Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbandono

Numero di risultati: 26 in 1 pagine

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Eva Regina

204396
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 26 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Le creature che fanno della vita mondana l'esclusivo fine della loro esistenza e l'esclusivo alimento per la loro anima, atrofizzano i germi delle qualità più luminose e profonde che Dio aveva infuso in esse, acquistano una personalità artificiosa, superficiale, uniforme, che le rende stucchevoli a tutti coloro che vivono in diversa atmosfera, e, dopo una breve stagione di piaceri, prepara una lunga, deserta, tristissima età di disinganni, di contrasti, di desolato abbandono. All' inizio della sua vita mondana, una recente sposa dovrà dunque riflettere assai, armarsi di molta energia, di molta sagacia, di molta prudenza. La società brillante è un pericoloso ingranaggio : datele un dito, vi prenderà la mano e il braccio e la testa... Giacchè riesce assai difficile accettare un invito e sottrarsi ad un altro : limitarsi nelle conoscenze, negli impegni e nelle spese di conseguenza, che troppe volte mandarono famiglie agiate alla rovina. Dunque segregarsi no, ma neppure abbandonarsi intere alla corrente che vi esilia dal dolce nido, dalla quieta solitudine, dagli affetti fedeli. Abbia, la signora, il suo giorno di ricevimento, che le assicura libertà in casa propria per gli altri sei giorni della settimana; non manchi alle visite d'obbligo, d'augurio, di ringraziamento d'ossequio, se il marito ha qualche superiore ammogliato: ma riduca allo strettamente necessario il suo intervento quando ha la scelta tra andare e rimanere, e preferisca i salotti dove la società è più seria e più scelta. Se va ai balli, non vi rimanga sino alla fine, e se il marito le permette di ballare, non abusi della concessione. Ai teatri non faccia delle toilettes audaci in modo da farsi confondere con certe signore con le quali non deve avere nulla di comune. Non sia un'assidua delle passeggiate eleganti che sono in realtà gare di seduzione, di lusso e di civetteria : nei ritrovi sia amabile con tutti, ma si guardi dal dimostrare una preferenza, anche se determinata da sentimenti innocentissimi, verso questo o quel cavaliere. Non si apparti mai con uno di essi: mostri di ricercare più che altro la compagnia delle signore e sia affettuosa e gentile verso il proprio marito, non imitando certe donne, le quali, pur essendo buone e tenere mogli, affettano in società un contegno sdegnoso e leggermente beffardo di fronte al loro compagno, e per timore d'un ridicolo che non esiste se non nella loro mente fatua, cadono nella sconvenienza. Del resto, anche per ciò che riguarda la vita mondana, dovrà la giovine signora mettersi perfettamente d'accordo con lo sposo, secondare i suoi gusti e le sue abitudini. Nessun sacrificio le sembri di soverchio grave, pensando che l' amor vero è tale tesoro nell'esistenza che non si acquisterà mai a troppo caro prezzo.

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Ed anche qui basterà mettere in opera un po' di solerzia, un po' di accortezza e molto cuore perchè nè l' uno nè l' altro soffra del nostro abbandono. Una giovine mamma può rinunziare alla società, ma non alla compagnia dello sposo se ricerca la sua, nè può negarsi a dedicargli tutto quel tempo in cui il suo bimbo non ha strettamente bisogno di lei. Così procurerà di mostrarsi sempre accurata ed elegante come una volta, anche nei suoi abiti più pratici, quali sono richiesti dalla sua maternità. Anzi una donna veramente innamorata e veramente intelligente, di questa maternità si comporrà un' aureola che le dia nuovo risalto e nuova seduzione agli occhi dell' uomo che la predilesse. Così la sua esistenza femminile sarà completa : così non si preparerà dei rimorsi per l' avvenire.

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Sono quelle che maltrattano i loro figliuoletti, che ne amano uno a preferenza dell' altro, che li spingono sulla via del male col cattivo esempio, con la trascuratezza assoluta, con l' abbandono vile per fuggire verso il piacere egoistico: per posporli a qualche passione bassa e malsana. Sono le madri dal cuore arido e dalla testa leggera, capaci di ricevere gli adoratori e civettare con essi mentre il loro bambino ammalato desidera inutilmente le loro cure: sono le madri egoiste che si procurano tutte le raffinatezze e lasciano mancare i bimbi del necessario; sono le madri corrotte che macchiano le piccole anime candide con l' immoralità della parola e del contegno : che insegnano ai fanciulli a mentire, a spiare, a essere delatori e adulatori; che li sgridano solo quando macchiano il vestito, e li accarezzano quando l' amante le guarda, come l' Aspasia seduttrice del Leopardi. Non dite che esagero : tutte ne abbiamo conosciute di queste madri colpevoli che profanano la loro missione! Tutte abbiamo provato santi impulsi di sdegno assistendo a scene d' infanzia torturata dalla malvagità, dal vizio, dalla squilibrio morale. E abbiamo udito talvolta con strazio profondo, con vergogna indicibile del nostro sesso, i piccoli martiri stessi ergersi a giudici, narrare storie di vergogna, esprimere propositi truci per quando il loro fisico ne permettesse il compimento, augurarsi la morte per sfuggire all' ingiustizia, alla crudeltà! Oh stringiamoci ai nostri bambini e preghiamo! Preghiamo Dio che non conceda la fecondità a certi seni: che non s' oda più chiamare col sacro nome di madre chi non meriterebbe nemmeno di far parte dell' umanità!

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Ed è appunto questa facilità d' abbandono che spesso è il motivo della nostra rovina. Quante donne hanno dovute amaramente pentirsi d' aver scritto lettere rivelatrici, lettere d' intimità e di passione a uomini che poi riconobbero indegnissimi della loro confidenza, della loro dedizione ! Eppure l' esperienza non basta, e le lettere d' amore continuano a sbocciare dall'anima come il suo fiore più bello, in una primavera incessantemente rinnovata, e si spediscono affidando al fragile involucro tutta l' anima nostra : e si ricevono e si leggono come dissetandoci da una fonte nuova di vita e di energia... Ma baciate o disdegnate, benedette o maledette, salve o viaggianti colombe, o affaticate pellegrine! o fiori del cuore, dell'ingegno, del bene e del male, Salve, piccole martiri, che, in compenso dell'ora divina che deste, spesso vi aspetta il rogo; e vi si lacera, e vi si distrugge, e vi si disperde! Ed anche a voi, altre lettere esistenti nei misteriosi ripostigli — vecchie lettere d' amore — lettere sepolte vive, scritte in vano, respirate in vano; tristi avanzi di naufragio che pur foste gioia, gloria, ricchezza di un' anima ; capolavori ignoti e squisiti composti per una creatura sola : essenza di passione, lettere che foste la vita e l' avvenire, che ora siete la morte e il passato : anche a voi, specialmente a voi, la malinconica carezza del pensiero, l' effusione del cuore consapevole....

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Ha avuto altre amanti prima di lei, lo seppe dalle sue labbra in un momento d' abbandono o da qualche amica inconsapevole, da qualche confidente fedele. Sa chi sono quelle donne e non ha più pace. La loro società è la stessa, s' incontrano, la gelosia la tortura con le sue acute lame crudeli. Talvolta le sembra di vedere negli occhi dell' amante un rimpianto, di sentire in qualche parola una rievocazione triste : crede di cogliere un sorriso, uno sguardo d' intesa e allora gli tiene il broncio, gli fa delle recriminazioni, gli mostra sdegno, lo offende. Alcune volte l' amante è ammogliato... giacchè la passione che l' infiammava non ha trovato dighe capaci di arrestarne il corso turbinoso; e soffre delle attenzioni ch'egli dice esser costretto ad usare a sua moglie — buona e amorosa — alla madre dei suoi figli. L' intrusa sente la superiorità della posizione dell' altra, sente che in fondo costei è la rivale più temibile: e con mille arti spesso malvagie, si studia di demolirla, di abbassarne il concetto agli occhi dell' uomo che vorrebbe tutto per sè. E passa notti insonni, travagliata dal pensiero di quella donna che gli riposa accanto forte dei suoi diritti, e che potrebbe riprenderglielo completamente, un giorno o l' altro, e per sempre. Poi ha le rivali del futuro, oggi quell' uomo è suo, è soggiogato da lei, ma domani ? Ella non è più molto giovine, e la passione e le lotte vanno lasciando le loro orme sul suo viso. Egli invece, come uomo è nel pieno rigoglio della vita. E la sua eleganza, i suoi modi insinuanti, il suo ingegno dispongono favorevolmente per lui i cuori femminili. Vi sono delle signore giovani e belle, più di lei, più ricche e quindi più eleganti di lei... egli le ammira, ne desidera forse qualcuna... qualcuna che domani conquisterà, come ha conquistato lei. Oppure se è scapolo, prenderà moglie. Verrà una giovinetta graziosa, fresca, pura, ed egli la coglierà come un fiore, e lei che non ha potuto dargli la verginità del suo corpo come gli ha dato le primizie della passione, lei sarà disdegnata, abbandonata, riguardata con disgusto, con disprezzo...

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È la partenza della creatura amata, è il suo abbandono, è la sua dedizione a un'altra creatura. E bisogna saper tacere, sapersi separare senza disperazioni, fingere degli auguri, se è un matrimonio che si celebra, e continuare a frequentare tutti i luoghi dove si trovava lui che ora non c'è più, essere liete e sorridenti e gentili con tutti, mentre il cuore geme e l'anima naufraga: comportarsi come se nulla di grave, d'irrimediabile ci avesse colpite; come se per noi non si fosse spento il sole...

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Infatti molti galantuomini ingannati seguono il consiglio di questo saggio, non fanno chiasso nè muovono lamento, si allontanano, ma condannano alla pena più giusta e qualche volta più amara, l' abbandono. Del resto mi pare che in certi casi d' infedeltà palese, di irrimediabile opposizione di carattere, di prepotenza violenta o di stravaganza; in qualunque caso, insomma, in cui la vita comune divenga tortura di tutte le ore, invece delle volgari continuate contese che degradano, inaspriscono e non rimediano a nulla, sia meglio assai e più dignitoso separarsi, temporaneamente o per sempre... È un passo arduo e crudele, lo so. È un anello che si spezza, è un passato che si rinnega, si seppellisce, si cancella. Quell' uomo col quale dichiariamo di non potere o di non volere più vivere, fu per poco o per molto, un ideale vagheggiato; fu colui che ci iniziò alla vita, che ci diede la gloria e la gioia della maternità. Ma poichè non si ebbe la forza di resistere alla tentazione, o non si ha la pazienza di sopportare, l' unico rimedio è quello di riprendersi,di riacquistare la propria indipendenza. La vita sarà spezzata ugualmente, sarà forse anche più difficile, giacchè la posizione d' una donna separata dal marito è quanto mai gelosa e scabrosa, ma si avrà almeno la pace, ma non si darà ai figliuoli il triste esempio della discordia, della violenza, non si diminuirà l' autorità paterna e materna ai loro occhi. Pertanto una donna che intenda separarsi dal marito non dovrà credere di ricuperare intera la propria libertà e prepararsi a ricominciare la vita con esultanza. La separazione non è che un rimedio, estremo, crudele, disperato, se si vuole, e come tale dovrà essere adottato e riguardato. Quindi il metodo d' esistenza di una signora separata dal marito deve essere più rigido e austero e riguardoso ancora che quello di una vedova. Le basti d'aver riconquistata la pace e procuri di profittarne per riabilitarsi, se ne ha bisogno, o per dimostrare, se fu vittima soltanto, che non desiderò la indipendenza per secondi fini. Se ha dei figliuoli, si dedichi interamente a loro; sarà un conforto e un nobile scopo alla vita. Se non ne ha, eviti di viver sola, rientri nella sua famiglia se può, o viva con qualche parente, con qualche amica di condotta irreprensibile. Si ritiri dalla società mondana, si faccia un ristretto circolo di amicizie fidate e devote che possano consigliarla, sorreggerla, difenderla in caso di bisogno. Forse, passati degli anni, quando l'autunno della vita avrà mitigato la effervescenza delle passioni, se il suo contegno fu incensurabile e se nel cuore non si spense del tutto l'amore della sua giovinezza e il ricordo delle prime gioie che n' ebbe, allora potrà forse riunirsi ancora al compagno d' un giorno, e dimenticando scambievolmente torti ed errori, potranno, nel porto sicuro, attendere insieme l'inverno dell'età, e combatterne insieme la tristezza col loro affetto rinnovellato dall'esperienza e purificato dalla solitudine. Il divorzio dà alla donna una posizione più netta e regolare della semplice separazione; le ridona la sua libertà piena ed intera, le permette anche di contrarre un nuovo matrimonio. Eppure in generale le signore non sono favorevoli al divorzio. Io temo però che la loro contrarietà dipenda più da un pregiudizio, da un'opinione superficiale intorno ad esso, che non da criterio esatto, da una riflessione meditata e profonda. Essere contrarie al divorzio, per massima, è come se si dicesse che si è contrarie all' atto dell' amputazione chirurgica. Lo so anch'io che non può piacere a nessuno, e che non ci si farebbe tagliare una gamba o un braccio per passatempo, per amor di novità, od anche per liberarsi da un reumatismo. Ma quando andasse di mezzo la vita e non ci fosse altro rimedio, sarebbe pazzo e peccherebbe per suicidio volontario colui che per rispettare l' integrità del suo corpo o per viltà ricusasse di sottoporsi al rimedio doloroso, radicale e supremo. Ne convenite, amiche mie ?

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Una madre di numerosa famiglia non può, convengo, lasciare in abbandono la propria casa per attendere a un lavoro estraneo che non le renderebbe quanto la sua poca sorveglianza detrae ai suoi ; ma se una donna che possa farsi aiutare da qualche parente nelle cure domestiche, o possa sbrigarle in breve, trova qualche ora libera, che male c' è se le impiega a dar lezione, a ricamare, a dipingere, a far fiori, a scrivere a macchina, dietro un compenso, piuttosto che uscir a zonzo a far dei vani desideri dinanzi alle vetrine o recarsi in qualche salotto a far della maldicenza? Conosco una signora in posizione modesta, la quale dando lezioni di pianoforte raccoglie in capo all'anno una sommetta che le permette di passare un mese al mare coi suoi bambini senza ricorrere al portafogli del marito. Ella dona ad essi salute e vigore, a sè un igienico riposo, fine che non potrebbe conseguire se non si adoperasse o che costerebbe al suo compagno un non lieve sacrifizio. Conosco un' altra signora che provvede le sue toilettes col ricavo d' un' industria ch' ella medesima ha iniziato e dirige attivamente. Una delle mie più care amiche seconda il marito nell'insegnamento, contribuendo e non per poca parte, al benessere della sua famigliuola. Inoltre questi guadagni conferiscono alla donna una libertà maggiore, mentre è sempre un po' umiliante per essa dover ricorrere per ogni più piccola spesa, al marito che tante volte fa pesare il beneficio. Il modo per aumentare le proprie rendite, non è però sempre in un accrescimento di guadagno. Consiste anzitutto nella regola, nel risparmio, nella previdenza ed anche... nel coraggio.

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L'amore nella sua verità, nella sua fusione d'anima e di sensi, nel suo completo abbandono, nelle sue conseguenze della maternità, nella sua aureola della famiglia, ripugna ad esse. Il limite estremo dell'amore è per loro un bacio sulla mano, come nell'Evo Medio, o sulla fronte prima d'un addio... Giudicano il matrimonio come una degradazione, una delusione: e uno sposo di buon appetito può costituire per la loro anima vaporosa il massimo dell' infelicità. I bambini sono l' umiliante conferma d'un fatto che le romantiche non ammettono in teoria, e che subiscono : quindi li guardano sospirando, ne sono molestate, e tengono lontani più che è possibile. In compenso le loro lettere sono poemi ricchi di imaginazione delicatissima, di descrizioni di paesaggio, di lirismo elegiaco, di profumi, di memorie, di incensi, di nostalgie...

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E se le figliuole abbandonate a sè stesse crescono infingarde e civettuole, o peggio abusano dell' abbandono ; se i fanciulli annoiati dalle lunghe permanenze in chiesa, pigliano più tardi la religione in uggia e acquistano un falso concetto della preghiera, di chi la colpa ? Della madre loro... Altre donne si servono della religione come di un manto destinato a coprire le peggiori brutture. Seminano la discordia, opprimono i deboli, impongono il loro egoismo, soddisfano i più bassi istinti della loro natura, passano di scandalo in scandalo non curandosi dei cattivi esempi che dànno nella intimità, ma poi, per proteggere la loro fama, vanno ad inginocchiarsi ad ogni altare, appendono voti, fanno parte di tutti i Comitati di beneficenza, trascinando religione e fede nel fango dell' ipocrisia.

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Anche Gesù ebbe a provare questo abbandono nell'orto degli Olivi. Tutta l' anima è piena d' amarezza e di ribellione. Non abbiamo che il sentimento d'una grande ingiustizia, non sentiamo che il nostro dolore, e la preghiera che non può più essere un inno o una supplica ardente, muore sulle nostre labbra.... Ebbene, in queste ore di buio, di annientamento, bisogna imporsi una coscienza vigile, una volontà indomabile. « Preghiamo, diceva il Manzoni, che il nostro capo possa sempre inchinarsi quando la mano di Dio sta per passarvi sopra. » Se abbiamo errato, accogliamo la dura prova come un' espiazione: se non abbiamo nulla a rimproverarci, sforziamo i nostri occhi mortali a vedere in essa più d' una causa comune di sofferenza, qualche cosa di prestabilito, d' utile per il bene del nostro spirito, per il nostro progresso morale. E se avremo la coscienza di sentirci puri, anche fra il martirio una pace arcana, malinconica ma benefica, non tarderà a scendere leggera e non sperata sui tumulti del cuore, sull' acerbità del dolore. Noi dobbiamo imparare inoltre a soffrire in silenzio senza far portare agli altri il peso della nostra croce: dobbiamo sorridere alle gioie degli altri senza funestarli coi fantasmi dei nostri disinganni, dei nostri rimpianti: dobbiamo valerci della nostra esperienza del dolore senza perdere la fede nell'esistenza della bontà e della giustizia, e consolarci consolando....

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Innanzi tutto vengono gli affetti teneri, sinceri, devoti, delle persone care che restano, a cui ci si può dedicare con abbandono, in modo da colmare più che sia possibile il vuoto dell'anima. Poi è la soddisfazione, se l'avremo meritata, della deferenza, della stima, della simpatia altrui; della pietà che la nostra posizione desta, dei buoni aiuti spontaneamente offerti : delle attenzioni e delle premure che gli amici veri, quelli che troviamo sempre presso di noi nei cattivi giorni, ci prodigano. Indi l'arte, questa divina, questa immancabile consolatrice, che agli afflitti apre le porte d'oro del suo tempio ideale e quando non li fa creatori, li fa interpreti, li fa estimatori della bellezza vera. Dopo un dolore l'anima è assai più sensibile, assai più vibrante e più atta ad accogliere le impressioni del genio tanto più che il dolore è uno dei maggiori elementi d'arte, e gran numero di capolavori furono composti tra qualche fiera tempesta morale. Allora la passione della musica, la espressione dei volti umani o del paesaggio nella tela, i singhiozzi o il lamento della poesia, gli spasimi delle sculture s'immedesimano con la nostra sofferenza, la sollevano, la trasformano, la idealizzano, e le lagrime che cadono dagli occhi nostri non sono più così disperate, bensì ci arrecano un vago sollievo. Se poi la sorte concesse l' ingegno capace di dar apparenza visibile ai propri sentimenti e alle proprie visioni, che grande, che alto conforto passar tutti nell' opera nostra — sia pur tenue — infondere la nostra anima nelle forme e nelle espressioni, assentarci dalla vita vera, che fu amarezza e delusione, per vivere nel mondo superiore dell' ideale e del sogno ! Allora, tutto quanto piangemmo perduto, può ricomporsi sotto la nostra volontà, al nostro soffio animatore : tutto quanto desiderammo invano e perseguimmo, inafferrabile, può essere afferrato e fissato per sempre nella fioritura del nostro spirito che durerà oltre la vita.... E il lavoro ci darà le sue grandi e severe gioie, ci concederà la pace, il riposo, l' appagamento della coscienza : beni che talvolta anche la più luminosa felicità nega. Infine l'esercizio della filantropia nella misura della propria possibilità e nel cerchio della propria sfera è consolazione efficace, nobile, ricca di nuove forze ritempratrici. Tante volte la sofferenza fu così aspra e continuata che la sola possibilità di gustare la quiete costituisce una consolazione. « La malinconia è una gioia del dolore » scrive Paolo Mantegazza giustamente.

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Una fervorosa preghiera, un atto di abbandono alla Potenza che regge il nostro destino, aiuteranno a procurarci la calma pel nostro riposo se abbiamo l'anima afflitta o inquieta. Qualche buona ed energica risoluzione se l'anima è in lotta con sè medesima, se la coscienza ci fa qualche rimprovero, è pure, spesso, ciò che decide di un sonno ristoratore. Si eviti inoltre per quanto è possibile, alla sera, quanto può eccitare la nostra fantasia : spettacoli emozionanti, musica, letture di troppo interesse e di soggetto passionale. Gioverà molto, invece, prima di dormire, qualche lettura noiosetta; qualche preghiera formale ripetuta; contare sino a un numero alto; ripetersi adagio versi noti. Rimedi fisici contro l' insonnia, dei quali è provata l' efficacia, sono pure i seguenti : lavarsi la faccia prima di coricarsi; togliere il guanciale; cercare una posizione incomoda e dopo qualche tempo mutarla nella positura migliore, prendere un po' di latte caldo, ed evitare di coricarsi prima che la digestione dell'ultimo pasto fatto sia compiuta: badare di non aver freddo alle estremità, provocare anzi la discesa del sangue tenendo molto caldi i piedi. Anche la positura del corpo e la qualità del letto influiscono sul sonno. Le persone non use a spostarsi spesso, non possono dormire quando cambiano letto : altre use a un letto duro saranno molestate da un giaciglio troppo morbido. Se si arriva però, con una giusta attività e una vita regolata, ad ottenere il bene di un buon sonno, anche i mutamenti non lo impediranno più. Gli igienisti dicono che non si dovrebbe dormire supini, ma sul fianco destro, perchè quando il corpo è in questa posizione lo stomaco resta più libero e il fegato preme meno sui visceri. Dormendo così si eviteranno anche i brutti sogni.

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L'Anemone, il leggiadro fiore che piega, significar Abbandono di sè medesimo. L'Aquilegia, che ha la forma d' un campanellino e ricorda il carnevale, significa: Follia. L'Arancio, il puro fiore delle spose : Verginità. L'Astero o margherita chinese, indica : Eleganza senza sfarzo. — L'Azalea: Tutto per l'amicizia. L'Altea, il grande fiore ingenuo, vuol dire : Dolcezza. La Palla di neve significa : Seduzione; il Botton d' oro : Ricchezza ingannevole; la Begonia : Amor supplicante. Il Basilico che adorna le povere stanze indica infatti : Modestia povera. Il Biancospino, l' araldo della primavera, dice: Dolce speranza; la rossa Bocca di Leone: Ferocia, e la bianca: Superbia. La Camelia non esprime, come si crede, aridità, ma Costanza negli affetti. Se è striata : Bizzarria, se è rossa : Ardore, se rosa: Giocondità. La Campanula significa: Desiderio di vedere il proprio bene; il Caprifoglio: Vincolo d'amore; il Ciclamo, il mio fiore prediletto, dice una cosa per me vera, dice: Solitudine.... Il Crisantemo esprime: Lagrime, e la Cicuta: Perfidia. Il Colchico così dolce nei prati in autunno ha una parola crudele: Impostura. Il volubile Convolvolo indica : Civetteria, e la Bella di notte: Allegria breve. La candida ed odorosa Cardenia significa : Bellezza e candore. La Dalia bianca: Sterilità, la rossa: Abbondanza; l' Edera, ognuno lo sa: Attaccamento eterno. L' Elianto o girasole : Adulazione; l' Eliotropio : Abbandono, infatti il suo profumo è lieve come un sospiro. L' Erica significa : Sciocchezza; il Fioraliso: Vera amicizia; la fucsia rossa: Cordialità; la bianca : Tenerezza; la Gaggia bionda come la testina d'un bimbo esprime: Ingenuità. Ecco i Garofani, i forti e bei figliuoli d'estate; il roseo significa Amor delicato, il bianco : Amor puro, il rosso: Amor vivo, il garofano screziato: Poesia, il garofano cupo: Amor concentrato, il giallo: Amor bizzarro. Il Gelsomino indica : Gentilezza; il Geranio sanguigno: Presunzione, il Geranio screziato : Orgoglio, il Geranio edera : Troppo sentir di sé. Il Giacinto semplice significa: Umanità; doppio: Gelosia. Il Giglio, è noto: Castità; la Ginestra: Amor della famiglia; la Giunchiglia : Lunguore; il Gladiolo : Spontaneità; l' Iris fiorentina : Sensibilità; il fior di lino : Vittoria, e il fior di lavanda: Silenzio. L' Oleandro rosso esprime; Antipatia, bianco: Insofferenza; il Lilla, dal soave odore dice : Prime agitazioni d'amore. Il Luppolo : Antipatia; la Miosotide: Ricordati di me; la Maggiorana: Consolazione; la Magnolia: Bellezza superba; la Malvarosa: Fecondità; il Mandorlo che apre spesso troppo presto le sue fragili corolle: Mente stordita. La Margherita di giardino dice: Giovinezza, e quella dei prati : Bontà. Il fior di Melograno indica : Il burbero benefico; la Menta: Saggezza; il Mirto : Amore; il Mughetto : Ritorno al bene; il Narciso : Vendetta d'amore; il Nasturzio : Fiamma d'amore; la Ninfea: Sterilità. L'Ortensia rosa significa: Freddezza, l'Orchidea comune: Ingegno; l'Orchidea macchiata : Intelligenza superiore; il Papavero : Scempiaggine; il fior di passione, o Passiflora : Tortura dell'anima. La Peonia indica: Vergogna; la Pervinca: Amicizia durevole; la Primula: Adolescenza; il Ranuncolo: Malinconia; il Reseda : Inesperienza. Eccoci alla regina dei fiori, alla rosa. Muschiata dice : Amor capriccioso; gialla o the : Amor ingrato; incarnata : Bellezza senza orgoglio; rossa: Amore ardente; selvatica: Piacere. Il ranuncolo esprime: Poca sincerità; la Scabbiosa o Vedovella: Abbandono; la sensitiva: Pudore; la tuberosa: Ebbrezza voluttuosa; il Tulipano: Amore violento; la Verbena significa : Sincerità d'affetto; la Veronica: Compatimento; la Viola del Pensiero: Pensate a me; la Violaciocca, se bianca: Cuore instabile; se rossa: Volubilità; se gialla: Poca fermezza d'affetti, una variazione della stessa triste cosa. La Viola mammola, come tutti sanno, indica : Modestia; doppia : Bellezza modesta; bianca: Candore; la Zinia dice la cosa più crudele a chi ama : Lontananza.

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Quante volte una stretta di mano è l'unico abbandono, l'unico possesso ! E allora la sottile spoglia, conscia della dolcezza profonda e fuggitiva, diventa a chi ha amato e desiderato e sperato indarno, qualche cosa di privilegiato che non guardiamo senza tristezza profonda e senza un intimo amaro orgoglio.... Il guanto non fece la sua apparizione che all'epoca del Rinascimento e furono l' Italia e la Spagna a produrre i primi campioni. Nel Medio Evo i guanti erano ancora molto primitivi, giacchè consistevano in un paio di ruvidi sacchetti di cuoio in cui si chiudevano le mani nell' inverno. Più tardi Caterina de' Medici e la sua corte fecero uso di guanti elegantissimi ornati di ricami, pizzi, perle e pietre preziose. Il prezzo dei guanti di quell' epoca era addirittura favoloso. Ai tempi di Luigi XIII un paio di guanti semplicissimi costava settanta scudi ; ma nonostante il prezzo elevato il consumo era enorme. Un uso molto in voga alla Corte, allora, uso che si estese poi alle famiglie nobili, consisteva nel far girare attorno dopo le cene un bacile contenente varie paia di guanti profumati che le signore sceglievano, secondo il loro gusto. Nei secoli XVII e XVIII il portar guanti era considerata una assoluta mancanza d' eleganza e di riguardo. Gli aristocratici tenevano i guanti piegati nella mano che reggeva il cappello. Di quell'epoca ci rimangono però dei veri capolavori del genere. Pochi anni fa fu venduto a Londra un guanto della regina Anna ricamato in oro con merletti dell'epoca, per quattromila lire. E settemila fu pagato un guanto veneziano del secolo XVI adorno di risvolti dipinti a guazzo. Ricordate il sonetto del Petrarca per il guanto di Laura ? Un giorno la donna bella e schiva lasciò cadere uno dei suoi guanti di seta. Petrarca lo raccolse agognando serbarlo come una reliquia del suo amore ardente e infelice ; ma la donna non lo consentì ed egli dovette restituirlo.

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Sul sedile, del vagone, nella via popolosa, o sulla terrazza solitaria, la sposina si stringe al suo compagno con un gran desiderio di protezione, di tenerezza, d' abbandono. Come un uccelletto fuori dal nido, quella prima sera che la trova fuori dalla casa paterna, sola con un uomo, le dà un senso segreto d' isolamento, di malinconia. Pensa che a quell' ora la mamma, il babbo, le sue sorelle si riuniscono intorno alla mensa, sotto alla lampada : indovina le loro tristezze per il suo posto vuoto e una lagrima è lì per caderle dagli occhi. Ma lo sposo che le ha letto nell'anima, preme con passione alle labbra la piccola mano che tiene da molto tempo prigioniera o, se son soli, la stringe tutta al cuore e le dice alcuna di quelle parole che sono per la donna amante e amata, il filtro magico d' Isotta e Tristano, che dà l'oblio di tutto e fa beati nell'ardore.

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È terribile pensare che si avrebbero avuti tutti gli elementi della felicità e si disconobbero, si lasciarono in abbandono, si dispersero per seguire ingannevoli fantasmi lusingatori. Il rimorso s' aggiunge al dolore e il pentimento troppo tardivo lo fa più acerbo. È questa l' angoscia che punge il giovine Dante quando nella sua visione ultramondana, alla sponda del fiumicello nel Purgatorio ode la rampogna di Beatrice che lo accusa d'aver vôlto i passi

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Oppure qualche offesa ricevuta che non si vuol perdonare, che si vuol punire con la separazione assoluta, con l' abbandono. Ad ogni modo il motivo deve essere d' una potenza straordinaria per costringere una donna alla risoluzione suprema d' abdicare al suo regno, di spezzare la catena dei suoi affetti, delle sue dolci consuetudini, di sacrificare forse i figliuoli, di rinunziare alla sua casa, alla sua città, alle sue amicizie, e fuggirsene sola verso l'ignoto, forse verso la catastrofe. E per quanto maturato questo partito che le pare il solo a cui le sia possibile oramai di appigliarsi, pure nel momento di mettere in atto la determinazione il cuore le si schianta, la testa le turbina, il senso della vita le vien meno come ad una moritura. È lei che lo vuole, sì ; essa non obbedisce che alla propria volontà, che al proprio istinto, forse : si sente arbitra sola del proprio destino ; ma questo appunto le dà un brivido di sgomento, uno spasimo d'angoscia. Eppure non voile ascoltare nessun consiglio, e non lo ascolterebbe neppure in quell' ora — ma la sua solitudine, la sua indipendenza stessa, le dànno le vertigini. Ed affretta, affretta i preparativi per togliersi al più presto di là, per mettere al più presto l' irreparabile fra l' avvenire e il passato : per togliersi ogni possibilità di pentimento, di riflessione, di transazione. « Ciò che deve avvenire avvenga ! » è il grido disperato dei suicidi ; ed essa lo ha sulle labbra in quell' istante in cui rinunzia per sempre al suo posto di battaglia che doveva occupare sino alla morte : al suo regno che mai doveva essere privo della propria regina.... Anna Robertson Brown giustamente scrisse: « Consideriamo bene la vita da tutti i lati, prima di gettarci a capofitto in un nuovo cammino dal quale non sarà poi sempre facile ritrarci. » Infatti quante volte queste donne impulsive, sconsiderate, insofferenti, credendo di raggiungere il meglio, precipitarono nella rovina !

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Sono queste le mamme che lasciano in abbandono i figli propri per dedicarsi con ardore a qualche beneficenza : le mogli che trascurano la loro casa e lo sposo, per correre a sgonnellare ad ogni congresso e far pompa d'idee umanitarie : le signorine candidate alla gloria che per aver pubblicato un libro di versi si credono emancipate da ogni dovere figliale, da ogni occupazione domestica, e non sognano che la celebrità : Sono spostate morali più dannose che utili, mentre se rimanessero nella loro cerchia potrebbero realmente beneficare. — Dice ancora la nostra buona consigliera, Maria Pezzé Pascolato: « Non soltanto servono alla vita coloro i quali compiono un atto luminoso di eroismo o un' opera di palese utilità generale. Ma ben anco tutti gli umili — ignoti talvolta persino a sè stessi — che si piegano senza lamento e senza viltà al còmpito quotidiano ch' è loro toccato in sorte ; tutti i piccoli che in ogni giorno, in ogni ora della oscura esistenza fanno del loro meglio semplicemente e coraggiosamente. »

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Iddio, la mamma, consentono e benedicono il suo incondizionato abbandono, e la prima visione della maternità già le appare in un visetto roseo contornato da capelli d'oro e consola l'addio alla sua innocenza di fanciulla.

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Il marito si avvede dell' inganno e la giovine sposa non potendo resistere alla vergogna e al dolore dell' abbandono di lui si uccide.... Ora, non tutti questi matrimoni, chiamiamoli così : di frode, hanno queste tragiche conseguenze, ma tutti, certo, portano un terrore, un rimorso, un disprezzo, che possono disgregare dal primo istante un' unione che deve essere indissolubile. In tutti questi casi — sia infermità, sia imperfezione, sia colpa — è indiscutibile il dovere strettissimo di parlare. Ci si confidi a un medico, ci si confidi ad una madre, si impieghino i mezzi più delicati, ma non si vada all' altare con queste nascoste vergogne ; non si giuri la fede col tradimento nel cuore. L' amore, quando è vero, è infinitamente misericordioso, saprà compatire.... transigere.... perdonare.... e l' atto di lealtà e di umiltà dell' altro potrà, forse, avvincere di più: mentre un amore offeso, deluso, tradito, per grande che sia, o appunto per questo, può mutarsi improvvisamente in un gran braciere d' odio.

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