Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIFI

Risultati per: abbarbica

Numero di risultati: 1 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

UNA PARTITA A SCACCHI - Leggenda drammatica in un atto

676115
Giacosa, Giuseppe 1 occorrenze

Le mura dei castelli son corrose e infrante, E suvvi ci si abbarbica l'edera serpeggiante. Son mozzate le torri, i merli son caduti, Le sale spaziose i bei freschi han perduti; I camini giganti dall'ali protettrici Son colmi di macerie, stridon sulle cornici I più grotteschi uccelli: ma sereni, sicuri, Più forti che le torri e più saldi che i muri. Quelli uomini di ferro d'ogni mollezza schivi Si parano alla mente baldi, parlanti e vivi. - Son là, coll'armi al fianco, col grifalco in mano, Ieri: leon di guerra, ed oggi: castellano. Ignoranti di patria, di libertà: capaci Di morire per un nome od un paio di baci. Con tre motti stampati nel cuore e nella mente: Il Re, la Dama, Iddio; e su questi, lucente Come un sole a meriggio, una grande chimera, Legge informe, malcerta, prepotente, severa, Assoluta giustizia o generoso errore, Inflessibile al pari del cristallo: L'onore. - Allora tu dell'armi infra i disagi grevi Santa della famiglia religion splendevi. Allor, scoperto il capo e muti i circostanti, Il Padre, il vecchio, il sire, colle mani tremanti Benediceva al figlio, padre a sua volta, ed era Quell’atto più solenne di qualunque altra preghiera. E sapeva il vegliardo, chiudendo a morte il ciglio, Che presso alla sua tomba c’era un marmo pel figlio, E che il figlio del figlio, lattante bambinello, Dell’avo un dì sarebbe sceso anch’ei nell’avello; E pareva dicesse con sorriso estremo: Non sospiri, non lacrime, un dì ci rivedremo. E che vivi racconti nelle sere invernali! Fanciulle dai capegli d’oro, draghi coll’ali, Visioni, fantasmi, amori sventurati Che chiamavano le lacrime su quei volti abbronzati. O storie di battaglie, d’amor, di cortesie, Nuvolette vaganti per quelle fantasie, O sereni riposi dopo l’aspre fatiche, O cortili ingombrati dai cardi e dalle ortiche, O gotici leggii, o vetri istoriati, O figlie flessuose di padri incappucciati, O sciarpe ricamate fra l’ansie dell’attesa, O preludi dell’arpa, o nenie della chiesa, O mura dei conventi malinconici e queti, Celle di sognatori, di santi di poeti, Voi dell’arte e dei sogni siete i lucenti fuochi, Voi vivi solamente nel rimpianto dei pochi. Il tempo onde nessuna umana opera dura, Ammorbidì i profili della vostra figura, Ma il secolo correndo nella prefissa via, Voi, soavi memorie, voi, caste fedi, oblia. A poco, a poco intorno la notte era discesa. Scossi via la pigrizia. – Dalla lampada accesa Piovve un raccolto lume sulle pagine mute Che aspettavano il frutto di tante ore perdute, Ed io dalla romanza scritta il mille e trecento Di questa fiaba in versi ho tolto l’argomento.

Cerca

Modifica ricerca

Categorie