Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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IL nuovo bon ton a tavola e l'arte di conoscere gli altri

190953
Schira Roberta 2 occorrenze
  • 2013
  • Salani
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Un altro indizio: nel sorriso vero tutta l'arcata sopracciliare si abbassa. Ma fidatevi anche un po' del vostro intuito e soprattutto ricordate le regole iniziali, quelle che dovrebbero garantirci un buon livello di comprensione: coerenza di almeno tre gesti e contesto. Sottotesto del sorriso. Non posso farti del male, vedi che non sono pericoloso? La scienza ha ormai dimostrato che ogni volta che sorridiamo induciamo reazioni positive negli altri. Ricordatelo sempre. Oltre a chiederci se il nostro interlocutore è sincero, è molto importante per noi scoprire se è interessato a quello che stiamo dicendo e se ci trova gradevoli. Immaginate un uomo che sta vedendo alla televisione la partita decisiva del campionato: ecco, quello è l'atteggiamento che esprime la massima attenzione per i maschi. Oppure una donna che osserva una fantastica torta al cioccolato o una borsa di Hermès in una vetrina; mentre vi ascolta dovrebbe avere proprio quell'espressione. Non siete obbligati a mantenere livelli di attenzione del genere, ma dimostrarvi interessati nei confronti del vostro interlocutore è di importanza strategica. Muovere le labbra, protenderle e leccarsi gli angoli della bocca, giocherellare con il bicchiere o con un oggetto sul tavolo, toccarsi lievemente i capelli sono tutti gesti che esprimono interesse e vengono letti come messaggi seduttivi. Anche toccarsi e lisciare la cravatta per gli uomini ha lo stesso significato, peccato che ora si porti molto meno. E per seduttivi non intendo affatto finalizzati alla conquista sessuale, ma semplicemente a suscitare nell'interlocutore benevolenza ed emozioni positive. I capelli sono, ahimé anche a tavola, oggetto di attrazione. Possono essere accarezzati, accomodati (anche dagli uomini), una ciocca può essere arrotolata su un dito o intrecciata. Tutti segni di gradimento. Tra i gesti utili da leggere e da mettere in atto c'è «il capo reclinato». Potrete adottarlo voi stessi o leggerlo nei vostri interlocutori. Ricordate questa importante regola generale: mostrare il collo, i polsi e i palmi delle mani suscita benevolenza, tenerezza e desiderio di protezione. Ancora una volta, si tratta di comportamenti geneticamente acquisiti. Si mostra il collo quando non si teme di essere attaccati dal nemico; i polsi liberi e le mani aperte verso l'alto un tempo indicavano che l'uomo non era armato. La stretta di mano, che presso gli antichi coinvolgeva anche gli avambracci, aveva proprio questa funzione. Pensate a tutte le immagini dei religiosi: palmi in vista. E ora pensate alle fotografie di Hitler con il braccio teso e il palmo rivolto in giù, come a voler schiacciare il mondo. Ma torniamo per un secondo al capo reclinato. Fate una prova; formulate una richiesta con un tono di voce neutro, tipo «Mi accompagneresti domani alla conferenza sull'estinzione della foca monaca?», insomma una domanda cui è difficile dire subito sì, e provate a chiederlo mantenendo il capo eretto, e poi fate la stessa domanda con il capo leggermente reclinato di lato e usando un tono più accattivante. L'effetto è sorprendente. Un adulto che vuole ottenere qualcosa da un altro o desidera apparire attraente accenna un sorriso e inclina il capo di lato, e per la precisione, secondo la sinergologia, inclinare a sinistra indica benevolenza, a destra un atteggiamento critico. Tuttavia, in assoluto è un gesto completamente privo di aggressività. Vi ricorrono spesso i bambini, le donne, ma anche gli uomini. Il sottotesto è: non farti ingannare dal mio aspetto, in verità sono innocuo come un bambino e vorrei appoggiare il capo sulla tua spalla. Non puoi dirmi di no, te lo sto chiedendo mentre sono indifeso. È anche il residuo di un comportamento infantile, quando il bambino appoggia il capo sul petto di un genitore per trovare protezione. Diversi studi mostrano come, davanti a questo gesto che suscita tenerezza, diminuisce subito l'aggressività. Lo sguardo è tutto. Le donne lo sanno usare meglio. Quando stiamo bene e vogliamo manifestare benessere tendiamo a guardare più spesso l'altro a livello degli occhi e meno sul resto del volto o su mani o tronco. Anche gli antichi sono sempre stati affascinati dalle pupille, ma solo negli ultimi vent'anni si è iniziato a studiare tutti i fenomeni annessi: si chiama pupillometria. Ormai è dimostrato che quando proviamo piacere le pupille si dilatano: questo è un indizio infallibile. Le pupille si dilatano anche quando c'è poca luce, ecco perché nei locali romantici le luci sono tendenzialmente basse. Adesso però non mettetevi a scrutare nel bulbo oculare i vostri compagni di tavola come un etomologo, basterà un minimo di osservazione. Tenete conto che le pupille non sono controllabili a livello conscio. In determinate condizioni di luce le pupille si dilatano o si contraggono a seconda dei cambiamenti di atteggiamento e di umore: quando un individuo si trova in uno stato di eccitazione le pupille si possono dilatare anche di quattro volte rispetto alla dimensione normale; viceversa, in presenza di uno stato d'animo negativo o infuriato si contraggono, dando luogo al ben noto «sguardo da vipera». La parte bianca dell'occhio si chiama sclera, attenzione: più «bianco» vedete, più furioso è il vostro interlocutore. I popoli nord-europei e i giapponesi tendono a evitare di guardare in modo prolungato i propri interlocutori, mentre nelle culture latine o arabe lo sguardo prolungato è segno di sincerità e interesse verso l'altro. Un altro segno di piacere ci arriva dall'ammiccamento palpebrale: quando l'interlocutore ci piace, le ciglia vengono sbattute anche quattro volte di più e più velocemente. E questo non vale solo per le ciglia truccate delle signore. Numerosi segni di gradimento sono poi collegati alla regione della bocca: la lingua può passare sul labbro superiore; le labbra possono essere mordicchiate, premute o spinte verso l'esterno; mentre si ascolta, la bocca è dischiusa e talvolta vi si appoggia sopra un dito. Ricordate, come abbiamo già detto, che le mani vicino alla bocca sono anche uno dei segnali di falsità. Cosa fa un bambino che mente? Spesso nasconde le mani dietro la schiena, oppure appena dopo aver svelato un segreto si porta le mani alla bocca. Noi abbiamo mantenuto questa reazione, solo che, come adulti, mascheriamo il gesto fermandolo in prossimità della bocca. A volte può evolvere in uno sfregamento del naso o in un dito sulle labbra.

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Quando un uomo vuole sottolineare la propria virilità abbassa il tono, e la sua voce diventa più grave e profonda, molto gradita alle donne. Le quali forse non sanno che questo timbro è collegato al livello di testosterone. La donna, da parte sua, usa toni più alti e acuti per esaltare la propria femminilità. Diverse ricerche, anche nel mondo animale, dimostrano che in una situazione di corteggiamento i due soggetti tendono a esaltare e a mettere in mostra le differenze tra i sessi. Gli individui pignoli, metodici e razionali a tavola sono compassati, e il gesto che fanno più di frequente è tagliare con le mani l'aria per puntualizzare ogni cosa. Peraltro, questi individui hanno altre peculiarità sul piano non verbale: a tavola tendono a sistemare posate, oliera e altre suppellettili secondo un loro schema; sulla scrivania o nella loro stanza tutto è ordinato. Sono gli ipercontrollati, un po' pignoli e maniaci dell'ordine, gesticolano molto e in modo esuberante. Inoltre tengono un tono di voce alto. A cosa dobbiamo mirare senza snaturarci? A una voce profonda e calda e a un modo di parlare rassicurante. I gesti devono sembrare spontanei ed eleganti come quelli di un esperto artigiano. L'antropologo Desmond Morris dice che le mani sono, per gli esseri umani, ciò che la bacchetta è per un direttore d'orchestra. Non è sbagliato gesticolare a tavola, basta non esagerare rischiando di far cadere bottiglie e bicchieri. Il galateo più rigido non incoraggia il gesticolare. Tuttavia sono stati analizzati bambini italiani e americani: è stato dimostrato che in entrambe le culture i bambini che gesticolano hanno maggiore facilità nell'apprendimento e nello sviluppo linguistico complessivo. La psicologa Susan Wagner Cook, in una ricerca pubblicata su Science, ha analizzato due gruppi di bambini delle elementari che dovevano risolvere esercizi di matematica complicati. Quelli del primo gruppo sono stati invitati a gesticolare liberamente, agli altri è stato chiesto di tenere ferme le mani. I primi hanno risolto i problemi molto più brillantemente dei secondi. Sempre riguardo al gesticolare, i coniugi Pease hanno effettuato un esperimento obbligando alcuni oratori a tenere un discorso con le mani chi rivolte verso l'alto, chi verso il basso. La platea ha attribuito l'84 per cento dei consensi a quelli che avevano tenuto il discorso con il palmo per lo più verso l'alto. Ricordatelo quando siete seduti a tavola e volete convincere il vostro capo o piacere ai vostri commensali. Qui vale lo stesso discorso che abbiamo fatto per il sorriso: è dimostrato che, se ci sforziamo di mantenere i palmi all'insù, il che è indice di trasparenza, e di sorridere, non solo condizioniamo il nostro stato emotivo positivamente ma, per il principio dello specchio, riusciamo a influenzare anche il nostro interlocutore. Il meccanismo è davvero semplice, come tutte le cose geniali. Se ci esercitiamo a inviare segnali positivi (sorridere, mostrare i palmi, reclinare il capo) il nostro interlocutore si adeguerà inconsciamente ai nostri gesti, in una sorta di sintonizzazione emotiva. Provare per credere. Alcuni si presentano a cena come a un colloquio di lavoro: non fatelo, rischiate di rovinare tutto comportandovi da commensale ansioso. Riconosciamo tali individui dai seguenti indizi: parlano in tono un po' stridulo, si agitano nervosamente sulla sedia, hanno difficoltà a tenere lo sguardo su di voi e vagano incessantemente con gli occhi. Se si sfregano le mani violentemente e si agitano toccando convulsamente le posate o il volto, è chiaro: sono agitati. Altra regola da ricordare bene: più una parte si trova lontana dal cervello meno riusciamo a controllarla. Capire questo ci permette di comprendere meglio anche la parte del corpo che resta nascosta sotto il tavolo. La direzione dei piedi è certo più sintomatica quando siamo in piedi o seduti su un divano, ma anche sbirciare sotto la tovaglia può essere utile. Decine gli studi dimostrano che uno degli indici di menzogna è il movimento dei piedi. Ekman ci dice che il piede del mentitore è abbastanza agitato. Sarà per questo che, in molti colloqui di lavoro, i dirigenti se ne stanno ben protetti dietro le loro scrivanie. È vero, a tavola è molto più difficile ma, per aumentare il nostro campo di osservazione, basterà invitare la nostra amica o amico di turno a bere qualcosa in un locale dotato di bancone senza tavoli che impediscono una visione totale. Attenzione al piede che dondola e ricordate che la reazione deve seguire quasi immediatamente lo stimolo verbale. Voglio dire, non restateci male se lui dondola il piede quaranta minuti dopo che gli avete chiesto «Ma io ti piaccio veramente?» La domanda è stupida comunque: il vero seduttore, di entrambi i sessi, sa perfettamente se piace o no. I piedi incrociati denotano chiusura, il messaggio è un po' lo stesso che riceviamo quando le braccia sono conserte, anche se in questo caso il segno di rifiuto è meno accentuato. Chi si avvinghia alle gambe della sedia ci sta dicendo che non cambierà idea e che nessuno lo smuove dalle sue opinioni. Tutti gli studi confermano che nel 90 per cento dei casi è la donna a prendere l'iniziativa, anche se può sembrare il contrario. È lei che manda segnali con viso, mani e corpo, e la riuscita di un incontro dipende soprattutto dalla capacità maschile di cogliere questi messaggi. È anche vero che, se siete arrivati sin qui, cioè a sedervi allo stesso tavolo, significa che i segnali sono stati ben inviati. Vediamo schematicamente i segnali di corteggiamento femminili: - Gettare indietro il capo e scostarsi i capelli dal viso. - Sorridere e cercare gli occhi dell'altro con lo sguardo. - Giocherellare con i capelli e attorcigliarli su un dito. - Pavoneggiarsi spostando il busto in avanti e indietro. - Accarezzarsi il corpo, il collo, la gola. - Mostrare i polsi o tenere il polso rilassato. - Tenere le labbra semiaperte e sporgenti. - Giocherellare con un oggetto cilindrico, o sfilare e infilare un anello dal dito. - Sollevare una spalla guardando da sopra di traverso. - Tenere la borsetta vicino all'uomo. - Dondolare la scarpa sulla punta del piede. Gettare indietro il capo e scostarsi i capelli dal viso ha come sottotesto: ti faccio vedere il mio viso, per mostrarti come voglio essere bella ai tuoi occhi. È incredibile come anche le donne dai capelli corti ricorrano impercettibilmente a questo gesto. Pavoneggiarsi, per le donne, significa tenere il busto in evidenza per mostrare il décolleté e poi, subito dopo, avvicinare il capo a quello di lui. Per osservare le gambe sotto il tavolo sono necessarie pratica e astuzia, anche se il gesto di accavallare è più comune su un divano o una sedia al di fuori dell'ambito conviviale. Se i piedi di lei sono rivolti all'interno, un po' come fanno i bambini, vi sta dicendo: mi sento fragile come una fanciulla. Toccarsi alcune parti del corpo, quelle visibili a tavola, è un modo per dire inconsciamente: queste cose mi piacerebbe le facessi tu. Mettere in mostra i polsi è facile quando si è seduti a un tavolo. Basta tenere i gomiti sul tavolo tra una portata e l'altra (anche se non si dovrebbe) e il gioco è fatto. Mostrando i polsi ti dico: sono disarmata davanti a te e gli antropologi sostengono che richiami l'ala spezzata degli uccelli. Avete presente le fotografie delle dive americane degli anni Cinquanta? Quasi tutte si mettevano nella stessa posa da bomba sexy. Guardavano maliziosamente l'obiettivo di lato dietro una spalla sollevata. Funziona sempre, anche se il gesto non è più così accentuato. La borsetta, si sa, è un po' l'emanazione dell'universo di ogni donna e tenerla accanto all'uomo denota il desiderio che lui entri nella nostra sfera più intima, senza sentirci invase. Sebbene il galateo non preveda che la borsetta venga messa sul tavolo. Se una donna vi chiede di prendervi qualcosa dalla borsetta, allora siamo già in una fase di confidenza. Quando si alza, la donna può usare la borsetta come una sorta di scudo: avete presente le foto della regina Elisabetta? In quel caso, stiamo dicendo: «È il caso che mi protegga da eventuali attacchi». Dondolare la scarpa sulla punta del piede è un chiaro messaggio sessuale, ecco perché gli uomini ne rimangono così colpiti. Ecco come il corpo di lui ci vuole sedurre e ci parla. Se lo vediamo: - Sistemarsi la cravatta, lisciandola per tutta la lunghezza. - Passarsi un dito nel collo della camicia. - Spazzolarsi gli abiti con le dita o farlo sui nostri abiti. - Toccarsi polsini e orologio. - Stare in piedi a gambe allargate (prima di sedersi a tavola). - Infilare le mani nella cintura esibendo la zona inguinale. - Divaricare le gambe da seduto. - Giocherellare con le chiavi della macchina, l'accendino o con altri oggetti. - Abbassare il tono di voce. Come i maschi di tutte le specie animali, l'uomo di fronte a una potenziale partner si pavoneggia con una serie di gesti. È stabilito che, nei primi incontri, chiacchiera di più, anche con l'obiettivo di mettere a proprio agio e far parlare la donna; proseguendo nella relazione racconta sempre meno di sé e sempre più il dialogo esprime informazioni. Peccato che all'inizio vi parli dei propri sogni e dopo un anno del mutuo. Gli studiosi hanno ormai dimostrato che tutta la strategia di corteggiamento nel maschio umano si focalizza, inconsciamente, sulla zona inguinale. E non servirà a nulla anche al più evoluto intellettuale negarlo: è così. Pensate alle foto che ritraggono muscolosi giovanotti con le mani in tasca tranne i pollici, un chiaro messaggio a focalizzare lo sguardo da quelle parti. Il maschio, persino il più insospettabile, tende inconsciamente a mettere in evidenza l'inguine. Il che può avvenire anche indossando pantaloni aderenti o portando un voluminoso mazzo di chiavi appeso alla vita, lasciando un lembo della cintura penzolare fuori dai passanti. Insomma ogni espediente è utile per darsi quella che gli studiosi di linguaggio del corpo chiamano «sistematina». Noi donne non faremmo mai una cosa simile. E non mancano i signori che si esercitano sotto la tovaglia: l'istinto è troppo forte. A proposito di simboli fallici, se volete misurare l'interesse di una donna (ma non solo), invitatela fuori e spostate appositamente la cravatta di lato: se lei si metterà a raddrizzarla il messaggio sottinteso è «Così sei più in ordine e mi piaci di più». È vero, oggi la cravatta si porta meno, lo stesso esperimento lo potete fare con la «prova pelucco», e questo vale per entrambi i sessi. Appoggiate un pelucco o un granello di polvere su un braccio e state a vedere cosa succede.

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