Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbassano

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Nuovo galateo

189953
Melchiorre Gioja 3 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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. * Alla China gli uomini tenendo le due mani unite sul petto, le movono in modo grazioso, ed abbassano un poco la testa, dicendo Isin, Isin. Abbordando una persona rispettabile, alzano le due mani giunte, quindi si abbassano sino al suolo. Se due persone dopo una lunga separazione vengono ad incontrarsi, s'inginocchiano amendue, abbassano la testa sino a terra, e ripetono due o tre volte la stessa cerimonia. Chi facesse la riverenza all'europea, riceverebbe cinquanta colpi di bambou per ordine paterno del benignissimo mandarino del suo quartiere. L'abitante della Nuova Orleans, allorchè presentasi al capo della sua nazione, lo saluta con un urlo: passa quindi nel fondo della regia capanna senza guardare nè a destra nè a sinistra, e là rinnova il saluto alzando le braccia sulla testa ed urlando tre volte. Il re lo invita a sedere con un piccolo sospiro; il suddito lo ringrazia con un nuovo urlo; a ciascuna dimanda del re il suddito urla pria di rispondere, e rinnova la stessa gentilezza allorché parte. Nelle Indie si misura il rispetto dalla distanza a cui si ritira il salutante dal salutato: allorché passa un Bramine (specie di sacerdote o di monaco) grida o fa gridare da lungi ad alcuno di casta impura di ritirarsi alla distanza che basta: questa distanza è fissata, ed é più o meno grande in proporzione della bassezza della, casta. Un Cego o Tier, per es., dee rimanersi a quella di 64 passi; e le caste più basse, come i calzolai, i Paria' i Pulià , a quella di 128. L'Europeo volendo cogli atti dar argomento di rispetto e di venerazione, si nuda il capo; l'Orientale se lo copre; quegli nella massima effusione del sentimento curva soltanto il capo e il dorso; questi volendo anch'egli esprimere la sua riverenza, nasconde il capo e prostrasi faccia a terra. L'lnglese in un accesso d'urbanità o d'amicizia vi afferra pel braccio, ve lo scuote vigorosamente come se volesse strapparvi la spalla, il tutto freddamente, senza che il volto dica nulla, e quasi che tutta l'anima fosse passata nel braccio che vi viene scosso a più e forti riprese. Questa gentilezza facchinesca fa le veci degli abbracci de'Francesi e degl'Italiani.

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Coloro che aspirano al vanto di gentilezza speciale, abbassano, senza affettazione, d'un grado la voce allorché parlano alle belle, il loro discorso s'indirizza ad esse come a terze persone; ai fratelli di esse, benchè loro amici, non danno del tu volgare alla loro presenza, e, in vece di nominarli col semplice nome battesimale, qualche epiteto indicante stima od affezione v'aggiungono. Siccome la modestia, la tenerezza, la fedeltà devono essere le virtù principali delle donne, siccome un'aria d'innocenza dee regnare ne' loro sguardi, il timido pudore sulle lor guance, la grazia in tutti i moti delle persone; quindi sarete impulito se terrete loro discorsi che le costringano ad arrossire, se farete gesti che suppongano in esse estinta la virtù, o le inviterete a giuochi cui il solo ardimento dell'uomo suole, cimentarsi. Non é mia intenzione di tacciare d'impulitezza ogni maniera di scherzi e di giuochi: io so che la bella Galatea gettava de' pomi al suo pastore, ma fuggendo tra'salci, benché bramosa d'essere prima veduta, forse voleva dirgli: Arréstati. La pulitezza vorrebbe anco che lo scherzo o il giuoco fosse una specie d'omaggio al gentil sesso: Emilio, sfidato al corso da Sofia, lascia ch'ella corra avanti; quindi, raggiuntala di slancio, l'abbraccia dolcemente, la trasporta alla meta qual lieve piuma, e grida Vittoria a Sofia, alla presenza de' suoi genitori che sorridono. Paragonate la condotta di que' giovanastri sfrontati, i quali, anco alle donne che non conoscono, si presentano con una mano nella cintura dei calzoni, coll'altra nel giubboncello , con testa alta, sguardi impertinenti, ed aria di conquista e di trionfo;

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M. non gli parlano fuorché in ginocchio, Ne'primi giorni del nuovo anno giungono a Pekin dalle province dell'Impero più di mille mandarini per complimentare l'imperatore; essi vengono distribuiti nelle differenti corti dal palazzo, secondo la loro dignità; tutti insieme fanno tre genuflessioni, ed abbassano tre volte la testa verso l'interno del palazzo; un officiale del tribunale delle cerimonie dice ad alta voce: in ginocchio; e il suo ordine é eseguito: egli dice poscia: Battete la testa contro terra; e tutti battono la testa contro terra: lo stesso ufficiale dice: Alzatevi; e ciascuno si alza. - È cosa ambita e raramente concessa l'essere ammesso all'onore di dar del naso per terra. Mario Equicola nella storia di Mantova accusa Giovanni Galeazzo Visconti, duca di Milano, di avere corrotti i costumi italiani, e per es., d'udir i suoi sudditi facendoli star ginocchione davanti a lui e di farsi baciar la mano; il che in Italia, ei soggiunge, era prima tenuto atto servile. Schiller dice dell'imperatore Rodolfo II, il quale era dominato dalla passione pe'cavalli « L'accesso » a lui era chiuso a chiunque; ed era necessario » vestirsi da mozzo di stalla per avvicinarsi alla sua » persona ». Bernier racconta che l'imperatore del Mogol non pronuncia una sola parola senza che i grandi della corte non alzino le mani al cielo e non esclamino - Maraviglie!Maraviglie! I titoli fastosi che assumono i re asiatici possono scandalizzare gli Europei, cui l'abitudine non fa un dovere di rispettarli, ma non lasciano d'essere men veri. Il re d'Ava, per., es., si chiama Dio; e allorché egli scrive ad un sovrano straniero, si intitola re de're, al quale tutti gli altri devono obbedire, come amico e parente di tutti gli Dei del cielo e della terra; colui che, per l'affezione che questi hanno per esso, é la causa della conservazione di tutti gli animali e della successione regolare delle stagioni; fratello del sole, prossimo parente della luna e delle stelle, padrone assoluto del flusso e riflusso del mare, re dell'elefante bianco e dei ventiquattro parasoli . I re d'Ava portano questi parasoli come contrassegni della loro dignità. Questi e mille altri simili usi, infinitamente diversi da' nostri, tendono a confondere nella mente del popolo l'idea del principe coll'idea della divinità.

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