Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbandonarmi

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La fatica

169591
Mosso, Angelo 1 occorrenze
  • 1892
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
  • Paraletteratura - Divulgazione
  • UNICT
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Essa rimane assorta per guisa del contemplato subietto, che non può il di lui pensiero abbandonarmi nè alla mensa, nè fra i piaceri, che non saprei senza di quello assaporare; come essomi rende insensato al dolore." La difficoltà maggiore sta nel comprendere il meccanismo col quale diviene più intensa l'attività in alcune parti del cervello, mentre sembra diminuire in altre. I fisiologi credono di spiegare questi fenomeni dicendo che nel processo fisiologico della attenzione vi è una inibizione. Che prevalga però l'eccitazione abbiamo troppi segni evidenti per poterlo negare. L'atteggiamento spesso di chi sta aspettando l'impressione di un suono, o di un segno, i movimenti della testa e l'espressione della faccia vi dimostrano che la natura dell'attenzione è strettamente collegata coi fenomeni motori. Vi sono delle persone molto eccitabili che soffrono di un tic convulsivo, per il quale contraggono i muscoli della fronte ed aggrottano le sopracciglia, oppure contraggono a scosse i muscoli della faccia: in esse le emozioni e l'attenzione rendono più forti e molto più frequenti le contrazioni dei muscoli. In alcuni l'eccitabilità nella sfera motoria diviene così grande che da loro molestia, tutte le volte che devono stare attenti. Ho conosciuto delle persone le quali nei momenti difficili di un'operazione chirurgica, senza aver alcuna paura, si mettevano a tremare. Negli esercizi pratici che fanno gli studenti nel mio laboratorio ho fatto spesso questa prova: mentre hanno in mano qualche strumento delicato, o stanno versando un liquido in modo che esca dal vaso un numero determinato di goccie, accade, se loro si raccomanda di stare bene attenti, che subito le mani comincino a tremare, e tutto vada alla peggio. Vi sono altri, come i fanciulli e le donne, che fanno delle smorfie quando concentrano la loro attenzione in qualche lavoro, allungano le labbra, aggrottano le sopracciglia; altri si grattano il capo, ed alcuni chiudono un occhio. Fechner descrisse uno stato speciale di tensione che noi sentiamo nella testa e particolarmente all'occipite, quando è più intenso il lavoro del pensiero. Un mio amico, che certo non aveva mai sentito parlare di questa sensazione descritta da Fechner, mi diceva che quando lavorava molto doveva smettere unicamente per questa molestia che sentiva nell'occipite, e che col riposo mentale essa scompariva sempre. Nell'attenzione abbiamo due fatti distinti: l'uno consiste nel rinforzare le rappresentanzioni interne, l'altro nell'impedire che le impressioni esterne giungano alla coscienza. Si può lavorare tra i rumori, ma certo costa più fatica per non lasciarci disturbare nel lavoro della riflessione. Tanto l'uno quanto l'altro di questi fatti fondamentali non sappiamo spiegarli. Forse è meno difficile comprendere come noi possiamo ridurre al silenzio altre impressioni più forti che agiscono sul sistema nervoso, mentre concentriamo l'attenzione su altre cose. Ma non sappiamo ancora decidere se sia questa parte che diminuisca o se non sia piuttosto la rappresentazione interna in cui si concentra l'attenzione quella che si rinforza. Certo gli organi di senso funzionano nello stesso modo tanto quando siamo distratti come quando stiamo attenti. Guardando fissamente un colore non ci sembrerà nè più chiaro nè più scuro per quanto sia grande lo sforzo della nostra attenzione. Si tratta qui di mutamenti che succedono nelle intime parti del cervello: e dobbiamo sperare che si riesca, a portar un po' di luce in questi fenomeni, che sono il fondamento della nostra vita psichica. BainBAIN, The psycho- physical process in attention. 1890, Part. II, P 154., Sully, Lange ed altri considerano l'attenzione come un fenomeno motorio e fondano questa ipotesi sulla stretta affinità che passa fra l'esercizio muscolare e quello mentale. RibotRIBOT, Psychologie de l'attention, pag. 32. si è pure occupato di questo importante problema; ed ecco come egli determina l'ufficio dei movimenti nell' attenzione. "Les mouvements de la face, du corps, des membres, et les modifications respiratoires qui accompagnent l'attention sont-ils simplement, comme on l'admet d'ordinaire, des effets, des signes? Sont-ils, an contraire, les conditions nécessaires, les éléments constitutifs, les facteurs indispensables de l'attention? Nous admettons cette seconde thèse, sans hésiter. Si l'on supprimait totalement les mouvements, on supprimerait totalement l'attention." Quando cogli occhi chiusi pensiamo ad una matita, dice LangeLANGE, op. cit., pag. 415., facciamo prima un leggero movimento cogli occhi che corrisponde alla linea retta, e sovente ci accorgiamo di un leggero cambiamento nella innervazione della mano, come se toccassimo la superficie della matita. Lange trovò che in lui, tutte le volte che pensa ad un circolo, succede sempre un movimento dell'occhio che corrisponde a questa figura; onde egli afferma senza reticenze ed esclusioni, che solo per mezzo delle contrazioni muscolari è reso possibile il pensiero. Quanto alle rappresentazioni astratte Stricker aveva già dimostrato in modo sicuro l' esistenza della parola interna. E ciascuno si accorgerà facendo attenzione a se stesso, che quando egli pensa a qualche cosa di astratto, pronuncia silenziosamente dentro a se stesso la parola che la rappresenta o che sente almeno la tendenza a pronunciarla.

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