Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbandoniamo

Numero di risultati: 3 in 1 pagine

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Fisiologia del piacere

170440
Mantegazza, Paolo 2 occorrenze
  • 1954
  • Bietti
  • Milano
  • Paraletteratura - Divulgazione
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Esso rimane immutato, se noi amiamo conservarlo nello scrigno; ma si trasforma in mille modi, se lo abbandoniamo alla vita burrascosa per la quale è nato, procurandoci in questo modo tulle le varietà di piaceri che si possono avere dal sentimento di proprietà. Esso è una formula materiale che ha in sè incarnati gli elementi dei due verbi prediletti dalla razza umana: l'avere ed il potere; è una cambiale che si paga sempre a vista in ogni tempo e in ogni luogo; è un gioiello che, brillando davanti alla nostra fantasia, suscita in un lampo la torma fremente dei desideri. Il facchino che ha ricevuto una mancia insolita con la mano in tasca fa saltellare la moneta d'argento, che suona più viva e briosa. Egli ascolta e con la fantasia passa in rivista la schiera de' suoi desideri. Il banchiere, che intento negli ultimi giorni dell'anno al bilancio del dare e l'avere, trova di aver guadagnato un milione, non vede nè palpa il denaro, ma si fa innanzi co' suoi desideri, e sogna nuovi piani, agogna nuove conquiste, che gli concedano vittorie più splendide sui campi tenebrosi ed irti di cifre de' suoi rendiconti. I piaceri che ci procurano i metalli nobili foggiati a moneta sono così complessi, che richiederebbero una lunga analisi. Essi comprendono alcune gioie dei sensi nello scintillare dell'oro e dell'argento, negli innocenti giuochi della mano che soppesa o che si sprofonda in un sacco di monete, nel tintinnio soave di una pioggia di scudi che ricadono nello scrigno, o nel frusciare dei biglietti da mille. Altre gioie offre il senso del possesso, e perfino il rigido intelletto si degna sorridere al scintillar dell'oro, e sogna biblioteche magliabechiane, viaggi transatlantici, e simili svaghi senza fine. Pare che l'oro sotto il più piccolo volume, possa presentarci la quintessenza di tutte le gioie, la formula che può riunire in sè tutte le possibili combinazioni dei desideri. L'uomo che possiede un prezioso gioiello non vede che l'oggetto, e non gode che di esso e per esso; mentre il raggio di luce che parte dalle monete, riflesso in noi, si prolunga all'infinito nel mondo esterno, per modo che diventa come uno specchio, nel quale vediamo muoversi tutte le gioie che, ridendo e danzando, ci invitano alla loro festa. Le gioie dell'avere sono di tutte le età, ma brillano della luce più viva quando l'uomo incomincia a discendere nella curva della parabola. Nella giovinezza predomina quasi sempre nel nostro libro mastro il dare sull'avere, mentre nell'età adulta e nella vecchiaia si osserva un rapporto contrario. Negli ultimi tempi della vita, dieci pagine bastano appena a contenere la partita dell'avere, mentre quella del dare si contiene tutta in poche righe, sempre tracciate con caratteri stentati e confusi; finchè poi viene la morte a ristabilire bruscamente l'equilibrio, portando tutte le cifre dell'avere sulla partita del dare. La donna possiede meno dell'uomo, ed il più delle volte non sa coniugare al singolare il verbo avere, il quale per lei si riduce alla prima persona del plurale.

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Allora l'impossibilità di soccorrere il misero che soffre non ci può accusare di egoismo davanti alla nostra coscienza, e senza colpa e senza rimorsi noi ci abbandoniamo ad una gioia che in sè riunisce i piaceri dell'egoismo e della generosità. L'affetto sociale sodisfatto in modo passivo non presenta una fisonomia propria: l'unica forma ben determinata che ci presenta, è la compassione; ma questa, a tutto rigore, è un affetto misto, una vera tendenza a passare dal campo della teoria in quello dell'azione. I piaceri ch'essa ci procura si esprimono sempre coi tratti di un dolore soave, che talvolta si confondono con qualche segno di piacere.

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Sull'Oceano

171172
De Amicis, Edmondo 1 occorrenze
  • 1890
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
  • Paraletteratura - Divulgazione
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E ci abbandoniamo al mare sopra una nave immaginaria che vada e vada senza posa, di là dalle ultime terre, per quell'immenso oceano australe, da cui tutti i continenti apparirebbero a un Micromega come raggruppati, rattratti nell'altro emisfero per la paura della sua solitudine. Ma in quella solitudine si perde e si sgomenta la fantasia, e rivola con desiderio impetuoso fra la razza umana, in mezzo alle creature più amate, in quella stanza, dove sono raccolti quei visi, al chiarore d'un lume, che brilla ora alla nostra mente come un sole. Ma quei visi non sorridono, e su tutti è dipinta un'inquietudine pensierosa, e l'idea che ogni giro dell'elice accresce Ia distanza enorme che ci separa da loro, ci rattrista. Distanza enorme? Per scemarla nel nostro concetto, ci proviamo a rimpicciolire il pianeta col paragone dell'universo: una goccia d'acqua sopra una molecola di mota: quale distanza possono interporre gl'infusori fra loro? Ma il pensiero è forzatamente ricondotto alla comparazione del mondo con noi medesimi, e il sentimento consueto della maraviglia rinasce. Sì, un'enorme distanza ci divide. Scacciamo dunque l'immagine di quei visi. Ripensiamo al mare, addormentiamo la mente sopra queste acque infinite. Che bel mare! E che pace! Eppure anche questa solitudine solenne quanti orrori ha veduti! Ha veduto passare gli avventurieri ingordi d'oro, che affilavano le armi per i macelli infami del nuovo mondo, rivolte di schiavi schiacciate nel sangue dentro alle stive dei negrieri, lunghi martirii di equipaggi famelici, naufragi orrendi nelle tenebre, agonie forsennate di famiglie avviticchiate alle sommità degli alberi, e urlanti col viso al cielo il nome di Dio, soffocato dall'onda. E questo potrebbe seguire a noi, per lo scoppio d'una caldaia, questa notte, fra un'ora, fra un minuto. Rabbrividendo, ci raffiguriamo allora la discesa lenta del nostro cadavere, giù di zona in zona, a traverso ad altrettanti mondi diversi di piante, di pesci, di crostacei, di molluschi, lungo una verticale di otto mila metri, fino all'oscurità fredda di quella distesa sterminata di fango vivente e di scheletri microscopici che forma il fondo del mare....

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