Ci fiorirono artisti (come ben dice un moderno) i quali furono millantatori come Benvenuto, ma senza la sua bravura; sdegnosi come Annibale Caracci, ma senza il risoluto suo genio; licenziosi come il Bernini, ma senza il suo ingegno creatore; rapidi dipintori come il Giordano, ma senza il suo fuoco: e costoro bene spesso, per aggradarsi i Mecenati, violarono l’onore dell’arti, abbassandole in servitù dei vizii, o facendole schernitrici della religione. Ma in antico le arti aveano altri protettori; e il palazzo pubblico, la cattedrale, il cimitero, erano il teatro de’ primi e più grandi artefici, i quali s’inspiravano o nell'amore di Cristo, o nel fasto delle cittadine vittorie, o nel desiderio pietoso degli avi defunti, cioè dire nella fede, nella famiglia, nella patria; e di ciò sono esempio il Camposanto a Pisa, il palazzo ducale a Venezia, il Vaticano a Roma. — In un santuario del medio evo, nel magnifico tempio di Assisi, si ricoverò la pittura a rinnovellarsi. Là convenivano d’ogni parte i pittori ispirati dal pensiero cristiano, ed in quella solitudine santa riceveano ispirazioni nuove, lasciavano una testimonianza del lor valore in quelle pareti, e ritornavano più lieti e più ricchi alla patria: là pellegrinavano gli artisti di Pisa, di Siena, di Perugia, d’Arezzo e i primi di Firenze; il beato da Fiesole, angelico nel cuore, nella vita e nelle opere; Benozzo Gozzoli, l’Orgagna, il Perugino, e finalmente il massimo delittori Raffaello. Così formossi all’ombra del santuario una scuola che è veramente cristiana.-
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