Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIPIEMONTE

Risultati per: abbandonato

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Fondamenti della meccanica atomica

445290
Enrico Persico 2 occorrenze
  • 1936
  • Nicola Zanichelli editore
  • Bologna
  • fisica
  • UNIPIEMONTE
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Ciò aveva fatto pensare che si trattasse di due specie distinte di atomi, a cui fu dato il nome di parelio e ortoelio (1)La ragione di questi nomi sta nel fatto che si credeva che le orbite dei due elettroni fossero complanari nel parelio e ortogonali nell'ortoelio: i nomi sono rimasti anche oggi, benchè il modello (che non ha mai condotte a risultati quantitativamente soddisfacenti) sia stato abbandonato. . Le righe del parelio sono tutte semplici, quelle dell'ortoelio invece, esaminate con mezzi di alto potere risolutivo, rivelano generalmente

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(1)La ragione di questi nomi sta nel fatto che si credeva che le orbite dei due elettroni fossero complanari nel parelio e ortogonali nell'ortoelio: i nomi sono rimasti anche oggi, benchè il modello (che non ha mai condotte a risultati quantitativamente soddisfacenti) sia stato abbandonato.

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Lezioni di meccanica razionale. Volume primo

484349
Tullio Levi Civita - Ugo Amaldi 5 occorrenze

1° Un grave abbandonato a se stesso senza velocità iniziale (cioè a partire dalla condizione di quiete) cade lungo la verticale, muovendosi con una accelerazione costante e diretta verticalmente in basso, che è la stessa per tutti i corpi.

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Si ha così un’immagine, ben rispondente all’intuizione fisica, del moto di un grave lanciato verticalmente in basso, o abbandonato a se stesso dalla condizione di quiete.

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E questo carattere riconosciamo, in particolare, a quella speciale categoria di forze, contro le quali, come pocanzi accennammo, siamo più spesso condotti a cimentare i nostri sforzi muscolari, vogliamo dire ai pesi dei corpi, i quali si manifestano ai nostri sensi, sia nei loro effetti statici, sotto forma di pressioni o tensioni sulla nostra mano, quando teniamo sollevato dal suolo un qualsiasi corpo C, sia nei loro effetti dinamici, quando, abbandonato il corpo a se stesso, lo vediamo cadere, lungo la verticale, sul pavimento.

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Se poi non è possibile equilibrare la forza F con un peso applicato al filo, finché questo si lascia abbandonato a se stesso, è intuitivo che si riesce in ogni caso allo scopo voluto, avvolgendo il filo su di una piccola puleggia C, opportunamente localizzata per tentativi (in un certo piano verticale); e, ammettendo anche in questo caso che la tensione agisca nella direzione PC e che il filo trasmetta per intero l’intensità del peso Questa ipotesi apparisce plausibile in via approssimata; ma è pur chiaro che il peso proprio del filo e l’appoggio sulla carrucola debbono esercitare una qualche influenza. Vedremo nella Statica dei fili flessibili e inestendibili (Cap. XIV) come si possa tener conto di questi elementi e riconoscere i limiti, entro cui è giustificato il prescinderne. , si conclude che la forza F ha intensità uguale a quella del peso equilibrante e direzione e verso uguali a CP.

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Un esempio illustrativo assai semplice è fornito dall’equilibrio relativo rispetto ad un corpo liberamente cadente, supposto che sia lanciato o abbandonato in modo da assumere un moto puramente traslatorio L’intuizione ci dice che ciò è effettivamente possibile, e i principi della Dinamica ne porgono, come si vedrà, la conferma rigorosa. .

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