Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbandono

Numero di risultati: 2 in 1 pagine

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Galateo ad uso dei giovietti

183982
Matteo Gatta 2 occorrenze
  • 1877
  • Paolo Carrara
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Siate sedute con dignitosa compostezza, danzate con leggiadria, ma non con quel soverchio abbandono che sa di svenevole. Passiamo ad altro punto più materiale: e qui dichiaro sul bel principio che il breve sermoncino è più diretto alla sezione maschile che alla femminile. Nelle feste o nelle ricreazioni danzanti c' è spesse volte quello che con vocabolo francese è detto buffetto, e che in italiano significa una credenza lautamente fornita di ghiotti manicaretti, di squisiti dolci, di frutta prelibate, di bottiglie dal cappello d'argento, il tutto accomodato con singolare maestria d'artista. Comprendo bene, miei cari, come la varia fraganza che esala da quella grazia di Dio vi faccia correre l'acquolina in bocca. Mi rendo ragione del fascino di tante leccornìe, stupende per vaghezza e novità di forma, quando anche nol fossero per rara eccellenza di gusto: nè mi sorprende l'effetto che produce su voi quella schiera numerosa di bottiglie, varie di misura, di foggia, di paese, tanto che potrebbero al bisogno servire insieme per una lezione di enologia e di geografia. Ma perciò? Dovreste lanciarvi all'assalto di quelle imbandigioni e mangiarne a crepapelle come affamati? Vi acquistereste il poco invidiabile titolo di golosi e di ghiottoni, e all'indomani, o forse la notte istessa, scontereste con dolori e con un malessere generale la pena della vostra intemperanza. Confortate adunque lo stomaco, solleticate il palato, ma con moderazione: non scegliete il tagliuolo più grosso e non siate troppo corrivi a ripeter la dose. In quanto ai vini, ai liquori, vi basti rinfrescare nella memoria i miei suggerimenti sul modo di contenersi a tavola. Non vi seduca il rumor di quei tappi che saltan per aria nè l'onda di quel vino bianco, vermiglio dorato, che spuma e gorgoglia e ribolle nei calici, spandendo intorno i fumosi suoi spruzzi. Ricordatevi che il vocabolo sobrietà è fratello carnale di sanità, come intemperanza Io è di malattia. Bevete adunque con misura e non ùfate un imprudente miscuglio di vini diversi; poichè la natura, che non perdona, ve ne punirebbe con aspra disciplina. Per voi, mie care fanciulle, ho un altro e speciale avvertimento. Non vi mettete in crocchio a bisbigliar sottovoce, ad indicar colla mano, cogli sguardi, con segni d'intelligenza uomini o donne della festa. Non vi fate a criticar dell'una l'acconciatura del capo, dell'altra i colori troppo vivi dell'abito, di questa i vezzi studiati, di quella il danzare poco leggiadro, e così via. Anzitutto è cattiva abitudine stillarsi il cervello per trovare appiglio a critiche in ogni cosa: poi persuadetevi che, non ostante ogni cautela, ogni circospezione, dareste nell'occhio a qualcuno e vi acquistereste fama di giovinette ineducate e forse maldicenti.

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Ma, pur restando nei limiti del nostro tema, vogliamo toccare di quelle consuetudini e usanze che non si confanno alla gentilezza femminile, e che in onta agli sforzi e agli esempi di qualche bizzarra e capricciosa testolina o fecero mala prova fin dal loro primo arrivo d'oltr'alpe, o caddero ben presto in abbandono. Oggigiorno io credo che in Italia sieno ben poche le donne che hanno l' abitudine di fumare, ma or fa qualche anno la brutta moda era molto diffusa. L' alito di una donna contaminato dall' acre odor del tabacco ! si può immaginare di peggio? Nè ad alcuno verrà in capo, io spero, di citarmi l'esempio dell'Oriente, dove il fumare è uno tra i più graditi passatempi del sesso femminile. Astrazion fatta dalla qualità squisita del tabacco e dagli effluvii che giungono alla bocca purificati dai tortuosi giri e dall' acqua contenuta nel flessibile narghilio, la pipa dei ricchi, vorremo noi, figli della civiltà e del progresso, tôrre a modello i paesi semibarbari, dove l' uomo cerca con avida voluttà il torbido letargo dell' oppio ed il delirio snervante dell' hatschiche? La nostra donna, chiamata a sublimi ufficii, vorrà imitare la donna d' Oriente, che è tenuta in conto di una cosa, di una merce che si compra e si vende, condannata a passare neghittosamente la vita nell' ignobile ozio e nel servaggio dell' harem? E giacchè siamo nell' argomento, mi rivolgo anche a voi, o giovinetti, e vi raccomando di non rovinare la vostra salute coll' uso e, peggio, coll' abuso del fumare; nè fate che si possano mai applicare a voi quei mordaci versi del Giusti: « Il labbro adolescente Che pipa eternamente. » Alla presenza e in compagnia di persone di riguardo o signore non tenete in bocca il sigaro, e nemmeno conducendo al passeggio una donna, sia pure una sorella; e badate che i buffi di fumo non vadano in faccia ad alcuno. Che dirò poi di quelle donne e di quegli uomini che in fresca età hanno l' abitudine di tirar tabacco? La è una mostruosità, uno scandalo, un invecchiare volontariamente prima del tempo. E non sono molto disposto a far buona la scusa che il tabacco sia come un rimedio o preservativo per certi incomodi, e che risvegli la mente di chi si è dato agli studi. Eh via! questo è un crearsi inutili e fittizii bisogni. E poi, ditemi di grazia, quei venerandi barbassori dell' antichità che ci tramandarono opere preziose avevano forse la tabacchiera sul loro scrittoio? - Torniamo a bomba. Quelli che stoltamente sognarono una completa trasformazione nelle costumanze muliebri non istavano paghi al fumare, ma pretendevano che anche la donna avesse a trincare allegramente e senza misura, esercitarsi al tiro della pistola, prendere lezioni di scherma, andare a caccia, guidare cavalli, e va dicendo. In quanto al bere, noi abbiamo già risposto alla sconcia idea laddove toccammo del modo di contenersi a tavola. Riguardo al bersaglio e alla scherma, noi domandiamo a chi ha dramma di buon senso (e può bastare anche il senso comune) se fa bella figura una donna colla pistola appuntata e col fioretto in mano, per giuocar d' assalti, di parate, di finte. E aggiungiamo: a qual pro sciupare il tempo in questi esercizii ? Forse che verranno di moda i duelli anche tra le donne, mentre si vorrebbe trovar maniera di sbandirli tra gli uomini? Lo stesso diciamo della caccia: non piace vedere quest' essere delicato e gentile con uno schioppo in spalla, il carniere ad armacollo, forse un coltellaccio al fianco, impantanarsi fino al ginocchio in paludi e risaie, per far preda di selvaggina, di daini, di cervi, di cinghiali. Sapete quando sta bene il moschetto in pugno alla donna? Quando lo maneggia per la salute della patria, come le Greche della guerra d'indipendenza, come le eroine di Saragozza e di Varsavia. Disdicevole alla donna per mero diletto, la carabina la eleva ai nostri occhi quando essa la tratta per generoso slancio di patriotismo. La caccia antica del falco, oh quella era ben altra cosa! e le signore vi brillavano a meraviglia in mezzo a quel tramestio di cavalli, di scudieri, di mute, di falchi spiccantisi a rapido volo pei campi sereni del cielo; ed io trovo naturalissimo che voi, mie buone fanciulle, andiate in solluchero e in estasi al leggere le pittoresche descrizioni di quelle caccie nel Marco Visconti, in Gualterio Scott e in altri libri. Anche in punto al guidare i cavalli di un cocchio, confessiamo che non garba troppo la vista di quella dama che assume l'ufficio di Automedonte. È vero che le Inglesi, tanto decantate per compostezza e decoro, si prendono questo spasso. Ma anzitutto lo fanno con quei cavallini di Scozia, detti pony, che attaccano a leggiere carrozzette, in modo che il piccolo equipaggio ha quasi l'aria d'un balocco fanciullesco ; poi crediamo che siffatto divertimento sia circoscritto alla campagna e fors' anche ai limiti dei privati poderi. Ma la donna figura assai bene a cavallo colla maestà dell' ampia gonna ondeggiante, col cappello o col tôcco piumato, ferma in sella, frenando con aria sicura e disinvolta il generoso animale.. E non sappiamo comprendere per quale ragione, mentre i parchi di Londra riboccano di centinaia d'eleganti cavalcatrici, in Italia sia un caso straordinario il vederne una o due, e assai di rado.

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