In particolare, dopo averne richiamato i tratti essenziali, osserva come la richiamata proposta, nell'appiattirsi sui ben noti principi della giurisprudenza di Strasburgo, compresi quelli espressi dagli arresti più controversi e non introducendo significativi elementi di novità, finisca per consolidare quelle eccezioni alla presunzione d'innocenza e al diritto al silenzio che, nel tempo, potrebbero paradossalmente condurre a un abbassamento delle ben più elevate garanzie interne.
A livello internazionale, l'OCSE [Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico] ha da tempo avviato un' intensa azione contro la corruzione nelle transazioni economiche, considerando la stessa come elemento distorsivo della concorrenza e come fattore di abbassamento degli standard civili e politici degli Stati. A livello nazionale, nella prima relazione sulla lotta alla corruzione, pubblicata nel febbraio 2014 dalla Commissione Europea e tendente a descrivere la natura e il livello di corruzione di ogni Stato membro, si afferma che "( ... ) in Italia i legami tra politici, criminalità organizzata e imprese, e lo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo sono tra gli aspetti più preoccupanti, come testimonia l'alto numero di indagini per corruzione". Considerata l'importanza di tale questione, l'obiettivo del presente contributo è quello di individuare azioni e procedure specifiche attuate dalle imprese sul tema della prevenzione degli atti di corruzione. Procedendo nell'analisi delle società quotate alla Borsa Valori di Milano, l'indagine empirica compiuta è volta nello specifico a comprendere se le imprese quotate nazionali attuino misure specifiche per la prevenzione della corruzione, da quando eventualmente operino mediante tali modalità, nonché analizzare come è stata inquadrata tale fattispecie all'interno del Modello ex D.Lgs. 231 del 2001, al fine di individuare eventuali "best practices" operative.