Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbassando

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Nuovo galateo

189953
Melchiorre Gioja 1 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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I guerrieri salutavano abbassando le armi, come si usa presentemente. Si tra i Greci che tra i Romani la pulitezza voleva che si salutassero le persone chiamandole col loro nome e soprannome, a fine di provare che conservavasi memoria de'nomi perchè si stimava ed era cara la persona. Plauto parla di popoli che si salutavano tirandosi l'orecchio. I guerrieri presso gli antichi Caledonii esternavano la loro amicizia e riconciliazione, gettando a piedi, l'uno dell'altro le loro lance. Gli inferiori ed oppressi che andavano a chiedere soccorso ai generosi e potenti, tenevano in una mano uno scudo coperto di sangue, nell'altra una lancia spezzata; quello in segno della morte de'loro amici, questa per emblema della loro miseria e disperazione. I Franchi si strappavano un capello e lo presentavano alla persona che volevano salutare. Col quale uso il salutatore voleva dire al salutato: Io sono a voi si ligio come se fossi vostro schiavo. In fatti l'uomo che allora diveniva schiavo, tagliava i suoi capelli e li presentava al suo padrone. Le donne della Costa d'oro, che portano nei loro capelli de'piccoli pettini a due denti, li tolgono colla sinistra, salutando quelli che vanno a visitarle. Al Giappone un amico, un conoscente vi saluta togliendosi dal piede una pantofola; e nell'Indostan viene a prendervi per la barba. A detta di Montaigne alcuni popoli si salutano voltandosi la schiena. I popoli d'Arrakan giungono le mani al di sopra della testa e curvano il corpo. Gli abitanti delle Filippine piegano il corpo molto basso ponendosi una od amendue le mani sulle guance, ed alzano nel tempo stesso un piede col ginocchio piegato. Gl'isolani della Nuova Guinea si contentano di porsi delle foglie d'albero sul capo, riguardate da essi come simboli d'amicizia e di pace. In una delle grandi Cicladi la pulitezza vuole che gettiate dell'acqua sui capelli di chi salutate. La maggior parte degl'isolani del Grande Oceano e gli abitanti di molte contrade boreali del globo si salutano fregando il proprio coll'altrui naso. Nell'isola Tonga il naso del salutante è applicato alla fronte del salutato. Quest'uso si estende dalle isole di Sandwick sino alla Nuova Zelanda. Gli Ayenis soffiano nell'orecchio alla persona salutata, fregando dolcemente il loro stomaco colla di lei mano. Gli abitanti dell'isola di S. Lorenzo (nel grande Oceano) volendo dar prova di grande affezione a qualcuno, si sputano villanamente nelle mani, e ancora più villanamente fregano con esse il di lui volto. Gl' isolani di Socotora si salutano baciandosi le spalle, e quelli d'Horne coricandosi col ventre a terra. Gli abitanti di Lamnrec, presso le lsole Filippine, e quelli de' Palaos prendono la mano o il piede di quello che vogliono onorare, e se lo fregano dolcemente sul loro volto. La maggior parte de'Negri si prendono a vicenda il pollice o tutte le dita, e le fanno scricchiolare. * Al Monomotapa quando il re starnuta devi starnutare tu pure, e chi t'ascolta imitarti, quindi lo starnuto passando dalla corte alla città, dalla città alla provincia, tutto il regno sembra affetto da reuma generale. * Alla China gli uomini tenendo le due mani unite sul petto, le movono in modo grazioso, ed abbassano un poco la testa, dicendo Isin, Isin. Abbordando una persona rispettabile, alzano le due mani giunte, quindi si abbassano sino al suolo. Se due persone dopo una lunga separazione vengono ad incontrarsi, s'inginocchiano amendue, abbassano la testa sino a terra, e ripetono due o tre volte la stessa cerimonia. Chi facesse la riverenza all'europea, riceverebbe cinquanta colpi di bambou per ordine paterno del benignissimo mandarino del suo quartiere. L'abitante della Nuova Orleans, allorchè presentasi al capo della sua nazione, lo saluta con un urlo: passa quindi nel fondo della regia capanna senza guardare nè a destra nè a sinistra, e là rinnova il saluto alzando le braccia sulla testa ed urlando tre volte. Il re lo invita a sedere con un piccolo sospiro; il suddito lo ringrazia con un nuovo urlo; a ciascuna dimanda del re il suddito urla pria di rispondere, e rinnova la stessa gentilezza allorché parte. Nelle Indie si misura il rispetto dalla distanza a cui si ritira il salutante dal salutato: allorché passa un Bramine (specie di sacerdote o di monaco) grida o fa gridare da lungi ad alcuno di casta impura di ritirarsi alla distanza che basta: questa distanza è fissata, ed é più o meno grande in proporzione della bassezza della, casta. Un Cego o Tier, per es., dee rimanersi a quella di 64 passi; e le caste più basse, come i calzolai, i Paria' i Pulià , a quella di 128. L'Europeo volendo cogli atti dar argomento di rispetto e di venerazione, si nuda il capo; l'Orientale se lo copre; quegli nella massima effusione del sentimento curva soltanto il capo e il dorso; questi volendo anch'egli esprimere la sua riverenza, nasconde il capo e prostrasi faccia a terra. L'lnglese in un accesso d'urbanità o d'amicizia vi afferra pel braccio, ve lo scuote vigorosamente come se volesse strapparvi la spalla, il tutto freddamente, senza che il volto dica nulla, e quasi che tutta l'anima fosse passata nel braccio che vi viene scosso a più e forti riprese. Questa gentilezza facchinesca fa le veci degli abbracci de'Francesi e degl'Italiani.

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