Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbandono

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Fisiologia del piacere

170052
Mantegazza, Paolo 2 occorrenze
  • 1954
  • Bietti
  • Milano
  • Paraletteratura - Divulgazione
  • UNICT
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Pagina 176

I piaceri che si provano nel riposo o nei momenti che precedono il sonno, sono espressi da un massimo languore, da un abbandono del corpo alle leggi fisiche. Se l'uomo è seduto, getta il tronco all'indietro, oppure piega il capo sulla spalla, o lasciandolo cadere sul petto; tiene le mani posate sulle coscie, distende i piedi o li accavalla. L'abbassamento delle palpebre è segno d'immensa stanchezza o di grande voluttà. L'uomo stanco che si corica cerca d'esercitare il minor numero possibile di muscoli, e quindi si getta perfettamente orizzontale, con le gambe e le braccia aperte, facendo una profonda espirazione. La mimica d'un pigro che al mattino sta godendo il passaggio dal sonno alla veglia e dalla veglia al sonno, è abbastanza espressiva per dimostrare che i piaceri che gode sono vari e numerosi. Egli comincia ad aprir gli occhi alla luce, e le immagini degli oggetti che lo circondano, confondendosi cogli ultimi fantasmi della notte, formano mille combinazioni fantasmagoriche; ma le palpebre ricadono lentamente per riaprirsi poco dopo, stando in questo modo ad indicare gli alterni passaggi dal mondo esterno al nulla, dove incerte ombre vagano sole a dinotare la vita latente d'una mente sonnacchiosa. Ma il respiro si fa più frequente e il sangue, scorrendo più caldo e più celere per tutti i tessuti, a poco a poco ridesta a vita la mente; e il beato mortale si agita lentamente, stira le membra ed effonde in un lungo sbadiglio la pienezza di voluttà che lo innonda. La mimica di un piacere che nasce dal movimento è affatto diversa da quella del riposo. La faccia è animata, e gli occhi brillano. Il riso, i gridi, i moti estesi delle membra sono altrettante espressioni di questi piaceri, che non si godono completamente che dopo il riposo; come questo non si gode in tutta la sua pienezza che dopo una lunga fatica. I piaceri negativi, che provengono dalla cessazione dei dolori, possono avere una fisonomia molto significativa, tanto più viva quanto più forte era il dolore. I lunghi e ripetuti sospiri, il riso, il canto, i gridi di gioia, la calma e il languore della fisonomia, sono altrettanti elementi, che si combinano fra loro in diverso modo, sì da dare alla fisonomia una mobilità tale da variarla secondo un'infinità di circostanze. Il piacere complesso che si gusta dopo un lento pasto può avere una mimica molto espressiva. Chi lo prova, sta seduto ed atteggiato ad un calmo riposo. La sua fisonomia è turgida e rossa, la bocca è semiaperta, e gli angoli, ritraendosi alquanto simulano il principio di un sorriso, e allargano le gote, gli occhi sono lucenti e, movendosi lentamente in un ristretto orizzonte, vedono senza guardare. Le mani sono per lo più incrociate sul ventre, quasi a sentire i voluttuosi fremiti del cibo che va elaborandosi in chimo. L'espressione generale è quella insomma di una sovrana beatitudine. L'esercizio di questi diversi piaceri influisce a perfezionare il senso tattile in generale, che giunge a modificare l'intero organismo e lo predispone a godere di tutti gli altri piaceri.

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