Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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CONTRO IL FATO

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Steno, Flavia 1 occorrenze

Egli ne è pazzo, e credo che se essa lo abbandonasse, ne morrebbe. Ma com'è bella!... Dicono che a Mosca sia riuscita a far impazzire un conte innamoratissimo di sua moglie e tenerissimo pei suoi figli. Yvonne scommise che sarebbe stata capace di farlo fuggire con lei: diecimila rubli contro cinque giovanotti della haute di Mosca. Questi s'incaricarono di portare il conte in un gabinetto particolare del Café CaféFrançais con la scusa di dover discorrere d'affari. Yvonne pure vi si trovava, e a un tratto, essendo caduto il discorso sullo donne, essa protestò d'essere la più bella fra tutte; con un sol gesto si staccò di sulle spalle la tunica che la copriva, e apparve tutta nuda come un giglio superbo e intatto, agli occhi attoniti degli ammiratori. Il conte impazzì e fuggì con lei; la promessa era vinta, ma dopo pochi giorni egli si uccideva straziato dall'amore e dal rimorso, ed essa ritornava a Mosca a prendere i diecimila rubli scommessi. Potete immaginare il chiasso che ha fatto in Parigi questa storia!... Marchand ha voluto copiarla per esporla al Salon Salone le ha offerto ventimila lire per la posa. Ha accettato, e vi so dir io che la sua statua le ha procurato migliaia d'offerte splendide e l'odio di tutte le parigine.... Non siete stato al Salon, signor Rook? - No! - disse questi. - Peccato! val la pena d'andarvi, fosse solo per Yvonne. - Ah, conto di far meglio per Yvonne; vorrei vedere se ella è capace di far impazzire me pure - disse lo Yankee. Il visconte di Chalmy sorrise trionfalmente. - Signor Rook, siete vinto! Vi piace questa finalmente, eh? Andate! Vi assicuro io, che se ne accorgeranno i vostri banchieri. Il signor Rook aggrottò impercettibilmente le sopracciglia. - Quanto le darà Paulowski? - interrogò. - Non so precisamente; dicono ch'essa gli abbia già mangiato quasi un milione. - Da quanto tempo è a Parigi? - interrogò ancora il signor Rook. - Da due settimane appena; veniva direttamente da Vienna, dove appunto aveva incontrato Paulowski. - Ebbene, un milione in due settimane non è poi una somma enorme! Non sono neppure centomila lire al giorno! - disse il signor Rook con un'indifferenza che fece stupire di Chalmy. - Ma allora siete proprio deciso a voler sostituire Paulowski? - disse. - È un vero colpo di fulmine questo! - Se volete essere tanto gentile da presentarmi alla signorina Yvonne la bella.... - soggiunse William cortesemente. - Appena sarà finito l'atto, sarà un onore per me. - Grazie.... William fu subito accettato; era bastata una parola sussurrata da di Chalmy alla bella peccatrice, entrando nel palco, perch'ella sorridesse gentile all'americano. - Vi aspetterò domani a mezzogiorno in casa mia gli disse senza curarsi degli sguardi supplichevoli che Paulowski le rivolgeva, e aggiunse: - Via di Rivoli 14. Poi lo congedò perchè cominciava l'ultimo atto e voleva ascoltare la musica. William non insistette: uscì anzi volentieri da quel palco, felice d'aver trovato finalmente «il suo soggetto»; pronto pel giorno dipoi a qualunque patto, pur di farne lo strumento suo per un po' di tempo. Certo non ne parlò a di Chalmy. Continuò anzi a fingersi con lui innamorato della bella etèra, e pronto a deporle ai piedi tutto il suo avere. Uscirono insieme prima che l'ultimo atto fosse finito, e si diressero a piedi all'Hôtel d'Amèrique, dove il signor Rook aveva preso alloggio. - Se non vi dispiace di passare di qua verso le dieci, andremo insieme dal mio gioielliere - disse il signor Rook all'amico. Di Chalmy s'affrettò d'accettare, felice di essere a parte di questo nuovo intrigo e di portarne la primizia nelle sale del club. club.- Buona fortuna! - disse, stringendo caldamente la mano dell'americano. E se ne andò mormorando: - Povere miniere di Wyoming! Anche Yvonne fece la stessa riflessione, mentre si spogliava. Quella sera il povero Paulowski fu licenziato senza il menomo tributo d'affetto, cui avrebbe avuto diritto, e Maria, l'intelligente cameriera, fu invece la confidente della padrona. E la confidenza fu narrata assai affettuosamente nello spogliatoio elegantissimo della donna mondana, mentre, l'abito meraviglioso, le sottane di seta e le mutandine di trina, cadevano sulla pelle di tigre messa là davanti al divano, come emblema della crudele rapacità di quella donna. Intorno e sopra nell'atmosfera tiepida era un profumo acuto, snervante e galeotto fatto d'iris, di muschio, di pelle di Spagna e di opoponax fusi insieme per l'opera di perdizione; e nel piccolo spogliatoio, saturo di questi profumi, la bellissima, già spogliata, indugiava ancora movendosi lenta lenta coi rosei piedini, chiusi in certe babbucce di raso bianco, che sembravano giocattoli cinesi. - Dunque è molto ricco? - chiedeva Maria. - Ah! pare di sì! - fece Yvonne prendendo sul caminetto un elegante portasigarette e scegliendone una. - Cinquantamila lire l'ora di rendita! La cameriera spalancò gli occhi e la bocca stupita dall'enormità della cifra. - L'ora! - esclamò. - Già; l'ora.... - disse Yvonne con un'adorabile risata. - Per carità! Altro che il conte! - soggiunse Maria alludendo al povero Paulowski. - Oh il conte! ormai è liquidato; - fece la bella con un cinismo sfacciato - figurati che stamani ha pianto perchè non poteva darmi le diecimila lire pel mantello che abbiamo visto in Via Richelieu. - Lo so, lo so.... - E domani, il signor Beudy porterà la nota degli ultimi abiti. T'assicuro che sarei stata molto impensierita se non fosse capitato quest'americano. - Oh, la signora non ha che da scegliere.... - disse la ragazza adulando. - Ah! che cosa vuoi! - fece essa con una smorfia di disgusto, sfregando un fiammifero sul marmo del caminetto - sono una massa di spiantati, tutti questi adoratori d'oggi, che finiscono i loro denari al giuoco.... Non ce n'è uno serio! - Ma se la signora permettesse.... - soggiunse Maria un po' imbarazzata. - Di' dunque. - Ecco, vorrei permettermi un consiglio. La signora è molto buona, ma dovrebbe anche non fidarsi interamente degli uomini, e mettere qualche cosa da parte per quando si trovasse in un momento un po' imbarazzante.... Non so, mi pare!... - Ma se son tutte miserie! - protestò Yvonne accendendosi. - Credono tutti che io riceva delle somme favolose: dillo tu, che lo sai, in quali imbarazzi sono sempre! Se non fosse capitato l'americano, sarei stata costretta di vendere qualche cosa per pagare Beudy!... - Non si può risparmiar nulla! nulla! nulla!... E ne era perfettamente convinta quella divoratrice di patrimonî, nelle cui piccole mani passavano fiumi d'oro subito convertiti in abiti meravigliosi, in gioielli ricchissimi, in splendidi equipaggi e mobili principeschi, che godevano solo un istante il suo capriccioso favore, ed erano subito sostituiti da altre cento fantasie strane e costose. Tutto intorno il piccolo gabinetto a forma di conchiglia rosea incrostata d'oro, pareva il nido di una Nereide bionda, sorridente fra le trine preziose e il raso soffice delle poltroncine basse e bianche, come in mezzo a una candida spuma leggerissima, e attestava lo sfarzo di quella sovrana della bellezza e del piacere. - Quando verrà l'americano? - interrogò la cameriera colla familiarità d'una confidente necessaria. - Domani a mezzogiorno. - Ma domani a mezzogiorno verrà pure il marchese di Valmyère. - Oh! quello lo rimanderai. - Sarà la terza volta che viene senza essere ricevuto. - Che importa? forse si stancherà e non verrà più. La confidente non osò più di ripetere. - Che vestito desidera la signora per domani? chiese poi. Yvonne rifletté un poco. - Un accappatoio bianco - disse. E siccome la cameriera si mostrava stupita di tale scelta, troppo semplice secondo lei.... - Ciò è più signorile - osservò Yvonne. - A che ora devo svegliare la signora? - Oh, non prima ch'egli arrivi! Lo farai aspettare un po' nel salotto giallo. - Benissimo. - Puoi andare a dormire ora - disse congedandola ed entrando ella stessa nella sua camera principesca. Poi sulla soglia si rivolse ancora per soggiungerle: - E soprattutto non dimenticare di portarmi la nota di Beudy, mentre sono con lui. - Non dubiti, signora.... - assicurò la cameriera, già abituata a quella piccola commedia d' introduzione. - riposi bene, signora - soggiunse poi; e uscì....... Anche il signor Rook dormì bene quella notte, lieto della scoperta fatta, sicuro che quella donna gli avrebbe servito a meraviglia come strumento d'una vendetta da cui doveva nascere finalmente l'amore. Quando di Chalmy venne a svegliarlo, s'aspettava di trovarlo eccitato ed ansioso come un vero innamorato prossimo di vedere appagati i suoi desiderî, e fu sommamente stupito di saperlo ancora addormentato, come dopo una giornata di lavoro lungo ed ingrato. Egli non immaginava certo che l'adorata di William era assai lungi da Parigi, ben diversa dalla brillante etèra e che solo nella speranza di poterla presto ottenere, egli s'era addormentato finalmente tranquillo dopo tanti giorni e tante notti d'inquietudine terribile. Prima di lasciarsi fecero colazione insieme, e il signor Rook finì di meravigliare il visconte col suo appetito invidiabile. - Davvero non è questa una colazione da innamorato.... non potè trattenersi dall'osservare. - Ma voi dimenticate ch'io sono americano, caro visconte, e che l'essere innamorato o invogliato, come più vi piace, d'una bella creatura, non impedisce certo di render giustizia a questo pasticcio di lepre con tartufi, che è eccellente, e a questo vino del Reno veramente delizioso. Il visconte sorrise. - Ogni cosa a suo tempo, - soggiunse William, sbucciandosi una banana - anzi, non vi par questa una bellissima prefazione ad un duo d'amore? - Splendida assai, e vedete che per conto mio vi ho imitato fedelmente - E avete fatto bene! Vogliamo andare dal mio banchiere? - disse poi alzandosi. - Non ho abbastanza danaro in tasca, e per le imprese a cui ci accingiamo, il danaro è la sola chiave che deve aprirci le porte dell'Eden. - Siete molto spiritoso stamane, - osservò di Chalmy - si capisce che la felicità vi rende lieto. - Se tu sapessi quanto son felice! - non potè a meno di pensare William. E uscirono insieme. Il banchiere del signor Rook stava un po' lontano di là, ma nessuno dei due pensò a prendere una carrozza. Non era tardi, d'altronde, e la giornata splendida, come raramente ne spuntano in Parigi, rendeva deliziosa quella passeggiata mattutina attraverso i quartieri più popolosi e più industriosi. L'ampia e lunghissima Via Cassine, l'arteria del quartiere, pareva in quell'ora avanzata, un enorme alveare brulicante d'api affaccendate: ai lati, i negozi numerosi e svariatissimi, aperti con pompa fastosa di colori ridenti e vivi, erano un'offerta muta ma eloquentissima che spronava i desiderî e incitava al lavoro. Dalle vie laterali secondarie era un affluire continuo di gente, un'enorme massa frettolosa e affaccendata, dove si confondevano insieme i tipi più svariati, le condizioni più disparate: commercianti, industriali e negozianti occupatissimi, pei quali il tempo è oro, come nel vecchio proverbio inglese; piccoli impiegati pallidi e sfiniti stretti nel povero abito nero ormai stinto e ragnato, che affrettavano il passo per tornar pronti all'ufficio ingrato e penoso; gruppi di operai sereni e ridenti nello oneste bluse turchino, stanchi di lavoro ma inebriati di sole e di gioia di vivere; frotte di fanciulle e di bimbe che trotterellavano, alcune lacere, altre modeste, altre ancora arieggianti la piccola coquette: sartine, modiste, crestaie, maestrine, commesse, tutta la gran Parigi che lavora, che pensa, che si agita e vive, tutta la schiera dei laboriosi e degli onesti compresi della serietà della vita, che lottano strenuamente per l'esistenza, sempre immobili sulla breccia, spesso vinti, spesso spenti purtroppo, ma sempre pronti all'appello e sereni anche dinanzi al supremo sacrificio. E attraverso tutta quella folla d'onesti e di lavoratori che sudavano tutta la vita per un pane ed un tetto, passavano i due uomini occupati da un'idea che era ironia suprema a tutto quel lavoro, a tutto quel dolore fatto di stenti dignitosamente nascosti a tutta quella onestà sconosciuta; essi andavano a deporre ai piedi d'un idolo di fango un tributo d'oro e di gemme sufficiente a sollevare una gran parte delle miserie di Parigi.... a pagare con somme favolose e con doni regali una sezione di lussuria sapiente.... Era il trionfo della carne sull'intelligenza e sulla virtù! Era l'ironia suprema, lanciata dal vizio a tutto ciò che di onesto e di puro esiste ancora nel gran mare di fango dilagante.... Era l'infinitamente triste!...

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