Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbandono

Numero di risultati: 6 in 1 pagine

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Galateo morale

196369
Giacinto Gallenga 6 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
  • paraletteratura-galateo
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Pagina 303

La ruvidezza, il fare astioso di certi ministri della religione, quell'aria di diffidenza che procede dal sapersi non simpatici a coloro che, a ragione o a torto, li ritengono in conto di nemici dell'umano progresso e delle liberali istituzioni, quel malumore che si suppone derivare dal forzato abbandono di antichi privilegi, di agi, di ricchezze a cui si erano da lungo tempo avvezzi; quel disprezzo che taluni addimostrano per tutto ciò che si riferisce ai più teneri e soavi sentimenti del cuore, non si potrebbero in essi scusare col dire che trovandosi per lo più i loro materiali interessi in urto colle esigenze dell'attuale civlità, questa debba essere da loro reputata quale nemica, per cui sia lecito ad essi il recarle offesa colla loro inurbana condotta. Ciò sarebbe un far grave torto a quella riputazione di distacco dei loro cuori dai beni terrestri, di quella personale abnegazione che dev'essere prerogativa del loro ministero; come sarebbe un far grave torto alla loro sensibilità, a cui non è a credersi abbiano rinunciato vestendo le divise sacerdotali, il supporre che possano rimanere indifferenti ai dolori dei loro fratelli; come mostrerebbero di dimenticare, abbandonandosi alle antipatie e alle vendette contro gli antagonisti del secolo, cito i ministri di un Dio schernito e crocifisso debbono, quand'anche scherniti e crocifissi anch'essi ingiustamente da dispotiche leggi, saper, come Cristo, e soffrire e perdonare.

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Inabili forse ai pubblici affari perchè natura le volle aliene dalle ire e dai tumulti, poche le pareggiano nelle cure domestiche, nessuno nella soave bontà, nel pietoso e mesto abbandono del cuore». Si, la natura stessa della donna, i suoi placidi istinti la chiamano a starsene modestamente nel santuario della famiglia; figlia, essa ci allegra il domestico focolare col suo verginale sorriso: moglie, a sostegno e conforto alle fatiche, ai dolori dell'uomo che la scelse a compagna della vita: madre ella ha diritto alla nostra adorazione. Allontanatela da questo centro di soavi sentimenti, di tranquilli affetti: essa non è più, ordinariamente, fuorché un elemento aggiunto all'agitazione sociale: essa perde tutto il suo prestigio di domestica regina: essa non è più l'angelo consolatore, la tenera custode del marito, del padre, del fratello, dei figli. Ogni altro compito che non sia quello di allevare la prole, di accudire alle pacifiche incombenze della famiglia non la troverà più atta ad esercitare quella serena e benefica influenza che abbisogna, per imporsi, della quiete della vita privata: quella influenza a cui ci ribelliamo ogni qualvolta la donna si sottrae all'adempimento della missione assegnata dalla Provvidenza alla sua modesta e sensibile natura.

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Dico il vero: io non mi sento di approvare quel fuggi fuggi che ha luogo per l'ordinario dalla casa in cui ha cessato di vivere uno stretto parente, un tenero amico, quel repentino abbandono a mani straniere della salma del padre, quel disertare vergognoso dalla stanza in cui giace la nostra morta sposa, il nostro figliuolo morto mi sa di crudele; né so compatire un atto di viltà che cerca la sua scusa in un intenso dolore, né saprei ammettere un atto di debolezza che è in aperto contrasto colle ragioni dell'affetto. Una volta — ed erano tempi di barbarie — si adoprava alquanto più umanamente e civilmente in queste dolorose circostanze. I corpi venivano accompagnati alla loro ultima dimora dai congiunti e dagli aderenti della famiglia; e là, dopo aver pregato sulla fossa, il più prossimo parente aspergeva d'acqua la terra che ne copriva l'esamine spoglia; e dopo di esso, tutti gli altri ripetevano quel rito pietoso; indi, prima di partirsene, andavano visitando le tombe dei loro cari, padri, madri, vedove, fratelli ed amici. E queste usanze durano tuttavia in molti paesi della Germania e della Svizzera. Anche in Francia non si usa licenziare immediatamente i corpi a mani mercenarie; essi vengono portati sul limitare della porta ed i passeggieri ne spruzzano il feretro con un mazzettino posto a' loro lati; poi i congiunti vestiti a lutto si associano al corteo e accompagnano la salma fino al cimitero. I Francesi, pei loro morti, si mostrano più teneri e gentili di noi. Quando vedo le sepolture dei Protestanti, degli Israeliti e assisto a quel lungo sfilare di carrozze e di pedoni dietro il funebre carro dei loro congiunti, e paragono questa pietosa e civile consuetudine all'isolamento in cui i parenti cattolici lasciano i loro poveri defunti, credendo di sdebitarsi abbastanza dei loro pii doveri col pagare a contanti il corteo di sacerdoti e di donne, che precedono, indifferenti, il feretro del loro amato congiunto, davvero mi sento stringere il cuore e mi sento il rossore salire al viso pensando a quella fede che noi andiamo superbamente vantando, senza accompagnarla con quella carità che sola è capace di vivificarla. No, non lasciate la casa allorché un de'vostri muore; non lasciate ad altri il compito di comporne le reliquie; il coraggio che voi spiegherete in tale circostanza, coraggio che il vostro affetto dovrebbe essere sufficiente ad ispirarvi, vi risparmierà in parte lo strazio che vi attende al rientrare dopo alcuni giorni in quella stanza deserta; né sentirete al cuore quello schianto che voi dovreste provare dando uno sguardo a quel vuoto letto; né vi stringerà il rimorso di aver vigliaccamente abbandonato colui al quale era debito vostro sacrosanto, prima che lasciasse per sempre la vostra casa, porgere l'estremo saluto.

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