Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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STORIE ALLEGRE

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Collodi, Carlo 1 occorrenze

La si figuri, che a fargli una carezza, abbassa subito gli orecchi e mette fori certi dentoni, che paiono manichi di coltello." "E corre dimolto?" "Gli è uno scappatore peggio di un berbero. Se l'avessi a montar io! ... Neanche se mi ci cucissero sopra con lo spago." "Non ti vergogni di esser tanto pauroso?" "No". "Hai torto: un ragazzo della tua età dovrebbe avere molto più coraggio ... " "Lo so anch'io: ma per aver coraggio, bisognerebbe non aver paura." "Quando avevo la tua età, non c'era cavallo che mi mettesse in soggezione: anzi quanto più erano scappatori e focosi, e più ci avevo piacere." "Mi levi una curiosità", rispose Cecco, guardando il padroncino con un'aria un po' canzonatoria, "che ne ha montati dimolti lei dei cavalli?" "Te lo lascio immaginare! ... " "Per esempio ... quanti?" "Ci vorrebb'altro a contarli tutti! ... " "Dunque lei monterebbe anche il matto ?" "Chi è il matto?" "Gli è appunto quel cavallaccio, che abbiamo nella stalla." "E perché lo chiamate il matto?" "Perché è una bestia, con la quale non si può ragionare." "Mi conduci a vederlo?" "La si figuri!" I due ragazzi, senza far altre parole, si alzarono dalla panchina dove stavano seduti e si avviarono verso la stalla. Giunti alla porta, Gigino disse a Cecco: "Mena fuori il matto!" Cecco ubbidì. Quando Gigino ebbe visto l'animale, disse scrollando il capo in atto di compassione: "Questo, caro mio, non è un cavallo: questa è una pecora." "Eppure scommetto che lei ... " "Io? ... Io per tua regola ho cavalcato certi cavalli, che tu non te li sogni nemmeno." (Si capisce bene che Gigino, parlando così, diceva un sacco di bugie: ma le diceva per la sua solita smania di farsi credere un giovinotto.) "Vuol provare a montarci sopra, a bisdosso?" "A bisdosso? cioè?" "Vale a dire, senza sella." "Volentieri. Va' a prendermi una sedia." "Che cosa ne vuol fare?" "Ora lo vedrai." "Ma che un cavallerizzo, come lei, ha bisogno della sedia? Io, quando voglio montare a cavallo, mi attacco ai peli della criniera, spicco un bel salto, e in men che si dice, mi trovo con una gamba di qui e una di là ... " "Ognuno ha le sue opinioni: io, senza una sedia, non posso montare a cavallo." Cecco portò una seggiolaccia tutta sgangherata: Gigino vi si arrampicò, e inforcando il cavallo con la gamba sinistra, invece che con la destra, si trovò col viso e con tutta la persona voltata verso la coda dell'animale. Allora Cecco, sbellicandosi dalle risa, cominciò a gridare: "No, sor Gigino, no, l'ha sbagliato uscio: la si rigiri di lì; perché la testa del cavallo è da quell'altra parte". "Lo so, lo so" rispose Gigino con molta disinvoltura "ma per tua regola quando io monto a cavallo, ho la precauzione di voltarmi prima dalla parte della coda ... " "Perché?" "Perché, caro mio, le precauzioni non sono mai troppe." "Ora ho capito", disse Cecco, che non aveva capito nulla. Intanto, a furia di sforzi inauditi, Gigino si rivoltò con tutta la persona verso la testa del cavallo: e compiuta appena questa difficile manovra, sarebbe sceso volentieri: ma gli mancò il tempo. L'irrequieto animale, senza aspettare l'invito del cavaliere staccò subito un mezzo galoppo. Figuratevi Gigino! lui, che non aveva cavalcato mai altri cavalli, che un bellissimo puledro di legno, compratogli dalla sua mamma per regalo del Capo d'anno! Quanti salti e quanti balzelloni sulla groppa secca del Matto ! Il povero figliuolo ora dondolava da una parte, ora dondolava dall'altra ... e Cecco! Quella birba di Cecco, a gambe larghe in mezzo alla strada, godendosi la scena del suo padroncino, che da un momento all'altro era lì lì per fare un gran capitombolo, si mandava a male dalle grandi risate. E il momento del capitombolo arrivò pur troppo. Gigino cadde, come un fagotto di cenci, fra la polvere della strada, e il cavallo, senza darsene per inteso, andò a mangiar erba nel campo vicino. "S'è fatto molto male?" gli domandò Cecco, che era corso a gran carriera per aiutarlo. "E perché mi dovrei esser fatto male?" "È stata una brutta cascata!" "Povero grullo! Che credi che sia cascato? Neanche per sogno. Volevo scendere, e nello scendere ho messo un piede in fallo e sono sdrucciolato. È una disgrazia che può accadere a tutti." "Davvero! L'altro giorno, per esempio, sdrucciolai anch'io ... " "Scendendo da cavallo?" "No: mettendo un piede sopra una buccia di fico. E questo corno, che gli è venuto qui sulla fronte? ... " Gigino si toccò la fronte con la mano, e sentito che c'era davvero un piccolo gonfio, disse con la solita disinvoltura: "Si vede che, nello scendere, ho battuto un ginocchio. Basta che io batta un ginocchio, perché mi venga subito un corno nella testa. Ho la pelle così delicata! ... ".

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