Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbandonato

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POESIE

678197
MICHELSTAEDTER, Carlo 1 occorrenze

Dato ho la vela al vento e in mezzo all'onde del mar selvaggio, nella notte oscura, solo, in fragile nave ho abbandonato il porto della sicurezza inerte. Al mare aperto drizzata ho la prora per navigare, ed alla sorte oscura la forza del mio braccio ho contrapposta. Non ho temuto il vento avverso e l'onda canuta, né la mensa famigliare e l'usato giaciglio ho rimpianto o il commercio delle care e dolci cose. Né deserto e triste m'è apparso il mar sonante nella notte, anzi la voce sua come un appello mi sonò in cor della mia stessa vita; mi parve dolce cosa naufragare nel seno ondoso che col ciel confina, né temuta ho la morte ... Alla punta del golfo donde il mare s'apre libero e vasto senza fine tu m'attendi sicura e fiduciosa, le vesti al vento, ritta sullo scoglio. Costeggiar mi conviene la scogliera per uscire dal golfo, quindi uniti navigheremo, poiché a me t'affidi: sì breve tratto da te mi divide e dal libero mar sì breve tratto! - Ma perch'io tenti la bordata e tenda la vela al vento, pur l'inerte chiglia non fende l'onda, ch'ora sulle creste spumanti, or negli abissi, or sur un bordo or sull'altro la trae senza riposo. E se l'albero gema, se la scotta a spezzarsi si tenda, e nella vela ingolfandosi il vento il mio naviglio minacci di sommergere, pur sempre alla stessa distanza io mi ritrovo dalla punta agognata. Col timone io m'adopero invano al mare aperto dirizzare la prora: a chiglia inerte il timone non giova. Il vento e l'onde intanto lentamente come un rottame verso la scogliera mi spingono a rovina senza scampo. Ch'io debba naufragar senza lottare fra la miseria dei battuti scogli, presso al porto esecrato, come un vile, senza esser giunto al mare, e te lasciando sola e distrutta dopo il sogno infranto fra le stesse miserie? Gorizia, 15 settembre 1910

Penombre

679392
Praga, Emilio 1 occorrenze

Ho un Virgilio sul mio bruno scrittoio legato in vecchio cuoio, che comperai per memoria di viaggio da un prete di villaggio; costui l'avea trovato frugando in un convento abbandonato. Tutto pieno di note è il volumetto: qua e là qualche versetto della Chiesa all'esametro latino sposa Sant'Agostino, e le date monotone del chiostro vi serba il giallo inchiostro. Ond'è che a notte, leggendo il poeta nella mia stanza queta, balzo repente, e, attonito, perplesso, parmi di aver lì appresso il volto aguzzo e smunto, e l'alito di un monaco defunto che, scappato dal freddo monumento, sfiorandomi col mento, evoca da quei fogli impolverati i suoi studi passati, e vi rannoda, palpitando, i fili degli anni giovanili.

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