Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il pollo non si mangia con le mani. Galateo moderno

188822
Pitigrilli (Dino Segre) 1 occorrenze
  • 1957
  • Milano
  • Casa Editrice Sonzogno
  • paraletteratura-galateo
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Egli non pensa una sola parola di ciò che dice; voi non pensate una sillaba di ciò che rispondete, perchè il suo e il vostro subcosciente sanno che questi discorsi non abbassano la temperatura: al contrario! Ma, chissà per quale diabolico motivo, nessuno sa percorrere i dieci piani di un ascensore senza orchestrare in imprecazioni, esclamazioni e lamenti il bollettino meteorologico. Tutto il resto della conversazione dei salotti e dei caffé - tranne qualche argomento sporadico - è dilatazione del nulla. Le signore che si dànno appuntamento in una confetteria, ci vanno, come al bagno turco, per perdere alcuni chilogrammi di parole sotto forma di evaporazioni verbali. Un cancelliere che dovesse riassumere due ore di conversazione in un caffé, non saprebbe che cos'abbiano detto quelle signore, quale fatto sia emerso, quale idea sia scaturita, quale pensiero si sia formato. E se una idea è uscita, se un fatto nuovo si è enunciato, è sommerso in una quantità indistricabile di frasi inutili. Per queste parole inutili che avvolgono quel poco che merita veramente di essere detto, i critici della poesia hanno inventato un termine: in italiano, «zeppa», in francese «cheville», in spagnuolo, «ripio». Cheville è la parola o il gruppo di parole che il poeta - il vacuo poeta, lo sgangherato versificatore - si vede costretto a incollare allo strettamente necessario per trascinarsi fino alla fine dell'endecasillabo; è l'imbottitura che deve aggiungere alle sei o sette sillabe che basterebbero a dire ciò che voleva dire, per arrivare alle undici che gli sono imposte dalla servitù della metrica. Un grande poeta, che era anche un diligente cesellatore, scrisse un verso che è un grido di esecrazione contro il «ripio», la «zeppa», la «cheville» e coloro che se ne servono: «Le dernier des humains est celui qui cheville», l'ultimo degli uomini è colui che... » Il verbo non esiste né in spagnuolo né in italiano, ma avete capito che cosa voleva dire De Musset. Questo abuso della «cheville» costituisce il fondo della conversazione: bisogna essere degli stilisti nel parlare e in tutte le altre forme di esprimersi, per difendersi dall'inclinazione ad abbandonarsi alla voluttuosa comodità. Il Vangelo insegna a dire «sì», quando dovete dire sì, e «no» quando dovete dire no. Ma non tutto ciò che il Vangelo insegna, gli uomini lo hanno messo in pratica. La conversazione è lo sport di interrompersi a vicenda e di non permettere all'altro di terminare la frase. Piccolo inconveniente, quando la conversazione è una ginnastica polmonare, ma fatale quando si ha interesse a sapere qualche cosa. Se volete sapere qualche cosa da qualcuno, evitate che una donna assista al vostro colloquio. Esempio: voi volete informazioni sopra il signor X. Il conversatore vi dirà: - Il signor X si è fatta una posizione con mezzi non del tutto encomiabili. La persona che interrompe interromperà: - L'ho conosciuto a Viareggio. Il signore che aveva voglia di parlare del signor X, aggiungerà: - A Viareggio? Noi ci andiamo ogni anno. Quest'anno però ho preferito la Costa Azzurra. A Montecarlo ho giocato alla roulette... E voi non sapete più nulla sul signor X, perchè la conversazione è stata deviata sulla roulette o sulla Costa Azzurra. Colui che sa ascoltare si comporta nel modo opposto. - Il signor X si è fatta una posizione con mezzi non del tutto encomiabili. Quello che non interrompe stupidamente: - Poco encomiabili? - Si potrebbe dire riprovevoli - continua colui che ha veramente qualche cosa da dire. - E' passato da un fallimento all'altro. - Fallimento? - Bancarotta fraudolenta, il che gli fece avere delle seccature giudiziarie. - Giudiziarie? - Ha passato qualche mese in carcere. Immaginate invece che con voi ci sia una donna di quelle che non sanno ascoltare e impediscono agli uni di parlare, agli altri di udire: - Ah, che orrore! Piuttosto che il carcere preferirei mille volte morire. E il primo si metterà a parlare della morte, ma non parlerà più come desideravate voi, e forse ci eravate andato apposta, del signor X. Invece colui che sa ascoltare si attaccherà all'ultima parola: - Carcere? L'altro, incoraggiato, continuerà: Poi venne un'amnistia, trovò nuovi capitali, sposando una vedova ricca, una tedesca. Colui che non sa ascoltare: - Non sposerei mai un tedesco. I tedeschi... E la conversazione gira sopra i tedeschi. Colui che sa ascoltare dice: - Una vedova ricca? - Sì, e la moglie ha pagato, fino al giorno in cui disse «e ora basta», ed è scappata con un direttore d'orchestra. Colui che non sa ascoltare: - Ho conosciuto il direttore d'orchestra Dimitri Mitropoulos: per me è superiore a Toscanini....

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