Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbandonati

Numero di risultati: 12 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Da Bramante a Canova

251202
Argan, Giulio 1 occorrenze

Né occorre spiegare che, così facendo, l’artista denuncia la crisi, l’imminente scadenza dei valori che vorrebbe difendere e che infatti erano stati o stavano per essere abbandonati proprio da coloro che li avevano, per secoli, praticati.

Pagina 395

Della scultura e della pittura in Italia dall'epoca di Canova ai tempi nostri

251319
Poggi, Emilio 1 occorrenze
  • 1865
  • Tipografia toscana
  • Firenze
  • critica d'arte
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Vide il genio di lui la necessità di ritornare allo studio del classicismo e con l'ajuto di questo unito alla elevatezza del proprio intelletto, seppe ripristinare colle opere i precetti degli antichi Greci, e levar per quelle tal grido da compire quella rivoluzione nelle belle arti in Italia, per la quale si vide ricondurre la scultura agli abbandonati principii del bello stile. Se in molte parti egli non felicemente raggiunse la greca perfezione, in altre l'adeguò per lo meno. E tanto nel suo soggiorno in Roma egli si volte allo studio più profondo delle antichità, che potè ardito nei primordi di sua carriera modellare e scolpire il famoso gruppo del Teseo combattente col Minotauro. Il Perseo, il gruppo dell'Ercole e Lica, furono ispirazioni del greco stile, che gli valsero, come ognuno può vedere, di guida nella esecuzione di altri molti argomenti, nei quali più facilmente riuscì perchè rivestiti del carattere monumentale cristiano, come ne fanno fede i grandi mausolei di Papa Rezzonico, di Pio VI, e di Maria Cristina. La fecondità dell'ingegno, l'operosità dello scalpello furono in questo valoroso tanto grandi da lasciare all'epoca di sua morte centocinquanta produzioni le una più stupende delle altre, e di cui la maggior parte possono appallarsi capo-lavori di statuaria.

Pagina 9

Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

254905
Saltini, Guglielmo Enrico 2 occorrenze
  • 1862
  • Le Monnier
  • Firenze
  • critica d'arte
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Poco avea disegnato e meno dipinto prima d’ottenere codesto ufficio, nulla più fece poi; e abbandonati affatto i pennelli, parlò sempre ai giovani scuolari, ma non disse loro pure una volta, ecco come si opera. Guai ai maestri dell’arte che disputano e scrivono, soleva dire il Canova, è segno che non osano e non sanno fare.

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Abbandonati i metodi meccanici, che la riducevano a mestiero, si cercarono e disegnarono le statue e i dipinti dei grandi maestri, si studiò il vero e l’anatomia, si attese con più amore e accuratezza al soggetto. Certo non vuolsi tacere che la troppa smania dell’imitare le sculture greche, piuttosto che la natura, facesse nascere una nuova scuola accademica, che volle dirsi, e male a proposito, classica; la quale trapiantando in Italia il gusto tal volta esagerato del francese Giacomo Luigi David, allontanò per allora la pittura da una maggior perfezione: ma nemmeno può negarsi che queste opere del Benvenuti avessero molti pregi, e che il suo nuovo metodo, rovesciasse affatto i vecchi sistemi, conducendo per lento ma sicuro trapasso sopra una strada migliore.

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L'arte contemporanea tra mercato e nuovi linguaggi

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Vettese, Angela 1 occorrenze

Forse ancora più emblematico a questo proposito è il caso della Street Art, una forma d’espressione nata negli anni Settanta come linguaggio spontaneo nelle strade dei sobborghi newyorkesi per esprimere il disagio sociale di quei giovani che, per sentirsi più forti e meno abbandonati a se stessi, si riunivano in bande. Tag, graffiti e disegni abusivi sui muri e sui vagoni della metropolitana erano, in quegli anni di aspri disordini e scontri sociali, urla libere contro il sistema, atti di critica selvaggi e allo stesso tempo temerari. Qualche anno dopo, il graffitismo, inglobato nel sistema da galleristi come Annina Nosei, Bruno Bischofberger e Tony Shafrazi, sarebbe diventato una moda, passando dal muro alla tela, e avrebbe lanciato talenti come Keith Haring, Jean-Michel Basquiat e Kenny Scharf. Fu così che un'arte originariamente nata senza alcuno scopo né valore commerciale si tramutò, nelle mani di abili mercanti, in una miniera d’oro, tanto che si narra che Annina Nosei, vista la crescente richiesta di opere di Basquiat, artista geniale ma senza regole, lo costringesse a dipingere giorno e notte in uno scantinato. Questi meccanismi non sono affatto nuovi. L’intervento della committenza e delle revisioni commerciali e tecniche sono all’ordine del giorno anche nell’arte antica.

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L'arte di guardare l'arte

257152
Daverio, Philippe 1 occorrenze

Gli svizzeri si impadroniscono del campo, di centinaia di cannoni abbandonati, di tonnellate di polvere da sparo e di un bottino che mai fino a quel giorno si pensava di potere portare a casa. Carlo viaggiava accompagnato da tutti i suoi beni: i sigilli d’oro del governo, le corone, le vesti e le stoffe, i tendaggi e gli arazzi, le tavole dipinte dai maestri delle Fiandre e i codici miniati. Il bottino venne esposto, poi divenne motivo di appetiti e di litigi, smembrato e venduto ai rigattieri. Le pietre preziose, staccate dalle corone, furono impegnate presso i Fugger. Il suo esercito ricostituito sarà poi sconfitto a Murten (o Morat, in francese) all’inizio dell’estate. Lui stesso verrà ucciso all’inizio dell’anno successivo nella battaglia di Nancy. Gut, Mut, Blut: perse i beni (Gut) a Grandson, il coraggio (Mut) a Murten, il sangue (Blut) a Nancy. Tutto iniziò come è d’obbligo in terra svizzera con la perdita dei beni, che erano assolutamente mobili.

Pagina 23

Personaggi e vicende dell'arte moderna

260392
Venturoli, Marcello 1 occorrenze
  • 1965
  • Nistri-Lischi
  • Pisa
  • critica d'arte
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La sua pittura e la sua scultura sono legati alla terra, alla materia, alle manifestazioni dell’uomo, agli utensili della sua vita, e sopratutto ai fatti, ai sentimenti e alle azioni degli uomini: degli uomini come sono, poveri o abbandonati, dispersi o eroici o combattenti o martiri o assassini, belli o grotteschi, generosi o crudeli o ridicoli. La pittura e la scultura di Picasso — prosegue il pittore realista — rappresentano nel clima dell’arte moderna... il solo tentativo di dar conto di una realtà totale, vista nel suo svolgersi, e cioè nei suoi aspetti opposti, nelle sue contraddizioni». Perciò «egli produce continue e successive ondate di idee figurative». Per Guttuso — e noi siamo con lui — la lezione di Picasso consiste nel «dipingere e scolpire l’uomo qual è, in un mondo qual è, nei suoi contrasti vitali, nella sua realtà, un uomo volta a volta tipico ed esemplare del nuovo rapporto sociale, un volto, un gesto, un fatto, una visione che non siano accidentali, casuali, meri pretesti all’arabesco formalista, ma in cui si rifletta una più universale e generale umanità».

Pagina 156

Saggi di critica d'arte

262028
Cantalamessa, Giulio 1 occorrenze
  • 1890
  • Zanichelli
  • Bologna
  • critica d'arte
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Ebbene aggiungo che Guido ebbe là forza di rimaneggiare e assimilare al suo tempo le più nobili tradizioni del passato, aereandole e rinfrescandole nel suo spirito vigoroso, sì che prendessero carattere di modernità; egli ricreò la tecnica, correggendo la gravezza a cui i Caracci s’erano abbandonati per reazione contro le forme sbiadite e vuote dei michelangiolisti, rifece, per dir così, il linguaggio dell’arte, or ammorbidendolo or afforzandolo, distribuendone le voci in nuove combinazioni e rendendolo flessibile e docile a tutti gli ordini del pensiero. Ciò fece Guido Reni. Se si elimina dalla storia, non si comprende più nulla dello svolgimento successivo, che quasi tutto parte da lui. Non vo’ nominar quelli che gli furono diretti discepoli. Ma il Maratta, il Cignani, il Franceschini, il Gaulli, il Conca e molti altri pittori del secolo passato non si comprendono più. Nè varrebbe il dire che la gloria di tutti costoro è d’un ordine relativo, perciocchè i seguaci del gran Michelangelo furono assai da meno; quel che importa stabilire al filosofo è che Guido è una delle pietre miliari del grande cammino per cui va il pensiero umano di vicenda in vicenda, è uno di quegli astri la cui traiettoria luminosa nel cielo dell’arte ha attratto tutti gli sguardi e cattivato tutti gli animi.

Pagina 148

Scritti giovanili 1912-1922

263082
Longhi, Roberto 2 occorrenze

Nei Vuoti e pieni astratti di una testa sintesi stiacciata di elementi ormai abbandonati; costruzione raggiata, ma superficiale dico non totalmente scultoria; capolavoro di bassorilievo, roulette delle forme organiche; primo accenno ad una circolazione interna delle forme umane; perfezione stilistica dei vuoti capovolti nei pieni; involuzione spontanea; varietà inavvertita perché eguaglianza di volumi puri. Architettura di staglio, non di profili curvi.

Pagina 159

In fatto, l'artista, abbandonati i ricordi provinciali di forma, di colore, di composizione delle opere primissime, ha ormai iniziato i suoi partiti di luce che si ritagliano vigorosi sull'impasto grasso venezianeggiante. Il tono giallaurato delle carni, con ombre talora troppo dense, è ancora quello delle opere di San Luigi; e certa singolarità del modellato nella mano destra del Santo, che si restringe duramente nelle falangi estreme, si può porre a riscontro con la sinistra del San Matteo scrivente di Roma; mentre la posa delle ombre sul lento emaciarsi del viso si ritrova, se anche più forzato, nel Cristo della Vocazione. Poiché è qui, nel Sant'Antonio, una maggiore liquidità di mezze tinte, con qualche tocco sovraggiunto, a cosa fatta, che ci avvia verso lo stile della Deposizione. Infine il senso della forma squadrata, appianata, a spigoli netti, delle opere prime (polso del Davide*** [Spada], del San Giuseppe [Doria]), del San Matteo scrivente [San Luigi] mentre si afferma ancora nel polso saldamente cubico del Santo, pure procede nel complesso delle forme verso la ritonda plasticità che si afferma lucidamente nella Madonna di Sant'Agostino (circa 1597). Qualche incertezza, infine, nella struttura del Bimbo, ci riporta anch'essa al periodo che ho voluto determinare.

Pagina 23

L'arte è contemporanea. Ovvero l'arte di vedere l'arte

266749
Sgarbi, Vittorio 2 occorrenze
  • 2012
  • Grandi Passaggi Bompiani
  • Milano
  • critica d'arte
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Il mondo di van Gogh è quello degli abbandonati, dei derelitti o, come ne La ronda dei carcerati, quello dei galeotti durante l’ora d’aria, sotto un muro che non ha confini, in un horror vacui che non ha spazio per il cielo, per la luce: muri che restituiscono immediatamente la sensazione di un interno di prigione da cui non è possibile fuggire. Personaggi anonimi, molti senza volto, assimilati ai mattoni: il colore con cui sono rappresentate le figure dei detenuti è il medesimo dei muri che gli stanno intorno, trattato con uno stile personalissimo, che nasce dal soggetto sgradevole, dal brutto e non dal bello.

Pagina 42

Avrebbe più senso destinare quelle risorse, peraltro scarse, al recupero di ciò che l’archeologia consente di ritrovare di Ercolano, di Pompei, dei siti abbandonati, e mettere in sicurezza quella ricchezza artistica latina, greca, fenicia, egizia il cui valore non è in discussione, che poi è la stessa che popola i musei, attirando masse di visitatori e non qualche sparuto manipolo di intellettuali. Avrebbe certamente più senso usare il denaro pubblico così, anziché per allestire mostre di Damien Hirst, che vende le sue opere per decine di milioni di euro.

Pagina 67

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