato - egli credeva con certezza che sarebbe stato un figliuolo - Teresa gli rispondeva: - Chi sa quel che accadrà? - Presentimento e mal augurio. S'era fissata nell'idea di dover morire soprapparto insieme con la creatura da nascere; e se ne rallegrava, provando pure un indefinito terrore di quel momento, e non per sé, ma per coloro che sarebbero rimasti, il marito e la bambina. E se la teneva stretta al seno per ore intere, accarezzandola, baciandola, quasi già fosse orfanella, dicendole cose strane che la bambina non capiva: - Se me ne andassi? ... Se non tornassi piú? - Saresti cattiva. - Non vorresti piú bene alla mamma? - Dovresti portarmi con te. - Oh, no, figliolina mia! - La bambina, impressionata da questi discorsi, la denunciò al babbo: - La mamma dice che se n'andrà, che non tornerà piú -. Giulio impallidí. La persistenza di quel presentimento gli aveva dato nel cuore. - La mamma è una sciocchina! - disse, tentando di scioglier la mano da quella di sua moglie. Teresa lo trattenne. - Hai ragione: sono una sciocca! - Provava insolite tenerezze anche per lui. Spesso gli gettava le braccia al collo, guardandolo fisso negli occhi, muta, quasi per compensarlo; vergognosa di non poter essere sincera e di dover tacere, lei, lei che non gli aveva mai nascosto un sentimento, un pensiero, com'egli a lei! E non potergli dir: "Taci!" quando le parlava del bambino che sarebbe stato il colmo della loro felicità coniugale! Ah, se egli avesse saputo! ... Giulio intanto progettava di dare il nome di Carlo al nascituro, per ricordo del fratello creduto morto da che non scriveva piú e non se n'era potuto aver notizia né dai consoli, né dalla legazione ... Il mistero lo tormentava. - Cosí buono! Di carattere un po' chiuso, un po' fantastico, ma docile nella stessa impetuosità. Qualche passione malaugurata! - rifletteva talvolta. Ed ella tremava nel sentirglielo ripetere. - A che stillarti il cervello? - gli rispondeva con durezza. Ma si riprendeva subito: - È tuo fratello; hai ragione ... Al bambino però, se sarà un bambino, daremo il nome di tuo padre. Non ti pare piú giusto? - Negli ultimi quattro mesi era frequentemente ritornata dal confessore, ogni volta che si era sentita a estremo di forze. E il marito, lasciandole pienissima libertà, la canzonava un pochino, senza cattive intenzioni, credente anche lui, quantunque troppo distratto dal rimescolio degli affari. In quella chiesa dove tante volte aveva dato pienissimo sfogo al proprio cuore, ella trovava sempre il balsamo che le addolciva la piaga, e gliela rendeva sopportabile, se non riusciva a guarirla. Ribellioni, indignazioni, tetri propositi, tutto si ammansiva, si acchetava in lei alla voce consolante che le parlava in nome del Signore. Un'intima corrispondenza si stabiliva allora tra lei e Dio. - Egli solo sapeva la verità! ... Egli solo poteva giudicarla e compatirla! - E, una o due volte, si era sorpresa con parole di preghiera, con invocazioni di perdono sulle labbra anche in favore di colui che le aveva fatto tanto male. - Era morto? O espiava terribilmente il delitto di un istante? ... - Là, in chiesa, poteva pensarci senza che la coscienza le si rivoltasse, senza che un'ondata d'odio e d'orrore le si sollevasse nel petto. - Dovete perdonare anche voi, figliuola mia! - le ripeteva il confessore. E dietro il confessionario, a piè dell'altare, le riusciva facile. Ma da lí a poco, in casa, ai primi sussulti del seno, non sapeva, non poteva piú! In quell'ultima settimana, con la fissazione di dover presto morire, un senso piú vasto di pace e di serenità la penetrava tutta, una tenerezza di distacco e di rimpianto, che involgeva persone e cose e le gonfiava gli occhi di lagrime. Non ne parlava per non rattristare anticipatamente suo marito. Si sforzava anzi di mostrarsi allegra; e preparava il corredino, quantunque lo credesse inutile, e la sola vista di quelle fasce, di quei pannilini, di quelle camicette, di quelle cuffiettine le desse i brividi ... Ma il suo Giulio n'era contento; voleva apparir contenta anche lei. Acuti dolori l'avevano tormentata fin dalla mattina, senza che n'avesse detto niente al marito. La morte, invocata e aspettata, ora le metteva spavento; e le pareva di allontanarla con l'illudersi che quelli che la incalzavano, la incalzavano non fossero i dolori prenunzi del parto. Andava da una stanza all'altra, appoggiandosi alle pareti e ai mobili nelle strette che si rinnovavano sempre piú forti, intestata di avvertire il marito soltanto all'ultimo, quando non avrebbe piú potuto nascondergli le soffere nze. A un tratto aveva gridato: - Giulio! Giulio! - E gli s'era aggrappata al collo, baciandolo desolatamente con le labbra diacce: - Giulio! ... Muoio! Giulio! Neppure allora era morta! Si tastava tutta, tastava le coperte del letto, per convincersi d'essere ancora in vita, per accertarsi che proprio suo marito accarezzasse e baciasse il bambino ignudo, vagente tra le mani della levatrice. Girava gli occhi attorno, stupita che il presentimento l'avesse ingannata; con tale confusione nella mente, e tal'indicibile prostrazione di forze da credere di sognare, o di vedere ogni cosa a traverso una nebbiolina leggera, in mezzo alla quale si muovevano silenziosamente le persone, mormorando parole a voce bassa e che ella non riusciva ad afferrare. - Forse si muore in questo modo! - pensava. Al destarsi dal sonno riparatore che l'aveva vinta, allo scorgere a piè del letto il marito in amorosa contemplazione del neonato, che riposava coperto d'un velo di tulle; al: - Come ti senti? - di Giulio, a cui dalla commozione e dalla gioia tremava la voce, ella lo fissò spalancando gli occhi, sorridendogli inconsapevolmente. Sentiva intanto dentro di sé un'oppressione non mai provata, uno strazio nuovo: la barbara violazione del cuore materno, che le rendeva repugnante la bella creaturina dormente lí acc osto. - Guardalo ... Che bocciuolo di rosa! - Giulio non si era contentato di sollevare il velo di tulle da una parte; ma, spinte le mani sotto il guanciale dove il piccino era adagiato, lo aveva deposto delicatamente a fianco della mamma, perché potesse ammirarlo, senza scomodarsi. Ella si trasse un po' indietro e serrò gli occhi ... - Che hai, Teresa! Ti vien male? - Allontana cotesto guanciale ... Mi opprime il respiro ... E questa coperta ... - Non era vero. Voleva soltanto, a ogni costo, evitar di baciare il piccino; avrebbe voluto, se fosse stato possibile, impedire egualmente che suo marito lo baciasse ... Quelle carni rosee non gli avrebbero dato alle labbra una sensazione rivelatrice? ... A lei poi ... sarebbe parso di baciare ... Oh no ... mai, quantunque il suo cuore di madre la invitasse intanto e la spingesse! ... Avrebbe voluto, almeno, che qualche tregua si fosse stabilita tra la innocente creaturina e lei; ma nel tempo istesso che parte di lei cosí desiderava e voleva, l'altra parte, la piú orgogliosa, si tirava indietro, s'adontava di quel desiderio, si ribellava a quella volontà e ce rcava di paralizzarla! Voleva forse baciare ...? E restava là, cogli occhi serrati, inerte, sotto lo spasimo della chiusa tortura; pensando con terrore che finalmente, una volta o l'altra, doveva vincere la ripugnanza per non dar nell'occhio al marito. E inorridiva dell'inevitabile contatto che le avrebbe fatto risentire piú immediata la violenza patita. La mattina che dinanzi al marito non poté fare a meno di baciare il figliolino prima di tentare di dargli la poppa, appena sfiorate con le labbra quelle carni delicate, Teresa gettò un urlo e cadde in deliquio. Si era immaginata che dando il bambino a balia, avrebbe dovuto sentirsi alleviata, sollevata; invece era peggio. Giulio parlava continuamente del piccino. Ogni due o tre giorni le proponeva una scarrozzata fuori porta, fino alla cascina della balia. La figliuola, anche lei, rammentava in ogni istante il fratellino con cui avrebbe voluto già fare il chiasso insieme. Cosí l'odiata creaturina, quantunque lontana, riempiva la casa di sé piú che se fosse stata presente ... E poi ... - Come? ... Perché ora? ... - ella si domandava, spaventata. E poi, qualcosa di strano, di mostruoso cominciava ad avvenire dentro di lei ... - Come? ... Perché ora? ... Dio! Dio! - Quell'altro, lo scomparso, tornava a poco a poco a farsi risentire, dimessamente al suo solito, supplichevole: "T'amavo! Da due anni! ..." - Come? ... E lei, lei piú non se ne offendeva? ... E lei stava ad ascoltare, mezza indignata, sí, ma pari a chi lascerebbesi forse commuovere, se colui avesse insistito? - Ahimè! Nella solitudine in cui volentieri rimaneva per lunghe ore della giornata, il ripetio di quel: "Ti amavo! ... Da due anni!" diveniva sempre piú insinuante e piú forte ... E all'allucinazione del suono delle parole, s'univa quella della figura, alta, bruna, dal viso serio, dallo sguardo quasi severo e contenuto a stento ... E qualcosa si ridestava in tutto il suo corpo con lento brulichio di sensazioni e di vibrazioni, qualcosa rimasto a germogliare nell'oscurità feconda, e che usciva fuori a un tratto, e si espandeva e fioriva ... Questo le pareva piú abbietto della prima violazione del suo corpo ... - No! No! No! - protestava sdegnata, come in quel triste istante, in quella sera, - No! No! - Inutile! "Ti amavo da due anni!" E lei non se n'era mai accorta! ... Quanto avea dovuto soffrire colui! Che tormenti e che lotte, povero giovane! E si era esiliato per lei! E aveva abbandonato tutto ... per lei ... per espiare la colpa d'un istante! - ella pensava trasognata, quasi un'influenza esteriore le spingesse la povera mente verso quel punto e ve la tenesse fissata. E riscuotendosi tutt'a a un tratto, guardava attorno atterrita, feroce contro colui, riboccante di sprezzo di se stessa, con c osí tragico pallore sul viso, e sguardi cosí smarriti, che Giulio tornava a impensierirsi. La gravidanza ora non c'entrava piú. Certe stranezze del carattere di sua moglie diventavano addirittura inesplicabili. Non la riconosceva! Nei momenti, nei giorni ch'ella tentava di rifugiarsi in lui per vincere il tristo demone, egli la vedeva sempre agitata, eccessiva in quei baci ed abbracci piú da amante che da moglie, e affatto diversa da quella ch'era stata fin allora. Poi, ella mostrò improvvisamente desiderio di lanciarsi fuori della cerchia intima e tranquilla che li aveva accolti tant'anni, ignari quasi ed ignorati, paghi e contenti della felicità di amarsi e di sentirsi amati fra le consapevoli pareti dove non giungeva nessun rumore della vita cittadina. E a quegli scatti di sensazioni, a quei capricci di passeggiate, di visite, di teatri, di feste, che lo meravigliavano assai, Giulio cominciò a temere che la gravidanza non avesse lasciato in lei qualche funesto germ e d'esaltazione nervosa ... Il dottore, ripetutamente consultato senza che Teresa ne sapesse nulla, era stato d'ugual parere. Avevano fissato insieme un metodo di cura abilmente combinato: viaggi, bagni, regime ricostituente ... Ed ella aveva subito acconsentito, lietissima ... Capiva che già v'era qualcosa di guasto dentro di sé, di affievolito per lo meno. Lo stesso confessore non le consigliava di distrarsi, di fuggire la solitudine, perché in questa il demonio conduce meglio il suo scellerato lavoro di tentazione? Era andata piú volte ad accusarsi, ingenuamente, chiedendo perdono a Dio della sua debolezza, implorando la forza di resistere; e confessore e dottore, quasi d'accordo, le ripetevano: - Si distragga! - Ma che posso farci? ... Il nemico è accovacciato qui, nel mio interno! - Da un mese ella dormiva soltanto a brevi intervalli; poi le palpebre le si ritiravano in su. Doveva svegliare ogni volta il marito? E il nemico la sopraffaceva. Andati per vedere il bambino, avevano trovato la balia piangente. - Signora mia, non vuol poppare. - Da quando? - domandò Giulio. - Da ier sera dopo le otto. Alle quattro aveva poppato benissimo -. Giulio disse: - Non è nulla ... Riportiamolo in città -. Fingeva di non essere turbato, per rassicurare Teresa che teneva fissi gli occhi su la culla dove il bambino, col viso pallido, i labbrini violacei semi aperti e le manine increspate, dormiva. Che triste ritorno! Ella si era rovesciata in fondo al legno, muta, stringendo una mano di Giulio. La balia seduta dirimpetto, canticchiando sotto voce, cullava il piccino; e la bambina, su le ginocchia del babbo, stringendogli le braccia attorno al collo e appoggiandogli la testina alla spalla, ora guardava lui, ora la mamma, e non osava rompere il silenzio. Solo Giulio, che invece avrebbe voluto piangere, tanto aveva il cuore ingrossato, ripeteva di tratto in tratto, monotonamente: - Non sarà nulla! Non sarà nulla! - Alle prime parole della balia, Teresa aveva avuto un sussulto - Se il bambino morisse! - E il malvagio istintivo movimento era stato subito seguito da un senso di ribrezzo e di orrore. Poi, in casa, attorno al lettuccio del bambino, quando già si poteva leggere in viso al dottore il destino della povera creaturina, la brutale preoccupazione della propria salvezza aveva preso di nuovo il sopravvento, snaturata, senza pietà. Sentendosi quasi affogare, la infelice s'aggrappava a tutto. Pur di salvarsi lei, che doveva importarle degli altri? ... Perciò s'irritava contro suo marito che, inconsola bile, forsennato, pregava, scongiurava il dottore con insistenza bambinesca, quasi lo credesse padrone della vita e della morte e capace di fare un miracolo! ... Il maleficio le pareva legato a quel filo di esistenza che non voleva spegnersi, che non volevano lasciar spegnere ... lui specialmente, suo marito! ... Ed ella vibrava tutta, si sentiva tirare, strizzare tutta; vedeva fiammelle. E immediatamente, senza stacco, cadeva in grande prostrazione, mutata di punto in bianco, con le lagrime agli o cchi per quella creaturina agonizzante; stupita che poco prima avesse potuto desiderare e affrettare coi voti l'empio scioglimento. - Ma sí, ma sí! ... Lo voleva! Aveva sofferto troppo! ... Non resisteva piú! - E vedendo il marito chino sul lettuccio, dolorosamente intento a spiare il mancante respiro del figliolino, si sentiva spinta ad afferrarlo per un braccio e strapparlo di là, e urlargli una terribile parola. Il sangue le affluiva al cervello, le martellava le tempia, un violentissimo tremito tornava a scoterle la persona. - Giulio! ... Giulio! ... - Voltandosi al grido sommesso, egli l'avea vista accostare cautamente, in punta di piedi, con gli sguardi smarriti e un dito sulle labbra. - Lascialo andare, Giulio! ... Lascialo andare! ... - E lo tirava via dolcemente, sorridendo triste, scuotendo la testa con movimento significativo ... - Teresa! Teresa mia! - balbettò Giulio, non comprendendo ancora tutta la sua sventura da quegli occhi smarriti, da quelle parole incoerenti. - Lascialo andare ... Ti vorrò piú bene ... Vorrò bene a te solo. A te solo - ripeteva la misera pazza, tirandolo pel vestito: - A te solo! - Sei mesi dopo, al ritorno della ragione, ella credeva di aver fatto un lungo sogno orrendo, e lo raccontava al marito, domandandogli a intervalli: - Ho sognato, è vero? - Sí, hai sognato - egli rispondeva fremendo. - Abbiamo sognato tutti! - soggiunse all'ultimo. E pensava quasi con invidia al fratello che avea cessato di sognare, uccidendosi in Australia. Roma, maggio 1889@. 1889.

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