Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbandonarti

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Il pollo non si mangia con le mani. Galateo moderno

188752
Pitigrilli (Dino Segre) 1 occorrenze
  • 1957
  • Milano
  • Casa Editrice Sonzogno
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Lascia alle signorinette analfabete che hanno abbandonato la scuola Berlitz dopo la prima lezione, le espressioni «one, two, three». 4°: La carta chiamala carta, e non «cartolina» o «Carolina», e non abbandonarti alle ilari forme di goffaggine dei giocatori di bassa lega nel quarto d'ora di fortuna. Contro la volgarità: 1°: Conserva la tua impassibilità quando perdi e non arrabbiarti contro chi vince. 2°: Quando sei in vincita, non avere un tono canzonatorio verso chi perde. 3°: Durante la serie sfavorevole, non sbattere rabbiosamente le carte. Le carte sono irresponsabili, e il più delle volte le ha pagate il padrone di casa. 4°: Alla resa dei conti non intascare trionfalmente il denaro vinto come se gli altri avessero cercato di derubarti e tu avessi sventato la congiura; se hai perso, non buttare al vincente il denaro come gli antichi principi buttavano la borsa di zecchini al sicario. 5°: In tutte le circostanze del gioco rimani imperturbabile, tanto se ti propongono di continuare, quanto se ti propongono di sospendere. Non agitarti per andartene quando sei in vincita, non mercanteggiare i minuti nella suprema speranza di rifarti. 6°: Non fare gesti cabalistici contro la iettatura. Non attribuire, con vaghe allusioni, la tua « guigne » all'influenza malefica di questo o di quel partner. 7°: Se un bluff ti è riuscito, non mostrare orgogliosamente le tue carte: questo atto significa: «vedete come sono furbo? Io non avevo niente e voi, pusillanimi, ci siete cascati». 8°: Se il bluff non ti è riuscito, non arrabbiarti con gli altri, perchè questo li farebbe ridere, né con te stesso, perchè ciò aumenta pericolosamente la tua esasperazione. 9°: Evita le frasi-termometro, denunciatrici della tua volgarità mentale. «Fortunato al gioco sfortunato in amore» è un proverbio stupido come la maggioranza dei proverbi che hanno avuto successo (infatti lo si trova in tutte le lingue del mondo). Non dilatarlo fino alle triviali illazioni: «Chissà come mi è fedele mia moglie» quando perdi, e «Chissà con chi mi tradisce» quando guadagni. Il gioco sia pacifico e taciturno. Le parole si riducano allo strettamente necessario. In quella tremenda e interminabile partita a poker che è la vita si debbono applicare le stesse norme che ho dettato ai giocatori. E soprattutto l'ultima, quella che riguarda l'impiego minimo di parole, la soppressione delle frasi superflue. Un importuno, dopo aver seccato Einstein per tutta una sera, pregò lo scienziato di tracciargli, in termini matematici, la formula della felicità. Einstein prese un lapis, scrisse: «a = x + y + z» e spiegò: - a è la felicità; x è il lavoro; y è la ricchezza. - E z? - domandò lo scocciatore. - E' il silenzio - rispose Einstein.

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