Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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LE DUE MARIANNE - I CONIUGI SPAZZOLETTI

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De Marchi, Emilio 1 occorrenze

Chiusi dentro nel loro bel vagone di seconda classe, sia che non li avessero avvertiti o che vi fosse gente disposta a divertirsi alle loro spalle, i guardiani spinsero il carrozzone in un prato e li abbandonarono ai dolci sonni. Fu solamente verso le undici di sera che a un terribile fischio d'una macchina che zufolò passando via, essi balzarono su di botto. Si stirarono, si cercarono, si trovarono, guardarono fuori. Tutto è buio, il luogo deserto, il vagone fermo. Che cos'è? dove siamo? Gesummaria! che ora è? La sora Ballanzini getta un grido e sviene. Accorre della gente, portano dei lampioni, è avvisato il capostazione, corre la questura. Figuratevi le risa, il chiasso, il movimento. La sora Ballanzini fu portata da quattro uomini nella sala del buffet . Si dovette aprirle un poco il vestito, spruzzarle il viso d'aceto, e quando il sor Claudio volle ricompensare quella buona gente della loro carità, il portafogli... itibus ... era scomparso. Questo, ripeto, era accaduto l'anno prima; ma dovessero campare cento e un anno, essi se ne ricorderanno sempre. Soltanto a parlarne, la povera signora prova una specie di vertigine, che le par di morire, e un giorno o l'altro vuol pregare qualche poeta di farne un bel sonetto. Immaginatevi ora, se al sedersi di nuovo su quei cuscini e nella medesima circostanza, dovevano ricordarsi dell'avventura. Il topo non casca due volte nella medesima trappola; ma pretendere che il sor Claudio non avesse a dormire, era come un volere che volasse, perciò la sora Ballanzini si assunse tutta la responsabilità di svegliarlo a tempo. In quanto a lei, se il diavolo non aveva proprio giurato di tradirla, non c'era pericolo che velasse un occhio. Infatti dopo un quarto d'ora il marito era già scomparso sotto le grandi ali del suo cappello e sognava già di pigiare dell'uva in fondo a una tinozza. Intanto s'era fatto buio. Un lumicino scarso e fumoso, chiuso dentro una scatola di vetro torbido, spandeva dall'alto quel tanto di luce che basta per vederci a dormire. Il rumore monotono delle ruote, l'abballottolìo, la ninna nanna delle carrozze, ma più di tutto i fumi ed i calori della vernaccia e del rosolio bevuto, tentavano bene di tanto in tanto di accalappiare anche la sora Ballanzini in una rete invisibile e tenuissima di sonno; ma la paura di lasciarsi cogliere all'agguato vegliava in lei come un cane di guardia. Fra il sonno e la paura avveniva spesso a intervalli una specie di baruffa, come fanno i cani e i gatti in un buio sottoscala: e la zuffa serviva a dare alla donna quella scossa che bastasse a svegliarla del tutto. Affacciava il viso alla finestruola, si scuoteva di dosso la pigrizia, finché il sonno più forte di lei non ritornava ad avvilupparla nella sua rete di ragno. Chi certamente non dormiva era il cavaliere Leopoldo Spazzoletti in causa di quel pappagallo che sapete, e che sentiva starnazzare nello stomaco come un pappagallo vivo. Avete mai provato il tormento d'essere strapazzato da una donna che credevate obbediente e docile a tutti i vostri sguardi? Ognuno ha il suo amor proprio e vi affila i coltelli de' suoi mali. Nessuno in trentatré o trentaquattro anni aveva osato buttare sul viso del cavaliere Spazzoletti una parola meno che gentile; anzi egli aveva veduto impallidire e tremare innanzi a sé, e vedeva tuttavia, dei pezzi d'uomini alti come giganti, dei facchini di magazzino forti come tori, che sollevavano mezzo quintale sulle braccia come io e voi il cuscino della poltrona. Tutti dicevano che il cavaliere Spazzoletti era un uomo di grande energia, giusto, insofferente di ogni soperchieria, capace di affrontare da solo uno sciopero di operai e di macchinisti ubbriachi, come si piglia un branco di ragazzacci insolenti. E ora quest'uomo doveva trangugiare i frizzi e i sarcasmi di una pettegola? Capite che se egli sentivasi del tossico in bocca, il torto non era tutto dalla sua parte. Perché avrebbe sopportato da sua moglie ciò che un gentiluomo non perdona al più vecchio de' suoi amici? perché non avrebbe dovuto dominare un caratterino di porcellana? Dopo questi pensieri giurò in cuor suo di non aprire più bocca, finché Margherita non fosse venuta da sé a implorare un perdono, che non si ottiene se non a patto di meritarselo: e una volta fatto questo giuramento, fu come se gli avessero cucita la bocca col fil di ferro. Margherita dal canto suo fingeva di dormire, colla testa appoggiata allo schienale e colle braccia sul petto in un atteggiamento di capitano vincitore che detta i patti della resa. Non minori né meno forti erano le ragioni ch'ella andava ripetendo a sé stessa, come se studiasse una parte da recitare fra poco a voce alta. Leopoldo, pensava, non era sempre stato quel brontolone e quel grande intollerante che da qualche tempo si vantava di essere: ma quante carezze, quante paroline sussurrate nei mesi prima di sposarla! e anche dopo quante promesse poetiche di casette, di nido, di paradiso! Era bello allora, pieno di delicatezze e di cortesia, tenero come una fanciulla, affezionato come un cagnolino. A credergli, egli avrebbe voluto passar la giornata a' suoi piedi, tutto rapito a guardarla in fondo agli occhi, in cui diceva di vedere il cielo, il mare e l'oltremare. A credergli, nessuna aveva occhi più belli, chiome più morbide, mani più alabastrine delle sue, e avrebbe voluto collocare i piedini di sua moglie sotto una campana di vetro per guardarli dalla polvere. Andate a credere a questi canzonatori! Quando vi hanno fra le mani - seguitava sempre la testa di Margherita, che pareva un molino - quando vi hanno fra le mani, fanno anch'essi, i signori uomini, come i ragazzi, che vogliono vedere com'è la bambola di dentro. Allora vi dicono che anche voi siete bambole di stracci e di cartapesta come tutte le altre. Cominciano allora ad annoiarsi del giuoco; non ve lo dicono, ma sbadigliano. Si sdraiano sulla vostra poltrona, una gamba sull'altra, in pantofole, col sigaro in bocca o anche colla pipa, e annerire una pipa diventa per essi un'occupazione più divertente che far carezze a una bambola. Gli affari d'Europa continuava quel molino - diventano a un tratto intricatissimi: il paese è in pericolo; il commercio in cattive acqua; Bismarck e la Russia si guardano in cagnesco. Quindi viene per loro la necessità di leggere due o tre giornali, grandi come lenzuoli, di correre alla Borsa, a un'assemblea di azionisti alla Camera di Commercio. E la moglie? Giungono telegrammi a mezzo il pranzo, sul punto di andare a teatro o d'abbigliarsi per una festa da ballo. Da tutte queste faccende affaccendato il pover'uomo torna a casa stracco, svogliato, pieno di sonno. E la moglie? Egli ha pranzato all'osteria e c'era dell'aglio nello stufato. L'aglio gli fa male, lasciamolo stare, gli passerà. Non c'era più tempo di scambiare due parole insieme, né di prendere un sorbetto a un tavolino dei giardini pubblici, né d'ascoltare cinque minuti di messa in Duomo, l'una accanto all'altro, come si ha il diritto e il dovere di fare. La politica, la Borsa, gli affari - seguitava sempre quel molino a vento - i concimi, il mal di denti, l'egoismo... eccola la gran parola! e tutto ciò sapete perché? le più maligne vi dicono: cherchez la femme : no, no, mie care, questa è la catastrofe. Prima è la bambola che bisogna cercare. E le bambole sono le donne che non sanno cambiarsi gli occhi e i capelli tutti i giorni, ma preferiscono essere come la natura le ha fatte... A questi pensieri se ne mescolano altri. Essa non era nata né per far la serva né per far la monaca. Sua madre aveva nelle vene sangue di dogi, e suo padre era stato consigliere di governo! Il sangue ha i suoi diritti! Non bisogna mai che un marito sia peggiore d'ogni altro uomo, se non vuole soffrire le conseguenze dei confronti. Quando una donna è sulla via dei confronti, è come se avesse sotto le suole il burro, che fa sdrucciolare di più i più arditi e i più forti. C'è sempre a questo mondo un uomo a cui piacerete più che a vostro marito, e allora, o bisogna essere nate di marmo, o bisogna... A questo punto, mentre cioè la sora Margherita Spazzoletti andava annaspando al buio queste riflessioni, il sor Claudio si sentì toccare sul braccio. Siccome dormiva con qualche sospensione, si scosse, aprì gli occhi e senti il suo vicino di sinistra (quel del pappagallo) che lo pregava di lasciarlo sedere presso lo sportello di destra, dovendo discendere alla vicina stazione di Parabiago con una moltitudine di cose da portar giù. - Si figuri! - disse il signor Claudio, alzandosi e cedendogli il posto. Il lumicino era agli estremi e guizzava or sì or no come se gli rincrescesse di morire. Inoltre il cambiamento di posto fu fatto con tanta naturalezza che la sora Ballanzini, la quale forse in quel momento pisolava sulla propria preoccupazione, non se ne accorse. Molto meno se ne accorse la sora Spazzoletti, che ad occhi chiusi, nel suo cantuccio, sdegnata, pensava che o bisogna essere di marmo o bisogna diventarlo. Se si può pretendere sempre che una donna sia virtuosa, non egualmente si può pretendere ch'ella faccia di continuo l'elogio della sua virtù. Vi sono verità che non bisogna mai assumere di dimostrare, se si vogliono credere, e guai alla donna che voi, mariti, obbligate a diventare più onesta di quello che è... Sarebbe lungo ripetere tutto ciò che passò in testa a Margherita, mentre il treno si avviava verso la stazione di Parabiago. Ella non si curava del viaggio, ma più dei patti chiari, che una volta tornati a Milano, intendeva mettere innanzi a suo marito. O così, o così... e se non era così... - Margherita! Le parve ad un tratto di sentirsi chiamata. Si scosse, aprì gli occhi, e prima che avesse il tempo di racapezzarsi, vide la sua vicina dei papaveri balzare come una trappola che si smonta correre allo sportello, precipitarsi giù dicendo: - Aspettami, Claudio... Il signore che poco prima sedeva in faccia presso lo sportello di destra era già disceso. Fu un lampo. I conduttori, cacciati dall'orario, richiusero in fretta gli sportelli, il vapore fischiò, partì come il vento. Margherita lanciò anche una rapida occhiata a suo marito che, immerso nelle tenebre, dormiva o fingeva di dormire. Peggio per lui se pativa di questi mali! ella non lo avrebbe pregato per tutto l'oro del mondo a parlare. Chi tace non perde il fiato e campa un pezzone.

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