Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbandonati

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Penombre

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Praga, Emilio 1 occorrenze

Abbacchiano le noci sulle montagne ; già dei fanciulli le garrule voci, fra le castagne, empiono i rami a cui cascan le fronde, e i nidi abbandonati son circondati - di testine bionde. La casicciuola e la castalderia colman la botte; dà il giovin vino alla malinconia la buona notte; e lune e falchi e santi e chiavi d'oro già, sulle insegne oscure, di ripinture - parlano fra loro. Come, come restar fra questi avelli che chiaman stanze? Copron di versi i lirici tinelli le lontananze : oh miei curati nelle vigne erranti col tondo viso in foco e il parlar roco - delle dee baccanti! Oh le donne,oh le chiacchiere del prato! Che laconismo! Nessun ti chiede, là se sei soldato del realismo, e nessuno s'impenna e fa gli occhioni se vengono a sapere che odi il mestiere - d'imitar Manzoni. E vi son certe strade in Valtellina cui far l'amore, meglio che al muso e alla carta velina di un editore: conoscete il Legnone, o miei messeri? là vivi i fiori stanno che qui vi danno - in polvere i droghieri. Oh tre ne voglio de' miei vecchi amici dal pazzo umore! Di quelli che son lieti od infelici secondo l'ore, che non parlan di moda e di cambiale, ma in nuovi cieli immersi fischiano i versi - in cattedra e in piviale! Tre di costor che fanno il gaio viso alla baldoria, e a cui l'arte congiunge in un sorriso Golgota e gloria; tre di costoro per salir sui monti ove l'Eterno addita ch'è infinita - la via degli orizzonti! E beverem, col capo all'ombra fresca di qualche faggio, all'avvenir che i giovinetti adesca, anch'esso in viaggio: quando il ranume udrà queste parole, riderem, se si adombra, col capo all'ombra - e colle gambe al sole!

Trasparenze

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Praga, Emilio 1 occorrenze

Penso ai monti agghiacciati, ai pini incanutiti in modi strani, ai mesti casolari abbandonati dai mandrïani. E mi avvinghio alla stufa : oh! abbracciamenti ch'io prodigo alla bianca ospite cara! Essa è cortese senza far commenti, e mi prepara l'intelletto al lavor meglio, assai meglio che non faccia l'amor vivo dell'Eve, dalle braccia di cui spesso mi sveglio col capo greve. Ma cotesto è affar mio; poco v'importa, e scusatemi assai se vado a sbalzi, se fo com'un che viaggia senza scorta e a piedi scalzi. Fra un sì ed un no tutto quaggiù tentenna: la nube, il vento, il cuor dell'uomo e il mare... Io mi son un che quando va la penna la lascio andare... Amate i fior? di paglia circondate la gracile vïola ed il giacinto; alla camelia, alla azalea donate, e al variopinto tulipano, ed all'ellera, ed al lilla l'aure negate alle deserte aiuole: certo anche ai fior pensò chi la scintilla rapiva al sole! Gennaio 1872.

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