Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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IL GIORNALINO DI GIANBURRASCA

683057
Bertelli, Luigi - Vamba 1 occorrenze
  • 1912
  • MARZOCCO Sessantunesima edizione
  • prosa letteraria
  • UNIFI
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Potevo abbandonarti, giornalino mio caro, unico conforto in tante vicissitudini della mia vita? No, mille volte no! Zitto, zitto, in punta di piedi, salii nella mia cameretta, mi misi, il cappello, presi la mia borsa e ritornai giù, pronto a lasciar la casa di mia sorella per sempre. Ma non feci a tempo. Proprio nel momento in cui ero per varcare la soglia di casa, Luisa mi agguantò per le spalle esclamando: - Dove vai? - A casa - risposi. - A casa? - A quale casa? - A casa mia, dal babbo, dalla, mamma e dall'Ada... - E come fai a prendere il treno? - Non prendo treno: vo a piedi. - Disgraziato! A casa anderai domani. Collalto ha spedito al babbo in questo momento, la lettera alla quale non ha aggiunto che queste parole: "Stamani Gian Burrasca in meno di un quarto d'ora ha fatto tante birbanterie che ci vorrebbe un volume a descriverle. Venga a prenderlo domattina, e gliele dirò a voce". - Mi sentivo accasciato sotto il peso delle mie sventure e non replicai. Mia sorella mi spinse in camera sua e, vedendomi in quello stato, cedette e un sentimento di pietà, e passandomi una mano sul capo esclamò: - Ma Giannino, Giannino mio! Come hai fatto a far tanti danni in pochi minuti che sei rimasto solo? - Tanti danni? - risposi singhiozzando. - Io non ho fatto niente... È il mio destino infame che mi perseguita sempre, perché son nato disgraziato... - In quel momento entrò il Collalto che, avendo udite le mie ultime parole, esclamò a denti stretti: - Disgraziato? Disgraziati son quelli che devono tenerti in casa... ma per me, questa volta puoi star sicuro, è una disgrazia che finisce domani! - L'accento ironico di mio cognato mi fece tanto rabbia in quel momento, che le lacrime mi si seccarono a un tratto negli occhi, e scattai: - Sì, disgraziato! Qualche volta, è vero, m'è successo di far del male che poi è riuscito in bene per gli altri, come il fatto di quel marchese che faceva i bagni di luce dal professor Perussi il quale guadagna ora dei bei quattrini con la cura della cipolla che ho inventata io... - Ma chi te l'ha detto?... - Lo so e basta. E come quell'altro fatto della marchesa Sterzi alla quale ho fatto credere che tu mi abbia guarito dalla voce nasale... - Zitto! - No, non voglio stare zitto! E siccome quel fatto ti fece dimolto comodo, così tu non mandasti la lettera a casa mia, per non dare un dispiacere ai miei genitori! Succede sempre così: quando il male che può fare un ragazzo vi torna utile, voialtri grandi siete pieni di indulgenza; mentre poi se facciamo magari qualcosa a fin di bene e che ci riesce male, come è successo a me stamani, allora ci date tutti addosso senza remissione!.. - Come! Ardiresti di sostenere che quel che hai fatto stamani era a fin di bene? - Sicuro! Io volevo far godere un poca di libertà a quel povero canarino che s'era annoiato a star sempre rinchiuso in quella gabbia; è forse colpa mia se il canarino appena fuori ha sporcato il ricamo di seta della sera Matilde? Allora il gatto l'ha voluto castigare e gli è saltato addosso; è colpa mia se Mascherino è troppo severo e si è mangiato il canarino? Per questo fatto si meritava una lavata di testa e io l'ho messo sotto la cannella del bagno... È colpa mia se l'acqua gli ha fatto male allo stomaco? È colpa mia se ha rotto il vaso di vetro di Venezia? È colpa mia se, non riuscendomi di chiudere la cannella del bagno, l'acqua ha allagato il salotto e ha fatto scolorire il tappeto di Persia della sora Matilde? E poi io ho sempre sentito dire che i tappeti veri di Persia non sbiadiscono... Se è sbiadito vuol dire elle non era persiano... - Come non era persiano! - urlò in quel momento la sora Matilde entrando in camera di mia sorella come una bomba. - Anche le calunnie! E che calunnie! Si osa calunniare la buon'anima di mio zio Prospero che era un galantuomo, incapace di regalarmi un tappeto persiano falso!... Ah! Quale profanazione, mio Dio!... - E la sora Matilde appoggiò un gomito sul cassettone alzando gli occhi al cielo e prendendo una posa malinconica che mi è rimasta così impressa da poterla riprodurre come un ritratto con la fotografia, e che lì per lì mi fece proprio ridere. - Andiamo, via! - esclamò mia sorella. - Non bisogna poi esagerare: Giannino non voleva certo mancar di rispetto a tuo zio... - Non è forse mancar di rispetto a mio zio il dire che mi ingannava regalandomi dei tappeti coi colori falsi? Sarebbe come se dicessi a te che hai le gote tinte col rossetto! - Eh no! - rispose piccata mia sorella. - Non è lo stesso caso perché il tappeto alla fin fine è scolorito, mentre io ho in faccia una tinta che non sbiadisce, e, grazie a Dio, non divento mai gialla... - Dio, come prendi le cose sul serio! - esclamò la sora Matilde sempre più indispettita. - Io ho fatto un paragone, e non ho voluto dir niente affatto che tu ti tinga. Se mai lo dice qui il tuo signor fratello che mi ha raccontato che quando eri ragazza avevi il rossetto sulla toelette... - A queste parole mi sentii arrivare uno scapaccione che veniva certo da mia sorella, e corsi a chiudermi in camera mia, dalla quale sentii una gran lite che si accendeva tra le due donne che facevano a chi urlava di più, mentre ogni tanto la voce del Collalto cercava invano di calmarle esclamando: - Ma no... Ma sì... Ma senti... Ma pensa... - E rimasi nella mia camera finché non venne Pietro a prendermi per andare a pranzo, durante il quale il Collalto e Luisa, tra i quali ero a sedere, mi tenevano a turno per la giacchetta come se io fossi stato un pallone senza frenare, e loro avessero avuto paura che volassi via da un momento all'altro. La stessa scena si è ripetuta stamani per la colazione, dopo la quale Pietro mi ha riaccompagnato qui in camera dove sto aspettando l'arrivo del babbo il quale certamente considererà la cose dal lato peggiore, come fanno tutti! Intanto Pietro mi ha detto che Luisa e la sora Matilde non si parlano più da ieri... E anche di questo si dirà che la colpa è mia come se dipendesse da me il fatto di avere una sorella con la faccia troppo rossa e una cognata con la faccia troppo gialla!...

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