Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Si fa non si fa. Le regole del galateo 2.0

180591
Barbara Ronchi della Rocca 1 occorrenze
  • 2013
  • Vallardi
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Se proprio non possiamo abbandonarlo neppure per lo spazio di una cena (se siamo medici «di reperibilità» o genitori di bambini piccoli), almeno azzeriamo la suoneria, scusiamoci con i presenti prima di rispondere, soprattutto limitiamo la conversazione all'essenziale. E se siamo a tavola da soli? Possiamo eventualmente telefonare - con voce sommessa - mentre aspettiamo di essere serviti, mai mentre stiamo mangiando o bevendo, o mentre il cameriere aspetta I'ordinazione. Al momento di ordinare, abbiamo tutti i diritti di chiedere spiegazioni al cameriere su qualche piatto particolare, o anche farci consigliare da lui; quello che proprio non dobbiamo fare è commentare o criticare il menu e motivare le nostre scelte, spiegando agli astanti (i quali, giustamente, non ne sono minimamente interessati) che «alla sera il pesce non lo digerisco» o «ho abolito il formaggio, perché fa ingrassare». Quanto alle intolleranze alimentari, nel Terzo Millennio non c'è nessuno che non ne abbia almeno una. E non vede I'ora di fornire ai compagni di tavola il puntuale resoconto dei sintomi da cui era afflitto prima di abolire dalla dieta le solanacee, o i latticini, o quant'altro, e poi l'esposizione particolareggiata dei benefici constatati, nonché un succoso riassunto dei consigli del nutrizionista, dimenticando che, per molti, una cena al ristorante è l'occasione per concedersi manicaretti particolari e golosi dessert... Spetta a chi invita proporre l'aperitivo, qualche specialità particolarmente raffinata e costosa, il dolce, un vino speciale, i liquori, ma senza insistere; solo dopo che tutti hanno ordinato si assume il cornpito di scegliere il vino, magari chiedendo ai presenti se hanno particolari preferenze, e lo assaggia per verificarne la bontà. Chi è ospite, se non diversamente sollecitato, ordina solo un primo e un secondo, o un antipasto e un secondo, e poi frutta. Vedrà di non muovere critiche al cibo e alle bevande offertigli, e magari di elogiare qualcosa. Aspettando che arrivino le ordinazioni, meglio conversare piacevolmente che incominciare a sgranocchiare pane e grissini o versarsi il vino, per non fare la figura degli ingordi. Per i bambini devono valere le stesse regole dei pasti a casa, però permetteremo loro di lasciare avanzi nel piatto. Ma non di alzarsi da tavola e andare in giro a infastidire gli altri clienti o i camerieri. Se disturbano o fanno i capricci, non sprechiamo tempo a sgridarli, anche per non annoiare chi si vede costretto ad ascoltare la predica, e portiamoli fuori prima possibile. Gli uomini che vogliono essere cortesi sappiano che non sono affatto obbligati (come certuni credono) a «omaggiare» le signore del classico mazzolino venduto tra i tavoli del ristorante da qualche ambulante (fiori sovente rubati nel cimitero cittadino): un cortese ma fermo «No, grazie» dovrebbe essere simultaneo anche da parte di lei, soprattutto se ne sospetta la lugubre provenienza. Ancora due «no». A fine pasto le signore non ritocchino il trucco a tavola, sciorinando matite e pennelli: i ritocchi e restauri vanno fatti nella toilette del locale. L'unica deroga è per una veloce passata di rossetto sulle labbra, senza specchio, dal momento che lo fa anche la regina Elisabetta. Ma non ha scusanti il gesto di chi a fine pasto usa gli stuzzicadenti, anche nascondendosi con la mano o con il tovagliolo davanti alla bocca, con l'unico risultato di attirare ancora di più l'attenzione degli astanti...

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