Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbassano

Numero di risultati: 3 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

La fatica

169323
Mosso, Angelo 1 occorrenze
  • 1892
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
  • Paraletteratura - Divulgazione
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Nel dottor Maggiora la fatica segue un corso inverso, cioè diminuisce rapidamente la forza nel principio, e poi si abbassano lentamente le contrazioni fino all'esaurimento completo. Questa è una grande differenza in confronto della linea retta trovata come espressione della fatica da Kronecker nelle rane e nei muscoli staccati presi dal cane. Ciò dimostra che nell'uomo il fenomeno è assai più complesso. Si direbbe quasi che nella curva muscolare registrata dall'ergografo, leggiamo la differenza così caratteristica che osservasi nella resistenza al lavoro tra gli uomini; alcuni dei quali improvvisamente si sentono affaticati e smettono, mentre altri più perseveranti consumano poco per volta le loro forze, andando per gradi all'esaurimento completo delle medesime. L'ergografo ci dà scritta una delle cose più intime e più caratteristiche del nostro individuo, cioè il modo col quale noi ci affatichiamo, e questo segno particolare si mantiene costante. Se ogni giorno alla stessa ora, noi facciamo una serie di contrazioni col medesimo peso e lo stesso ritmo, otteniamo dei tracciati che presentano sempre lo stesso profilo, e ci persuaderemo che il tipo individuale della fatica si mantiene costante. Sono ora sette anni che faccio delle esperienze con questo mio apparecchio e le curve delle varie persone sono poco cambiate. Nelle memorie A. Mosso, Le leggi della fatica studiate nei mascoli dell'uomo. Memorie della R Accademia dei Lincei, 1888. che ho pubblicate sulle leggi della fatica sono riferiti i tracciati che dimostrano questa costanza nei caratteri personali della curva scritta coll'ergografo. Qui per brevità mi limito a dire che sono eguali e che non si distinguerebbero i tracciati scritti nel 1888 da quelli scritti nei 1884. Però non sarebbe esatto affermare che la curva della fatica rimane costante. Il tipo suo varia quando si modificano le condizioni dell' organismo. Nel dottor Maggiora tra il quarto ed il sesto anno si nota una sensibile differenza, ma egli è divenuto più forte e sono assai migliorate le condizioni della sua salute, in confronto di quello che erano dal 1884 al 1888. Egli resistè meglio alla fatica, e la sua curva mentre oggi nella prima, parte va rapidamente decrescendo, che questo è appunto il suo carattere personale, si mantiene nella seconda parte abbastanza resistente al lavoro prima che si esaurisca l'energia. È inutile che io soggiunga che anche qui egli sollevava 3 chilogrammi col ritmo di 2 secondi. Del dottor Maggiora e del professor Aducco, siccome lavorarono con me per lo spazio di sette anni circa, conservo tutta la serie delle curve durante questo periodo di tempo, chè non passò mai mese che per qualche ragione non facessimo delle esperienze coll'ergografo. Ho dunque tutte le trasformazioni, gli alimenti e le diminuzioni che per cause diverse, presentò la loro forza. Ho notato che le variazioni sono più evidenti nei miei colleghi che sono giovani, di quello che siano sopra di me in cui il tipo è rimasto invariato. Per ottenere ogni giorno le medesime curve bisogna che il nostro corpo lo mantemamo pure in condizioni identiche. Il regime, il riposo della notte, le emozioni, la fatica intellettuale esercitano una influenza evidentissima sulla curva della fatica. Basta che uno digerisca o dorma male o faccia qualche eccesso, perchè subito la curva cambi non solo per la durata del lavoro, cioè per il numero delle contrazioni ma nel tipo stesso della sua curva, così che uno che abbia una curva come quella del professor Aducco, può sotto l’ influenza di cause debilitanti, dare una curva che rassomiglia a quella del dottor Maggiora. Le differenze si riferiscono non solo alla quantità del lavoro meccanico ed alla figura della curva, ma anche al tempo che è necessario al ristoro dei muscoli, così che dovrà aspettarsi un tempo più lungo del normale perchè il muscolo si reintegri nella sua forza. Vedremo cioè che dopo un esaurimento della forza due ore non bastano più, ma ci vorrà un tempo più lungo per dare nuovamente una curva normale. Una differenza notevole nella forza si produce col cambiare delle stagioni: di questo mi convinsi con ripetute esperienze sopra il professor Aducco nel quale il calore della state modifica d' assai la nutrizione del suo organismo. L'esercizio, di tutte le cause che modificano le condizioni del corpo, e quello che aumenta di più la forza dei muscoli. Lo vediamo nel tracciato 10 del professor Aducco, che è quasi lungo il doppio del precedente, perchè qui fa 80 contrazioni, e la loro altezza totale è di 2m959 -. Questo tracciato fu scritto mentre il cilindro si moveva più rapido che nel tracciato della figura 7 : perciò le linee sono alquanto più staccate l’ una dall'altra: ma il ritmo delle contrazioni è sempre di due secondi. Il lavoro meccanico compiuto in questo tracciato per esaurire la forza dei muscoli flessori del dito medio è di chilogrammetri 8.577. Vediamo cioè che dopo un mese di esercizio fa

Pagina 96

Fisiologia del piacere

170734
Mantegazza, Paolo 2 occorrenze
  • 1954
  • Bietti
  • Milano
  • Paraletteratura - Divulgazione
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Se questo si ripete e gli angoli della bocca si alzano e si abbassano convulsivamente, il riso cresce di intensità, finchè la lieta convulsione diventa tanto forte che il respiro è interrotto, l'espirazione riesce difficile, e i poveri visceri del venire; agitati continuamente dalle scosse rabbiose che loro comunica il diaframma, recano disturbo e la mano pietosa corre a proteggerli da tanto eccesso di moto. La circolazione viene pure disturbata, e il volto si fa rubicondo, mentre gli occhi divengono lacrimosi per puro fenomeno meccanico; talvolta si prova un forte dolore all'occipite. Il riso ne' suoi massimi gradi può riuscire pericoloso. Il minimo male che può produrre è quello di farci bagnare con la nostra orina, o di far nascere un dolore di ventre passeggero, mentre può arrivare a produrre la morte coll'apoplessia cerebrale, collo scoppio di un'aneurisma, o con la rottura di qualche viscere. Il riso ridotto ad una formula elementare è una vera scarica nervosa che, per il modo improvviso con cui scocca, trae in convulsione il diaframma ed altri muscoli secondari; è una valvola di sicurezza, con la quale si dà sfogo all'eccesso di forza che non può essere rattenuta. Quando il piacere dura a lungo, e sale a poco a poco di grado, può arrivare alla massima intensità senza produrre il riso, mentre un piacere di minimo grado può far uscire ad un tratto nello scoppio più fragoroso. La natura però del piacere esercita a questo riguardo un'influenza molto maggiore della sua intensità, e il riso è l'espressione più naturale di una classe particolare di piaceri intellettuali che, come abbiamo già veduto, spettano al mondo bizzarro del ridicolo. Lo spasimo più voluttuoso di un amplesso ci fa appena sorridere, mentre la vista di una caricatura ci può fare scompigliar dalle risa. Il singolare si è che vi sono alcune sensazioni, mancanti affatto di elementi intellettuali superiori, che ci trascinano con prepotenza al riso; ciò che si osserva nel solletico. Pare che in questo caso il fenomeno si riduca ad un moto riflesso prodotto da una irritazione di indole specifica.

Pagina 247

Pagina 58

Cerca

Modifica ricerca