La procedura del «tutto bastone, niente carota», ossia quella degli ammonimenti brutali, sin qui adottata da Kissinger e seguaci, dal generale Haig come dall'ambasciatore Volpe, sembra sia stata abbandonata in nome di una vigile prudenza e sacrificata sull'altare del britannico wait and see (aspetta e vedrai).
Stefano l'ha abbandonata al lato della strada e ha proseguito a piedi senza una direzione precisa. È stata una volante della polizia a bloccarlo. La maglietta sporca di sangue, strappata, graffi sulle braccia, il viso sconvolto da una notte trascorsa senza dormire e con negli occhi le immagini dell'allucinante assassinio, il ragazzo non ha opposto resistenza e si è fatto accompagnare in questura, a Napoli. Qui è stato ascoltato dalla dottoressa Pietraroia e dal dottor De Biasio. I due funzionari gli hanno chiesto le generalità, Mecarini ha risposto di chiamarsi Stefano Franchi. Fornendo un falso cognome, pensava di evitare di essere riconosciuto. Quando le domande si sono però fatte più precise il giovane è crollato e ha raccontato la sua versione dei fatti.
Accademia della crusca
