Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIFI

Risultati per: abbandono

Numero di risultati: 317 in 7 pagine

  • Pagina 1 di 7

Della scultura e della pittura in Italia dall'epoca di Canova ai tempi nostri

251496
Poggi, Emilio 1 occorrenze
  • 1865
  • Tipografia toscana
  • Firenze
  • critica d'arte
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. — E se qualcosa è da lamentarsi in alcuno dei primi nominati artisti, si è una certa rilassatezza ed abbandono nel bel modo di fare, mentre avevano date splendide prove nell'età più fresca e nei primordj della nobil carriera.

Pagina 55

La pittura moderna in Italia ed in Francia

252760
Villari, Pasquale 1 occorrenze
  • 1869
  • Stabilimento di Gius. Pellas
  • Firenze
  • critica d'arte
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Pagina 8

La storia dell'arte

253094
Pinelli, Antonio 3 occorrenze

La sintetica carrellata sull’illusionismo pittorico dell’arte italiana che stiamo tracciando non può pertanto prescindere da Giotto, che ne incarna in modo esemplare la vigorosa rinascita, dopo secoli di programmatico abbandono da parte dell’arte medievale della rappresentazione di uno spazio illusoriamente tridimensionale.

Pagina 136

Pagina 144

Con Giotto questo progressivo abbandono degli stilemi astratti in favore di un nuovo naturalismo diviene un fatto compiuto: nel suo celebre Crocifisso fiorentino (fig. 65), si può dire che Giotto abbia rappresentato, appeso sulla croce, un uomo in carne ed ossa. La tensione dei muscoli e dei nervi rende evidente il peso di quel corpo senza vita, che grava verso il basso e, per dirla con Dante, «come corpo morto cade».

Pagina 86

La tecnica della pittura

254375
Previati, Gaetano 8 occorrenze
  • 1905
  • Fratelli Bocca
  • Torino
  • trattato di pittura
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Pagina 108

Pagina 123

Pagina 126

Pagina 20

Pagina 203

Pagina 261

Pagina 4

Emerge da questo semplice riflesso la inattendibilità che le sole dette mende del processo a tempera fossero alimento al calore d’indagini degli artefici ai primordi del secolo XV obiettandosi ragionevolmente che se difficoltà d’indole puramente tecnica affliggevano l’uso della tempera, quelle specifiche del processo ad olio si mostravano già tali alla sua scoperta da determinarne l’immediato abbandono piuttosto che il rapido e generale suo diffondersi.

Pagina 80

Le due vie

255374
Brandi, Cesare 1 occorrenze

Pagina 151

Le tre vie della pittura

255845
Caroli, Flavio 2 occorrenze

Pagina 85

Pagina 97

Leggere un'opera d'arte

256712
Chelli, Maurizio 5 occorrenze
  • 2010
  • Edup I Delfini
  • Roma
  • critica d'arte
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Pagina 143

L’iconografia più diffusa raffigura Giove, in forma di nube, che abbraccia la ninfa, colta in abbandono estatico, come mostra l’opera del Correggio conservata nel Kunsthistorisches Museum di Vienna (figura 90). Figura 90 - CORREGGIO, Giove e Io, 1530 circa, Kunsthistorisches Museum, Vienna.

Pagina 154

L’uomo seduto ad un tavolo ha il busto inclinato e poggia la testa sul braccio destro, il cui gomito punta sul tavolo stesso; la sua è una condizione di abbandono, di malinconia, resa non solo attraverso la posa e l’espressione del volto ma anche dal movimento di blu della pennellata, che evoca come un perdersi nel mare dei ricordi. Sulla stessa linea si sviluppa la ritrattistica degli espressionisti che arrivano anche a deformare violentemente l’immagine per poter meglio esprimere il senso di inquietudine o di sofferenza che animano i loro modelli; Ernst Ludwig Kirchner, ad esempio usa un disegno Figura 115 - ERNST LUDWIG KIRCHNER, Ritratto di Marcella, 1910, Nationalmuseum, Stoccolma. spigoloso, basato sulla linea retta, tendendo a creare un effetto di contrazione delle forme, come possiamo vedere nel Ritratto di Marcella, conservato nel Nationalmuseum di Stoccolma (figura 115). L’immagine è quella di una ragazza dal volto smarrito, caratterizzato dalla enormità degli occhi e della bocca; è nuda e con il corpo è come ripiegata su se stessa, trasmettendoci angoscia e solitudine. Il senso di disagio è come accresciuto dalla mancanza di armonia tra i colori, tanto che i gialli del fondo sembrano balzare in primo piano soffocando il rosa dell’incarnato.

Pagina 182

L’opera suggestiona e seduce per la ricercatezza delle soluzioni cromatiche e riesce a rendere quel senso di dolce abbandono tipico nelle rappresentazioni di donne orientali.

Pagina 209

Come esempio possiamo citare il Nudo rosso, conservato in una collezione privata, una figura femminile sdraiata che esprime un senso di voluttuoso abbandono (figura 146).

Pagina 212

L'arte contemporanea tra mercato e nuovi linguaggi

257074
Vettese, Angela 1 occorrenze

Qualche artista ritiene quindi che l’unico modo per non cadere in tali tranelli sia un abbandono radicale del sistema dell’arte contemporanea.

Pagina 122

L'arte di guardare l'arte

257300
Daverio, Philippe 1 occorrenze

Pagina 76

Manuale per i dilettanti di pittura a olio, acquerello, miniatura, guazzo, pastello e pittura sul legno (paesaggio, figura e fiori)

259562
Ronchetti, Giuseppe 1 occorrenze
  • 1902
  • Ulrico Hoepli Editore Libraio della Real Casa
  • Milano
  • manuale di pittura
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Il disegno dei fiori deve essere molto fresco e deciso, il girar delle foglie disinvolto, facile, e variate l’una dall’altra, flessibili gli steli, naturale il passaggio dal calice alla corolla e questa tratteggiata con quel certo abbandono, con quella naturale grazia e con tutti gli accidenti che il vero presenta.

Pagina 258

Personaggi e vicende dell'arte moderna

260924
Venturoli, Marcello 7 occorrenze
  • 1965
  • Nistri-Lischi
  • Pisa
  • critica d'arte
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Pagina 11

Pagina 123

Henry Moore è un artista in un certo senso non ideologico e non razionale; e se gli inglesi passano per scarsamente emotivi e difficili alla passionalità, lo scultore sembra contraddire questo adagio, perché nella sua arte, prima di tutto, è protagonista un lirico abbandono, che prende d’infilata e raccoglie istanze e culture diverse e le riassume in una difficile, perigliosa unità: tanto che è raro accettare una scultura di Moore come un’opera appartenente a questa o a quella esperienza estetica: cubista, espressionista, surrealista, astratto-figurativa. Ma sempre Moore è abbandonato sub conditione, quasi che i linguaggi dovessero fare i conti con un misterioso spirito di rivalsa: ecco, le matrone del «ritorno all’ordine» intorno agli anni Trentacinque si atteggiano a colline, a rupi cresciute con ciclopica fatica, per virtù della fantasia; e il modulo iniziale, parnassiano, cade come una crisalide, restando della scultura una potenza, che può essere molte cose, ma non parnassiana; le facce a confetto dei gladiatori metafisici e surrealisti si tumefanno, mettono buche di urli, e i loro corpi di geometria respirano in possenti incavi, si coprono di elmi e di scudi, tratti dal più romantico dei musei; i totem di Brancusi, i grandi tarocchi in tutto tondo, di una perfetta partita finita senza vittoria fra natura e ragionamento, si torcono in corpi crocifissi, creando ben altra assemblea di simboli, che quella accarezzata dal grande maestro rumeno: nel rumeno una natura ridotta all’essenziale, sul filo di una lucidità che diventa fantastica meditazione, scultura che cresce un po’ al giorno, negli anni, fino alla sua completa calibratura; nell’inglese la forma definitiva nasce da un terremoto di contrasti, dal placarsi improvviso e ancor vibrante di una serie di echi.

Pagina 174

Quanto a Mafai, festeggiato e atteso in tutte le mostre dei tonalisti, continuava da solitario dopo la morte di Scipione e lo strano abbandono della pittura per la scultura da parte di Raphael sua moglie una pittura che era «tonale» — dicevano i tonalisti — ma che poco o nulla aveva a che fare cogli errori dei tonalisti.

Pagina 343

Ma, ovviamente, la natura dell’artista di Graniti è assai diversa: le sue donne così rurali e grevi fin nelle arcaiche fattezze qualche anno fa, si sono nobilitate, si potrebbe dire che siano andate a scuola di grazia e di armonia; tanto che la situazione di passività dolorosa e populistica in cui versavano le sue contadine di ieri, oggi si riscatta in un sentimento più dominato, in un abbandono che non è di questa o quella categoria determinata, ma assume valore di simbolo; le due figure accovacciate sprigionano oggi una maggiore sensualità, mentre la sentimentalità un po’ esteriore e recitata del periodo neo-realista passa in secondo piano, se non addirittura scompare.

Pagina 369

Si è fatto da più parti a proposito di Perez il nome dello scultore marchigiano Alfio Castelli: per un incontro, non per una sudditanza di Perez con certe peculiarità della scultura di Castelli, la «consunzione» dei personaggi, solitari, all’in piedi, il lirico e desolato abbandono, la proporzione o sproporzione consapevole tra toraci, quadrati e tumefatti, e gambe filiformi, fra tronchi e teste rimpicciolite; ma, a parte la diversa natura dei due, l’uno drammatico e avventurosamente inventivo, l’altro elegiaco e di difficile spostamento nelle tematiche (tanto da sembrare talvolta un evocatore morandiano di personaggi) i due non hanno fondamentali somiglianze neppure quando la loro arte presenta parecchi punti in comune: perché i due artisti ereditano entrambi suggerimenti da Armitage: ma mentre in Perez questo suo espressionismo nero rappresenta un momento di crisi, in Castelli è la proiezione (ormai cristallizzata e accarezzata, di una dolce morbosità) delle deformazioni drammatiche dell’inglese: questi sassi umani che germinano in braccia e gambe come tralci, queste teste cieche, avvolte, si direbbe, in veli di memoria, questi incontri di torsi con torsi, che si prolungano e raddoppiano, questa materia fluida e scabra, informe eppure sottile nella sua conduzione plastica, patinata con nerofumi e cere, tanto da far del bronzo una materia a sé, avvilita ma preziosa come un legno raro, sono attribuibili soltanto a Castelli e alla sua particolare situazione.

Pagina 374

Pagina 66

Pop art

261488
Boatto, Alberto 1 occorrenze

Pagina 105

Scritti giovanili 1912-1922

262658
Longhi, Roberto 7 occorrenze

Venturi - suona con melozzesco abbandono.

Pagina 100

Pagina 109

Pagina 202

Pagina 266

Le sue sete gialle, le sue paste auree e fuse, le sue sete blù che sarebbero quasi di cinquecento veneziano se non sentissimo che su vi opera novellamente la luce, tutta insomma la sua concezione cromatica, e di valore, sono resultato delle ricerche della Gentilesca che dipingeva da grande e con abbandono, almeno un brano, un lembo, una falda d'ogni suo dipinto.

Pagina 269

Pagina 316

Cerchio è staticità abbandono riposo. Ellisse è cerchio compresso, energia all'opera, movimento. Così la materia costruttiva circolare della pianta centrale si fascia, a distanze ideali metriche, di pressioni solide di pilastri, e tra quelle ridonda. La cupola non è più la gelida e sennata calotta, coperchiata sulla chiesa après coup, ma si esprime e s'inarca fuori dei fianchi pressi, come dalle labbra strizzate di una ferita larga e profonda esce un fiotto di sangue velare e cupolato. I volumi già commessi si scommettono e agiscono col respiro della loro vacuità angolare.

Pagina 48

L'arte è contemporanea. Ovvero l'arte di vedere l'arte

266876
Sgarbi, Vittorio 1 occorrenze
  • 2012
  • Grandi Passaggi Bompiani
  • Milano
  • critica d'arte
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Negli anni Novanta Alberta Ferretti aveva comprato quest’area in abbandono per farla diventare uno spazio teatrale. E proprio il principio estetico di impedire che un luogo muoia ha a che fare con l’articolazione del Padiglione Italia.

Pagina 104

Ultime tendenze nell'arte d'oggi. Dall'informale al neo-oggettuale

267803
Dorfles, Gillo 5 occorrenze
  • 1999
  • Feltrinelli
  • Milano
  • critica d'arte
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Pagina 165

Naturalmente per molti di loro esiste anche un frequente abbandono della pittura vera e propria e l’adozione di immagini luminose (tubi di neon, materie plastiche), come nel caso di Marco Lodola o di mescolanze pittorico-plastiche (in Ceccobelli e in Luigi Ontani) e in quello degli spagnoli Miquel Barceló (Mallorca 1957), Dolores Picazo (1962), Imma Verlac (Girona 1964).

Pagina 186

Pagina 19

La rapidità significa dunque abbandono definitivo dei metodi artigianali della pittura in favore di metodi di creazione pura. Non è forse la sola missione dell’artista quella di creare e non di copiare? [Da Georges Mathieu, D'Aristote à l’abstraction lyrique, “L'Oeil," n. 52, aprile 1959, p. 32.]

Pagina 201

Pasmore, della generazione immediatamente successiva a quella di Ben Nicholson, ha preso parecchi elementi stilistici dal più anziano suo conterraneo, ma se ne è differenziato tosto per un abbandono netto dell'elemento paesaggistico e in genere figurativo, e per uno sconfinamento, spesso totale, nell’area tersa e distillata del costruttivismo geometrico (che egli ha praticato facendo ricorso a composizioni in materiali plastici), contrastante, in parte, con la sua natura essenzialmente lirica e romantica.

Pagina 83

La cucina futurista

303229
Marinetti, Filippo Tommaso - Fillia 1 occorrenze

Pagina 019

Ricette di Petronilla

330951
Moretti Foggia Della Rovere, Amalia 1 occorrenze

Pagina 060

IL FIASCO DEL MAESTRO Chieco (Racconti musicali)

664522
Fogazzaro, Antonio 1 occorrenze

POESIE

678206
MICHELSTAEDTER, Carlo 1 occorrenze

TAVOLOZZA

679466
Praga, Emilio 1 occorrenze

La tua vergine allora, in abbandono, ti stringe il core che di gioia piange, e, innebriato, ti risvegli al suono della pioggia che a' tuoi vetri si frange.