Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Racconti 2

662697
Capuana, Luigi 1 occorrenze
  • 1894
  • Salerno Editrice
  • prosa letteraria
  • UNIFI
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Spesso abbandonava la bottega per seguire di nascosto sua moglie, e vedere se per caso non andasse dal cappellano nuovo. E se la prendeva con don Gregorio che non aveva piú voluto saperne delle monache per via dei tarocchi: - Per costui mi trovo ora in questo malanno! - Non gliela perdonava, e ne andava discorrendo con tutti, quasi l'affare del cappellano nuovo l'avesse visto coi propri occhi; fino a che un bel giorno il cappellano non andò a trovarlo in bottega con le narici aperte e le pupille torve, che pareva volessero mangiarselo vivo vivo: - Mastro ubbriacone! - vi chiamerò dopo col vostro nome - volete finirla, sí o no, con questa commedia? - Mastro Cosimo, preso alla sprovveduta, non seppe che rispondere, e balbettò: - Ma io! ... Ma io! ... - Non vi vergognate di disonorarvi con la vostra stessa bocca, e calunniare un servo di Dio? Pezzo di ubbriacone, che non siete altro! - E finí minacciandolo, se non smetteva, di prenderlo a schiaffi, come si meritava. Il povero mastro Cosimo era rimasto interdetto, anche un po' per rispetto dell'abito sacerdotale; piú tardi però la moglie lo trovò che arrotava la scure, mandando grugniti: - Uh! uh! - mentre Cecco, il figlio maggiore, girava la ruota. - Questa dovrà servire per te e pel tuo cappellano! - le disse appena la vide entrare, mostrando la scure. E continuò a grugnire in cadenza con lo stridío della ruota. La gna Carmela non gli diè retta e si mise a preparare il desinare: - Il Signore vuole cosí, in gastigo dei miei peccati! ... Intanto la panciaccia te la riempi, e il vino lo vuoi! ... Se continui a questo modo, le monache ci manderanno via dalla casa e dalla bottega, e cosí rimarremo sul lastrico a crepar di fame come prima, con questi quattro innocenti! Non hai viscere di padre? - Mi contento crepar di fame - rispose mastro Cosimo. - Non voglio esser becco! La scure, vedi? ora taglia come un rasoio. Vo' radergli la chierica con questa qui al tuo bel padre cappellano. - Scomunicato! Scomunicato! - Mastro Cosimo brandiva la scure che riluccicava come uno specchio. - Guarda, l'ho arrotata apposta. Eh! Eh! - continuava, stralunando gli occhi e sghignazzando cosí stranamente: - Eh! E! E! - che i bambini ebbero paura e si misero a strillare, e la 'gna Carmela si spaventò anche lei e corse alla finestra, urlando: - Aiuto! Aiuto! Vuole ammazzarmi! - Quella notte, per ismaltire il vino - come gli disse il brigadiere dei carabinieri - mastro Cosimo dovette dormire in caserma, sul tavolato; e, la mattina dopo, fu condotto dal sindaco, che gli fece un predicone di tre quarti d'ora: - Se il vino non sapete misurarvelo da voi, ve lo insegnerà la legge! - Per giunta, gli ordinò di andare, insieme col brigadiere, in casa del cappellano, a domandargli scusa. - Bella legge! Cornuto e bastonato! - brontolava mastro Cosimo camminando a capo chino. Il padre cappellano gli fece un altro predicozzo: - Sono infamità dei nemici della religione, oggi che non si vuol piú udire neppure il nome di Gesú Cristo! Io vi renderò ben per male, da vero cristiano. Però, prima di ragionare di questo, prendete un boccone -. Mastro Cosimo non disse di no, quantunque un po' insospettito di tanta dolcezza. E mentre, nella anticamera, intingeva il pane nelle uova fritte che la sorella del cappellano gli avea messo davanti, il cappellano passeggiava su e giú, senza zimarra, con le mani dietro la schiena, il berrettino di cotone bianco in testa, come un contadino, e le tasche a cintola dondolanti sui fianchi. - Voglio rendervi ben per male. Ho pensato a voi, ora che don Ignazio il sagrestano lascia la chiesa del monastero. Che ne dite? Vostra moglie portinaia e voi sagrestano; siete contento? - Mi canzona? ... - Vi parlo seriamente. - Che ne so io dei dominu spapiscu? - Quando dirò: "Dominus vobiscum", voi risponderete: "Amen"! Vi insegnerò in quattro giorni -. Mastro Cosimo, all'idea di vedersi col collare e con la cotta, s'era messo a ridere: - Chè! Chè! Voglio fare il falegname, il mestiere di mio padre ... - Picchia e ripicchia però, in una settimana s'era lasciato persuadere; e cosí, invece di radere la chierica al cappellano con la scure arrotata a posta, mastro Cosimo prese anche il "don" allorché si attaccò il collare e si mise in testa lo zucchetto di panno nero. La gente rideva vedendolo passare per le vie serio e impettito, perché il collare gli dava fastidio: - Mi par d'essere - diceva egli stesso - il cane corso di Saverio il macellaio, quello che afferra i maiali -. Fin le monache si contorcevano dalle risa, lassú nel coro, al vederlo sgambettare per la chiesa impappinato nella sottana, con la cotta arruffata, e quando stentava un'ora a accendere i ceri dell'altar maggiore per la benedizione. - Me n'importa poco che gli altri ridano. In questo modo, tocca a me andare a chiamare il cappellano ogni volta che occorre, e le cattive lingue non hanno piú niente da ridire intorno a mia moglie! - Non già che la pulce del sospetto non tornasse, di tanto in tanto, a ronzargli dentro l'orecchio; ma egli si rassicurava subito, pensando che aveva sempre tenuto tanto di occhi aperti e non si era mai accorto di niente, quantunque non mancassero i buoni cristiani che cercavano di metterlo su, per esempio il canonico Mazza: - Furbo il cappellano! Vi ha dato la pagnotta per turarvi la bocca -. - Ed è anche lui servo di Dio! - pensava mastro Cosimo. - Parla per invidia, perché non lo hanno voluto per cappellano -. Quella mattina però, dopo ch'egli aveva picchiato un buon quarto d'ora all'uscio del cappellano senza che nessuno venisse ad aprirgli, e Nina la Pollastra s'era affacciata alla finestra e gli aveva detto, ridendo: - C'è su vostra moglie che sta a confessarsi - don Cosimo, come già lo chiamavano, sentí rannuvolarsi gli occhi e rammollire le gambe ... E non picchiò piú; e, col cuore che gli tremava, si nascose sotto l'arco lí vicino, per vedere se mai era vero che sua moglie stesse lassú a confessarsi. La lingua gli era diventata arida a un tratto e gli pareva di avere il tossico in bocca: - Ah, scellerata! Ah, prete infame! - Si strappò il maledetto collare che lo soffocava, e lo buttò per terra; vide balenarsi davanti gli occhi la scure arrotata, riposta in un canto della bottega, e si diè a correre come un matto per andare a prenderla e far macello di quei due. - Lasciatemi! Voglio ammazzarli! - urlava tentando di svincolarsi dalle persone che lo trattenevano. Gli amici e i parenti del cappellano cominciarono a dire che il troppo vino lo faceva delirare; e Nina la Pollastra assicurò il brigadiere ch'ella aveva detto soltanto per chiasso: "C'è su vostra moglie che sta a confessarsi". In coscienza, non le constava. Ma sorrideva sotto il naso. Il brigadiere, che in certi pasticci non voleva metterci le mani, per amor della pace, disse a mastro Cosimo: - Lasciate vostra moglie alle monache e mettete bottega altrove, se volete farvi i fatti vostri e non andare in prigione. Sarà meglio. Infine, c'è la legge per tutti; non dovete farvi giustizia con le vostre mani -. E mastro Cosimo andò via come un cane bastonato. - Dov'è la legge per tutti, se il cappellano si è preso mia moglie, e le monache e la madre badessa tengono il sacco al cappellano, e il brigadiere pure? Non sapeva capacitarsene, ora che si vedeva in quella botteguccia buia avuta per carità, solo solo, coi quattro arnesi del mestiere attaccati a una parete e con quattro miseri pezzi di legname che non facevano ingombro. - Ah, mi sento le braccia rotte! ... - E passava le giornate sugli scalini della Collegiata, al sole, con la pipa in bocca, ragionando da sé da sé, come un pazzo: - Dov'è la legge per tutti? - Non ve lo dicevo? - riprese il canonico Mazza. - E io, sciocco, credevo che egli sparlasse per invidia, perché non era stato fatto cappellano invece dell'altro! - rifletteva mastro Cosimo. - Dovreste andare da monsignore, quando verrà per la visita. Soltanto monsignore può conciarlo per le feste il vostro padre cappellano -. Mastro Cosimo scrollava la testa; non sperava neppure in monsignore: - È prete anche lui! ... - Andate da monsignore! Andate da monsignore! - Intanto, crogiolandosi al sole, con la pipa in bocca, aspettando monsignore che non veniva, mastro Cosimo, dalla fame, dimagrava. I quattrini non potevano piovergli dal cielo; non c'era piú sua moglie che gli desse la minestra e il vino delle monache; e gli avventori diventavano rari, vedendosi serviti male. - Fate pace con vostra moglie! - gli diceva suo compare Capra. - Non è vero nulla, parola di sangiovanni. - Come? Non è vero ch'è andata ... a confessarsi? Non è vero che vi andava tutte le mattine, col pretesto di portargli il caffè e i biscottini della abbadessa? - Date retta alle male lingue? - Do retta a quest'occhi! E se il Signore mi leva per poco la mano d'addosso, farò uno sproposito; non ne posso piú! Lo vedete dove mi tocca dormire? Su questo strame, come una bestia, mentre colei si ravvoltola fra le lenzuola comprate col mio sangue! - Volete perdere la libertà? Pazzo! pazzo! - Quella sera infatti riprese la scure e cominciò a arrotarla di nuovo: - Se monsignore non mi fa giustizia! ... - Piuttosto dovreste bere meno vino - gli ripeteva il compare. - Il vino vi dà alla testa e vi consuma -. Si stordiva cosí, bevendo e ribevendo, appena buscava quattro soldi. E quando aveva bevuto e acceso la pipa, su quegli scalini della Collegiata faceva il predicatore contro il prete ladro che gli aveva rubato la moglie e intanto beveva tranquillamente tutte le mattine, con sacrilegio, il sangue di Gesú Cristo. - Se monsignore non mi fa giustizia! ... Monsignore finalmente venne, e mastro Cosimo aspettò che fosse arrivato davanti la Collegiata sotto il baldacchino portato dal sindaco e dagli assessori, con la banda musicale dietro; e mentre tutti baciavano la mano a monsignore che non potea fare un passo tra la folla, egli cominciò a urlare: - Monsignore, giustizia! - Il brigadiere, che si trovò là, gli diede un ceffone e lo prese per le spalle. - Monsignore, giustizia! ... - La gente, parte rideva, parte, indignata, gridava: - Zitto, zitto! - E accadde una gran confusione, perché mastro Cosimo, che voleva giustizia a ogni costo, si dibatteva, agitando con una mano il berretto per aria, rivoltandosi contro il brigadiere ... La giustizia gli fu fatta con metterlo in gattabuia per ordine del sindaco, che ve lo lasciò un giorno e una notte: - Cosí guarirete dai fumi del vino! - In quelle ventiquattr'ore, mastro Cosimo era invecchiato di dieci anni. Aveva la febbre, tremava tutto, come se qualcosa lo scotesse dentro; e, dopo due giorni di quel fuoco divoratore, non aveva piú forza di parlare. Si lamentava, si lamentava, senza trovar ristoro su lo strame duro, in fondo alla botteguccia buia, dove moriva a poco a poco, abbandonato come un cane, con gli occhi rivolti alla scure che luccicava dalla parete: - Se campo, mi farà giustizia quella lí! - E gli occhi fissi e spalancati parevano ancora vivi! Roma, 10@ 10 maggio 1883@. 1883.

I PESCATORI DI BALENE

682384
Salgari, Emilio 2 occorrenze

. - Non temete, - rispondeva con voce soffocata il bravo giovanotto, che non abbandonava la prua del veicolo dove maggiore era la pioggia dei ghiacciuoli, taluno dei quali gli lacerava il viso - guardo sempre. E la slitta scivolava, scivolava sempre più senza scosse, senza sbandamenti, senza deviare d'un solo centimetro sotto la robusta mano del tenente che non abbandonava il timone, lasciandosi a destra e a sinistra "icebergs" e "hummocks" e mettendo in fuga volpi, lupi e uccelli. Ben presto la sua velocità divenne tale che il tenente cominciò ad avere delle inquietudini. Oramai filava come un vero uccello, percorrendo non meno di cinquanta chilometri all'ora. Guai se si fosse trovata dinanzi ad un ostacolo o dinanzi ad una spaccatura del ghiaccio; l'urto l'avrebbe mandata in mille pezzi e i due uomini che la montavano non se la sarebbero cavata senza ossa rotte. A mezzogiorno il tenente stimò la distanza percorsa a centosessanta miglia, ma la costa americana non era ancora in vista, quantunque non dovesse essere molto lontana. - Fermiamoci! - disse al fiociniere. - Ammaina la vela. Koninson obbedì. La slitta, trasportata dallo slancio, percorse un buon miglio ancora, poi si fermò di fianco ad un alto masso di ghiaccio. Accesero la lampada che avevano portato seco loro, si prepararono un modesto desinare che in un baleno divorarono, indi rimontarono nel veicolo che riprese la corsa ma con minor velocità, essendo il vento un po' scemato. Alle 4 pomeridiane, dopo essersi più volte fermati per girare dei crepacci che erano stati scorti a tempo e per trascinare la slitta attraverso a ghiacci sollevati dalle pressioni, Koninson segnalava un'alta costa che, quantunque fosse tutta coperta di neve, non pareva una catena di "icebergs", e un pò più tardi, ad una grande distanza, mezze avvolte fra un fitto nebbione, scopriva delle vette che sembravano montagne. - Signor Hostrup! - esclamò con voce commossa. - È la costa americana! - disse il tenente, non meno commosso. - Così presto? - Abbiamo percorso oltre duecento e cinquanta miglia da stamane. Presto, fiociniere, cala la vela o ci sfracelleremo. Koninson si affrettò ad ubbidire. Dieci minuti dopo la slitta si arrestava a solo mezzo chilometro dalle sponde dell'America settentrionale.

Il primo si mostrava impazientissimo e imprecava contro l'oscurità; il secondo invece, uomo flemmatico quanto mai, quantunque non meno intrepido marinaio del capitano, appariva tranquillissimo e taceva fumando con tutta flemma in una vecchia pipa che quasi mai abbandonava. Anche Koninson e l'equipaggio erano in preda ad una viva agitazione, e ingiuriavano il cetaceo che non si lasciava accostare dalla nave, quantunque questa filasse con una notevole velocità avvicinandosi alle isole Aleutine, che ormai non dovevano essere molto lontane. Finalmente cominciò a far chiaro. Ad oriente apparve una luce biancastra che fece impallidire la luce degli astri e che gettò sui neri flutti delle tinte madreperlacee di bellissimo effetto. Il capitano attese ancora un po', quindi tornò a puntare il cannocchiale verso il cetaceo che allora si trovava a due miglia dal "Danebrog", ma quasi nel medesimo istante il gigantesco pesce, quasi indovinasse che qualcuno lo spiava, si tuffò. - Ah, brigante! - esclamò Weimar. - Ma non per questo mi sfuggirai. Ehi, mastro Widdeak governa dritto su quel briccone! Il mastro non si fece ripetere il comando e lanciò il "Danebrog" verso il luogo ove il cetaceo si era inabissato; ma passarono dieci, venti, trenta minuti, senza che apparisse a galla. - Non è una balena quella là! - disse il capitano. - Se lo fosse, a quest'ora sarebbe già tornata a galla. - È un capodolio, capitano - disse il tenente. - Non ci sono che questi cetacei che siano capaci di starsene quaranta, cinquanta e anche sessanta minuti senza respirare. - Niente di meglio. Alla balena preferisco il capodolio che dà maggior profitto. Ma come mai si trova qui? - Guarda! Guarda! - gridò in quell'istante Koninson. A cinquecento metri dal "Danebrog" si era visto alla superficie dei mare un largo tremolio, segno evidente che il cetaceo stava per risalire; poi apparve un punto nero, indi una massa enorme che gettò in aria due nuvolette di vapore grigiastro. Koninson gettò un grido: - Un capodolio! Un capodolio! Alle baleniere, ragazzi!

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